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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni Devote sopra diversi punti...

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§. 44. Purità d'intenzione.

 

La purità d'intenzione consiste nel fare quanto si fa, solo per piacere a Dio. Disse Gesù Cristo che qual è l'intenzione, buona o cattiva, tal è dinanzi a Dio l'opera che si fa: Si oculus tuus fuerit simplex totum corpus tuum lucidum erit: si autem oculus tuus fuerit nequam, totum corpus tuum tenebrosum erit1. L'occhio semplice significa l'intenzione pura di dar gusto a Dio: l'occhio tenebroso significa l'intenzione non retta, quando si opera per vanità o per piacere a noi stessi.

 

Avvi azione più bella, che dar la vita per la fede? e pure dice s. Paolo che chi muore per altro fine che di piacere a Dio niente gli giova il suo martirio. Or se anche il martirio a niente vale se non si soffre per Dio, a che varranno tutte le prediche, tutti i libri, e tutte le fatiche de' sacri operai ed anche tutte le macerazioni dei penitenti, se son fatte per riportar lodi dagli uomini o per secondare il proprio genio? Disse il profeta Aggeo che le opere anche sante per se stesse, se non son fatte per Dio si pongono in sacculum pertusum2. In un sacco pertugiato, viene a dire che di tutte escono fuori e nulla vi resta. All'incontro ogni azione fatta per dar gusto a Dio, quantunque in sé di poco valore, vale assai più di molte opere fatte senza puro fine. Abbiamo in s. Marco che quella povera vedova non pose altro nella cassa delle limosine del tempio che due monete, ma di lei disse il Salvatore: Vidua haec pauper plus omnibus misit3. Commenta san Cipriano che pose più di tutti gli altri perché diede quelle due piccole monete con pura intenzione di gradire a Dio.

 

Per vedere se alcuno opera con retta intenzione uno de' migliori segni è, che se l'opera non ha l'effetto che desiderava egli niente se ne disturba. L'altro buon segno è che quando quegli ha posta l'opera, ancorché ne venga mormorato o pagato d'ingratitudine, pure ne resta contento e tranquillo. Del resto se mai avviene che di quell'opera colui ne venga lodato


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non deve inquietarsi pel timore di averne vanagloria; quando ella si affacciasse le dica disprezzandola con s. Bernardo: Nec propter te coepi nec propter te desinam. Io non l'ho cominciata per te né per te la lascerò.

 

L'intenzione nell'operare per acquistar più gloria in cielo è buona; ma la più perfetta è per dar gusto a Dio. Persuadiamoci che quanto più ci spogliamo de' proprj interessi, tanto più il Signore ci accrescerà di gaudio in paradiso. Beato chi opera solo per dar gloria a Dio e per seguire il suo volere! Imitiamo l'amor de' beati, che nell'amar Dio altro non cercano che di piacere a Dio. Dice s. Grisostomo: se noi giungiamo a dar gusto a Dio, che altro andiamo cercando? Si dignus fueris agere aliquid quod Deo placet, aliam praeter id mercedem requiris1?

 

Questo è quell'un occhio che ferisce d'amore il cuore di Dio verso di noi, com'egli disse alla sagra sposa: Vulnerasti cor meum, soror mea sponsa, vulnerasti cor meum in uno oculorum tuorum2. Quell'uno degli occhi significa l'unico fine che hanno le anime spose in tutte le loro azioni di piacere a Dio. E ciò era quel che consigliava l'apostolo a' suoi discepoli: Sive ergo manducatis sive bibitis sive aliud quid facitis, omnia in gloriam Dei facite3. Diceva la ven. Beatrice dell'Incarnazione, prima figlia di s. Teresa: Non vi è prezzo con cui posa pagarsi qualunque cosa benché minima fatta per Dio. E con ragione ciò dicea, perché tutte le opere fatte per Dio sono atti d'amor divino. La purità d'intenzione fa diventar preziose le azioni più basse, il mangiare, il lavorare, anche il ricrearsi, quando tutto si fa per ubbidienza e per dar gusto a Dio.

 

Bisogna dunque sin dalla mattina indirizzare a Dio tutte le opere del giorno; e poi giova molto il rinnovar questa intenzione in principio di tutte le azioni almeno delle più principali, come dell'orazione, della comunione, della lezione spirituale; fermandosi alquanto in principio di quelle, siccome facea quel s. romito che prima di cominciare qualunque faccenda alzava gli occhi al cielo e si fermava; interrogato che cosa facesse rispondea: Procuro di accertare il colpo.

 

Gesù mio, ed io quando comincerò ad amarvi da vero? Povero me! se vo cercando fra le mie opere, anche buone, un'opera fatta solo per piacere a voi, Signore, io non la ritrovo. Deh! abbiate pietà di me: non permettete ch'io vi serva così malamente sino alla morte. Datemi il vostro aiuto, acciocché la vita che mi resta non la spenda che a servirvi ed amarvi. Fate ch'io vinca tutto per darvi gusto e tutto faccia solo per piacere a voi; ve ne supplico per li meriti della vostra passione. O mia grande avvocata Maria, ottenetemi questa grazia colle vostre preghiere.

 




1 Matth. 6. 22. et 23.



2 Agg. 1. 6.



3 Marc. 12. 41.



1 L. 2. de compunct. cord.



2 Cant. 4. 9.



3 1. Cor. 10. 31.






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