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S. Alfonso Maria de Liguori
Regolamento per li Seminarj

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Introduzione di André Sampers

Il secondo documento che presentiamo è il Regolamento per li Seminari. L'opuscolo di 45 pp., di formato tascabile (11.5 x 5.5 cm.), non porta né il nome dell'autore, né l'indicazione dell'anno e del luogo di stampa. Fortunatamente altre fonti ci forniscono sufficienti notizie per poter sciogliere tali enigmi.

Il 9 dicembre 1756 s. Alfonso comunicava al can. Giacomo Fontana, rettore del seminario arcivescovile di Napoli (26), che "il libretto del seminario già si è cominciato a stampare, e si stampa conforme V. S. Ill.ma ha avuta la carità di aggiustarlo" (27). Dunque, il Santo aveva sottoposto il manoscritto all'esame del canonico e, avendo tenuto conto delle sue osservazioni, poteva essere fiducioso di ottenere l'autorizzazione ufficiale senza difficoltà (28). Difatti, nella lettera del 19 dicembre all'arcivescovo di Napoli, card. Giuseppe Spinelli, il Fontana fece un bel elogio dell'opuscolo (29). In base a queste lettere, poste nel loro contesto storico, ed altre notizie che verranno fornite in seguito, si può dire che la paternità alfonsiana del Regolamento per li Seminari è sicura. Del resto non si è mai avuto il minimo dubbio in merito.

Anche riguardo all'anno e al luogo della stampa non ci sono difficoltà. Dalla sopraccitata lettera di s. Alfonso del 9 dicembre 1756 risulta che allora la stampa dell'opuscolo era già cominciata. Dato che il testo è breve e piano, senza complicazioni intralcianti la composizione tipografica, è senz'altro da credere che fosse già interamente stampato verso la metà dello stesso mese. L'aggiunta della lettera del can. Fontana del 19 dicembre sposta la data della conclusione della stampa dell'opuscolo completo verso la fine del mese (30).

Come era solito fare con le prime edizioni dei suoi scritti, il Santo avrà fatto stampare il libretto a Napoli. Probabilmente si sarà rivolto ai tipografi Alessio Pellecchia o Benedetto Gessari, che hanno stampato anche altri suoi libri negli anni 1755-1757 (31).

L'idea di comporre il Regolamento s. Alfonso la ebbe verosimilmente nella seconda metà di novembre del 1756. Dopo la grande missione di Amalfi (32) si era recato a Nola (33) a predicarvi gli esercizi spirituali ai seminaristi, su invito dell'ordinario, mons. Troiano Caracciolo del Sole (34). Questi aveva fatto costruire su progetto del famoso architetto Luigi Vanvitelli un grandioso seminario, che superiori ed alunni erano andati ad abitare il 18 settembre 1754 (35). Ma tra non molto la disciplina lasciava parecchio a desiderare; come sembra, anche per colpa del vescovo, ormai settantenne, che era troppo indulgente e mancava della necessaria energia. Questo almeno siamo inclinati a concludere dalle parole che s. Alfonso indirizzò al prelato con la sua consueta franchezza evangelica: "Monsignor mio, sapete quanti vescovi vanno dannati per causa de' seminarj? Questo accaderà anche a voi, se non mutate sistema e col rigore non date riparo anche al vostro" (36).

Tannoia ci assicura che all'inizio i seminaristi si mostrarono indifferenti, anzi ostili - cosa non affatto sorprendente, dato che non molto prima avevano pensato ad assassinare il vicerettore, perché voleva stabilire una più ferma disciplina. Con la sua pazienza e prudenza s. Alfonso riuscì però a realizzare un'autentica conversione dei discoli. "Tra le derisioni del predicatore e tra le beffe delle cose esterne un inaspettato terrore, senza sapersi il perché, occupò gli animi di tutti". Malgrado le tante difficoltà incontrate, la vicenda si concluse positivamente: "generale fu la riforma" (37).

Secondo il p. Tannoia la vita dei seminaristi fu meglio regolata, sia sul piano spirituale che scolastico. Ma - come si può capire facilmente - s. Alfonso mirava a una riforma ben più profonda e duratura, una riforma che potesse servire anche da modello ad altri istituti dello stesso tipo. A realizzarla non potevano però bastare le semplici esortazioni orali e alcune direttive isolate. Fu per questo che il Santo si risolse a compilare un regolamento organico, nel quale fissò le idee che era andato maturando sulla formazione seminaristica, durante tanti anni di esperienze e di riflessioni.

