Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 246 -


§. 4. Della memoria, pronunciazione e gesto.

 

E I. in quanto alla memoria poco vi è che dire; poiché la memoria è un dono della natura, che non riceve perfezione da altro fonte che dal coltivamento della medesima col continuato esercizio. Nulladimeno molto giova per far la memoria locale il segnare i punti della predicazione e i principj delle sentenze e delle ragioni o almeno de' periodi più lunghi, da capo con lettere più grandi del solito e con apporvi i numeri. Giova ben anche il farsi un compendio della predica, notando in quello brevemente e distintamente da capo i principj, come si è detto, de' periodi, sentenze o d'altro. Almeno ciò può servire acciocché il predicatore, se mai si dimentica di qualche parte del sermone, facendo in tal modo, possa almeno ricordarsi della parte che siegue; e così non resti in aria, per non ricordarsi dove ha da dare di piglio, come è avvenuto ad alcuno, che per ciò ha dovuto calarsene dal pulpito.

 

II. In quanto alla pronunciazione, siccome colle parole si esprimono le cose, così colla modificazion della voce debbonsi far comparire i sentimenti diversi dell'animo. Il predicatore or dee parlar con voce alta, or con bassa: ora presto, ora più adagio: ora con maestà (come quando si riferiscono le parole della scrittura), ora con risentimento, ora piangendo. In ciò molti errano, rendendosi tediosi e molesti agli uditori, alcuni coll'affettata cantilena d'un continuo tenore di voce, altri con istiracchiare stentatamente le parole, altri con pronunziarle precipitosamente, altri con un soverchio alzamento o bassamento di voce, altri con subitanei sbalzi da una voce alta ad un'altra troppo bassa. Non ha dubbio che giova molto all'attenzione dell'uditorio ed anche a meglio imprimere le cose che si predicano, specialmente nelle prediche di missione, il parlare or con voce alta ed or con bassa: poiché il parlare sempre d'un tuono poco fa distinguere le cose che si dicono e che han bisogno di esser proferite con maggiore


- 247 -


o minor calore o dolcezza, nondimeno gli sbalzi immediati fanno sempre disordine e sconcerto. Ordinariamente nel proemio dee usarsi un tuono mediocre e grave, nella proposizione e divisione de' punti una voce più alta e distinta. Nelle prove poi dee modularsi la voce secondo porta la qualità di ciò che si dice. Nella perorazione o sia mozione degli affetti il predicatore dee mostrarsi commosso per commuovere gli altri circa quella passione che vuole eccitare negli uditori, v. gr. l'ira e l'odio con voce impetuosa, la speranza e l'amore con voce dolce, l'allegrezza con voce giuliva, il dolore con voce flebile, interrotta da gemiti e sospiri. Nelle missioni poi, nelle moralità bisogna alzar la voce, specialmente parlandosi contro de' vizj. Suol anche usarsi nelle missioni il terzo tuono, ch'è il pronunziar le parole con voce alta e con prolungar le penultime sillabe, specialmente nelle ultime parole de' membri del periodo. Questo terzo tuono ben giova farlo di quando in quando ed a tempo suo, parlandosi per esempio o di minacce o di lamenti o di castighi ec. Ho detto di quando in quando; perché l'usarlo troppo spesso, come fanno taluni, è cosa che apporta tedio e non fa più impressione, perché gli ascoltanti vi fanno l'orecchio.

 

III. In quanto al gesto, dee sfuggirsi il gesto affettato o troppo uniforme (che fosse quasi sempre lo stesso) o troppo impetuoso con soverchia agitazione di corpo, movendo sconciamente le mani o il capo o gli occhi. Il gesto delle mani dee esser grave. La destra ordinariamente ha da gestire, la sinistra basta solamente muoverla per additare cose situate alla sinistra o pure cose diverse disparate o contrapposte. La mano non dee alzarsi più della testa né troppo stendersitenersi troppo a corto, cioè solo davanti al petto. Anche poi sarebbe difetto il predicare senza muover le mani. Al proemio nonperò nel primo periodo non dee gestirsi; nel secondo può solamente cominciarsi a muovere le mani; in tutto il proemio poi molto scarsamente le mani si han da muovere; e conviene che allora il predicatore non si muova dallo stesso sito di mezzo e stia sempre in piedi. Mentre la destra gestisce, la sinistra, quando non si muove, posi sul pulpito, non già si metta sul petto. Si eviti ancora il metter le mani ai fianchi, l'alzarle ambedue in modo di croce o il voltarle dietro le spalle, ed anche lo sbatterle insieme o sovra del pulpito, se non di rado. Si eviti ancora l'alzar la cotta e lo sbattere i piedi o fare altra azione sconcia col corpo; poiché sotto nome di gesto s'intende non solo il moto delle mani, ma d'ogni altra parte del corpo e specialmente della testa e degli occhi.

 

Il moto della testa dee regolarsi col moto della mano, rivolgendola dove la mano indirizza la sua azione; eccetto che quando il predicatore dimostrasse di abborrir qualche cosa, perché allora giova rivoltarsi colla testa all'opposto dell'azione della mano. È disordine il torcer la testa o troppo agitarla o tenerla sempre alzata o sempre bassa o spesso piegata sul petto o sempre dritta nel medesimo sito. In quanto agli occhi è difetto il tenerli chiusi o sempre bassi o sempre fissi ad una parte (specialmente verso le donne), facendo conoscere che tenga forse più conto di quella parte che


- 248 -


dell'altra. Gli occhi poi debbono accompagnare il moto della testa. E il volto dee variarsi secondo la materia di cui si parla, v. gr. mostrando tristezza nelle cose meste (cioè di terrore o di colpa), gravità nelle gravi ed allegrezza nelle allegre. Il sito finalmente del corpo dee esser modesto. Si permette il sedere, ma poche volte, e lo stesso dicesi del passeggiare sul pulpito, ma si eviti il correre da un lato ad un altro. Ordinariamente conviene che il predicatore si trattenga nel luogo di mezzo per farsi udire da tutti; giova non però di quando in quando il girarsi ora all'una ed ora all'altra parte; ma avverta di non voltare mai le spalle alla parte opposta. È difetto ancora il troppo contorcersi, come anche il troppo piegarsi col corpo sovra del pulpito. Il predicatore in somma rappresenta ivi la persona di Gesù Cristo, di cui fa le parti; onde il parlare, il gestire e tutto dee esser grave e conveniente ad un ministro di Gesù Cristo. Avverta qui ancora il predicatore, quando prende il crocifisso, a non giocarlo ad uso di bandiera, come fanno taluni, ma a prenderlo e muoverlo con gravità e venerazione.

 




Precedente - Successivo

Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) © 1996-2006 EuloTech