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S. Alfonso Maria de Liguori
Traduzione de' Salmi e de' Cantici

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FERIA V. - A MATTUTINO

Salmo 1. (68. del salterio.)

Concordemente i padri e gl'interpreti dicono che questo salmo si riferisce al nostro Redentore maltrattato da' giudei; e perciò più volte vien citato nel nuovo testamento.

Salvum me fac, Deus, quoniam intraverunt aquae usque ad animam meam. Dio mio, salvami, poiché le acque amare dell'afflizione sono entrate sin dentro l'anima mia.

Infixus sum in limo profundi; et non est substantia. Io son caduto in un profondo fosso di fango, ove non vi è consistenza, cioè fermezza; come traduce Menochio e secondo volta s. Girolamo, che quel non est substantia spiega non possum consistere.

Veni in altitudinem maris, et tempestas demersit me. Son giunto in alto mare, e la tempesta mi ha ingoiato nelle sue onde, cioè le amarezze mi hanno oppresso.

Laboravi clamans, raucae factae sunt fauces meae; defecerunt oculi mei, dum spero in Deum meum. Mi sono affaticato a gridare, sì che le mie fauci son divenute rauche; e gli occhi miei son venuti meno in tenerli fissi nel mio Dio, da cui spero l'aiuto.

Multiplicati sunt super capillos capitis mei qui oderunt me gratis. Quei che mi odiano senza causa si sono moltiplicati più de' capelli del mio capo.

Confortati sunt qui persecuti sunt me inimici mei iniuste; quae non rapui, tunc exsolvebam. Si sono armati vie più contra di me i miei ingiusti persecutori; e mi han fatto pagare ciò che io non ho tolto a veruno. Ecco Gesù Cristo, che, morendo, soddisfa per li peccati non suoi.

Deus, tu scis insipientiam meam; et delicta mea a te non sunt abscondita. Voi sapete, mio Dio, la stoltezza


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di cui sono incolpato a torto dagli uomini; né vi sono nascosti i miei delitti, cioè le colpe degli uomini che mi sono addossato per soddisfarle. Cioè secondo quel che scrisse Isaia; Iniquitates eorum ipse portabit1.

Non erubescant in me qui expectant te, Domine; Domine virtutum. Non abbiam rossore, cioè non restino confusi quei che aspettano voi, Signore, cioè coloro che confidano in voi, il quale siete il signor degli eserciti, come legge l'ebreo, Domine exercituum.

Non confundantur super me, qui quaerunt te, Deus Israel. Non restino confusi sovra di me (cioè per causa mia, mei causa, come spiega il Bellarmino) coloro che vi cercano, o Dio d'Israello.

Quoniam propter te sustinui opprobrium; operuit confusio faciem meam. Poiché per voi io ho sofferto tale obbrobrio; in modo che la confusione ha coperta la mia faccia.

Extraneus factus sum fratribus meis, et peregrinus filiis matris meae. Son divenuto come straniero agli stessi miei fratelli, e come pellegrino sconosciuto ai figli della mia madre, cioè della sinagoga.

Quoniam zelus domus tuae comedit me; et opprobria exprobrantium tibi ceciderunt super me. Ciò mi è avvenuto, perché lo zelo della vostra casa mi ha divorato (o sia consumato, come legge il caldeo, consumpsit me); ed i vituperj di coloro che oltraggiano voi son caduti sovra di me.

Et operui in ieiunio animam meam; et factum est in opprobrium mihi. Questo verso è molto oscuro. Per le prime parole legge l'ebreo: Flevi in ieiunio animae meae: Ho ricoperto me stesso di lagrime nel mio digiuno, ed i miei nemici ne hanno fatta materia di mio scherno e vitupero.

Et posui vestimentum meum cilicium; et factus sum illis in parabolam. Mi ho posto il cilizio per veste; e son divenuto la loro favola ed oggetto di derisione.

Adversum me loquebantur qui sedebant in porta; et in me psallebant qui bibebant vinum. Contra di me parlavano quei che sedeano nella porta, cioè i magistrati che stavano nel pubblico luogo de' giudizj; e contra me diceano canzoni vituperose gli ubbriaconi, mentre beveano del vino.

