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S. Alfonso Maria de Liguori
Regolam. di vita d'un cristiano

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Introduzione

Nel 1754 scrisse le Regole per ben vivere, sviluppate poi in Regolamento di vita d'un Cristiano (1759), che fanno avanzare il fedele attraverso le tentazioni, i sacramenti, la vita di preghiera fino alle virtù dell'umiltà, mortificazione, carità fraterna, pazienza, adesione alla volontà di Dio, dato che " tutta la nostra perfezione consiste nell'amare il nostro amabilissimo Dio... Ma tutta poi la perfezione dell'amore a Dio consiste nell'unire la nostra alla sua santissima volontà ".

Il Regolamento di vita d'un Cristiano forma l'intera parte III della Via della Salute.

Cf. Th. ReyMermet,

Il Santo del secolo dei lumi

Città Nuova 1982, p. 587

 

Regolamento di vita per un cristiano

(forma l'intera parte III della Via della Salute, opera n. 67)

 

Il "Regolamento di vita", comparso a Napoli nel 1758 e ristampato in due secoli almeno 600 volte nel testo originale e nelle versioni, ha battuto il record di simili libri. L'insigne Patrono dei moralisti in queste pagine si fa il consigliere amico delle anime desiderose di guida nel cammino interiore, perché con l'esercizio concreto delle virtù insegnate nel Vangelo raggiungano le cime più alte dell'amore verso Dio e il prossimo sotto il sorriso materno della SS.ma Vergine.

Sant'Alfonso, de Liguori nella seconda metà del Settecento e in tutto l'Ottocento fu il maestro di vita cristiana non solo in Italia ma in gran parte dell'Europa. Divenne come il direttore spirituale delle masse con i suoi scritti, che permearono gli strati sociali meno colti, educando nelle famiglie, persino tra le più povere, santi di eccezionale eroismo. Sant'Antonio Gianelli ligure, san Giuseppe Cafasso, san Giovanni Bosco, figlio di contadini, il ven. Giovanni Penighetto, ciabattino di Moncalieri, si professarono discepoli del Dottore napoletano.

Sant'Alfonso con fine intuito pedagogico si servì della "brochure" da un paio di soldi per arrivare ai più oscuri lavoratori, ai quali poco o nulla si badava in quell'epoca borghese, dominata dagl'illuministi. Con i suoi libretti, andati a ruba come un boccone di pane nei giorni di carestia, riuscì a portare la prassi delle devozioni tradizionali al livello della gente modesta, lasciando però cadere ragionamenti scolastici, suddivisioni e schemi. Non si fermò alle considerazioni e neanche agli affetti e preghiere: insistette sopra le risoluzioni per assicurare la perseveranza nel bene, tracciando norme precise ed efficaci. Nella pietà, che deve investire tutto l'uomo, non voleva egoismi e fiammate di bengala.

Nessuno come lui ebbe il senso dell'anima popolare, che seppe meravigliosamente incatenare, pur non offrendo grandi pensieri, vedute peregrine o squarci scintillanti, di cui si mostravano avidi i devoti di ieri non meno di quelli di oggi. Nei temi che espose talvolta su richiesta, non mutò il tono familiare del pulpito, dal quale discorreva con la grazia attraente del maestro elementare.

Ebbe un acerrimo disdegno per ogni terminologia dottrinale e per la terminologia tecnica appena accessibile agli iniziati.

Tra le operette spirituali, edite prima in appendice di libri maggiori e poi a parte per una divulgazione più rapida ed in più lauta misura, sono restate celebri la Novena del Sacro Cuore, il Settenario in onore di S. Giuseppe e il Regolamento di vita per un cristiano, che raccogliamo nella presente pubblicazione per andare incontro a parecchie domande pervenuteci.

Tutte e tre videro la luce a Napoli nel 1758, quando l'autore aveva 62 anni ricchi di esperienza apostolica. Era sacerdote da 32 anni, e da 26 fondatore di Missionari dediti alla salvezza delle folle rurali più abbandonate.

