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S. Alfonso Maria de Liguori
Risposta ad un giovane che dimanda consiglio

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Risposta ad un giovane che dimanda consiglio circa lo stato di vita che deve eleggere

 


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Leggo nella vostra lettera, che v.s. da più tempo si sente ispirato da Dio a farsi religioso, ma che poi vi son nati nella mente molti dubbj, e specialmente quello che senza farvi religioso anche nel secolo potreste farvi santo. Rispondo in breve a questa vostra, perché se ne desideraste una scrittura più lunga, potreste leggere un mio opuscoletto già dato alle stampe intitolato, Avvisi spettanti alla vocazione religiosa, ove distesamente ho trattato di questa materia. Dico dunque solamente qui in breve che questo punto dell'elezione dello stato è sommamente importante, perché da esso dipende la salute eterna. Chi elegge lo stato a cui Iddio lo chiama, facilmente si salverà; e chi non ubbidisce alla divina vocazione, difficilmente, anzi sarà moralmente impossibile che si salvi. La massima parte di coloro che si son dannati, si son dannati per non aver corrisposto alle chiamate di Dio.

Acciocché pertanto ella possa eleggere quello stato che gli sarà più sicuro per acquistare la vita eterna, la quale per noi importa tutto, consideri che l'anima sua è eterna, e l'unico fine per cui l'ha posto Dio in questo mondo certamente non è stato, acciocché si acquisti robe ed onori su questa terra, e così faccia una vita comoda e deliziosa; ma è stato, acciocché colle sante virtù si meriti la vita eterna: Finem vero vitam aeternam. Nel giorno del giudizio a nulla vi gioverà l'avere avanzata la casa e l'aver fatta la vostra figura nel mondo; solo vi gioverà l'aver servito ed amato Gesù Cristo che vi ha da giudicare.

Vi dice il pensiero che anche restando nel secolo potreste farvi santo. Sì signore, potreste, ma è difficile; e se voi siete stato veramente chiamato da Dio allo stato religioso, e volete restare nel secolo, come di sovra ho detto, è moralmente impossibile; perché vi mancheranno quegli aiuti che Dio vi avea preparati nella religione, e privo di quelli non vi salverete. Per farsi uno santo bisogna che adoperi i mezzi, la lontananza delle occasioni cattive, il distacco dai beni di terra, la vita raccolta con Dio: per mantener la quale vi bisogna poi la frequenza de' sagramenti e l'uso quotidiano dell'orazione mentale, della lezione spirituale e di altri esercizj divoti, senza cui non può conservarsi lo spirito. Or tutte queste cose


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è difficilissimo, per non dire impossibile, ad esercitarle in mezzo a' rumori e disturbi del mondo. Le faccende della famiglia, i bisogni della casa, le lagnanze de' parenti, le liti, le persecuzioni, di cui abbonda il mondo, vi terranno così occupata la mente di pensieri e di timori, che appena, e distrattamente, la sera potrete raccomandarvi a Dio. Vorreste far orazione, leggere un libro spirituale, comunicarvi spesso, visitare ogni giorno il sagramento dell'altare; ma tutto vi sarà impedito dagli affari del mondo, e quel poco che farete tutto sarà imperfetto, perché fatto in mezzo a mille distrazioni e freddezze di spirito. Onde sarà sempre inquieta la vostra vita e più inquieta sarà la vostra morte.