Ego vero orationem meam ad te, Domine; tempus beneplaciti Deus. Io però indirizzo a voi, Signore, la mia preghiera; poiché è giunto il tempo del vostro beneplacito, cioè il tempo destinato della pace e riconciliazione degli uomini, come volta s. Girolamo, tempus reconciliationis est.

In multitudine misericordiae tuae exaudi me; in veritate salutis tuae. Per la vostra gran misericordia esauditemi; nella verità della vostra salute, cioè nella fedeltà della promessa che ci avete fatta di salvarci.

Eripe me de luto, ut non infigar; libera me ab iis qui oderunt me et de profundis aquarum. Cavatemi dal loto, prima ch'io vi resti immerso; liberatemi da coloro che mi odiano e da un profondo abisso di acque.

Non me demergat tempestas aquae, neque absorbeat me profundum, neque urgeat super me puteus os suum. Non mi sommerga la tempesta di acque, e non mi assorbisca il precipizio, né il pozzo in cui son caduto chiuda sovra di me la sua bocca: così spiegano il Bellarmino ed altri non urgeat


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idest non claudat. S'intende qui del sepolcro, da cui Gesù Cristo volle risorgere e passare alla vita immortale.

Exaudi me, Domine, quoniam benigna est misericordia tua, secundum multitudinem miserationum tuarum respice in me. Signore, esauditemi, poiché la vostra pietà è tutta benigna; guardatemi secondo la grandezza delle vostre misericordie.

Et ne avertas faciem tuam a puero tuo, quoniam tribulor, velociter exaudi me. Non voltate la faccia dal vostro servo, mentre son tribolato; presto, Signore, esauditemi.

Intende animae meae et libera eam, propter inimicos meos eripe me. Considerate le angustie dell'anima mia e liberatela per confusione de' miei nemici.

Tu scis improperium meum et confusionem meam et reverentiam meam. Voi sapete lo scorno che soffro, la mia confusione e la mia ignominia: reverentiam meam, l'ebreo con s. Girolamo leggono ignominiam meam.

In conspectu tuo sunt omnes qui tribulant me, improperium expectavit cor meum et miseriam. Sono al vostro cospetto, cioè da voi sono ben conosciuti tutti quei che mi perseguitano; stando io nelle loro mani, non ne aspetto che improperj e miserie.

Et sustinui qui simul contristaretur, et non fuit; et qui consolaretur, et non inveni. Ho aspettato alcuno che meco si contristasse in veder le mie pene, ma non vi è stato; ho cercato alcuno che mi consolasse, e non l'ho ritrovato.

Et dederunt in escam meam fel; et in siti mea potaverunt me aceto. Mi han dato il fiele per cibo; e nella mia sete mi han dato aceto per bevanda.

Fiat mensa eorum coram ipsis laqueum et in retributiones et in scandalum. La loro mensa diventerà per essi un laccio in contraccambio della loro crudeltà ed in loro ruina. Qui è Cristo che parla, e predice in maniera d'imprecazione i mali che erano per cadere sopra i giudei; e perciò si traduce il testo in futuro; così Menochio ed altri comunemente.

Obscurentur oculi eorum, ne videant; et dorsum eorum semper incurva. Resteranno oscurati i loro occhi per non vedere il precipizio in cui son caduti; voi farete loro piegare il dorso per sempre, cioè li farete sempre stare sotto il giogo di padroni stranieri.

Effunde super eos iram tuam, et furor irae tuae comprehendat eos. Verserete sovra di essi il vostro sdegno; e la forza dell'ira vostra ben li arriverà un giorno.

Fiat habitatio eorum deserta, et in tabernaculis eorum non sit qui inhabitet. Il loro paese diventerà un deserto; e non vi sarà chi più abiti nelle loro case.

Quoniam quem tu percussisti persecuti sunt, et super dolorem vulnerum meorum addiderunt. Perciocché han perseguitato me, che voi avete percosso (Iddio percosse il suo figliuolo pei peccati del genere umano, come sta in Isaia c. 53.: Propter scelus populi mei percussi eum). A queste percosse poi del mio Padre aggiunsero i giudei dolore sopra il dolore delle mie piaghe.

