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S. Alfonso Maria de Liguori
Regolam. di vita d'un cristiano

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Testo


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I. Nella mattina in levarsi, faccia i seguenti atti: 1. Mio Dio, v'adoro, v'amo con tutto il cuore e vi ringrazio di tutt'i benefizj e specialmente d'avermi conservato questa notte. 2. Vi offerisco quanto farò e patirò in questo giorno in unione delle azioni e patimenti di Gesù e di Maria; intendendo di acquistare tutte le indulgenze che posso in questo giorno. 3. Propongo, Signore di fuggire oggi ogni offesa vostra; ma voi tenetemi le mani sopra, acciocché non vi tradisca Maria ss., custoditemi sotto il vostro manto. Angelo mio custode e santi miei avvocati, assistetemi. Dica in fine un


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Pater, Ave e Credo; e poi tre Ave alla purità di Maria.

 

II. Nella giornata poi procuri subito che può di far mezz'ora di orazione mentale. L'orazione mentale non è già necessaria di necessità assoluta, ma ben è necessaria di necessità morale per impetrar la perseveranza. Coloro che non la fanno difficilmente perseverano in grazia di Dio. Due son le ragioni: la prima si è, perché le verità eterne non si vedono cogli occhi di carne, ma colla considerazione della mente. Ond'è che chi non le medita non le vede; e non vedendole difficilmente vede l'importanza della sua salute, i mezzi che deve usare e gl'impedimenti che vi mette; e così difficilmente si salva. La seconda ragione è, perché l'anima che non medita non si esercita in pregare: ma la preghiera non solo è necessaria di necessità di precetto, ma anche di mezzo ad osservare i precetti, giacché ordinariamente il Signore non l'aiuto (parlando degli adulti) se non a chi lo domanda. Ora chi non fa orazione mentale poco conosce i suoi bisogni spirituali e poco ancora conosce la necessità che ha di pregare per resistere alle tentazioni e salvarsi; e perciò poco o niente prega e non pregando si perde. Diceva il gran vescovo mons. Palafox: Come ci darà la perseveranza il Signore, se non gliela chiediamo? e come la chiederemo senza l'orazione? All'incontro dicea s. Teresa, che chi fa l'orazione difficilmente starà lungo tempo in peccato; o lascierà il peccato o lascierà l'orazione: orazione e peccato non convengono insieme.

 

III. In quanto alla pratica, l'orazione mentale contiene tre parti: preparazione, meditazione e conclusione. Nella preparazione si fanno tre atti: 1. della presenza di Dio; 2. d'umiltà; 3. di domanda di luce. Dicendo per 1. Dio mio, vi credo a me presente e vi adoro. Per 2. Io a quest'ora dovrei star nell'inferno; Signore mi pento d'avervi offeso. Per 3. Eterno Padre, per amor di Gesù e di Maria, datemi luce in questa meditazione, acciocché io ne ricavi profitto. Un'Ave Maria alla divina Madre, ed un Gloria Patri all'angelo custode.

Nella meditazione poi si legga il punto e non si lasci di meditare (almen di quando in quando) la passione di G.C. Leggendo si faccia posa dove più si trova sentimento. Si avverte poi che 'l frutto dell'orazione non tanto consiste nel meditare, quanto per 1. nel fare affetti, v. gr. di umiltà, di confidenza, d'amore, di dolore, di offerta, di rassegnazione e simili. Per 2. nel far preghiere, cercando specialmente la perseveranza e l'amor divino. Per 3. nel far risoluzioni di astenersi da qualche vizio particolare o di esercitare qualche virtù.

La conclusione poi si fa così: 1. Vi ringrazio, mio Dio, de' lumi che mi avete dati: 2. propongo di osservare le risoluzioni fatte: 3. vi cerco la grazia di eseguirle. Non si tralasci mai di raccomandare a Dio le sante anime del purgatorio ed i poveri peccatori. Non si ometta poi la solita meditazione per qualunque freddezza o tedio che vi si provi; altrimenti, dice s. Teresa, l'anima si metterà nell'inferno colle stesse sue mani. Sappiasi che Benedetto XIV. concesse indulgenza plenaria a chi fa mezz'ora di orazione al giorno per un mese confessandosi e comunicandosi tra quello; ed alcune indulgenze


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parziali poi in ogni giorno che si fa la meditazione.

