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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni utili a' Vescovi

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§. II. Del buon esempio.

Non basta che il vescovo sia lucerna ardens nel suo interno, ma dev'esser ancora lucens nell'esterno col buon esempio, se vuol vedere camminar le pecorelle per la via delle virtù. Acciocché queste ascendano il monte, bisogna che il pastore vada avanti a vista loro. Anzi il vescovo è quel lume posto da Dio medesimo sul candeliere: Ut omnibus luceat, qui in domo sunt3. Predichi egli ed esorti le massime dell'evangelio quanto si voglia, se però non esso prima l'esempio, succederà quel che dice il concilio urcellense4, che i sudditi poco lo crederanno, poichè magis oculis quam auribus credunt homines.

Bisogna dunque che il vescovo in tutte le cose dia buon esempio, come scrisse s. Paolo a Tito: In omnibus te ipsum praebe exemplum.

Esempio di mansuetudine, sopportando la rozzezza de' sudditi, e trattando con tutto l'amore possibile gl'insolenti, i suoi detrattori, gl'ingrati. Ogni vescovo dev' entrar


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nella sua chiesa con quest'animo preparato d'esser pagato d'ingratitudini e di render bene a chi gli fa male. Questo è lo spirito di Gesù Cristo e de' veri servi suoi. Quanti belli esempi di ciò diedero solamente s. Carlo e s. Francesco di Sales! ne son piene le loro vite.

Esempio di povertà. Deve considerare il vescovo che la chiesa non lo provvede di rendite per ispenderle a quel che gli piace, ma per soccorrere i poveri. Il patrimonio di questi è la zienna del vescovo. Diceva s. Carlo ch'è vergogna d'un prelato il tenere danari accumulati; e l'onore suo è lo star sempre con debiti per ragione delle limosine, le quali come dice s. Gregorio, sono la prima opera di misericordia che il pastore deve usare colle sue pecorelle. Oh a quanti mali rimediano i buoni vescovi colle loro limosine! specialmente dove si tratta d'impedire i peccati degli sposi, de' figli che dormono nell'istesso letto de' loro genitori, delle donne povere che per la necessità vendono l'onore e simili.

È vero poi che delle rendite può giustamente il vescovo spendere tutto quello ch'è necessario per il suo decente sostentamento. Ma in ogni cosa egli dovrebbe insieme far risplendere la santa povertà. La famiglia sia moderata, e appena quanto basti per la necessità, non per il maggior decoro. Il p. Ippolito Durazzo, quando stava in prelatura, da cui passò poi nella compagnia di Gesù, comparendo egli con poca servitù, diceva: Io trovo che Gesù Cristo nel vangelo comanda l'umiltà non il decoro. Sieno anche moderate le vesti e i mobili di casa. Oh che grand'edificazione a tutti il vedere la casa del vescovo povera e sfornita di quegli arredi di cui fanno pompa i secolari! S. Carlo sbandì affatto dalla sua casa arazzi, parati e quadri. Il vitto anche sia moderato. Credasi che comunemente appresso la gente non vi è cosa forse che dia loro concetto migliore o peggiore dello spirito di qualunque ecclesiastico, che l'intendere la frugalità o la lautezza ch'egli usa nel vitto. Ed a proposito della mensa è bene che il vescovo la faccia sempre condire colla lezione spirituale, come anche faceva s. Carlo.

ente dar buon esempio di tutte le altre virtù cristiane; di mortificazione, privandosi di alcuni divertimenti che danno all'occhio: di ritiratezza, non accostandosi a conversazioni: di modestia, usando tutta la cautela in non alzare di occhi in faccia a donne; di zelo, inserendo in qualsisia discorso privato qualche sentimento di spirito, come praticava s. Carlo con qualunque personaggio trattasse, ecc.




3 Matth. 5. 15.



4 Tr. 3. de offic. cler.






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