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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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§. 7. Dell'esercizio divoto.

 

L'esercizio divoto è uno degli esercizj più utili della missione. Quelle anime che lasciano il peccato mosse dal solo timore de' divini castighi, finita la missione e cessato lo spavento, appresso facilmente ritornano agli antichi vizj; ma quelle che restano legate a Dio coll'amore facilmente perseverano. E perciò, dico, l'esercizio divoto è utilissimo, perché in questo non si attende altro che a dare i mezzi per la perseveranza e per infiammare gli uditori nell'amore verso Gesù Cristo dando loro a considerare la sua passione e l'amore che in quella egli ci ha dimostrato. E dico la verità, essere una gran miseria il vedere che i predicatori,


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ordinariamente parlando, di tutt'altro trattano che dell'amore verso Gesù Cristo, dopo che questo Dio ha fatto e patito tanto per farsi amare. Ma veniamo a noi. Negli ultimi giorni dunque della missione, prima della predica della missione, in vece d'altre prediche, si fa l'esercizio divoto che durerà per tre giorni, almeno per due ne' paesi piccoli. In queste sere dallo stesso predicatore si farà prima una mezz'ora di pratica o sia d'istruzione, in cui s'insegneranno i mezzi per fare una vita divota; e specialmente s'insegnerà il modo di far l'orazione mentale, dimostrandosi prima quanto ella sia giovevole, anzi necessaria ad ogni genere di persone, per conservarsi in grazia di Dio; poiché i cristiani ben sanno le verità della fede, ma, perché non ci pensano, non vivono poi da cristiani; ed indi si parlerà del modo di farla con facilità, acciocché tutti la possano fare. Già nella mia Istruzione e pratica volgare pei confessori ho scritto questo modo di fare l'orazione mentale, da insegnarsi da' parrochi (si veda l'appendice III. §. 3.). Del resto quel che in sostanza dee insegnarsi è questo: prima si metta la persona alla presenza di Dio, si umilii e gli dimandi luce. Indi si ponga a leggere, se sa leggere, o pure a meditare qualche punto de' novissimi o della passione di Gesù Cristo o cose simili: ed allora faccia atti di dolore, d'amore, di confidenza, di preghiere, e faccia buone risoluzioni. Si lascerà poi raccomandato al parroco che ogni giorno, o nella sera o nella mattina, nel dir la messa faccia fare la meditazione in comune a tutto il popolo, con far leggere qualche punto da meditare in due volte; cioè immediatamente prima di cominciar la messa e dopo la consacrazione. Ciò si avverta al popolo: ma gli si dirà insieme che chi non può venire alla chiesa a far la meditazione cogli altri, almeno la faccia da sé in privato in sua casa in qualche luogo solitario ed in tempo che in casa vi è meno disturbo; e chi non avesse altro tempo o comodità, almeno la faccia faticando o camminando. Ma si esortino tutti i padri e le madri che mandino i loro figli e figlie a far l'orazione in chiesa, o pure essi la facciano fare nelle loro case a tutta la famiglia, come già molti praticano.

 

Finita la suddetta istruzione, il predicatore s'inginocchierà e darà a meditare un mistero della passione di Gesù Cristo: possono unirsi anche due misteri, come la flagellazione e la coronazione di spine o pure il viaggio al Calvario colla crocifissione; ed in ciò potrebbe servirsi delle considerazioni meditative sulla passione, ch'io ho aggiunte al libretto della visita al ss. Sacramento. Prima di entrare alla meditazione giova il dire una canzoncina della passione per rendere gli animi più disposti alla compunzione ed alla tenerezza; poiché in tali meditazioni non si parla di cose di spavento, ma tutte le moralità ed affetti debbono tendere alla pratica delle virtù specialmente d'un tenero amore verso Gesù Cristo. Onde a principio dica il predicatore: Orsù, in queste sere non voglio più lagrime di spavento, ma lagrime tutte di tenerezza e d'amore. Comincerà dunque a far la meditazione e prima ancora la preparazione co' soliti atti di fede della presenza del ss. Sacramento (al qual atto va unito l'atto d'adorazione), di umiltà (a cui va


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unito l'atto di dolore) e della domanda di lume. Indi, dopo detta l'Ave Maria, passerà alla meditazione del mistero, la quale contiene quattro parti: rappresentazione, riflessione, mozione d'affetto e proposito. La rappresentazione è l'esporre al vivo sotto gli occhi degli uditori il mistero di cui si parlerà con tutte le circostanze più tenere e considerabili, v. gr.: Immaginati, fratel mio, di vedere Gesù legato alla colonna, che sta colla testa dimessa e cogli occhi rivolti alla terra, aspettando quel gran tormento che gli apparecchiano i carnefici ec. Siegue la riflessione, per esempio: Considera il dolore di Gesù Cristo e la confusione nel vedersi trattato da schiavo e pensa che tu sei stata la causa co' peccati tuoi di queste pene del tuo Signore. Siegue la mozione degli affetti, non solo di compassione verso Gesù Cristo, sulla quale compassione alcuni troppo si trattengono, ma ancora di odio verso il peccato e specialmente verso il Redentore. E avvertasi che in queste meditazioni la parte più principale è la mozione degli affetti, in cui il missionario dee stendersi, v. gr.: Digli su: Eccomi, Gesù mio, dimmi che vuoi da me, ché tutto voglio farlo. A quest'ora dovrei star nell'inferno, dove non ti potrei più amare; giacché ora posso amarti, ti voglio amare. O pure: Anima divota, non lo vedi che Dio ti chiama al suo amore? Ringrazialo e digli: Dio mio, come per lo passato ho potuto esser così ingrata a te, che m'hai tanto amata? La vita che mi resta tutta la voglio spendere a piangere i disgusti che ti ho dati e ad amarti con tutto il cuore. O peccati maledetti, che avete fatto! m'avete fatto disgustare il mio caro Signore, che per amor mio ha voluto morire. Dio mio, mi dono tutta a te; accettami, Signore, perché da oggi avanti voglio esser tutta tua. E simili.

 

Siegue il proposito, cioè la risoluzione di mettere in pratica i mezzi dati a ciascuno per farsi santo. E qui bisogna inculcare, dicendo di quando in quando: Via su, anima divota, risolviti di darti tutta a Dio. Lo vedi che Gesù Cristo ti chiama all'amor suo? Lo vedi che vuol essere amato da te? Non resistere più. Vuole che lasci quell'attacco ec. Già finisce la missione. Presto risolviti, e poi vedrai le grazie che ti farà Dio, se ubbidisci alla sua voce. Di' presto: Sì, Gesù mio, che voglio compiacerti, voglio far quanto vuoi: aiutami, dammi l'amor tuo, e non voglio niente più ec. E in questi o simili modi si intrecceranno nella meditazione altri atti di risoluzioni, di ringraziamenti, d'offerte, di rassegnazione e di domande, cercando specialmente la santa perseveranza e il divino amore. Nel fine si faranno in breve gli atti cristiani di fede, speranza, amore e dolore; ma il predicatore si fermerà più nell'atto d'amore e di dolore. Nella prima sera, in far l'atto di dolore, potrà dimostrare l'immagine dell'Ecce homo; nella seconda l'immagine del crocifisso.

 




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