 

IV. Non si lasci di sentir la messa ogni giorno. Ma ciò che più importa è che a coloro, i quali ascoltano la messa, si applicano in particolare i meriti della passione di Gesù C. La messa dee sentirsi per i fini per cui è stata istituita; cioè: 1. per onorare Iddio: 2. per ringraziarlo de' beneficj: 3. per soddisfare le pene de' nostri peccati: 4. per impetrare le divine grazie. Onde dicasi allora così: Eterno Padre, in questa messa io vi offerisco Gesù Cristo con tutti i meriti della sua passione; 1. per onorare la vostra Maestà: 2. per ringraziarvi de' beneficj a me fatti: 3. in soddisfazione de' peccati miei, e di tutti e vivi e morti in grazia vostra: 4. affin di ottenere le grazie necessarie alla salute. Quando s'alza l'ostia si dica: Dio mio, per amore di Gesù, donatemi il perdono e la s. perseveranza. Quando s'alza il calice: Pel sangue di Gesù C. fate ch'io v'ami sempre in questa e nell'altra vita. Quando il sacerdote si comunica facciasi la comunione spirituale, con dire: Gesù mio, io v'amo e vi desidero nell'anima mia; v'abbraccio e non voglio più separarmi da voi.

 

V. Di più ogni giorno si faccia per mezz'ora o almeno per un quarto la lezione spirituale; e meglio sarà farla delle vite de' santi.

 

VI. Di più nel giorno si faccia senza meno la visita al ss. Sacramento in cui si facciano almeno i seguenti atti: 1. Signore vi ringrazio d'esservi lasciato per nostro amore in questo Sagramento: 2. v'amo con tutto il cuore, o sommo bene sopra ogni bene; e perché v'amo mi pento di tutti i disgusti che v'ho dati gravi e leggieri: 3. vi domando la perseveranza nella grazia vostra e 'l vostro santo amore. Nello stesso tempo si faccia ancora la visita a Maria ss. in qualche immagine divota chiedendole le stesse grazie della perseveranza e dell'amore a Dio.

 

VII. Nella sera si faccia l'esame di coscienza e poi gli atti cristiani.

 

VIII. Si confessi e si comunichi la persona almeno una volta la settimana e più spesso se può. In quanto alla confessione, prima di confessarsi dica: Vi ringrazio, Dio mio, d'avermi aspettato sinora. Spero dai meriti di G.C. il perdono di tutte le offese che v'ho fatte, delle quali perché mi son meritato l'inferno e ho perduto il paradiso me ne dolgo e pento con tutto il cuore; ma sopra tutto, perché ho offeso voi, bontà infinita, me ne dispiace con tutta l'anima e l'odio e detesto più d'ogni male. Propongo in avvenire prima morire che mai più offendervi.

Dopo la confessione ringrazii Dio del perdono che spera d'aver ricevuto e rinnovi il proposito di più non offenderlo e di fuggir le occasioni cercando la perseveranza a Gesù e a Maria.

In quanto poi alla comunione, intendasi che questa è quella gran medicina, come dice il concilio di Trento, che ci libera da' peccati veniali quotidiani e ci preserva da' mortali. Chi più spesso si comunica sarà più libero da' peccati e più si avanzerà nell'amor divino, basta che si comunichi con buon desiderio. Ma per cavarne frutto più abbondante procuri di trattenersi dopo la comunione per una mezz'ora con fare atti divoti, leggendo almeno qualche libretto spirituale; e questa comunione più frequente


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non la faccia senza consiglio del suo padre spirituale: e perciò

 

IX. È bene che la persona si elegga un buon confessore, con cui si diriga in tutti gli esercizj di spirito ed anche negli affari temporali di conseguenza; e non lo lasci poi senza grave causa. Dicea s. Filippo Neri: Coloro che desiderano di far profitto nella via di Dio si commettano ad un confessore dotto, al quale ubbidiscano in luogo di Dio. Chi fa così si assicura di non render conto a Dio delle azioni che fa. E ciò è secondo quel che ci disse G.C., che chi sente i suoi ministri sente lui stesso: Qui vos audit me audit. Si faccia la confession generale, se mai non l'ha fatta ancora; poich'ella è un mezzo efficacissimo per mettere in buon registro la vita; e ben sarebbe che la facesse collo stesso suo direttore, acciocché quegli possa meglio regolarlo.

