Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Introduzione

La Storia delle eresie, intitolata anche Trionfo della Chiesa. apparì in 3 volumi (complessivamente un migliaio di pagine) a Napoli presso Paci (1772), poi a Bassano presso Remondini (1773).

Già dal 1770 Alfonso si era impegnato a questa impresa da gigante, come aveva scritto il 20 aprile a Remondini: "Verrà ella una cosa singolare fra tutte quelle che vi sono... Mi bisogna però tempo e sanità, perché la fatica è grande il leggere tanti libri che bisogna leggere, e specialmente tutti gli autori moderni di buon nome e critici.

Molti autori parlano delle eresie a lungo, ma in diversi luoghi, come Natale Alessandro, Fleurv, Orsi, Hermant, Baronio, Pagi ecc... secondo il progresso che ha avuto ciascuna eresia in diversi secoli. L'intento mio e la fatica è di raccogliere in un solo capo tutto il principio ed il progresso di ciascuna eresia; e ciò non trovo alcuno autore che l'abbia fatto, se non gli autori di certi libretti, come Berti, Van-Ranst, Danes ecc., che appena toccano e passano; e per questo dico che l'opera mia sarà singolare, se arrivo a finirla, perché in questi tempi ho da scrivere con tutta la cautela, acciocché il libro non sia proibito. Ella già m'intende ".

Ma di mezzo c'era il sospetto del potere regalista, che non esitava ad ostacolare il continuo impegno del santo Vescovo. Egli, che nel marzo 1771 aveva stampato i Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, dovette attenderne per ben sette mesi l'autorizzazione, perché veniva accusato di allusioni offensive al governo.

"Bisogna cedere al vento - scrisse Alfonso a Remondini - quando è tempesta. Per fare uscire questo libro, ho rivoltato Napoli, ed ho fatto tante lettere e memoriali che potrei empire un volume ", Poi aggiunge nel poscritto: "Ora sto passando altri imbarazzi per lo libro della Storia dell'Eresie. Non vi è rimedio: chi stampa, bisogna che si armi di pazienza, se non vuol morire crepato".

Allora Alfonso fese una mossa a sorpresa. Dedicò la Storia delle eresie a... " Bernardo Tanucci, Cavaliere dell'Ordine reale di S. Gennaro, primo Segretario di Stato ecc. ".

" Eccellenza, scriveva, dovendo far fuori questa mia Opera dell'Istoria dell'Eresie, non ho saputo a chi meglio dedicarla che a V. E., la quale stando sempre a lato del nostro Augustissimo principe, ha mai sempre col medesimo zelato per gl'interessi della nostra santa Religione contra i Miscredenti, e contra gli errori da' medesimi in tanti loro libri vomitati... "

Questa dedica, certo del tutto inattesa, è stata la felicità dei panegiristi di Tanucci, la gioia dei detrattori di Liguori ("vile opportunista", "vecchio decatizzato") e la croce dei suoi biografi.

Eppure invece di uno scarto era tutta nella linea di Alfonso. Liguori e Tanucci erano due uomini grandi e ognuno misurava l'altro nella sua vera taglia. Inoltre Tanucci venerava Alfonso come un santo, ma sapeva che un santo era "dannoso", soprattutto se influente e l'influenza del vescovo di S. Agata era enorme.

Nella dedica Alfonso non si felicitava certo con Tanucci per aver espulso i Gesuiti, solo taceva su questi punti di disaccordo e decantava il bene fatto.

Ma era proprio necessario dedicare un libro a Tanucci? e questo libro? E' la mossa vincente di Alfonso che, rimasto avvocato e scaltro, doveva vincere una causa: quella di un'opera dalle poche possibilità di grazia agli occhi del censore governativo, partigiano di Giansenio e di Quesnel. Astutamente Alfonso gettava audacemente la sua opera nelle braccia del patrono dei censori, felicitandosi con lui soprattutto per aver combattuto i libri cattivi!

Alfonso vinse la causa, perché, dopo qualche litigio, Simioli redasse il 2 aprile 1772 un parere favorevole, condito con un pizzico di amaro, che il santo Autore non apprezzò per niente: l'autore si sarebbe servito "non tanto di autori critici, ma di quelli dotti e pii".

Alfonso reagì "È lo stesso che dire che ho scritto quello che a caso ho trovato e che ho fatto di ogni erba fascio ", e concluse: " Non ci è rimedio: chi vuole stampare, bisogna che si apparecchi a crepare. Se io avessi stampato per la gloria mia, e non di Dio, mi sentirei disperato".

Cf. Th. ReyMermet,

Il Santo del secolo dei lumi

Città Nuova 1982, pp. 717-718

 

 

 

 




Precedente - Successivo

Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) © 1996-2006 EuloTech