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S. Alfonso Maria de Liguori
Sermoni compendiati

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SERMONE 1. - PER LA DOMENICA I. DELL'AVVENTO

 

Del giudizio universale.

Et videbunt Filium hominis venientem in nubibus coeli cum virtute multa et maiestate. (Matth. 24. 30.)

 

Al presente Iddio non è conosciuto, e perciò è così disprezzato da' peccatori, come se Dio non potesse vendicarsi quando vuole delle ingiurie che gli son fatte: Et quasi nihil posset facere Omnipotens, aestimabant eum1. Ma il Signore ha stabilito un giorno, chiamato nelle scritture Dies Domini, nel quale l'eterno giudice vorrà farsi conoscere per quel Signore che egli è: Cognoscetur Dominus iudicia faciens2. Su del qual testo scrisse poi s. Bernardo: Cognoscetur Dominus iustitiam faciens, qui nunc ignoratur misericordiam quaerens3. Quindi tal giorno si chiama Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae4. Andiamo pertanto considerando

 

Nel punto I. La comparsa diversa de' giusti e de' peccatori.

 

Nel II. L'esame delle coscienze.

 

Nel III. La sentenza per gli eletti e per i reprobi.

 

PUNTO I. Della diversa comparsa de' giusti e de' peccatori nella valle di Giosafatte.

 

Darà principio a questo giorno il fuoco che verrà dal cielo e brucerà la terra con tutti gli uomini che allora saranno vivi, e tutte le cose di questa terra: Terra et quae in ipsa sunt opera exurentur5. Tutto ha da diventare un mucchio di cenere.

 

Morti che saranno gli uomini, suonerà la tromba, e tutti risorgeranno, come scrive l'apostolo: Canet enim tuba, et mortui resurgent6. Dicea s. Girolamo7: Quoties diem iudicii considero, contremisco. Sive comedam


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sive bibam sive aliud faciam, semper insonare videtur auribus meis illa terribilis tuba: Surgite mortui, venite ad iudicium. E s. Agostino confessava che niuna cosa tanto lo rimovea da' pensieri terreni, quanto il timore del giudizio.

 

Al suono di quella tromba scenderanno dal cielo le anime belle dei beati ad unirsi coi loro corpi con cui han servito Dio in questa terra; e saliranno dall'inferno le anime infelici de' dannati a ripigliare quei corpi maledetti, coi quali hanno offeso Dio. Oh che diversa comparsa faranno gli uni dagli altri! I dannati compariranno deformi e neri come tanti tizzoni d'inferno; ed i beati risplenderanno come tanti soli: Tunc iusti fulgebunt sicut sol1. Quanto si troveranno contenti allora quelli che colle penitenze hanno mortificati i loro corpi! Argomentiamolo da quel che disse s. Pietro d'Alcantara dopo la sua morte a s. Teresa: O felix poenitentia quae tantam mihi promeruit gloriam!

 

Risorti che saranno gli uomini, saran chiamati dagli angeli a comparire nella valle di Giosafatte per essere ivi giudicati: Populi, populi in vallem concisionis, quia iuxta est dies Domini2. Indi verranno gli angeli e divideranno i reprobi dagli eletti, collocando questi alla destra e quelli alla sinistra: Exibunt angeli et separabunt malos de medio iustorum. Oh la gran confusione che patiranno allora i miseri dannati! scrive l' autore dell'Opera imperfetta3: Quomodo putas impios confundendos, quando segregatis iustis, fuerint derelicti! Questa sola pena, dice il Grisostomo, basterebbe a fare il loro inferno: Et si nihil ulterius paterentur, ista sola verecundia sufficeret eis ad poenam4. Il fratello sarà separato dal fratello, il marito dalla moglie, il figlio dal padre ec.

 

Ma ecco si aprono i cieli, vengono gli Angeli ad assistere al giudizio, e portano il segno della croce e gli altri segni della passione del Redentore, come scrive s. Tommaso l'angelico: Veniente Domino ad iudicium, signum crucis, et alia passionis indicia demonstrabunt5. Ciò si ricava da quel che scrisse s. Matteo6: Et tunc parebit signum Filii hominis in coelo et tunc plangent omnes tribus terrae. Piangeranno i peccatori al veder la croce; poiché, come scrive il Grisostomo, i chiodi si lagneranno di te, le piaghe e la croce di Gesù Cristo contro di te parleranno: Clavi de te conquerentur, cicatrices contra te loquentur, crux Christi contra te perorabit7.

