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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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ISTRUZ. II. Circa il buon esempio che dee dare il sacerdote.

 

Gesù Cristo ha istituiti nella santa chiesa due ordini di fedeli: uno di laici, l'altro di ecclesiastici; con questa differenza che i laici sieno i discepoli e le pecorelle, e gli ecclesiastici sieno i maestri ed i pastori. Onde è che s. Paolo a' laici ordinò: Obedite praepositis vestris et subiacete eis: ipsi enim pervigilant, quasi rationem pro animabus vestris reddituri2. Ed all'incontro agli ecclesiastici disse s. Pietro: Pascite, qui in vobis est, gregem Dei3. Ed altrove: Attendite vobis et universo gregi, in quo vos Spiritus sanctus posuit episcopos regere ecclesiam Dei4. Quindi ben disse s. Agostino: Nihil difficilius, nihil periculosius officio presbyteri5. Appunto per ragion dell'obbligo che ha il sacerdote di viver bene, non solo nell'interno, ma anche nell'esterno, affinché gli altri da lui apprendano la buona vita: Bonus si fuerit, scrisse lo stesso santo, qui tibi praeest, nutritor tibi est; malus si fuerit, tentator tui est6. Fa gran bene l'esempio d'un buon sacerdote; dice la scrittura che in Gerusalemme si vivea santamente, propter Oniae pontificis pietatem7. Dice il concilio di Trento: Integritas praesidentium salus est subditorum8. All'incontro, oh che danno non apporta e qual tentazione non il mal esempio d'un sacerdote! Grex perditus factus est populus meus: pastores eorum seduxerunt eos9. Scrive s. Gregorio: Nullum maius praeiudicium tolerat Deus quam a sacerdotibus, quos, cum posuit ad aliorum salutem, cernit dare exempla pravitatis10. E s. Bernardo dice che i secolari vedendo la mala vita de' sacerdoti, non pensano più ad emendarsi e giungono a disprezzare i sacramenti ed i beni e le pene dell'altra vita: Plurimi, considerantes clerici sceleratam vitam, vitia non evitant, sacramenta despiciunt, non horrent inferos, coelestia minime concupiscunt11. Poiché dicono, come dicea colui di cui scrive s. Agostino: Quid mihi loqueris? ipsi clerici non illud faciunt? et me cogis ut non faciam12? Disse il Signore a s. Brigida: Viso pravo exemplo sacerdotum, peccator


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fiduciam peccandi sumit et incipit de peccato, quod prius erubescibile putabat, gloriari1

 

Sacerdotes bases in templo2. Quando mancano le basi cade tutto l'edificio. Perciò nell'ordinazione dei sacerdoti la chiesa prega per essi, dicendo: Iustitiam, constantiam, misericordiam ceterasque virtutes in se ostendant, exemplo praeeant3. I sacerdoti non solamente debbono esser santi, ma anche dimostrare di esser tali; mentre, come dice s. Agostino, al sacerdote siccome è necessaria la buona coscienza per salvare se stesso, così gli è necessaria anche la buona fama per salvare il prossimo: altrimenti ancorché fosse buono per sé, sarebbe crudele per gli altri e con ciò perderebbe sé e gli altri: Conscientia necessaria est tibi, fama proximo tuo: qui fidens conscientiae suae negligit famam suam, crudelis est4. Iddio ha tra gli uomini eletti i sacerdoti, non solo acciocché offeriscano sacrifizj, ma ancora perché col buon odore delle loro virtù edifichino tutti gli altri: Ipsum elegit ab omni vivente offerre sacrificium Deo, incensum et bonum odorem5.