Appone iniquitatem super iniquitatem eorum; et non intrent in iustitiam tuam. Voi, mio Dio, permetterete che questi empj aggiungano iniquità ad iniquità (scrive saggiamente il Bellarmino su questo testo: Dicitur


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enim Deus facere quando permittit fieri id quod sine eius permissione non fieret) e che non entrino nella vostra giustizia, cioè che non sieno ammessi a ricever da voi la giustificazione.

Deleantur de libro viventium, et cum iustis non scribantur. Onde voi farete che sian cancellati dal libro de' viventi, cioè dal numero degli eletti; e che non siano scritti e computati co' giusti.

Ego sum pauper et dolens; salus tua, Deus, suscepit me. Io sono povero ed afflitto; salus tua suscepit me, la vostra salute mi ha preso, o sia sottratto da tanti dolori col farmi risorgere; o pure, come spiegano altri: Io sono quel povero e dolente che dalla vostra salute, cioè dalla vostra potenza, sarò salvato da queste pene; prendendo questo passo come profezia.

Laudabo nomen Dei cum cantico et magnificabo eum in laude. Io loderò co' cantici il nome del mio Dio e lo esalterò colle lodi.

Et placebit Deo super vitulum novellum, cornua producentem et ungulas. E questo mio sacrificio di lode piacerà a Dio più che un tenero vitello offertogli che comincia ad aver le corna e le unghie.

Videant pauperes et laetentur; quaerite Deum, et vivet anima vestra. Lo vedranno i poveri afflitti e se ne rallegreranno: uomini, cercate Dio, e così le anime vostre vivranno in eterno.

Quoniam exaudivit pauperes Dominus, et vinctos suos non despexit. Poiché il Signore esaudisce i poveri e non disprezza i suoi incatenati, cioè coloro che sono avvinti dalle catene delle colpe.

Laudent illum coeli et terra, mare et omnia reptilia in eis. I cieli dunque e la terra, il mare e tutte le creature che vivono in cielo e in terra lodino Dio.

Quoniam Deus salvam faciet Sion; et aedificabuntur civitates Iuda. Poiché Dio farà salva Sionne; e saranno edificate le città di Giuda. Per Sionne s'intende la chiesa in generale, e per le città di Giuda le chiese in particolare; così Bossuet ed altri.

Et inhabitabunt ibi: et haereditate acquirent eam. Ed ivi abiteranno gli uomini redenti e possederanno quella terra felice come propria eredità.

Et semen servorum eius possidebit eam: et qui diligunt nomem eius habitabunt in ea. E tutta la progenie de' suoi servi possederà quella terra beata, che sarà sempre abitata da coloro che amano la gloria del Signore.

Salmo 2. (69. del salterio.)

Questo salmo è una ripetizione dei cinque ultimi versi del salmo 39. posti a pag. 707. In esso parlasi dell'orazione che dovea far Gesù Cristo sulla croce; così l'intendono comunemente gl'interpreti latini. Può servire di norma ai fedeli nelle loro orazioni, specialmente quando si veggono in gravi pericoli.

Deus, in adiutorium meum intende; Domine, ad adiuvandum me festina. Mio Dio, attendete a soccorrermi; venite presto, Signore, a darmi aiuto.

Confundantur et revereantur qui quaerunt animam meam. Restino confusi e pieni di vergogna quei che cercano di togliermi la vita.

Avertantur retrorsum et erubescant qui volunt mihi mala. Ritornino indietro confusi ed arrossiti quei che mi vogliono male.

Avertantur statim erubescentes qui dicunt mihi: euge, euge. Presto


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se ne tornino pieni di vergogna quei che dicono di me: Allegramente, allegramente, l'abbiamo abbattuto. Ma s. Girolamo, in vece di euge, euge, traduce vah, vah, la qual voce (dice Bossuet) non è voce di chi loda, ma di chi deride, come di chi dice viva, viva! per derisione.

Exultent et laetentur in te omnes qui quaerunt te; et dicant semper: Magnificetur Dominus, qui diligunt salutare tuum. Esultino e si rallegrino in voi, mio Signore, tutti coloro che amano la salute da voi promessa; o pure, come spiega Bossuet, coloro che da voi vogliono essere salvati.