Non sappiamo quando mons. Caracciolo invitò s. Alfonso a dare gli esercizi nel seminario di Nola. Forse in quell'occasione il Santo - venuto certamente a conoscenza dello stato deplorevole in cui si trovava l'istituto - cominciò a pensare all'opportunità di compilare un regolamento (38). Ma la stesura vera e propria sembra sia stata fatta durante gli esercizi stessi e poco dopo, cioè nella seconda metà di novembre del 1756 (39).

Con questa supposizione si spiegano facilmente alcune disuguaglianze nel testo, che tradiscono una certa fretta di composizione e trascuratezza di stile.

Infatti, comparando il Regolamento per li Seminari con altri testi alfonsiani, ci si accorge che lo stile è meno curato; qualche volta è addirittura sciatto. La divisione e la disposizione delle parti lasciano parecchio a desiderare. Probabilmente per la viva impressione procuratagli dall'incuria di mons. Caracciolo, s. Alfonso diede uno spazio sproporzionato al I paragrafo, cioè ai doveri del vescovo verso il seminario (40). Vi si insiste su diversi punti di regola che il vescovo deve certamente invigilare (come, del resto, l'intero svolgimento dell'istituto), ma che i superiori immediati, come il rettore e il prefetto, devono eseguire o far eseguire. Ne consegue che varie cose sono state messe fuori del posto debito, mentre altre vengono inutilmente ripetute.

Nella sopraccitata lettera del 9 dicembre 1756 al can. Fontana s. Alfonso dice tra l'altro di voler mandare una copia del Regolamento "a tutti i vescovi in dono". Possiamo senz'altro ritenere che lo abbia effettivamente fatto - come era già avvenuto per le sue Riflessioni del 1745 - nonostante l'imprecisione delle poche indicazioni a nostra disposizione (41). Don Verzella dice nei suoi ricordi che dell'opuscolo il Santo "ne mandò copia a tanti vescovi" (42). Ma dal contesto risulta chiaramente che parla delle Regole per lo Seminario di S. Agata, che in realtà non furono neppure stampate, come vedremo in seguito. Dagli accenni contenuti in due lettere di s. Alfonso al p. Emanuele Caldarera dell'Oratorio di Napoli, scritte nel mese di gennaio del 1757, sembra di poter concludere che fece mandare copie del libretto ai vescovi in Sicilia (43).

Anche sull'influsso del Regolamento alfonsiano e sull'eventuale adozione da parte dei seminari possediamo solo scarse informazioni. È un argomento che resta ancora da approfondire (44).

Per ora sappiamo soltanto che una copia giunse ben presto nelle mani del canonico beneventano Giovanni de Vita (45). Questi pubblicò nel 1757 la sua Istituzione de' chierici conviventi ne' seminari vescovili, alla quale aggiunse in fine il Regolamento (46). Dell'opuscolo alfonsiano omise l'introduzione dell'autore, prepose al testo un proprio 'Avvertimento' e vi aggiunse nove lunghe note "in qualche punto che l'altrui autorità e la mia lunga sperienza mi han persuaso doversi dichiarare o pure supplire". Nello 'Avvertimento' il canonico afferma di aver sempre ritenuto "che una fosse l'istituzione di tutt'i seminarj, cioè solamente quella che col vero lume e spirito di Dio fu stabilita dall'ammirabile S. Carlo Borromeo per il suo seminario di Milano [ ... I. Ma il presente Regolamento [di s. Alfonsol sarà almeno opportuno e giovevole per la sua compendiosa chiarezza, con cui si possa speditamente aver sempre sotto gli occhi e fra le mani tutto il più necessario per lo felice governo di qualunque seminario" (47).

Le pagine 239-258 con il Regolamento annotato dal De Vita, staccate dalla sua Istituzione, nel 1769 furono inserite dal vescovo di Modena, mons. Giuseppe Fogliani, in una raccolta di disposizioni e testi per la buona organizzazione del suo seminario (48). Benché non si tratti qui di una nuova edizione o ristampa, è certamente un segno di stima per il testo alfonsiano (49). Da notare che più tardi si pensò a Modena che anche le note aggiunte dal De Vita al Regolamento fossero di s. Alfonso (50). L'errore si spiega facilmente col fatto che lo 'Avvertimento' del De Vita, in cui egli dice di essere l'autore delle note, non fu inserito nel codice modenese.