 

I sacerdoti sono il sale della terra: Vos estis sal terrae6. Dunque, dice la Glossa, i sacerdoti son quei che debbon condire gli altri e renderli grati a Dio, ammaestrandoli nelle virtù non solo colla voce, ma più coll'esempio della lor buona vita: Sal condientes alios doctrina et vitae exemplo. Sono anche i sacerdoti luce del mondo: Vos estis lux mundi7. Dunque, come seguì a dire lo stesso nostro divin Maestro, essi colle virtù debbon risplendere fra tutti gli altri del popolo, e così onorare quel Dio che tanto gli ha distinti ed onorati: Sic luceat lux vestra coram hominibus ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est8. Ciò appunto ricordava il Grisostomo a' sacerdoti: Idcirco nos elegit ut simus quasi luminaria9. Lo stesso scrisse Nicola papa, dicendo che i sacerdoti sono le stelle che da per tutto illuminano il popolo: Stellae longe lateque proximos illuminantes; giusta quel che disse Daniele: Qui ad iustitiam erudiunt multos, quasi stellae (fulgebunt) in perpetuas aeternitates10. Ma per illuminare non basta che il sacerdote illumini colla sola voce, bisogna che dia luce ancora col suo buono esempio. Poiché la vita del sacerdote, come dicea s. Carlo Borromeo, è appunto il fanale a cui i naviganti, quali sono i secolari, che sono in mezzo al mare ed alle tenebre del mondo, indirizzano la mira per non perdersi. E prima lo disse il Grisostomo: Sacerdos debet vitam habere compositam ut omnes in illum, veluti exemplar excellens, intueantur; idcirco enim nos elegit (Deus) ut simus quasi luminaria et magistri ceterorum11. La vita del sacerdote è appunto quella lucerna ch'è posta sul candeliere per dar luce a tutti: Neque accendunt lucernam et ponunt eam sub modio, sed super candelabrum, ut omnibus luceat qui in domo sunt. Onde disse poi il concilio burdigalense: Clerici vita omnium oculis sic exposita est ut inde bene vel male vivendi exempla ducantur12. Il sacerdote dunque è la luce del mondo: ma se la luce diventasse tenebre, che ne sarebbe del mondo?


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I sacerdoti sono anche i padri de' cristiani, come li chiama s. Girolamo, patres christianorum. Se dunque, soggiunge il Grisostomo, i sacerdoti sono i padri di tutti, è necessario ch'essi di tutti abbian cura, edificando principalmente i loro figli prima colla buona vita e poi co' buoni documenti: Quasi totius orbis pater sacerdos est, dignum igitur est ut omnium curam agat1. Altrimenti s'egli mali esempj, i suoi figli spirituali faranno lo stesso: Quid faciet laicus, nisi quod patrem suum spiritualem viderit facientem2? I sacerdoti son anche i maestri e gli esemplari delle virtù. Disse il nostro Salvatore a' discepoli: Sicut misit me Pater, et ego mitto vos3. Siccome dunque l'eterno Padre mandò Gesù Cristo al mondo per esemplare, così Gesù Cristo ha posti nel mondo i sacerdoti per esemplare della buona vita. Ciò significano le stesse parole di sacerdote e di presbitero: Sacerdos dicitur quasi sacrum dans: dat enim sacrum de Deo, idest praedicationem; dat sacrum Dei, idest sacramenta; dat sacrum pro Deo, idest exemplum4. Di più: Presbyter dicitur praebens iter, colla voce e coll'esempio, scilicet populo de exilio ad patriam coelestis regni5. E ciò appunto scrisse l'apostolo a Tito: In omnibus teipsum praebe exemplum... ut qui ex adverso est vereatur, nihil habens malum dicere de nobis6. Dice s. Pietro Damiani che a tal fine il Signore ha separati i sacerdoti dal popolo, acciocché essi osservino un tenor di vivere dal popolo distinto: Ut quid enim a populo (sacerdotes) segregantur, nisi ut divisam a populo vivendi regulam teneant7? E da questa regola poi apprendano i secolari il modo di ben vivere. Perciò da s. Pier Grisologo fu chiamato il sacerdote forma virtutum. E il Grisostomo, parlando parimente al sacerdote, disse: Sit communis omnium schola exemplarque virtutum vitae tuae splendor8. Lo stesso ministero sacerdotale ciò richiede, come scrive s. Bernardo: Cathedram sanctitatis exigit ministerium hoc.