Ego vero egenus et pauper sum; Deus, adiuva me. Ma io son bisognoso e povero; per tanto, mio Dio, soccorretemi.

Adiutor meus et liberator meus es tu; Domine, ne moreris. Voi siete il mio protettore e il mio liberatore; Signore, non tardate ad aiutarmi.

Salmo 3. (70. del salterio.)

In questo salmo Davide chiede soccorso a Dio nella persecuzione suscitatagli da Assalonne suo figlio; onde questo salmo può servire ad ogni fedele allorché si trova afflitto dalle tentazioni, affine di confidare in Dio e domandargli soccorso.

In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum; in iustitia tua libera me et eripe me. In voi, Signore, ho riposte le mie speranze; spero che in eterno non mi troverò confuso; liberatemi voi dalla confusione in onore della vostra giustizia.

Inclina ad me aurem tuam; et salva me. Date orecchio alle mie preghiere e salvatemi da' pericoli che mi sovrastano.

Esto mihi in Deum protectorem et in locum munitum; ut salvum me facias. Voi siate, mio Dio, il pio protettore e il mio luogo di sicurezza; acciocché mi rendiate salvo da' mali.

Quoniam firmamentum meum et refugium meum es tu. Poiché voi siete il mio fermo appoggio e l'unico mio rifugio.

Deus meus, eripe me de manu peccatoris; et de manu contra legem agentis et iniqui. Dio mio, liberatemi dalle mani de' peccatori e di coloro che iniquamente operano contra la vostra legge.

Quoniam tu es patientia mea, Domine; Domine, spes mea a iuventute mea. S. Girolamo, in vece di patientia, scrive expectatio, e l'ebreo spes; onde si spiega col Bellarmino: Voi siete la mia pazienza, cioè quel Signore dal quale aspetto con pazienza la mia liberazione, giacché fino dalla mia gioventù voi siete l'unica mia speranza.

In te confirmatus sum ex utero, de ventre matris meae tu es protector meus. L'ebreo legge: Super te innixus sum, s. Girolamo: A te sustentatus sum. Onde si spiega: In voi fui confermato, cioè trovai il mio appoggio e il mio sostegno; sin dall'utero di mia madre voi siete il mio protettore.

In te cantatio mea semper; tamquam prodigium factus sum multis, et tu adiutor fortis. In voi sarà sempre occupato il mio canto, cioè sempre celebrerò colla lodi la vostra bontà; io da molti sono ammirato come un prodigio per li beneficj che mi avete fatti; e voi siete riguardato come un forte difensore di coloro che proteggete.

Repleatur os meum laude, ut cantem gloriam tuam; tota die magnitudinem tuam. Sia dunque la mia bocca sempre ripiena delle vostre lodi, affinché sempre celebri la vostra gloria e la vostra grandezza.


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Ne proiicias me in tempore senectutis; cum defecerit virtus mea, ne derelinquas me. Deh, non mi discacciate da voi in tempo della mia vecchiaia; or che si è indebolito il mio vigore, non mi abbandonate.

Quia dixerunt inimici mei mihi: et qui custodiebant animam meam consilium fecerunt in unum. I miei nemici si son dichiarati contra di me: qui custodiebant animam meam, volta s. Girolamo, qui observant animam meam, quegli che spiavano gli andamenti della mia vita si son congiurati contra di me. Altri spiegano: coloro che prima custodivano la mia vita (può intendersi delle guardie che Davide teneva a' fianchi) ora si sono uniti a concertare la mia ruina.

Dicentes: Deus dereliquit eum; persequimini et comprehendite eum, quia non est qui eripiat. Dicendo: Iddio l'ha abbandonato; non lasciate d'inseguirlo finché non lo prendete, mentre ora non vi è chi possa liberarlo dalle nostre mani.

Deus, ne elongeris a me; Deus meus, in auxilium meum respice. Mio Dio, non vi allontanate da me. In auxilium meum respice; s. Girolamo dall'ebreo legge meglio: in auxilium meum festina. Non vi allontanate, o Dio, da me; affrettatevi a darmi aiuto.