Da una parte non mancheranno gli amici del mondo di mettervi in timore di abbracciar la vita religiosa, come dura e tormentosa. Dall'altra parte il secolo vi offrirà spassi, robe ed una vita contenta; badate bene e non vi fate ingannare. Siate persuaso che il mondo è un traditore che promette e non attende. Esso vi offerisce tutti questi beni terreni; ma ancorché ve li desse, potrà egli mai darvi la pace dell'anima? No, solo Dio può darvi la vera pace. L'anima è creata solo per Dio, per amarlo in questa vita e goderlo nell'altra; e perciò solo Dio può contentarla. Tutte le delizie e ricchezze della terra non posson dare la vera pace, anzi chi più abbonda di tali beni in questa vita, vive più tribolato ed afflitto, come confessava Salomone che ne abbondava: Universa (dicea) vanitas, et afflictio spiritus1. Se il mondo contentasse coi beni terreni, i ricchi, i magnati ed i monarchi, a cui non mancanodanarionorispassi, sarebbero appieno contenti; ma la sperienza fa vedere che per tali grandi della terra, quanto son maggiori le loro grandezze, tanto maggiori sono le angustie, i timori e le afflizioni che provano. Starà più contento un povero laico cappuccino che va cinto con una fune sovra di un sacco, e che si ciba di quattro fave, e dorme in una celletta sulla paglia, che non vive contento un principe con tutte le sue vesti d'oro e ricchezze che possiede; ogni giorno egli avrà una mensa imbandita, la sera si metterà in un morbido letto sotto un ricco padiglione, ma non potrà dormire, per le angustie che gli rubano il sonno. Pazzo chi ama il mondo e non ama Dio! dicea s. Filippo Neri. E se questi mondani fanno una vita tribolata, più tribolata sarà la loro morte; quando lor sarà intimato lo sfratto da questo mondo dal sacerdote assistente che loro dirà: Proficiscere, anima christiana, de hoc mundo: abbracciatevi col crocifisso, perché è finito il mondo per voi. Il male è che nel mondo poco si pensa a Dio e poco si pensa all'altra vita dove abbiamo a stare in eterno. Tutti i pensieri o quasi tutti, si applicano alle cose della terra e quindi avviene che riesce infelice la vita e più infelice la morte.

Pertanto, affinché voi possiate accertare l'elezione del vostro stato, mettetevi davanti gli occhi il punto della morte, e scegliete quello stato che vorreste allora avere eletto. Allora non sarà più tempo di rimediare all'errore, se mai aveste errato, posponendo la divina vocazione al vostro genio di vivere con più libertà. Considerate che ogni cosa di quaggiù


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finisce: Praeterit figura huius mundi; ha da finire per ognuno di noi la scena di questo mondo. Ogni cosa passa, e la morte si avvicina; e noi, quanti passi diamo, tanto ci accostiamo alla morte, e dalla morte all'eternità; a questo siamo nati: Ibit homo in domum aeternitatis suae. Quando meno ce l'immaginiamo ci sarà sopra la morte. Oimè! trovandoci allora vicini a morire, che altro ci parranno tutti i beni di questa terra, se non beni di scena, vanità, bugie e pazzie? Che servirà allora dunque ci avvisa Gesù Cristo, l'avere acquistato tutto il mondo, se avremo perduta l'anima? Quid prodest homini, si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur? Ad altro non servirà, se non per fare una infelice morte dopo una infelice vita.

All'incontro un giovine che ha lasciato il mondo per darsi tutto a Gesù Cristo, quanto si vedrà contento, menando i suoi giorni in una cella solitaria, lontano dai tumulti e dai pericoli frequenti che vi sono nel mondo di perdere Dio! Nel monasterio non avrà divertimenti di musiche, di commedie e di balli; ma avrà Dio che lo ricrea, e gli fa goder la pace: dico quella pace che può aversi in questa valle di lagrime, dove ognuno è posto a patire, e colla santa pazienza a guadagnarsi quella piena pace che gli sta preparata in paradiso. Ma in mezzo alla sua vita lontana dagli spassi del mondo, un'occhiata amorosa che da quando in quando darà al crocifisso, un Deus meus et omnia proferito con affetto, un Dio mio detto con un sospiro d'amore, lo consolerà più che tutti i passatempi e festini del secolo, che tutti poi lasciano la bocca amara.

E se vivrà contento in questa vita, più contento si troverà in morte di aver eletto lo stato religioso. Quanto si consolerà allora di avere spesi i suoi anni in orazioni, lezioni spirituali, mortificazioni ed altri esercizj divoti, e specialmente se nella religione si sarà impiegato a salvare anime colle prediche, e con sentire le confessioni! cose che tutte in morte gli accresceranno la confidenza in Gesù Cristo, il quale è ben grato e liberale in premiare coloro che si sono affaticati per la sua gloria.