 

Pertanto Davide, per vedere santificati i popoli, pregava Dio dicendo: Sacerdotes tui induantur iustitiam, et sancti tui exultent9. L'esser vestito di giustizia importa il dare esempio d'ogni virtù, di zelo, d'umiltà, di carità, di modestia ecc. In somma dice s. Paolo che noi sacerdoti dobbiamo dimostrarci colla vita santa per veri ministri d'un Dio santo: Sed in omnibus exhibeamus nosmetipsos sicut Dei ministros... in castitate, in scientia, in longanimitate etc10. E lo stesso prima disse Gesù Cristo: Si quis mihi ministrat, me sequatur11. Sicché dee il sacerdote in sé copiare gli esempj di Gesù Cristo, in modo tale che, secondo dice s. Ambrogio, il sacerdote dia tale edificazione a tutti, che chiunque l'osservi, sia testimonio della sua buona vita e veneri quel Signore che tiene tali ministri: Decet actuum nostrorum testem esse publicam aestimationem, ut qui viderit ministrum, Dominum veneretur, qui tales servos habeat. Onde scrisse poi Minuzio Felice che noi sacerdoti dobbiamo farci conoscere per sacerdoti non già da una bella veste o da una chioma arricciata, ma dalla modestia


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e dall'innocenza della vita: Non notaculo corporis, sed innocentiae et modestiae signo dignoscimur1. Il sacerdote è posto nel mondo a lavare le sozzure degli altri; perciò dice s. Gregorio, bisogna che sia santo, e dimostri d'esser santo: Oportet ut munda sit manus quae diluere aliorum sordes curat2.

 

Il sacerdote è il condottiere de' popoli: Sacerdos dux exercitus Domini3. Ma disse s. Dionisio che niuno dee ardire di farsi duce agli altri nelle cose divine, se prima non vedesi fatto tutto simile a Dio: Sic in divino omni non est audendum aliis ducem fieri, nisi secundum omnem habitum suum factus sit deiformissimus et Deo simillimus4. E Filippo abate: Vita clericorum forma est laicorum, ut illi tanquam duces progrediantur, isti tanquam greges sequantur5. S. Agostino chiama i sacerdoti rectores terrae6. Chi dunque presiede per correggere gli altri bisogna che sia irreprensibile: Irreprehensibiles esse convenit quos praeesse necesse est corrigendis, così disse Ormisda papa. E il sinodo pisano: Ecclesiastici quemadmodum eminent gradu, sic lumine virtutum praelucere debent et profiteri genus vivendi quod alios excitet ad sanctitatem. Poiché come scrisse s. Leone: Integritas praesidentium salus est subditorum.

 

Il sacerdote da s. Gregorio nisseno è chiamato il maestro della santità, doctor pietatis. Ma se il maestro si fa vedere superbo, come vuole insegnare umiltà? S'è goloso, come vuole insegnare mortificazione? S'è vendicativo, come insegnare mansuetudine? Qui in erudiendis populis praeerit, scrisse s. Isidoro, necesse est ut in omnibus sanctus sit. E se il Signore a tutti ha detto: Estote ergo vos perfecti sicut et Pater vester coelestis perfectus est7; quanto più, dice Salviano, Dio esigerà la perfezione da' sacerdoti, da cui tutti debbono essere ammaestrati? Si viris in plebe positis tam perfectam Deus vivendi regulam dedit, quantum esse illos perfectos iubeat a quibus omnes docendi sunt ut possint esse perfecti8? Come mai può infiammare gli altri nell'amor divino chi non dimostra colle opere d'ardere di questo santo fuoco? Qui non ardet non incendit, dice s. Gregorio: e s. Bernardo, che a chi non ama Dio il linguaggio d'amore riesce barbaro e forestiero: Barbara lingua amoris ei qui non amat. Quindi avverrà, dice s. Tommaso con s. Gregorio, che quel sacerdote il quale non buon esempio farà che si disprezzino le sue prediche e tutti i suoi spirituali esercizj: Cuius vita despicitur, restat ut eius praedicatio contemnatur, et omnia spiritualia ab eis exhibita9.