Confundantur et deficiant detrahentes animae meae; operiantur confusione et pudore qui quaerunt mala mihi. Restino confusi e dissipati i detrattori che denigrano la mia vita; siano coperti di confusione e di vergogna quei che cercano i miei mali.

Ego autem semper sperabo, et adiiciam super omnem laudem tuam. Io all'incontro sempre spererò in voi, mio Signore; ed aggiungerò ad ogni lode da me a voi data nuove lodi; così dicono Bossuet, Bellarmino e Menochio che dee supplirsi.

Os meum annuntiabit iustitiam tuam; tota die salutare tuum. La mia bocca predicherà la vostra giustizia; e tutto giorno pubblicherò per gloria vostra la salute che da voi ho ricevuta.

Quoniam non cognovi litteraturam, introibo in potentias Domini; Domine, memorabor iustitiae tuae solius. Poiché sono stato io poco intendente della mondana sapienza; così intendono più comunemente gl'interpreti la voce litteraturam, come avesse voluto dire Davide: io non ho mai fatta professione di quella infame astuzia di cui abbonda Achitofel mio nemico. Introibo etc. Io entrerò volentieri nelle potenze del Signore, cioè mi porrò a lodare la divina potenza: Signore, io non avrò altro davanti gli occhi che la memoria della vostra giustizia.

Deus, docuisti me a iuventute mea; et usque nunc pronuntiabo mirabilia tua. Mio Dio, voi sin dalla mia gioventù mi avete istruito sinora; ond'io non lascerò mai di celebrare le grazie meravigliose che mi avete fatte.

Et usque in senectam et senium, Deus, ne derelinquas me. Per tanto, mio Dio, sino alla vecchiaia e canutezza (come intendono senium Malvenda e Menochio) non mi abbandonate mai.

Donec annuntiem brachium tuum, generationi omni quae ventura est. Finché io non giunga a pubblicare il vostro braccio, cioè la vostra gran potenza, ad ogni generazione che verrà ad abitar questa terra.

Potentiam tuam et iustitiam tuam, Deus, usque in altissima quae fecisti magnalia; Deus, quis similis tibi? Così anche annunzierò la vostra


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potenza e la vostra giustizia, insieme cogli altissimi prodigj che avete operati; e dove può trovarsi, mio Dio, chi sia simile a voi?

Quantas ostendisti mihi tribulationes multas et malas! et conversus vivificasti me, de abyssis terrae iterum reduxisti me. Quante afflizioni, molte e male (cioè amare) mi avete fatte provare! Et conversus, e poi placato mi avete quasi restituita la vita; e di nuovo mi avete ridotto o sia estratto dagli abissi della terra, cioè liberato dal fondo delle miserie.

Multiplicasti magnificentiam tuam, et conversus consolatus es me. Avete moltiplicata sovra di me la vostra magnificenza, cioè in più modi mi avete dimostrata la grandezza della vostra bontà; et conversus, e siete ritornato a consolarmi. Conversus è un idiotismo ebraico che significa un'azione replicata, come dicesse iterum rediisti consolari.

Nam et ego confitebor tibi in vasis psalmi veritatem tuam; Deus, psallam tibi in cithara, sanctus Israel. Pertanto io canterò le vostre lodi, in vasis psalmi, spiegando Menochio e Bossuet in musicis instrumentis; l'ebreo legge instrumento Nabli, ch'è lo stesso; veritatem tuam, la fedeltà delle vostre promesse; e canterò salmi in vostra lode sulla cetera, o santo Dio d'Israello.

Exultabunt labia mea cum cantavero tibi; et anima quam redemisti. Esulteranno le mie labbra, quando canterò le vostre lodi; ed esulterà quest'anima mia, che voi avete redenta, cioè liberata da tanti pericoli.

Sed et lingua mea tota die meditabitur iustitiam taum; cum confusi et reveriti fuerint qui quaerunt mala mihi. Anche la mia lingua mediterà, cioè loderà tuttogiorno meditando la vostra giustizia; dopo che quelli che mi voleano male, saranno rimasti confusi e svergognati.

Salmo 4. (71. del salterio.)

