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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni utili a' Vescovi

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§. IX. Della correzione.

È officio anche proprio del pastore il rimuovere dalla mala vita colla correzione; al che è obbligato, benché dovesse spendervi la vita: Bonus pastor animam suam dat pro ovibus suis. Altrimenti egli dovrà render conto a Gesù Cristo di tutti i mali che ne avveranno e che esso potea impedire colla correzione. Questo è quel gran peso che fa tremare i vescovi santi. Monsignore San-felice di f. m. ciò appunto mi disse un giorno tremando: D. Alfonso, come posso dormir quieto, quando so che una mia pecorella sta in disgrazia di Dio? S. Gregorio condanna il vescovo che non corregge dell'istesso delitto che commette il delinquente.

Acciocché però la correzione sia fatta come si deve, bisogna per prima che si faccia con carità e quando mai ne' casi estremi fosse necessaria l'asprezza, bisogna sempre unire il vino con l'olio, il rigore con la dolcezza; e perciò è espediente che non facciasi la correzione a sangue caldo, perché allora facilmente si eccede. Per secondo bisogna correggere con prudenza: il rimedio che sarà buono per uno non sarà buono per un altro, specialmente quando il reo sta accecato dalla passione che non gli fa conoscere la sua colpa, ne gli fa stimare la correzione. Per terzo, è vero che per rendere utile la correzione bisogna aspettare il tempo opportuno, ma venuto il tempo bisogna correggere con prestezza, e non procrastinare: si avanzi il riparo al male subito che si può, essendo che il fuoco quando è scintilla


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facilmente si smorza, ma non quando è fatto incendio. Per quarto bisogna correggere con segretezza, massimamente quando il delitto è occulto. Chi ha perduta la fama, è facile poi a rilasciarsi tutto nel vizio.

In fine poi, quando la correzione è disprezzata dal reo, bisogna usar fortezza nel punirlo, sino a mettere in forse la propria vita. Dice s. Pietro Damiano, che il buon pastore magis amat iustitiam, quam vitam. E s. Leone: His quibus prodesse non potuit correptio, non parcat abscissio? Se il castigo non servirà per correzione del reo, servirà almeno per esempio degli altri.

Sempre però nell'usar la giustizia bisogna dar parte alla clemenza, a cui sempre deve essere più inclinato il vescovo, essendo meno male, dice s. Agostino, esser ripreso di troppa dolcezza, che di troppo rigore. Precisamente il prelato sia ritenuto in quanto al fulminar le censure ché, essendo queste i rimedi estremi, se son fulminate con eccesso, facilmente verranno ad esser disprezzate. E quando alcun reo censurato si vede veramente ravveduto, deve subito assolversi, se però la prudenza non esigesse maggiore esperimento o si temesse d'inganno. In quanto agli ecclesiastici delinquenti, quando dopo la correzione si scorge emenda, è ottimo consiglio, come ho inteso praticarsi da un prudente prelato, più che alle carceri, mandarli a viver fuori della diocesi, e non accordar loro il ritorno, se non dopo l'informazione accertata della loro emenda provata per lungo tempo. Questi son certa sorta d'infermi, che difficilmente si sanano con rimedi ordinari.

Finisco per esser breve, come ho proposto, e tralascio di parlare d'altre cose meno principali. Ma non posso tralasciar di concludere questa mia piccola fatica con dire, che bisogna persuadersi ogni vescovo, che in ricever la mitra si addossa gran pesi sulla coscienza; onde se vuol salvarsi è necessario che si risolva, in entrare al suo governo, di abbracciare una vita non agiata, né di riposo, ma una vita di croci, di stenti e di fatiche; vita che chiama s. Gio. Grisostomo Pelagum laborum et aerumnarun abyssum. E quindi nasce il gran pericolo che hanno i prelati di perdersi, e che a molti uomini santi ha cagionato tale spavento, che par che gli abbia costretti a mancare anche all'obbedienza de' superiori, per non volersi addossare tal carica. E non può dirsi già vano il loro timore, s'è vero quel che dice s. Agostino, che è molto difficile a salvarsi un vescovo, perch'è molto difficile a soddisfare poi ai grandi obblighi che tiene. È terribile troppo quel che dice di più s. Gio. Grisostomo, né io stimo che dica il falso: Non arbitror, dice il santo, episcopos multos esse qui salvi fiant, sed multo plures qui pereant. E qui parla il santo di quelli che son veramente chiamati al vescovato e costretti ad accettarlo; ma degli altri poi che l'ambiscono e lo cercano, egli parla altrimenti: di questi dice: Miror si potest salvari aliquis rectorum. Se in ciò il santo esageri troppo, io non lo so; so bene che il pontefice Pio V. nell'esser eletto papa si vide tremare e impallidire, ed interrogato perché? rispose così: essendo io religioso, avea grande speranza della mia salute: fatto vescovo cominciai molto a temerne: ora divenuto papa quasi ne dispero.

Tutto questo però non ha da esser cagione ai buoni vescovi per disanimarli e indurli a diffidare, ma per eccitare in essi una gran vigilanza al loro dovere, per animarli di zelo e insieme di sante speranze, sapendo che se sarà grande il castigo de' vescovi negligenti, sarà all' incontro più grande il premio, che il nostro gratissimo e liberalissimo Dio darà a' vescovi zelanti. Dice il medesimo s. Gio Grisostomo, che quella differenza che vi è in terra tra un privato ed un monarca, vi sarà nel cielo tra la gloria d'un solitario che vive santamente in un deserto, ed un pastore d'anime. Chi teme della sua debolezza risolva di fare quanto può per Dio, ricorra poi a Dio con confidenza, e potrà tutto, dicendo con s. Paolo: Omnia possum in eo qui me confortat.

Prego, terminando, chiunque avrà onorato di leggere questo mio povero libretto, scritto così rozzamente ed alla semplice, come si vede, per carità mi raccomandi a Gesù Cristo nel santo sacrificio della messa, o vivo o morto ch'io sia, acciocché mi usi misericordia; mentr'io vedendomi (benché per altra via) nel grande impiego di dovere attendere ancora alla salute delle anime, molto temo della salute propria, temendo di non soddisfare come debbo all'obbligo mio. Ed io all'incontro, miserabile qual sono, prometto di pregare sempre il nostro Salvatore Gesù, e la sua ss. madre Maria, per tutti i pastori della gregge cristiana, acciocché sieno tutti santi, e infiammino tutto il mondo nell'amore di Gesù Cristo.

Sia sempre lodato Gesù nel ss. Sacramento,

E Maria sempre Vergine Immacolata.

 

 




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