 

Prescrive il concilio di Trento che non si ammettano al sacerdozio se non quelli che sono ita pietate ac castis moribus conspicui ut praeclarum bonorum operum exemplum et vitae monita ab eis possint expectari10. Ma, notate, prima dee aspettarsi il buon esempio e poi i buoni avvertimenti, dicendo il concilio che il buon esempio est perpetuum praedicandi genus. Prima dunque i sacerdoti han da predicare coll'esempio e poi colla voce: Quorum vita aliorum debet esse


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salutis praedicatio1. E s. Gio. Grisostomo: Bona exempla voces edunt omni tuba clariores... Neque enim considerantur quae dicuntur quam quae a nobis agantur2. Onde s. Girolamo avvertì il suo Nepoziano: Non confundant opera sermonem tuum, ne cum in ecclesia loquaris, tacitus quilibet respondeat: Cur ergo haec quae dicis, non facis3? Scrisse similmente s. Bernardo: Dabis voci tuae vocem virtutis, si quod suades, prius tibi cognosceris persuasisse: validior operis quam oris vox4. Acciocché il predicatore persuada agli altri ciò che dice, è necessario che se ne dimostri egli persuaso: ma come potrà ciò dimostrare, quando fa il contrario di quel che dice? Qui non facit quod docet, non alium docet, sed seipsum condemnat5. Quella predica persuade e muove, dice s. Gregorio, la quale vien lodata dalla vita di chi la fa: Illa vox auditorem penetrat quam dicentis vita commendat6. Gli uomini credono più agli occhi che alle orecchie, cioè più all'esempio che vedono che alle parole che sentono: Quoniam magis oculis quam auribus credunt homines, necesse est ut sacerdos bonum praebeat exemplum tam in vestitu quam in reliquis actionibus7.

 

I sacerdoti, come dice il Tridentino, sono gli specchi del mondo, in cui tutti si mirano, e da cui prendon l'esempio di vivere: In eos enim, tanquam in speculum, reliqui omnes oculos coniiciunt, ex iisque sumunt quod imitentur8. E prima lo scrisse s. Gregorio: Decet sacerdotem moribus clarescere, quatenus in eo tanquam speculo plebs et eligere quod sequatur et videre possit quod corrigat9. E prima di s. Gregorio lo scrisse l'apostolo: Spectaculum facti sumus mundo et angelis et hominibus10. Ogni cosa del sacerdote grida santità: Clamat vestis clericalis, clamat status, clamat professi animi sanctitatem11. Dice s. Eucherio che i sacerdoti portano il peso di tutto il mondo: viene a dire che hanno l'obbligo di salvare tutte le anime. Ma come l'han da salvare? colle forze della santità e degli esempj santi: Hi onus totius orbis portant humeris sanctitatis12. Perciò disse il concilio III. di Valenza: Sacerdos de religione sua in habitus, vultus et sermonis gravitate talem se exhibere studeat ut se formam disciplinae et modestiae infundat13. Si noti per 1. habitus: qual esempio di modestia posson dare quei sacerdoti che, in vece di andare colla veste talare e modesti, vanno colla veste corta, colla chioma incipriata, coi manichetti ai polsi, con occhielli d'oro alla ciamberga, con fibbie d'argento alle scarpe? Per 2. vultus: è necessario per dimostrar la modestia tener in pubblico gli occhi bassi non solo nell'altare e nella chiesa, ma anche in tutti gli altri luoghi in cui vi son donne. Per 3. sermonis: bisogna che il sacerdote si guardi dal dire certe massime di mondo e certe lepidezze che sono contro la modestia. Ordinò il concilio IV. cartaginese che fosse sospeso dall'officio quel cherico che burlasse con parole immodeste: Clericus verbis turpibus iocularis ab officio removendus14. Ma che male vi è? si burla. No, dice s. Bernardo; quegli scherzi che sono scherzi tra' secolari,


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son bestemmie che fanno orrore in bocca del sacerdote: Nugae inter saeculares nugae sunt, in ore sacerdotis blasphemiae. E soggiunge dicendo: Consecrasti os tuum evangelio: talibus aperire illicitum, assuescere sacrilegium1. Parimente s. Girolamo: Omne quod non aedificat audientes in periculum vertitur loquentium. Alcune cose che son leggiere per gli altri, son delitti per un sacerdote; perché ogni suo mal esempio, che induce altri ad errare, sarà per lui colpa grave: Quod veniale est plebi, criminale est sacerdoti; quia quod erroneum est, peremptorium est pastori2.

