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S. Alfonso Maria de Liguori Riflessioni Devote sopra diversi punti... IntraText CT - Lettura del testo |
§. 32. Solitudine del cuore.
Scrive s. Gregorio: Quid prodest solitudo corporis, si defuerit solitudo cordis? Nel §. antecedente vedemmo quanto giovi al raccoglimento dello spirito la solitudine; ma dice s. Gregorio che nulla o poco serve stare col corpo in un luogo solitario, e poi tenere pieno il cuore di pensieri ed affetti di mondo. Acciocché un'anima sia tutta di Dio son necessarie due cose, la prima il distaccarsi dall'affetto di tutto il creato; la seconda dedicare tutto il suo amore a Dio: e questo importa la solitudine del cuore.
Bisogna dunque in primo luogo distaccare il cuore da tutti gli affetti terreni. Dicea s. Francesco di Sales: Se io sapessi di aver nel mio cuore una fibra che non fosse di Dio me la vorrei subito strappare. Se non si purga e si vuota il cuore di tutta la terra, non può entrarvi l'amore divino a possederlo tutto. Iddio vuol regnare col suo amore ne' nostri cuori, ma vuol esser solo a regnarvi; non vi vuole compagni che gli rubino parte di quell'affetto ch'egli giustamente pretende di aver tutto per sé.
Alcune anime si lamentano che in tutti i loro esercizj divoti, orazioni, comunioni, lezioni spirituali, visite al Sacramento, non trovano Dio e non sanno a qual mezzo appigliarsi per trovarlo; ma s. Teresa ben dà loro il mezzo, dicendo: Distacca il cuore da tutte le cose create, ed allor cerca Dio, ché lo troverai.
Molti per separasi dalle creature e trattare solamente con Dio non possono andare a vivere ne' deserti, come vorrebbero; ma bisogna intendere che per godere la solitudine del cuore non son necessarj i deserti e le grotte. Quei che dalla necessità sono obbligati a trattare col mondo, sempre che hanno il cuore libero dagli attacchi mondani, anche in mezzo alle vie, alle piazze, ed ai fori possono avere la solitudine del cuore e stare uniti con Dio. Tutte le occupazioni che s'impiegano per adempire la divina volontà non impediscono la solitudine del cuore. S. Caterina da Siena ben trovava Dio in mezzo alle faccende di
casa in cui la tenevano tutta occupata i suoi genitori per distrarla dagli esercizj divoti, ma ella in mezzo a quegli affari se ne stava ritirata nel suo cuore, che chiamava la sua cella, ed ivi non lasciava di trattare da solo a solo con Dio.
Vacate et videte quoniam ego sum Deus1. Per aver la divina luce che ci fa conoscere la bontà di Dio, la quale conosciuta ben sa tirarsi tutti gli affetti del nostro cuore, bisogna vacare, cioè sbrigarsi dagli attacchi terreni che c'impediscono di conoscer Dio. Siccome un vaso di cristallo quand'è pieno d'arena non può ricevere la luce del sole, così un cuore attaccato ai danari, agli onori mondani, ai piaceri sensuali, non può ricevere la luce divina; e non conoscendo Dio non l'ama. In ogni stato in cui si trovi un uomo posto da Dio, affinché le creature non lo distraggano da Dio, bisogna che attenda bensì a fare i suoi doveri, secondo piace a Dio, ma poi circa tutte le altre cose si figuri come nel mondo non vi fosse altro ch'esso e Dio.
Bisogna staccarci da tutto e particolarmente da noi stessi, col sempre contraddire al nostro amor proprio. Per esempio, quell'oggetto ci piace, bisogna lasciarlo appunto perché ci piace. Quella persona ci ha fatto male, bisogna beneficarla appunto perché ci ha fatto male. In somma bisogna volere e non volere, se non quello che vuole o non vuole Dio, senza inclinare ad alcuna cosa, finché non conosciamo esser volontà di Dio che noi la vogliamo.
Eh che Dio ben si fa trovare da ognuno che si stacca dalle creature per ritrovarlo! Bonus est Dominus animae quaerenti illum2. Scrive san Francesco di Sales: Il puro amor di Dio consuma tutto ciò che non è Dio, per convertire ogni cosa in sé. Pertanto bisogna rendersi orto chiuso qual fu chiamata da Dio la sagra sposa de' Cantici: Hortus conclusus soror mea sponsa3. Orto chiuso chiamasi quell'anima che tiene chiusa la porta agli affetti terreni. Iddio ci ha donato tutto ciò che noi abbiamo, ha ragione di esigere da noi tutto il nostro amore. Quando dunque alcuna creatura vuole entrare a prendersi parte del nostro amore bisogna negarle affatto l'entrata; e rivolti al nostro sommo bene bisogna dirgli con tutto il nostro affetto: Quid mihi est in coelo et a te quid volui super terram?…Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum4. Mio Dio, e qual cosa fuori di voi può contentare l'anima mia? No che fuori di voi io nulla voglio del cielo o della terra, solo voi mi bastate: Deus cordis mei et pars mea in aeternum.
O beato chi può dire: Regnum mundi et omnem ornatum saeculi comtemsi propter amorem Domini mei Iesu Christi. Ben ciò potea dire la gran serva di Dio suor Margarita della Croce figlia dell'imperator Massimiliano II., che mentre nella sua monacazione si spogliava delle ricche vesti e delle gemme per vestire la povera lana delle monache scalze della stretta regola di s. Chiara, dice lo scrittore della sua vita, ch'ella gittavale con tale disprezzo, che mosse a pianto di divozione tutti coloro che assisteano alla funzione.
Gesù mio, io per me non voglio che le creature abbiano parte nel mio cuore; voi avete da esserne l'unico
signore con possederlo tutto. Cerchino gli altri le delizie e le grandezze di questa terra, voi solo nella presente vita e nella futura avete da essere l'unica mia parte, l'unico mio bene, l'unico mio amore. E giacché voi mi amate, come vedo da' segni che me ne date, aiutatemi a staccarmi da tutto ciò che mi diverte dal vostro amore. Fate che l'anima mia sia tutta occupata in dar gusto a voi, come all'unico oggetto di tutti gli affetti miei. Deh! mettetevi in possesso di tutto il mio cuore; io non voglio essere più mio, voi dominatemi e rendetemi pronto ad eseguir tutti i vostri voleri. O madre di Dio Maria, in voi confido, le vostre preghiere han da rendermi tutto di Gesù.