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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni Devote sopra diversi punti...

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§. 7. La nostra eterna salute sta nel pregare.

 

La preghiera non solo a noi è utile, ma necessaria per salvarci; ond'è che Iddio perché ci vuole tutti salvi ce 'impone per precetto: Petite et dabitur vobis3. Fu errore di Vicleffo condannato dal concilio di Costanza il dire che il pregare fosse a noi di consiglio e non di precetto: Oportet (non si dice prodest o decet, ma oportet) semper orare4. Onde giustamente dicono i dottori


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che non può essere scusato da colpa grave chi trascura di raccomandarsi a Dio almeno una volta il mese e sempre che si trova combattuto da qualche forte tentazione.

 

La ragione di questa necessità di raccomandarci spesso a Dio nasce dall'impotenza nostra di fare alcuna opera buona e d'aver alcun buon pensiero da noi: Sine me nihil potestis facere1. Non quod sufficientes simus cogitare aliquid a nobis2. Quindi dicea s. Filippo Neri ch'egli era disperato di sé. All'incontro scrive s. Agostino3 che Dio vuol dare le sue grazie, ma non le se non a chi le domanda: Deus dare vult, sed non dat nisi petenti. E specialmente, dice il santo, la grazia della perseveranza non si se non a chi la cerca: Alia nonnisi orantibus (Deum) praeparasse, sicut perseverantiam4.

 

E poiché il demonio non lascia di andar sempre attorno per divorarci, necessariamente dobbiam sempre difenderci coll'orazione: Necessaria est homini iugis oratio, dice s. Tommaso5. E prima lo disse Gesù Cristo: Oportet semper orare et non deficere6. Altrimenti come potremo resistere alle continue tentazioni che abbiamo dal mondo e dall'inferno? Fu già errore di Giansenio condannato dalla chiesa il dire che alcuni precetti sono impossibili ad osservarsi da noi, e che tal volta manca anche la grazia a renderli possibili. Iddio è fedele, scrive s. Paolo, né mai soffre che siam tentati oltre le nostre forze: Fidelis autem Deus est qui non patietur vos tentari supra id quod potestis7. Ma vuole che quando siamo tentati ricorriamo a lui per ottenere l'aiuto a resistere. Scrive s. Agostino8: Lex data est ut gratia quaereretur; gratia data est ut lex impleretur. Posto che la legge non può osservarsi da noi senza la grazia, Iddio ci ha data la legge acciocché gli cerchiamo la grazia d'adempirla; e poi ci la grazia acciocché l'adempiamo. Il che tutto fu bene espresso dal concilio di Trento dicendo: Deus impossibilia non iubet, sed iubendo monet et facere quod possis, et petere quod non possis, et adiuvat ut possis9.

 

Sicché il Signore è tutto propenso a darci il suo aiuto acciocché non restiamo vinti dalle tentazioni; ma questo aiuto non lo se non a coloro che a lui ricorrono in tempo delle tentazioni; e specialmente nelle tentazioni contro la castità, come disse il savio: Et ut scivi quoniam aliter non possem esse continens, nisi Deus det... adii Dominum et deprecatus sum illum10. Stiam persuasi che noi non abbiamo forza di vincere gli appetiti carnali, nisi Deus det, se Dio non ce ne porge l'aiuto; e questo aiuto non l'avremo senza pregare: e pregando certamente l'avremo per resistere a tutto l'inferno in virtù di quel Dio che ci conforta, come dicea s. Paolo: Omnia possum in eo qui me confortat11.

 

Molto giova ancora per ottener le divine grazie il ricorrere all'intercessione de' santi, i quali molto possono con Dio e specialmente a benefizio de' loro particolari divoti. Il che non è mera divozione arbitraria, ma anche dovere, come scrive s. Tommaso, il quale dice che l'ordine della legge richiede che noi mortali per mezzo delle orazioni de' santi riceviamo gli aiuti necessarj a salvarci12.

