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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni Devote sopra diversi punti...

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§. 6. Della scienza de' santi.

 

Due sorte di scienza vi sono sulla terra, l'una celeste, l'altra mondana. La celeste è quella che c'induce a piacere a Dio ed a farci grandi nel cielo. La mondana poi è quella che ci muove a compiacere noi stessi ed a farci grandi nel mondo. Ma questa scienza di mondo è stoltezza e vera pazzia presso Dio: Sapientia enim huius mundi stultitia est apud Deum1. Pazzia, perché tale scienza rende pazzi tutti coloro che la coltivano: li rende pazzi e simili alle bestie, mentre loro insegna a secondare gli appetiti sensuali come fanno le bestie. Scrive s. Giovanni Grisostomo: Hominem illum dicimus, qui imaginem hominis salvam retinet; quae autem imago hominis? rationalem esse. Per ritener l'immagine d'uomo bisogna essere ragionevole, cioè operare secondo la ragione. Dal che ricavasi che, siccome se vi fosse una bestia che sempre operasse secondo la ragione si direbbe che quella bestia opera da uomo; così all'incontro un uomo che opera secondo l'appetito de' sensi e contro la ragione dee dirsi che opera da bestia.

 

Ma anche parlando della scienza umana e naturale di queste cose terrene, che ne sanno gli uomini per quanto ne abbiamo studiato? Che altro siamo noi che tante cieche talpe, che fuori delle verità che sappiamo per fede, tutte le altre le conosciamo per via de' sensi e di conghietture, in modo che tutto è per noi incerto e fallibile? Quale scrittore di tali materie per quanto sia stato applaudito da molti è stato poi esente dalle critiche degli altri? Ma il male si è che la scienza moderna (scientia inflat, come scrive s. Paolo) ci rende gonfi, superbi e facili a disprezzare gli altri: difetto molto pernicioso all'anima, mentre dice s. Giacomo che Dio nega le grazie a' superbi e solo agli umili le dispensa: Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam2?

 

Utinam saperent et intelligerent et novissima providerent3. Oh se gli uomini operassero secondo la ragione e la divina legge e così provveder sapessero non tanto alla vita temporale che presto finisce, quanto all'eterna, certamente che non si occuperebbero ad acquistar altra scienza se non quella che giova a conseguir la felicità eterna e ad evitare l'eterne pene.

 

Ci consiglia s. Gio. Grisostomo di andare ai sepolcri de' morti per apprender la scienza della salute: Proficiscamur ad sepulcra. Oh che belle scuole di verità sono le sepolture per conoscere le vanità del mondo! Proficiscamur ad sepulcra; ivi, diceva il santo, nihil video nisi putredinem, ossa et vermes: io fra questi scheletri che vedo? non so discernere chi di loro è stato ignorante e chi letterato; vedo solamente che colla morte son finite per essi tutte le glorie di questo mondo. Che cosa è rimasto d'un Demostene, d'un Cicerone, d'un Ulpiano? Dormierunt somnum suum et nihil invenerunt ... in manibus suis4.

 

Beato chi ha ricevuta da Dio la scienza de' santi! Et dedit illi scientiam sanctorum5. La scienza de' santi è sapere amar Dio. Quanti nel mondo sanno di belle lettere, di matematica,


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di lingue straniere ed antiche! ma che gioverà ad essi questa loro scienza, se non sanno amar Dio? Beato colui, dicea s. Agostino, qui Deum novit etsi alia nescit! Chi conosce Dio e l'ama, benché ignori ciò che sanno gli altri, egli sarà più dotto di tutti i dotti che non sanno amar Dio.

 

Surgunt indocti et rapiunt coelum! esclamava lo stesso s. Agostino. Oh quanto furono dotti un s. Francesco d'Assisi, un s. Pasquale, un s. Giovanni di Dio, sforniti delle scienze mondane, ma periti nella divina! Abscondisti haec a sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis1. Per sapienti qui intendonsi quelli del mondo che attendono a procurarsi robe e glorie di mondo e poco fan conto de' beni eterni. E per parvuli s'intendono gli spiriti semplici (simili a' fanciulli) che poco sanno di sapienza mondana, ma pongono tutta la lor cura in piacere a Dio.

 

Deh non invidiamo gli uomini che sanno molte cose, invidiamo solamente quei che sanno amar Gesù Cristo; ed imitiamo s. Paolo il quale scrisse di non voler sapere altro che Gesù Cristo e Gesù crocifisso: Non iudicavi me scire aliquid inter vos nisi Iesum Christum et hunc crucifixum2. Felici noi, se arriviamo a conoscere l'amore che ci ha portato Gesù crocifisso e su questo libro d'amor divino giungiamo a sapere amarlo!

 

O mio vero e perfetto amatore, dove troverò io chi m'abbia amato quanto m'avete amato voi? Io per lo passato ho perduto il tempo in sapere più cose che niente mi han giovato all'anima e poco ho pensato a sapere amarvi. Vedo la mia vita perduta. Sento che mi chiamate al vostro amore: eccomi, lascio tutto: da ogg'innanzi l'unico mio pensiero sarà di darvi gusto, mio sommo bene. Io tutto a voi mi dono, accettatemi voi, datemi aiuto ad esservi fedele; io non voglio esser più mio, ma tutto vostro, tutto, tutto. O Madre di Dio, soccorretemi ancora voi colle vostre preghiere.

 

Mi si permetta qui di manifestare una grande consolazione che pochi giorni sono mi recò una certa notizia la quale cade a proposito della materia di sopra considerata della scienza de' santi. Mi fu assicurato per cosa certa, che il celebre abate signor Pietro Metastasio dopo tante lodi ricevute da tutta Europa per le sue composizioni poetiche date alle stampe, che quanto più belle, tanto sono state più nocive (intendo di quelle cose che trattano d'amor profano); poiché le sue espressioni quanto sono state più tenere e vive, tanto più han potuto accendere ne' cuori de' poveri giovani fiamme perniciose d'affetti impuri; al presente ha dato fuori un libretto in prosa, ove detesta queste sue fatiche e si protesta che se potesse ritirarle tutte e fare che più non comparissero al mondo lo farebbe ad ogni suo costo, anche del suo sangue. Ed in effetto mi dicono che ora non compone più in versi se non alcuni drammi spirituali o morali costretto dall'incombenza che tiene di poeta della corte cesarea, e che sta sempre ritirato in casa a far vita divota e di orazione. Io ne ho intesa una consolazione indicibile, perché questa sua pubblica dichiarazione e questo suo lodevolissimo esempio gioverà a far ravvedere molti giovani ingannati che cercano acquistar nome ed onore con simili componimenti amorosi. È certo che il signor Metastasio con tal sua dichiarazione merita più encomio che se avesse dato alla luce mille famosi libri di poesia; mentre con quelli sarebbe lodato dagli uomini ed ora è lodato da Dio. Quindi ove prima io detestava la di lui vanità in pregiarsi di tali suoi componimenti (non parlo dei drammi sacri che sono eccellenti e degni d'ogni lode), ora non mi sazio di lodarlo, e se mi fosse permesso gli bacerei i piedi, vedendolo fatto da se stesso censore di quelle sue opere, con desiderio di vederle abolite per tutto il mondo a costo (come dice) anche del suo sangue.

 




1 1. Cor. 3. 19.



2 Iac. 4. 6.



3 Deut. 32. 29.



4 Ps. 75. 6.



5 Sap. 10. 10.



1 Matth. 11. 25.



2 1. Cor. 2. 2.






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