 

Scrive s. Gregorio nazianzeno: Splendidae vestis manifestiores sunt maculae. Le macchie in una veste ricca sempre si fanno più conoscere e compariscono più deformi. Bisogna che anche si astenga il sacerdote da ogni mormorazione. Dice s. Girolamo che alcuni lasciano gli altri vizj, ma par che non possano lasciar questo di mormorare: Qui ab aliis vitiis recesserunt, in istud tamen, quasi in extremum laqueum, incidunt3. Bisogna che si astenga ancora dal praticar co' secolari. Nelle conversazioni de' secolari si respira un'aria infetta, che col tempo ruina la salute, al dir di s. Basilio: Sicut in pestilentibus locis sensim attractus aer morbum iniicit, sic in prava conversatione mala hauriuntur, etiamsi statim incommodum non sentiatur4. Bisogna finalmente astenersi anche da certi spassi secolareschi, ne' quali un sacerdote che vi si trova non edificazione; come sarebbe l'andar a certe commedie tutte profane, l'assistere a balli e conversazioni dove sono donne. E all'incontro bisogna farsi vedere ad orare in chiesa, a fare il ringraziamento dopo la messa, a far la visita al ss. sacramento ed alla divina Madre. Alcuni procurano far queste divozioni di nascosto, per non farsi vedere: no, il sacerdote è bene che in ciò si faccia vedere, non già per farsi lodare, ma per dar buon esempio e far che gli altri lodino Dio con imitarlo: Videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est5.

 




2 Hebr. 13. 17.



3 1. Petr. 5. 2.



4 Actor. 20. 28.



5 Epist. 22. alias 148.



6 De verbo Dom. serm. 6. c. 7.



7 2. Mach. 3. 1.



8 Sess. 6. cap. 1.



9 Ier. 50. 6.



10 Hom. 17. in Luc. 10.



11 De 12. poen. imped. serm. 19.



12 Serm. 99.



1 Rev. lib. 4. c. 3.



2 S. Greg. hom. in ev.



3 Pont. rom. in ord. presb.



4 In quaest. c. 12.



5 Eccl. 45. 20.



6 Matth. 5. 13



7 Matth. 5. 14.



8 Matth. 5. 16



9 Hom. 10. in. 1. ad Tim.



10 Dan. 12. 3.



11 Hom. 20. et 1. ad Tim.



12 An. 1583. c. 21.



1 Hom. 6. in epist. 1. ad Tim.



2 Petr. Bless. serm. 57. ad sacerd.



3 Io. 20. 21.



4 P. Bless. serm. in syn.



5 Honor. augustodun. in Iosue 3. 6.



6 2. Tit. 7. et 8.



7 Ep. 5. c. 2.



8 Hom. 4. in ep. 2. ad Tit.



9 Ps. 131. 9.



10 2. Cor. 4. 6. et seq.



11 Io. 12. 26.



1 In suo Octavio.



2 Pastor. p. 1. c. 9.



3 S. Petr. Dam. de dign. sac.



4 Apud s. Th. suppl. q. 36. a. 1.



5 De dign. cler. c. 2.



6 Serm. 36. ad fratr. erem.



7 Matth. 5. 48.



8 L. 2. ad eccl. cath.



9 Suppl. qu. 36. a. 4.



10 Sess. 23. c. 14. de. ref.



1 S. Aug. serm. 249. de temp.



2 Hom. 15. in Matth.



3 Ep 34. ad Nepot.



4 Ser. 59. in Cant.



5 Auct. op. imp. hom. in. Matth.



6 Pastor c. 1. p. 1. 3.



7 Conc. urcellens. tract. 3. c. 4.



8 Sess. 22. c. 1. de ref.



9 In reg. l. 7. ep. 32. dist. 1.



10 1. Cor. 4. 9.



11 S. Hieron. ep. 58.



12 Hom. 3.



13 Can. 15.



14 Cap. 6.



1 Lib. 2. de consid cap. 13.



2 Petr. Bless. in ps. 2. v. 10.



3 Ap. Abelly p. 4. c. 9.



4 Hom. Quod Deus. non sit auctor etc.



5 Matth. 5. 16.






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