 

Ciò maggiormente poi dee correr


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per l'intercessione di Maria ss., le cui preghiere vagliono più che quelle di tutti i santi. Tanto più che, come dice s. Bernardo, noi per mezzo di Maria abbiamo l'accesso a Gesù Cristo nostro mediatore e salvatore: Per te accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis; ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis1. E quindi penso di aver abbastanza provata così nella mia opera, Glorie di Maria c. 5, § 1 e 2, come nel mio libro della preghiera c. 1 la sentenza tenuta da molti santi, e particolarmente da s. Bernardo, e molti teologi, come dal p. di Alessandro e dal p. Contensone, che tutte le grazie che riceviamo da Dio le abbiamo per mezzo di Maria; onde poi scrisse s. Bernardo: Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus; quia quod quaerit invenit et frustrari non potest. Lo stesso dicono s. Pier Damiani, s. Bonaventura, s. Bernardino da Siena, s. Antonino ed altri.

 

Preghiamo adunque e preghiamo con confidenza: scrive l'apostolo: Adeamus ergo cum fiducia ad thronum gratiae, ut misericordiam consequamur et gratiam inveniamus in auxilio opportuno2. Gesù Cristo ora siede in trono di grazia per consolar tutti che a lui ricorrono e dice: Petite et dabitur vobis. Nel giorno poi del giudizio sederà anche in trono, ma trono di giustizia: qual pazzia sarà di colui che potendo esser sollevato dalle sue miserie con andare a Gesù che offerisce le sue grazie, aspetti di andare a lui quando sarà giudice e non userà più misericordia?

 

Ora egli ci dice che quanto noi gli domanderemo, se abbiamo confidenza, tutto ci sarà dato: Omnia quaecumque orantes petitis, credite quia accipietis et evenient vobis3. E che altro può dire un amico ad un altro per dimostrargli il suo amore, che dirgli: Cercami quel che vuoi, ché te lo darò?

 

Aggiunge s. Giacomo: Si quis indiget sapientia, postulet a Deo qui dat omnibus affluenter et non improperat, et dabitur ei4. Per sapienza s'intende il sapere salvarsi l'anima; per aver questa sapienza dunque bisogna cercar a Dio le grazie necessarie a conseguir la salute. E Dio ce le darà? sì che ce le darà e ce le darà con soprabbondanza, più di quello che noi gli cerchiamo. Si noti poi la parola nec improperat: se il peccatore si pente delle sue colpe e domanda a Dio la sua salute, non farà Dio come fanno gli uomini che rimproverano agl'ingrati la loro ingratitudine e loro negano quel che chiedono; ma Dio volentieri darà quello che gli vien domandato e ancor di più. Se dunque vogliamo salvarci bisogna che sino alla morte sempre preghiamo, dicendo: Dio mio, aiutatemi, Gesù mio, misericordia, Maria, misericordia. Quando cesseremo di pregare saremo perduti. Preghiamo per noi e preghiamo ancora per li peccatori, cosa che piace tanto a Dio. Preghiamo ancora ogni giorno per le anime s. del purgatorio: quelle s. prigioniere son troppo grate per chi prega per esse. Sempre poi che preghiamo, cerchiamo le grazie a Dio per li meriti di Gesù Cristo, giacch'egli ci fa sapere che quanto cerchiamo a Dio in nome suo tutto ci darà: Amen, amen dico vobis: si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis5.

 

Mio Dio, questa è la grazia che sovra


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tutto oggi vi domando per li meriti di Gesù Cristo; datemi ch'io sempre in mia vita e specialmente in tempo di tentazioni mi raccomandi a voi e speri il vostro aiuto per amore di Gesù e di Maria. Vergine s., ottenetemi voi questa grazia da cui dipende la mia salute.

 




3 Matth. 7. 8.



4 Luc. 18. 1.



1 Io. 15. 5.



2 2. Cor. 3. 5.



3 In Ps. 100.



4 Lib. de Pers. c. 5.



5 3. p. q. 39. a 5.



6 Luc. 16. 1.



7 1. Cor. 10. 13.



8 In Ps. 100.



9 Sess. 6. e 11.



10 Sap. 8. 21.



11 Phil. 4. 13.



12 4. sent. dist. 45. q. 3. a 2.



1 Serm. Dom. infr. oct. Assumpt.



2 Hebr. 4. 15.



3 Marc. 11. 24.



4 Iac. 1. 3.



5 Io. 16. 23.






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