Il continuo contatto con i più umili operai nel ministero della predicazione, ispirata al Vangelo e svolta nei paesi depressi della Campania, del Tavoliere pugliese e della rupestre Basilicata, gli svelò le aspirazioni profonde dell'ambiente, risonante delle ariette metastasiane nei frivoli salotti. Come piissimo scrittore si propose, di sanare le piaghe, nutrendo le anime desiderose di progresso interiore con alimenti genuini. E senza apparire imbandì negli opuscoli "una spiritualità veramente organica, solidamente strutturata e capace di condurre le anime alla santità, come si legge in un contributo recente, meritevole di attenzione (1).

Il popolo meridionale e gradualmente quello delle regioni settentrionali accolse con docilità gl'insegnamenti del Santo, scoprendovi un messaggio salutare, spoglio di contaminazioni artistiche e di erudizione superflua. E non se ne distaccò in seguito non ostante una colluvie di libercoli sciorinati sul mercato con copertine sgargianti e titoli vistosi. Ne sono chiaro documento le ristampe del testo originale e delle traduzioni, succedutesi con ritmo quasi ininterrotto, sotto ogni cielo, sin nell'Australia per lo zelo intelligente del p. W. Frean.

La Novena del Sacro Cuore numera circa un migliaio di edizioni in duecento anni; il Settenario di san Giuseppe oltre duecento e almeno seicento il Regolamento di vita, aggiunto all'Apparecchio alla morte e nella forma più elaborata alla Via della salute (Napoli 1766).

La grandezza di sant'Alfonso, unica e senza confronti, oltre che nei volumi classici della Teologia morale, è da ricercarsi, pensiamo, particolarmente in questi fragili opuscoli ascetici, che hanno avuto una fortuna prodigiosa. Sotto quest'aspetto non studiato abbastanza l'hanno conosciuto ed amato le precedenti generazioni, che si buttarono sopra gli scritti di lui affamatissime, facendone propri gli accenti, dimessi e incandescenti in pari tempo.

Un competente in materia, Mons. De Luca, scrive che i libretti alfonsiani, benché minuscoli di mole, "sono uno più bello dell'altro, mio caro lettore. Limpide, piane, ardenti pagine, che sono tutta una preghiera e una preghiera intessuta - come nel parlare dei Padri - di espressi o taciti brani di Sacra Scrittura; tutte gremite di fatti e di voci dei più cari e dei più alti Santi... Pagine vive e calde come un dolce focolare, mormoranti e suadenti come una pura vena di acqua preziosa...

Prendiamo sant'Alfonso - egli ci esorta a quel modo che si piglia in campagna una boccata di aria, e si mangia il pane a tavola o un frutto sull'albero, e si beve due dita di vino da un amico o l'acqua a una fonte. È divenuto libro dell'anima un suo libro: nostro interprete come a muti; nostra guida come a ciechi... In talune circostanze, egli viene a sorreggere le braccia, nel punto che la nostra preghiera spontanea e personale declina e langue: allora continuiamo a pregare sulle sue parole, come l'organo subentra nei silenzi del rito" (2).

In questa descrizione è adombrato il segreto vigore sia della Novena e del Settenario che del Regolamento, che han conservata intatta la loro fisionomia nella odierna foresta libraria, imponendosi con l'attualità.

Sant'Alfonso rimane il maestro della nostra vita cristiana, suggerendoci il senso e la espressione della vera preghiera, mezzo insostituibile di salvezza.

Oreste Gregorio

in S. ALFONSO M. DE LIGUORI

Regolamento di vita per un cristiano

Edizioni Paoline, Pescara 1964, pp. 7-12

 

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(1) GERMAIN LIEVIN, La route vers Dieu. Jalons d'une Spiritualité Alphonsienne, Fribourg 1963, p. 4.

(2) GIUEPPE DE LUCA, Sant'Alfonso il mio maestro di vita cristiana (A cura di O. Gregorio), Alba 1963, pp. 61, 67.

 

 

 




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