 

Verrà ancora ad assistere al giudizio la regina de' santi e degli angeli Maria ss., ed in fine comparirà l'eterno giudice sopra le nuvole tutto splendori e maestà: Et videbunt Filium hominis venientem in nubibus coeli, cum virtute multa et maiestate8. Oh qual pena apporterà a' reprobi la vista del giudice! A facie eius cruciabuntur populi9. Scrive s. Girolamo che la presenza di Gesù Cristo darà loro più pena che lo stesso inferno: Damnatis melius esset inferni poenas, quam Domini praesentiam ferre. Onde in quel giorno, come predisse s. Giovanni, essi diranno ai monti che loro cadano sopra, e li nascondano dalla vista del giudice adirato: Dicent montibus et petris:


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Cadite super nos, et abscondite nos a facie sedentis super thronum et ab ira Agni1.

 

PUNTO II. Esame delle coscienze.

 

Iudicium sedit et libri aperti sunt2. Si aprono i libri delle coscienze, e comincia il giudizio. Allora nulla resterà nascosto; dice l'apostolo che il Signore Illuminabit abscondita tenebrarum3. Dio stesso dice per Sofonia4: Scrutabor Hierusalem in lucernis. Il lume della lucerna discopre ogni cosa nascosta.

 

Scrive s. Gioanni Grisostomo5: Terribile iudicium, sed peccatoribus, iustis autem optabile et suave: Il giudizio apporterà spavento a' peccatori, ma gioia e dolcezza ai giusti; poiché allora Iddio a ciascuno darà la lode che si ha meritata colle sue buone opere6. Dice l'apostolo che gli eletti in quel giorno saranno sollevati in aria sopra le nubi per trovarsi cogli angeli a fare maggior corteggio al Signore: Rapiemur cum illis in nubibus obviam Christo in aera7.

 

Quei mondani che ora chiamano pazzi i santi che vivono mortificati ed umiliati, allora confesseranno la propria pazzia, e diranno: Nos insensati vitam illorum aestimabamus insaniam, et finem illorum sine honore: ecce quomodo computati sunt inter filios Dei, et inter sanctos sors illorum est8. In questo mondo si chiamano fortunati i ricchi, gli onorati, ma la vera fortuna è il farsi santo. Allegramente voi anime che menate una vita tribolata in questa terra: Tristitia vestra vertetur in gaudium9. Nella valle di Giosafatte starete in troni di gloria.

 

All'incontro i reprobi saran collocati alla sinistra come tanti capretti destinati al macello, ad aspettare la loro ultima condanna: Iudicii tempus, dice il Grisostomo misericordiam non recipit. Nel tempo del giudizio non v'è speranza di misericordia per i poveri peccatori. Scrive s. Agostino: Magna iam est poena peccati, metum et memoriam divini perdidisse iudicii10: Questa è la maggior pena del peccato di coloro che vivono in disgrazia di Dio, il perdere il timore e la memoria del giudizio divino. Siegui, siegui pure, ostinato, a vivere in peccato, dice l'apostolo, che secondo la tua ostinazione ti troverai accumulato nel giorno del giudizio un tesoro dello sdegno di Dio: Secundum autem duritiam tuam et impoenitens cor thesaurizas tibi iram in die irae11.

 

Allora, dice s. Anselmo, i peccatori non potranno nascondersi, ma saran costretti a comparire nel giudizio con pena insoffribile: Latere enim impossibile, apparere intolerabile. I demonj accusatori faranno il loro officio, e diranno al giudice, come scrive s. Agostino: Iudica, esse meum, qui tuus esse noluit. Testimoni saranno contro di essi per 1. le loro proprie coscienze: Testimonium reddente illis conscientia ipsorum12. Per 2. le creature e le stesse mura di quella casa, dentro di cui han peccato, grideranno contro di loro: Lapis de pariete clamabit13. Per 3. lo stesso giudice dirà: Ego sum iudex et testis dicit Dominus14. Onde scrisse poi s. Agostino: Ipse erit iudex causae tuae, qui modo est testis vitae tuae 15.


