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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni utili a' Vescovi

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§. III. Dei sacerdoti.

I buoni sacerdoti sono il braccio del vescovo, senza cui non potrà mai vedere ben coltivata la sua chiesa; al che molto giova ch'egli procuri di dimostrare tutta la benevolenza verso i sacerdoti buoni, specialmente operarj (che siano veri operarj), con beneficarli secondo i meriti cogli officj e coi beneficj. Il disordine di dispensare le cure e gli altri beneficj per rispetti o fini mondani, e non secondo i meriti, s. Francesco di Sales lo chiamava l'abbominazione della desolazione nel luogo santo, e l'origine universale di tutti gli sconcerti nella chiesa di Dio. E su ciò notisi la massima del medesimo santo, che nelle cure d'anime i sufficientemente dotti doveano preferirsi agli altri di maggior dottrina, ma di meno spirito. Ma conforme il vescovo deve animare i buoni, così anche deve dimostrare a' sacerdoti negligenti la sua poca soddisfazione affine di emendarli.

Acciocché i sacerdoti si mantengano applicati, e possano servire a coltivare le anime, oltre le congregazioni de' casi che sogliono farsi in molte diocesi a norma di quella del p. Pavone di Napoli in ogni settimana, sarebbe bene che di più il prelato stabilisse le accademie della morale per ciascun paese capace, con prescrivere ai sacerdoti, specialmente a' giovani, l'assistervi due o tre volte la settimana. Ben si sa coll'esperienza quanto giovano queste conferenze di morale per sapere di questa scienza cosi vasta e cosi necessaria; giacché colle conferenze meglio si dicifrano i casi, e più s'imprimono le dottrine. Bisogna però che il vescovo le raccomandi sommamente a' vicarj foranei, e vi deputi per prefetto alcuno de' sacerdoti più dotti e autorevoli del paese, che vi assista, e gli trasmetta poi le risoluzioni de' casi fatte nell'accademia; e non si ammetta niun sacerdote all'esame per la confessione, se non porta la fede di aver frequentato almeno per due anni le suddette conferenze. E gioverebbe assai che l'istesso vescovo si affacciasse più volte l'anno, quando può, a queste accademie per vedere come si fanno e per animare a proseguirle.

Somma certamente ha da essere la cura del vescovo nell'ammettere i confessori, dai quali dipende il regolamento di tutte le coscienze del popolo. I confessori ignoranti o di mali costumi possono rovinare tutti gli altri; ond'è meglio averne pochi e buoni.

Prima che ciascun sacerdote poi si metta a confessare, è bene di fargli fare gli esercizj spirituali chiusi in qualche luogo religioso, acciocché con maggior lume e zelo si ponga a far quest'officio così difficile e di tanta conseguenza.

Bisogna poi ordinare per tutti gli ecclesiastici, che almeno la mattina portino la veste talare; che non giuochino a giuochi proibiti; che non portino chiome. Oh che bel vedere fanno certi sacerdoti sugli altari colla ciamberga, che fa rota sotto il camice, e colla chioma lunga ed anche inanellata, sopra cui per apparecchio alla messa avran faticato tutta la mattina avanti lo specchio per fare i ricci col ferro infuocato, peggio delle donne più vane del secolo, e colla polvere di cipro talvolta sulla testa, che andrà cadendo poi sul corporale a tramischiarsi coi frammenti dell'ostie sacre! Oh vituperio dei giorni nostri! a' vescovi tocca di rimediare a questi scandali che fanno perdere la divozione, il concetto de' sacerdoti, e quasi anche la fede a' poveri secolari.




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