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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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CONFUT. XV. DEGLI ERRORI DEL P. BERRUYER

Sommario degli errori.

§. 1. Che Gesù Cristo fu fatto nel tempo per opera ad extra figlio naturale di Dio, ma da Dio uno sussistente in tre persone, il quale unì l'umanità di Cristo con una persona divina.

§. 2. Che Gesù Cristo ne' tre giorni in cui stette nel sepolcro, cessando di esser uomo vivente, cessò per conseguenza di esser figlio di Dio: e che quando Dio lo risuscitò, di nuovo lo generò, e fece che di nuovo fosse figlio di Dio.

§. 3. Dice il p. Berruyer che la sola umanità di Cristo ubbidì, orò e patì; e che la sua obblazione, orazione e mediazione non erano operazioni prodotte dal Verbo, come da principio fisico ed efficiente, ma che in tal senso erano azioni della sola umanità.

§. 4. Che i miracoli fatti da Gesù Cristo non furono


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operati per sua propria virtù, ma solo furono da esso impetrati dal Padre colle sue preghiere.

§. 5. Che lo Spirito santo non fu mandato sugli Apostoli da Gesù Cristo, ma dal solo Padre per le preghiere di Gesù Cristo.

§. 6. Altri errori del p. Berruyer sopra diverse materie.

 

1. Avendo io letto nel bollario del pontefice Benedetto XIV. un breve che comincia: Cum ad congregationem etc., dato fuori ai 17 di aprile 1758, trovai che ivi sta condannata e proibita la seconda parte (mentre la prima parte era stata già proibita nel 1734) della Storia del popolo di Dio scritta da p. Isacco Berruyer secondo il nuovo Testamento, tradotta in lingua italiana dalla francese ed in ogni altro idioma, dichiarandosi ivi che ogni opera proibita prima in un linguaggio, s'intende vietata in ogni altro idioma. L'opera dunque del p. Berruyer sta tutta proibita, insieme colle dissertazioni latine annesse e colla difesa ivi aggiunta nella versione italiana, per causa, come dicesi nel breve, che nell'opera e particolarmente nelle dissertazioni vi sono proposizioni false e temerarie, scandalose, favorevoli e prossime all'eresia ed aliene dal senso comune dei padri e della chiesa nell'interpretare le sante scritture. Questa condanna trovo poi ch'è stata rinnovata dal pontefice ultimo defunto Clemente XIII. ai 2 di dicembre 1758, insieme colla parafrasi letterale delle epistole degli apostoli dopo i comentarj del p. Arduino, con quest'aggiunta: Quod quidem opus ob doctrinae fallaciam et contortas sacrarum literarum interpretationes... scandali mensuram implevit. Perloché io avea desiderio di legger questo libro; ma essendosi fatto raro per cagion della proibizione, a principio non potei averlo, ma appresso già l'ho ritrovato e letto. Prima non però di aver l'opera di Berruyer ho letti diversi opuscoli, dove son notati molti errori contro la medesima, e specialmente ho letta la censura che ne ha fatta un dotto teologo consultore della s.c. dell'indice, ed un altro opuscolo col titolo di Saggio d'istruzione pastorale sopra gli errori ec. scritto con molta dottrina. In un altro di questi opuscoli (col titolo di lettera di Candido da Cosmopoli) ho letto che quando uscì fuori la predetta storia si armarono molti letterati contro la medesima, per molti errori che vi trovarono sparsi in tutta l'opera, e specialmente nel tomo ottavo delle dissertazioni: ed ho letto con meraviglia che l'opera fu riprovata a principio dagli stessi superiori della religione, dicendosi ch'ella dovea necessariamente esser corretta in mille luoghi, e dichiarandosi che non l'avrebbero mai lasciata imprimere senza un gran numero di necessarie correzioni; tanto che il medesimo p. Berruyer l'abbandonò, e si sottopose alla proibizione che l'arcivescovo di Parigi ne avea fatta con un particolare editto. Non intendo poi come, tutto ciò non ostante, l'opera fu stampata in più luoghi ed in diversi idiomi. Ma presto fu poi condannata così dai vescovi di Francia, come dal sommo pontefice con decreto particolare della s.c. dell'inquisizion generale, e finalmente dal parlamento di Parigi fu anche bruciata per mano del boia. Del resto leggo nella storia letteraria del p. Zaccaria, ch'egli riprova l'opera di Berruyer, e scrive che il generale della compagnia ha dichiarato non riconoscere il libro di Berruyer per opera della compagnia.