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Specialmente dirà a' cristiani dannati, secondo quel che scrive s. Matteo1: Vae tibi, Corozain, vae tibi, Bethsaida, quia si in Tyro et Sidone factae essent virtutes, quae factae sunt in vobis, olim in cilicio et cinere poenitentiam egissent. Cristiani, dirà, se le grazie che ho fatte a voi le avessi fatte a' turchi o agli idolatri, quelli avrebbero fatta penitenza delle loro colpe; ma voi non avete dato fine ai vostri peccati se non colla morte. Ed allora farà palesi a tutti gli uomini le loro scelleraggini più nascoste: Revelabo pudenda tua in facie tua2. Metterà in pubblico contro di essi tutte le loro laidezze, ingiustizie e crudeltà occulte: Ponam contra te omnes abominationes tuas3. Ogni reprobo porterà scritti in fronte i suoi peccati.

 

Quali giuste scuse potranno allora liberarli? Ma che scuse? Omnis iniquitas oppilabit os suum4. Gli stessi peccati ottureranno loro la bocca, in modo che neppure avranno animo di scusarsi, e da loro stessi si condanneranno.

 

PUNTO III. Sentenza per gli eletti e per i reprobi.

 

Dice s. Bernardo5 che prima si farà la sentenza per gli eletti, destinandoli alla gloria del paradiso, affinché i reprobi sentano maggior pena in veder quel che han perduto: Prius pronunciabitur sententia electis, ut acrius (reprobi) doleant videntes quid amiserint. Si volterà dunque Gesù Cristo prima agli eletti, e con volto sereno dirà: Venite benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi6. Benedirà loro tutte le lagrime sparse per dolore delle loro colpe e tutte le opere buone, orazioni; mortificazioni, comunioni; sopra tutto benedirà loro le pene della sua passione e il sangue sparso per la loro salute. E con tal benedizione gli eletti cantando alleluia, alleluia entreranno in paradiso a lodare ed amare Dio in eterno.

 

Si volterà poi il giudice verso i reprobi, e pronunzierà la loro condanna con quelle parole: Discedite a me maledicti in ignem aeternum7. Saranno dunque maledetti, e con ciò separati da Dio, saran mandati ad ardere per sempre nel fuoco dell'inferno: Et ibunt hi in supplicium aeternum, iusti autem in vitam aeternam8.

 

Dopo questa sentenza, dice s. Efrem, che i miseri saran costretti a licenziarsi dai parenti, dal paradiso, da' santi e dalla divina madre Maria: Valete iusti, vale crux, vale paradise: valete patres ac filii, nullum siquidem vestrum visuri sumus ultra; vale tu quoque Dei genitrix Maria9. Indi apertasi una gran fossa in mezzo alla valle, saran gittati ivi i miseri dannati, e si sentiranno dietro le spalle chiudere quelle porte che non s'apriranno mai più in eterno. O peccato maledetto, a qual fine miserabile condurrai un giorno tante anime redente col sangue di Gesù Cristo! O anime infelici a cui sta riserbata una fine così lagrimevole!

Ma allegramente, cristiani miei, che ora Gesù Cristo è padre, non è giudice: egli è pronto a perdonar a chi si pente. Presto cerchiamogli perdono.

(Si faccia fare al popolo l'atto di pentimento, di proposito e di preghiera a Gesù ed a Maria, per la santa perseveranza; e lo stesso si procuri di fare in fine di ogni sermone ).

 

 




1 Iob. 22. 17.

2 Psal. 9. 17.

3 L. de 12. Rad.

4 Soph. 1. 15.

5 2. Petr. 3. 10

6 1. Cor. 15. 52.

7 In Matth. cap. 5.

1 Matth. 13. 43.

2 Ioel. 3. 14.

3 Hom. 54.

4 In Matth. c. 24.

5 Opusc. 2. c. 244.

6 24. 30.

7 Hom. 20. in Matth.

8 Matth. 24. 31.

9 Ioel. 2. 6.

1 Apoc. 6. 16.

2 Dan. 7. 10.

3 1. Cor. 4. 5.

4 1. 12.

5 Hom. 3. de Dav.

6 1. Cor. 4. 5.

7 1. Thess. 4. 16.

8 Sap. 5. 4.

9 Ioan. 16. 20.

10 Serm. 20. de temp.

11 Rom. 2. 5.

12 Rom. 2. 15.

13 Abac. 2. 11.

14 Ier. 29. 23.

15 Lib. de 10. Chord. c. 2.

1 11. 21.

2 Nahum 3. 5.

3 Ezech. 7. 3.

4 Ps. 106. 42.

5 Ser. 8. in ps. 90.

6 Matth. 25. 34.

7 Matth. loc. cit. vers. 41.

8 Matth. 25. 46.

9 S. Efrem de variis ser. inf.




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