 

X. Fugga l'ozio, i mali compagni, i discorsi immodesti e sopratutto le occasioni cattive specialmente dove vi è pericolo d'incontinenza; e perciò stia ben anche cautelato cogli occhi a non guardare oggetti pericolosi. Chi non fugge le occasioni pericolose volontarie, specialmente quelle in cui spesso è solito di cadere, è moralmente impossibile che si conservi in grazia di Dio. Qui amat periculum peribit in illo.

 

XI. Nelle tentazioni non fidi a se stesso né a tutti i propositi e promesse fatte, ma fidi solamente al divino aiuto; e perciò subito ricorra a Dio, e alla s. Vergine. Particolarmente nelle tentazioni d'impurità stia attento a non porsi a discorrere colla tentazione. Alcuni si mettono allora a fare atti contrarj di volontà, ma questi pure stanno in gran pericolo. Il miglior consiglio è il rinnovare allora il proposito di voler prima morire che perdere Dio, e poi subito senza discorso segnarsi col segno della s. croce e raccomandarsi a Dio e alla divina Madre, con invocare allora più volte i nomi ss. di Gesù e di Maria, i quali han forza speciale contro le suggestioni disoneste e con non lasciare d'invocarli, finché non cessi la tentazione. Noi non abbiamo forza di resistere a questo gran nemico della carne; ma questa forza Iddio ben la comunica a chi lo prega: e chi non prega quasi sempre resta vinto. E dello stesso modo è consiglio che si discaccino le tentazioni contro la fede, protestandosi allora senza discorso di voler morire per la s. fede; e meglio sarà allora il fare non tanto atti di fede, quanto altri atti, come d'amore, di pentimento o di speranza.

 

XII. Quando commette qualche peccato, se la colpa è veniale faccia un atto d'amore a Dio e di pentimento, proponga l'emenda e subito si metta in pace senza restarne disturbato. Il disturbarsi del difetto commesso è il maggior difetto che possa commettersi, poiché l'anima disturbata non può fare più niente di bene. Se mai poi per disgrazia la colpa è stata grave, faccia subito un atto di contrizione (con cui già ricupera la divina grazia) col proposito di più non cadervi e quanto più presto se ne vada a confessare.

 

XIII. Procuri di sentire le prediche sempre che può. E ben sarebbe che in ogni anno facesse gli esercizj spirituali ritirato in qualche casa religiosa; o almeno (se altro non può) in casa propria, applicandosi per otto giorni ad orazioni e lezioni spirituali


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e allontanandosi allora da ogni conversazione di divertimento. E dello stesso modo procuri in ogni mese di fare un giorno di ritiro colla confessione e comunione. Procuri anche di entrare (se il suo stato lo comporta) in qualche congregazione di secolari, dove si frequentino i sacramenti, e dove egli non ad altro attenda che all'affare della sua eterna salute. Chi va alla congregazione per amministrare, per governare o per contendere ne caverà più danno che profitto. Chi vuol cavarne profitto bisogna che vi vada solamente per attendere all'anima.

 

XIV. Stia attento in tutte le cose avverse che gli avvengono, come infermità, perdite e persecuzioni, di uniformarsi sempre alla divina volontà e quietarsi con dire allora: Così vuole Dio, così vogl'io. O pure: Così ha voluto Dio, così sia fatto. Chi fa così si fa gran meriti per il paradiso e vive sempre in pace. Chi all'incontro non si rassegna alla divina volontà non fa altro che raddoppiare i suoi mali, poiché dee patirli, o voglia o non voglia, e poi gli resta da patire il castigo che merita l'impazienza con cui li ha sofferti.

 

XV. Attenda con modo particolare a conservare una tenera e special divozione a Maria ss., con farle ogni giorno ossequj particolari. Non lasci mai le tre Ave Maria alla sua purità in levarsi la mattina e in andare a letto la sera, pregandola a custodirlo da ogni peccato. Legga ogni giorno alcuna parte, anche picciola, di qualche libro che tratti della Madonna. Le litanie e il rosario colla meditazione de' misterj. In uscire di casa ed entrare le domandi la benedizione con un'Ave Maria, e così la saluti ancora in ogni immagine di lei che incontra. Quando suona l'orologio replichi sempre l'Ave Maria e poi dica: Gesù e Maria, v'amo; non permettete ch'io v'offenda. Faccia il digiuno nel sabbato e nelle vigilie delle sette festività della Madonna, colle novene in tutte le suddette festività, secondo gli consiglierà il confessore. E così similmente farà le novene di Natale, di Pentecoste, e del santo avvocato.




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