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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO I

Dal vedere che in questa terra tanti malviventi vivono tra le prosperità, e tanti giusti all'incontro vivon tribulati, anche i gentili col solo lume naturale han conosciuta questa verità che essendovi Dio, ed essendo questo Dio giusto, debba esservi un'altra vita, in cui siano puniti gli empi e premiati i buoni. Or quello che han detto i gentili col solo lume della ragione, noi cristiani lo confessiamo per fede. «Non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus» (Hebr. 13. 14). Questa terra non è già la nostra patria, ella per noi è luogo di passaggio, per dove dobbiamo passare tra breve alla casa dell'eternità. «Ibit homo in domum aeternitatis suae».1 Dunque, lettor mio, la casa dove abiti, non è casa tua, è ospizio, dal quale, tra breve, e quando meno te l'immagini, dovrai sloggiare. Sappi che giunto che sarà il tempo di tua morte, i tuoi più cari saranno i primi a cacciartene. E quale sarà la tua vera casa? una fossa sarà la casa del tuo corpo sino al giorno del giudizio, e l'anima tua dovrà andare alla casa dell'eternità, o al paradiso, o all'inferno. Perciò ti avvisa S. Agostino:2 «Hospes es, transis et vides». Sarebbe pazzo quel pellegrino, che passando per un paese volesse ivi impiegare tutto il suo patrimonio, per comprarsi ivi una villa o una casa, che tra pochi giorni avesse poi da lasciare. Pensa pertanto, dice il santo, che in questo mondo stai di passaggio; non mettere affetto a quel che vedi; vedi e passa; e procurati una buona casa, dove avrai da stare per sempre.

Se ti salvi, beato te, oh che bella casa è il paradiso! Tutte le reggie più ricche de' monarchi sono stalle a rispetto della città del paradiso,


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che sola può chiamarsi: «Civitas perfecti decoris» (Ez. 23. 3).3 Colà non avrai più che desiderare, stando in compagnia de' santi, della divina Madre e di Gesu-Cristo, senza timore più d'alcun male; in somma viverai in un mar di contenti ed in un continuo gaudio che sempre durerà. «Laetitia sempiterna super capita eorum» (Is. 35. 10). E questo gaudio sarà così grande, che per tutta l'eternità, in ogni momento, sembrerà sempre nuovo. All'incontro, se ti danni, povero te! Sarai confinato in un mare di fuoco e di tormenti, disperato, abbandonato da tutti e senza Dio. E per quanto tempo? Passati forse che saranno cento e mille anni, sarà finita la tua pena? Che finire! Passeranno cento e mille milioni d'anni e di secoli; e l'inferno tuo sempre sarà da capo. Che sono mille anni a rispetto dell'eternità? meno d'un giorno che passa. «Mille anni ante oculos tuos, tanquam dies hesterna quae praeteriit» (Ps. 89. 4). Vorresti or sapere quale sarà la tua casa, che ti toccherà nell'eternità? Sarà quella che tu ti meriti, e ti scegli tu stesso colle tue opere.

Affetti e preghiere

Dunque, Signore, ecco la casa ch'io m'ho meritata colla mia vita, l'inferno (oimè) dove dal primo peccato che feci, dovrei stare abbandonato da Voi senza speranza di potervi più amare. Sia benedetta per sempre la vostra misericordia, che m'ha aspettato e mi tempo di rimediare al mal fatto. Sia benedetto il sangue di Gesu-Cristo, che questa misericordia mi ha ottenuta. No, mio Dio, non voglio abusarmi più della vostra pazienza. Mi pento sopra ogni male di avervi offeso, non tanto per l'inferno meritato, quanto perché ho oltraggiato la vostra bontà infinità. Mai più, Dio mio, mai più; prima la morte, che più offendervi. Se ora fossi nell'inferno, o mio sommo bene, io non potrei più amarvi, né potreste più amarmi Voi. Io v'amo; e voglio esser amato da Voi. Non lo merito io, ma lo merita Gesu-Cristo, il quale si è sagrificato a Voi sulla croce, acciocché Voi mi poteste perdonare ed amare. Eterno Padre, per amore dunque del vostro Figlio datemi la grazia di amarvi sempre e di amarvi assai. V'amo, o Padre mio, che mi avete dato il vostro Figlio. V'amo, o Figlio di Dio, che siete morto per me.


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V'amo, o Madre di Gesù, che colla4 vostra intercessione mi avete impetrato tempo di penitenza. Ottenetemi ora, Signora mia, dolore de' miei peccati, l'amore a Dio e la santa perseveranza.




1 [14.] Eccle, 12, 5.



2 [20.] S. AUGUST., Sermo III, c. 2; PL 38, 643: «Patria enim nostra sursum est; ibi hospites non erimus. Nam unusquisque hic, et in domo sua hospes est. Si non est hospes, non inde transeat. Si transiturus est, hospes est. Non se fallat, hospes est: velit nolit, hospes est… Si omnes transimus, quidquid quod transire non potest operemur: ut cum transierimus, et illo venerimus unde non transeamus, opera nostra bona ibi inveniamus. Custos est Christus, quid times ne perdas quod erogas?»

 



3 [1.] Thren., 2, 15: «Urbs.. perfecti decoris».



4 [1.] colla) alla VR BR1 BR2.






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