Il Regolamento per li Seminari ebbe soltanto una edizione a sé stante: quella del 1756, precedentemente segnalata. Se ne conosce una sola copia, conservata in AGR nella collezione delle opere edite vivente s. Alfonso (51). Come le Riflessioni a' Vescovi, anche il Regolamento fu aggiunto nel 1760 alla prima edizione della Selva. Si trova anche nelle edizioni successive di quest'opera (52).

Negli anni 1761-1762 s. Alfonso progettava una edizione delle sue 'Opere spirituali' in 2-3 tomi presso Remondini, a Venezia (53). Benché in un primo momento l'editore si mostrasse disposto ad aderire alla proposta, l'edizione non fu mai realizzata. Il Santo voleva inserire nella raccolta anche le Riflessioni e il Regolamento (54). Non sappiamo se in questa occasione egli rivide il testo dei due opuscoli, come fece per alcuni altri scritti (55).

Nella riproduzione del Regolamento (doc. 2) seguiamo gli stessi criteri adottati nella ristampa delle Riflessioni (doc. 1). Il testo è quello originale del 1756; in nota saranno poste le varianti riscontrate nelle due ultime edizioni della Selva uscite prima della morte di s. Alfonso: a Venezia (Remondini) 1778, e a Napoli (Stasi) 1780.

Estratto da

André Sampers

Tre testi di S. Alfonso sul buon ordinamento dei seminarti

in Spicilegium Historicum, 27 (1979), pp. 19-24

 

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(26) S. Alfonso conosceva il canonico già da diversi anni. Nel 1750 gli aveva mandato una copia delle Glorie di Maria in omaggio. S. ALFONSO, Lettere I, 177. Vedi anche TELLERIA, Op. Cit. I, 300-301 e 309.

(27) S. ALFONSO, Lettere I, 366.

(28) Alla fine della sopraccitata lettera del 9 dicembre 1756 s. Alfonso dice: "Il libretto del seminario l'ho fatto commettere per la revisione a V. S. Ill.ma medesima, giacché ha avuta la bontà di leggerlo e correggerlo". Ignoriamo l'entità delle correzioni di Fontana.

(29) Questa lettera è stata inserita nell'opuscolo; vedi doc. 2, in fine. È stata pubblicata in Lettere 1 366, in nota.

(30) Qualche volta si trova indicato il 1757 come l'anno della pubblicazione del Regolamento. Così nell'elenco delle opere di s. Alfonso, inserito nel Summarium (p. 86) dei cosid. Acta Doctoratus, Roma 1870. Anche C. ROMANO, Delle opere di s. Alfonso M. de Liguori, Roma 1896, 148 e 495; DE MEULEMEESTER, Op. Cit.. I, 88, n. 28 (nella soprascritta, ma nell'elenco: 1756); TELLERIA, Op. Cit. I, 611 (ma in II, 67: 1756).

(31) Vedi DE MEULEMEESTER, Op. Cit. I, 80-94.

(32) La missione di Amalfi fu probabilmente tenuta nella prima metà di novembre del 1756. Vedi TELLERIA, Op. cit. I, 598, nota 12.

(33) TANNOIA, Op. Cit. I, 274: "Da Amalfi [Alfonso] passò in Nola". DILGSKRON, Op. cit. I, 424: "Der Heilige folgte dem Rufe [des Bischofs von Nola], sobald er in Amalfi die Mission geendet hatte". TELLERIA, Op. Cit. I, 601 pensa invece che da Amalfi s. Alfonso sia tornato a Pagani, senza però indicare fonti su cui fondare tale opinione.

(34) Mons. Troiano Caracciolo del Sole (1685-1764) era vescovo di Nola dal 27 gennaio 1738. Notizia biografica in R. RITZLER - P. SEFRIN, Hierarchia catholica Medii et recentioris aevi, vol. VI (1730-1799), Padova 1958, 312.

(35) Notizie desunte da TELLERIA, Op. Cit. I, 610.

