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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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§ 4. Dice che i miracoli fatti da Gesù Cristo non furono operati per sua virtù, ma solo furon da esso impetrati dal Padre colle sue preghiere.

 

41. Dice il p. Berruyer che Gesù Cristo operò i miracoli in questo solo senso, perché gli operò con una potenza impetrativa per mezzo delle sue preghiere: Miracula Christus efficit, non precatio... prece tamen et postulatione... eo unice sensu dicitur Christus miraculorum effector1. In altro luogo scrive che Gesù Cristo come figlio di Dio (ma, secondo il suo senso, di Dio uno sussistente in tre persone) per la sua divinità ebbe diritto che fossero esaudite, si noti l'espressione, le sue preghiere. Sicché secondo il Berruyer il Salvatore non per sua propria virtù, ma solo per via di suppliche ottenea da Dio i miracoli, come gli ottengono gli uomini santi. Ma con ciò il p. Berruyer veniva a supporre, come dicea Nestorio, che Cristo era una persona pura umana, distinta dalla persona del Verbo, il quale, essendo Dio eguale al Padre, non avea bisogno d'impetrare dal Padre la potestà di far miracoli, potendoli fare esso per la sola sua propria virtù. Questo errore di Berruyer discende da' primi suoi errori capitali già esaminati, cioè dal primo con cui suppone che Cristo non è il Verbo, ma è quel figlio di Dio da lui ideato, figlio di puro nome, fatto nel tempo da Dio sussistente in tre persone; e discende ancora dal terzo errore, col quale suppone che in Cristo non operava il Verbo, come abbiam dimostrato, ma operava la sola umanità: Sola humanitas obedivit, sola passa est etc.

 

42. Ma siccome egli errava in quelle sue prime proposizioni, così erra ancora in questa, che Cristo operò i miracoli solo per via di preghiere e di impetrazione. S. Tommaso, il maestro de' teologi, insegna che Gesù Cristo Ex propria potestate miracula faciebat, non autem orando, sicut alii2; e s. Cirillo scrisse che il Signore appunto coi miracoli che faceva si dimostrò, qual egli era, vero figlio di Dio; mentre non della virtù altrui, ma della propria si valeva: Non accipiebat alienam virtutem. Una sola volta, dice s. Tommaso3, Cristo dimostrò di ottenere dal Padre la facoltà di far miracoli, e ciò fu nel risorgimento di Lazaro, ove, implorando la potenza del Padre, disse: Ego autem sciebam quia semper me audis, sed propter populum qui circumstat dixi: ut credant quia tu me misisti4. Ma dice l'angelico dottore che ciò fece per nostra istruzione, affinché nelle nostre necessità ricorriamo a Dio, secondo egli faceva. Onde ci avverte s. Ambrogio a non pensare in questo fatto di Lazaro che il Redentore pregò il Padre a fare il miracolo, come egli non potesse farlo, e che fece quella preghiera


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solo per dare a noi esempio: Noli insidiatrices aperire aures, ut putes filium Dei quasi infirmum rogare ut impetret quod implere non possit... Ad praecepta virtutis suo nos informat exemplo1. Lo stesso scrisse s. Ilario, ma assegnò un'altra ragione della preghiera di Cristo, dicendo che egli non avea bisogno di pregare, ma che pregò per far credere a noi ch'esso era vero figlio di Dio: Non prece eguit, pro nobis oravit ne filius ignoraretur2.

 

43. Del resto dice s. Ambrogio3 che quando Gesù Cristo voleva, non pregava, ma comandava, e tutte le creature l'ubbidivano, i venti, i mari, i morbi. Comandò al mare che si quietasse: Tace, obmutesce4: ed il mare ubbidì; comandava alle malattie che si partissero dagli infermi: e gl'infermi restavano sani: Virtus de illo exibat et sanabat omnes5. Gesù medesimo ci manifestò ch'egli potea fare tutto quel che faceva il suo divin Padre: Quaecumque enim ille fecerit, haec et filius similiter facit... Sicut enim Pater suscitat mortuos et vivificat; sic et Filius, quos vult, vivificat6. Scrive san Tommaso7 che i soli miracoli che Gesù Cristo operava bastavano a manifestar la divina potestà che possedea: Ex hoc ostendebatur quod haberet virtutem coaequalem Deo Patri. E ciò disse il nostro Salvatore a' giudei, quando voleano lapidarlo: Multa bona opera ostendi vobis ex Patre meo; propter quod eorum opus me lapidatis8? I giudei risposero: De bono opere non lapidamus te, sed de blasphemia, et quia tu, homo cum sis, facis te ipsum Deum. Ed allora rispose Gesù Cristo: Vos dicitis quia blasphemas, quia dixi Filius Dei sum? Si non facio opera Patris mei, nolite credere mihi. Si autem facio, et si mihi non vultis credere, operibus credite etc.9. Passiamo ad altri errori.

 




1 P. 13. et 14.



2 S. Th. 3. part. q. 43. a. 4.



3 3. Part. q. 21. a. 1. ad 1.



4 Io. 11. 42.

1 S. Ambros. in Luc.



2 L. 10. de Trinit.



3 L. 3. de fide c. 4.



4 Marc. 4. 39.



5 Luc. 6. 19.



6 Ioan. 5. 19. et 21.



7 3. Part. q. 43. a. 4.



8 Io. 10. 32.



9 Ioan. 10. 36.






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