Veniamo alla conclusione della vostra elezione. Giacché il Signore vi ha chiamato a lasciare il mondo, ed esser tutto suo nella religione, vi dico: Rallegratevi insieme e tremate. Rallegratevi da una parte, ringraziatene sempre il Signore, perché l'esser chiamato da Dio a vita perfetta è una grazia che Dio non dispensa a tutti: Non fecit taliter omni nationi. All'incontro tremate, perché se non ubbidite alla chiamata divina, voi mettete in gran pericolo la vostra salute eterna. Non ho luogo qui di narrarvi molti esempj di giovani, che per non far conto della vocazione, han fatta una vita miserabile ed una morte orribile. Tenete per certo che voi, attesa la vocazione che avete avuta, se restate al mondo non avrete più pace; e molto inquieta sarà la vostra morte per lo rimorso che allora vi tormenterà di non avere ubbidito a Dio che vi ha chiamato allo stato religioso.

In fine della vostra lettera volete da me sapere se nel caso che non aveste lo spirito di entrare in religione, sarebbe meglio l'ammogliarvi, come vogliono i parenti, o pure farvi


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sacerdote secolare. Rispondo: Lo stato coniugale io non posso consigliarvelo, mentre s. Paolo non lo consiglia ad alcuno, se non quando vi fosse la necessità per causa d'una abituale incontinenza, la quale necessità tengo per certo che non vi sia per voi. In quanto poi allo stato di sacerdote secolare, avvertite che il sacerdote secolare ha l'obbligo di sacerdote, e le distrazioni ed i pericoli de' secolari; poiché vivendo in mezzo al mondo non può evitare i disturbi della casa propria e de' parenti, e non può essere esente da' pericoli dell'anima; avrà le tentazioni nella stessa sua casa, non potendo impedire che in quella non vi siano donne o parenti o serve, e che non vi entrino altre forastiere. Dovreste ivi starvene voi affatto ritirato in una camera a parte, e non attendere ad altro che alle cose divine. Ma ciò è molto difficile a porlo in pratica, e perciò rari rarissimi sono quei sacerdoti che in casa propria attendono alla perfezione. All'incontro, entrando in monasterio di osservanza, sarete libero dagl'incomodi di pensare al vitto ed alle vesti, perché ivi di tutto vi provvederà la religione; ivi non avrete i parenti che continuamente v'inquietano coi disturbi che succedono in casa; ivi non entrano donne che intorbidano la mente; e così lontano dai romori del mondo non avrete chi v'impedisca le vostre orazioni e 'l vostro raccoglimento. Ho detto monasterio di osservanza, perché se voleste entrare in alcun altro, dove si vive alla larga, è meglio che restiate in casa vostra, ed attendiate ivi a salvarvi l'anima, come meglio potrete; poiché, entrando in una comunità, ove sta rilasciato lo spirito, vi metterete in pericolo di perdervi. Quantunque vi entraste con risoluzione di attendere all'orazione, e di pensare solo a Dio; nondimeno, strascinato poi da' mali esempj de' compagni, e vedendovi in oltre deriso ed anche perseguitato, se non volete vivere a modo loro, lascerete tutte le vostre divozioni, e farete come fanno gli altri, secondo l'esperienza che se ne vede. Se poi Iddio si degna di concedervi la grazia della vocazione, state attento a conservarvela con raccomandarvi spesso a Gesù ed a Maria colle sante preghiere; e sappiate che se risolvete di darvi tutto a Dio, il demonio da qui in avanti accrescerà i suoi sforzi in tentarvi per farvi cadere in peccato, e specialmente per farvi perdere la vocazione. Resto con riverirvi, e prego il Signore che vi faccia tutto suo.

 




1 Eccle. 1. 24.




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