(36) TANNOIA, Op. Cit. I, 275

(37) Ibid. Nell'AGR XXVI 45 si conserva un manoscritto di due pagine, datato: "Somma, 20 Aprile 1787". È una relazione sugli esercizi predicati da s. Alfonso nel seminario di Nola con "gran profitto, talmente che sin d'allora il suo spirito fu molto riformato".

(38) GREGORIO, art. cit. 411, dice che s. Alfonso stese il Regolamento "nell'estate del 1756, risiedendo a Pagani, nell'Agro Nocerino". Non vengono allegate fonti a conferma di questa opinione.

(39) TELLERIA, Op. cit. I, 611: "Partiendo da esta experiencia [cioè gli esercizi predicati nel seminario di Nola]... condenso Alfonso sus conclusiones en el Reglamento para los seminarios".

(40) Il § I occupa quasi 18 pagine. I §§ II (sui doveri del rettore) e III (del prefetto) insieme occupano 17 pagine.

(41) GREGORIO, art. cit. 415, dice che ~"il Santo si affrettò a mandare il Regolamento ai vescovi quale strenna natalizia".

(42) Spic. hist. 9 (1961) 402, n. 122.

(43) S. ALFONSO, Lettere I, 368-369.

(44) DE MEULEMEESTER, Op. Cit. I, 88 dice che i vescovi rimasero talmente contenti dell'opuscolo "que beaucoup d'entre eux adoptèrent ce règlement dans leur diocèse". A sostegno di tale affermazione allega come fonte l'opera del p. Tannoia. A torto però, perché questi nel loc. cit. parla delle Regole per lo Seminario di S. Agata del 1762; vedi infra, n. 73.

(45) Il canonico conosceva s. Alfonso dal novembre 1755, quando i Redentoristi avevano predicato la missione a Benevento; TANNOIA, Op, Cit. I, 265. Mons. De Vita (1708-1774) il 26 novembre 1764 fu eletto vescovo di Rieti; RITZLER-SEFRIN, Op. Cit., VI 354.

(46) Il libro, divenuto ormai una rarità, venne edito a Napoli presso Benedetto Gessari. Dopo la Prefazione (pp. 3-16) è diviso in 15 Ragionamenti (capitoli; pp. 17-236). A uno 'Avvertimento ' (pp. 237-238) fa seguito il Regolamento di s. Alfonso, corredato da nove note (pp. 239-258). In fine l'indice (p. 259), l'errata-corrige (p. 260) e le approvazioni (pp. 261-263).

(47) Dallo 'Avvertimento' risulta che s. Alfonso sapeva che il Regolamento sarebbe inserito dal De Vita nella sua opera. Ma volle conservare l'anonimato.

(48) Ordinazioni o siano regole riguardanti la buona condotta e il governo del seminario vescovile di Modena, che nuovamente sta per riaprirsi al ricominciamento del corso scolastico dell'anno presente 1769. Il manoscritto di pp. 202 si conserva nell'archivio del seminario di Modena. Le 20 pagine staccate dalla Istituzione del De Vita (pp. 239-258) corrispondono alle pp. 175-194 delle Ordinazioni.

(49) CENACCHI, art. cit. 498, nota 88 e GREGORIO, art. cit. 417 pensano erroneamente che il Regolamento sia stato ristampato a Modena nel 1769.

(50) G. PISTONI, Il seminario metropolitano di Modena, Modena 1953, 60, nota 37.

(51) Fa parte (vol. XXXIII) della collezione delle opere di s. Alfonso, presentata all'esame della Congregazione dei Riti in occasione dei processo di beatificazione.

(52) Vedi DE MEULEMEESTER, Op. Cit. I, 88 e 108-110. Ci sono da aggiungere la ristampa nella Istituzione del De Vita nel 1757, della quale abbiamo parlato sopra, e quella del 1827, che fa parte delle Opera omnia di s. Alfonso edite da Marietti (18 x Il cm, 36 pp.).

(53) Cf. SpiC. hist. 22 (1974) 225; Introduzione generale [alle] Opere ascetiche di s. Alfonso, Rorna 1960, 51 ss.

(54) S. ALFONSO, Lettere III, 158. È una lettera a Remondini del 15 ottobre 1762. Vedi Introduzione generale 56-57.

(55) Ibid. 54-56.

 




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