 

2. Ritrovo di più in detti opuscoli notati uniformemente gli errori dell'opera mentovata colle parole trascritte dal libro dello stesso p. Berruyer: e vedo che gli errori usciti dalla mente stravolta di questo autore sono molti e molto perniciosi, specialmente quelli che si appartengono ai due misterj della ss. Trinità e dell'Incarnazione del Verbo eterno; d'intorno a cui l'inferno sempre si è affaticato per mezzo di tante eresie, vedendo che in tali misterj sta fondata la fede e la nostra salute, poiché Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio fatt'uomo, è per noi il fonte di tutte le grazie e di tutte le nostre speranze; onde scrisse s. Pietro che fuori di Gesù Cristo non vi è salute: Non


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est in alio aliquo salus1.

 

3. Io mi trovava in fine di questa mia opera, allorché mi sono arrivate le notizie del libro di Berruyer e degli scritti che l'impugnano; e, dico la verità, stava io sollecito di mandar fuori presto il presente libro, per riposarmi dalla fatica di più anni che mi costa. Ma considerando che gli errori del p. Berruyer sono troppo chiari, e possono apportar molto danno a chi legge la sua opera non ho potuto dispensarmi di confutarla nella maniera più succinta che ho potuto. Avvertasi che l'opera giustamente è stata condannata prima da Benedetto XIV., come ho scritto, e poi da Clemente XIII.: l'opera, dico, ma non la persona; mentre egli, come trovo anche notato, totalmente si sottomise alla censura della chiesa; insegnando s. Agostino che non può esser notato di eresia chi non è pertinace a difender la sua perversa sentenza: Qui sententiam suam, quamvis falsam atque perversam, nulla pertinaci animositate defendunt... corrigi parati cum invenerint, nequaquam sunt inter haereticos deputandi.

 

4. Ma prima di cominciare ad esaminar questi errori del p. Berruyer, per migliore intelligenza de' lettori voglio dare un breve saggio del suo sistema. Il suo sistema principalmente consiste in due falsissime proposizioni capitali; dico capitali, perché dalle medesime poi dipendono gli altri errori, che il predetto autore mette in campo. La prima proposizione capitale e la più capitale è questa: che Gesù Cristo è figlio naturale di Dio uno, ma di Dio sussistente in tre persone: viene a dire che Gesù Cristo è figlio, non già del padre come principio e prima persona della ss. Trinità, ma è figlio del Padre che sussiste nelle tre persone, sicché viene ad essere figlio propriamente della Trinità. La seconda proposizione, che discende dalla prima, ma anche è capitale, è questa: che tutte le operazioni di Gesù Cristo così corporali come spirituali, non furono prodotte dal Verbo, ma dalla sola umanità di lui; e da quest'altra proposizione ne ricava poi diverse altre tutte false e condannabili. La persona del p. Berruyer non è stata già condannata come gravemente sospetta di eresia, come di sopra si è dichiarato. Del resto l'opera del p. Berruyer è un pozzo profondo, dove quanto più si scava, più si trova di stravaganze, d'inezie, di novità, di confusioni e di errori perniciosi, che oscurano, come parla il brave di Clemente XIII., gli articoli più principali della fede; in modo che in questo libro ben vi trovano i loro vantaggi gli Ariani, i Nestoriani, i Sabelliani, i Sociniani ed i Pelagiani, chi più e chi meno, siccome osserverà l'accorto leggitore. Vi sono per altro dentro molte espressioni cattoliche, ma queste più confondono che rischiarano la mente di chi legge. Osserviamo ora le sue false dottrine, e specialmente la prima che è quasi madre di tutte la altre.

 




1 Act. 4. 12.






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