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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Pratica del confessore

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§ V. - Avvisi per l'agonia e morte

Entrato che sarà l'infermo in agonia, s'avvalga il sacerdote dell'armi della Chiesa per aiutarlo quanto può.


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Per 1. l'asperga spesso coll'acqua benedetta, specialmente s'egli fosse infestato da apparizioni70 diaboliche, con dire: Exsurgat Deus, et dissipentur inimici eius (cioè: Sorga Iddio e i suoi nemici si disperdano).

Per 2. lo segni spesso col segno della croce, ed anche lo benedica, dicendo: Benedicat te Deus Pater qui te creavit; benedicat te Filius qui te redemit; benedicat te Spiritus Sanctus qui te sanctificavit (cioè: Ti benedica Dio che ti ha creato; ti benedica il Figlio che ti ha redento; ti benedica lo Spirito Santo che ti ha santificato).

Per 3. gli dia spesso a baciare il crocifisso e qualche immagine di Maria ss.

Per 4. procuri di fargli prendere tutte le indulgenze che può, di medaglie, abitini, cordone, etc.e specialmente la benedizione in articulo mortis di Benedetto XIV71, coll'indulgenza plenaria, che sta notata nel cap. ultimo72. Per 5. di tanto in tanto gli suggerisca qualche sentimento di pentimento, di rassegnazione, di offerta de' suoi dolori, di confidenza nella passione di Gesù Cristo e nell'intercessione di Maria, di desiderio di veder Dio; ma sempre con pausa, affinché gli dia tempo di pensare e di riposare.

Per 6. gli faccia spesso invocare (almeno col cuore, se non può parlare) i nomi ss. di Gesù e di Maria, e più volte gli faccia replicare l'orazione: Maria, mater gratiae, etc.(Maria, Madre di grazia…).


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Per 7. durante l'agonia faccia dire più volte da' circostanti le litanie della b. Vergine per il moribondo. E ben sarebbe anche far dare il segno colla campana dell'agonia, affinché tutti preghino per il di lui buon passaggio; il che può giovare al bene anche de' sani. E qui notisi, per regola generale, che quando il moribondo è destituto, gioverà più l'aiutarlo colle orazioni, che colle parole.

Per 8. accostandosi l'infermo alla morte, il sacerdote gli reciti con voce fievole, inginocchiato a piedi del letto, le orazioni della Chiesa: Proficiscere, etc. Suscipe, etc. che stanno nel fine del Rituale e del Breviario.

Per 9. stia cauto nel toccare il naso, le mani o piedi dell'infermo, per vedere se sono freddi, perché ciò (almeno s'è spesso) potrebbe disturbarlo. E si guardi di farlo muovere in quello stato di agonia, perché ciò potrebbe cagionargli la morte.

Per 10. quando è vicino l'infermo a passare, gli faccia tenere (almeno per qualche tempo) la candela benedetta accesa, in segno di voler morire nella s. fede.

Per 11. quando l'infermo sta ancora ne' suoi sentimenti, è bene dargli più volte l'assoluzione dopo una breve riconciliazione, per assicurargli meglio lo stato di grazia, se mai le confessioni passate non fossero state buone, o almeno per fargli acquistare maggiore aumento di grazia e scemargli le pene del purgatorio. E, se mai per disgrazia l'infermo cadesse allora in colpa grave, non l'atterrisca, ma, esortandolo a chiamar Gesù e Maria, se di nuovo è tentato, gli dia confidenza, gli faccia fare l'atto di dolore e subito l'assolva.


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Se poi l'infermo ha già perduti i sentimenti, e non alcun segno di pentimento o di cercare l'assoluzione, non è bene di replicargliela molto spesso, perché quantunque allora gli si dia l'assoluzione condizionatamente, tuttavia, per conferire il sagramento sotto condizione, sempre si richiede grave causa; onde deve aspettarsi almeno che passi qualche spazio notabile di tempo fra l'una assoluzione e l'altra. Devesi in ciò regolare il sacerdote dalla coscienza che sa dell'infermo, per esempio se quegli è stato abituato ne' mali pensieri, se muore per qualche ferita e con qualche gran passione d'odio o di amor disonesto, se l'infermità è molto dolorosa e 'l paziente ha poca sofferenza, allora gli si può dare più spesso l'assoluzione; altrimenti basterà dargliela ogni tre o quattro ore; ma più spesso, se sta vicino a spirare. Sarà bene poi avvertire l'infermo, quando sta in sé, che quando non potrà parlare, dia qualche segno determinato, sempreché vuole l'assoluzione o quando il sacerdote ce la vuol dare, per esempio che chiuda o apra gli occhi, chini la testa, alzi la mano e simili.

Per ultimo, quando l'infermo sembra già spirato, avverta il sacerdote a non dir subito che sia morto, e tanto meno a non chiudergli subito gli occhi e la bocca o a coprirgli con panni il viso, perché potrebbe essere che non fosse ancora spirato e così gli accelererebbe la morte. Del resto, accertatosi che sarà dopo qualche tempo, che l'anima sia già trapassata, dirà a' circostanti che la raccomandino a Dio, ed egli in ginocchio dirà l'orazione: Subvenite, etc. che sta nel Rituale e nel Breviario.




70 Praxis, 276, ha: tentationibus.



71 Const. Pia mater, 5 apr. 1747; in Fontes, 380.



72 Cioè in fine.






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