In questo salmo Davide parla di Salomone suo figlio, ch'egli poi lasciò erede del regno d'Israello, il quale fu figura del reame spirituale di Gesù Cristo; così dicono concordemente i padri ed i commentatori. Del resto a me pare che il salmo debba tutto o quasi tutto applicarsi a Gesù Cristo; ed in effetto nel salmo leggonsi espressioni tali (specialmente ne' versi 5. 11. 12. e 17.) che non possono adattarsi che solo a Gesù Cristo ed alla sua venuta, ed anche alla vocazione de' gentili, che il s. Davide chiaramente vedea col profetico lume.

Deus, iudicium tuum regi da; et iustitiam tuam filio regis. Date, mio Dio, al re il vostro giudizio, cioè la grazia di giustamente giudicare; e concedete al figlio di Davide la vostra giustizia, cioè una giustizia retta come la vostra.

Iudicare populum tuum in iustitia et pauperes tuos in iudicio. Acciocché possa giudicare il vostro popolo con giustizia e i vostri poveri con giudizio, cioè con rettitudine.

Suscipiant montes pacem populo; et colles iustitiam. La voce montes chi l'intende d'un modo e chi di un altro. Maldonato l'intende come dicesse undique, cioè da per tutto, che ne' monti si gusterà la pace. Emanuel Sa scrive montes, idest primores seu praefecti; Malvenda montes, idest totum regnum montibus abundans; e così anche l'intendono Bellarmino, Bossuet e Menochio, che scrive: Suscipiant montes pacem, quasi dicat: descendat de coelo pax et super regnum israeliticum requiescat. Finalmente Mariana e Tirino scrivono: Montes, ubi scilicet solent esse latrones et ferae; e questo sembra con Lallemand il comento più verisimile; onde si spiega: i monti e le colline ricevano la pace a pro del popolo, cioè


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anche la gente di montagna, che suol essere feroce e turbolenta, gusti la dolcezza della pace e goda i frutti della giustizia del principe.

Iudicabit pauperes populi et salvos faciet filios pauperum; et humiliabit calumniatorem. Giudicherà i poveri del popolo, cioè difenderà la loro causa, e farà salvi i loro figliuoli; umilierà insieme il loro oppressore: l'ebreo, in vece di calumniatorem, dice oppressorem.

Et permanebit cum sole et ante lunam; in generationem et generationem. E durerà il suo regno per tutte le generazioni, quanto durerà il sole e la luna e più oltre: S. Girolamo ante lunam et ultra lunam.

Descendet sicut pluvia in vellus; et sicut stillicidia stillantia super terram. Discenderà, come discese la rugiada sul vello di Gedeone; e come una pioggia soave che scende a stille su di una terra arida1.

Orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis; donec auferatur luna. Si vedrà nascere ne' suoi giorni, cioè sotto il suo regno, la giustizia e l'abbondanza della pace, che durerà finché non sia tolta la luna, cioè sino alla fine del mondo.

Et dominabitur a mare usque ad mare, et a flumine usque ad terminos orbis terrarum. E dominerà da un mare all'altro e dal fiume sino a' confini della terra. Per lo fiume intendono il fiume Giordano s. Agostino, Teodoreto ecc., poiché nel Giordano intese Gesù Cristo dirsi dal Padre: Hic est Filius meus dilectus in quo mihi bene complacui.

Coram illo procident aethiopes; et inimici eius terram lingent. A' suoi piedi si prostreranno gli etiopi, ed i suoi nemici lambiranno il terreno, cioè s'inchineranno a baciar la terra che calpesta.

Reges Tharsis et insulae munera offerent, reges Arabum et Saba dona adducent. I re di Tarso (o sia dell'Indie) e gli abitanti delle isole gli offeriranno i loro doni; i monarchi degli Arabi e di Saba non lasceranno anch'essi di portargli i loro donativi.

Et adorabunt eum omnes reges terrae, omnes gentes servient ei. In somma tutti i re della terra l'adoreranno, e tutte le nazioni si sottoporranno al suo dominio. Questi versi non si possono intendere che di Gesù Cristo.

Quia liberabit pauperem a potente, et pauperem cui non erat adiutor. Poiché egli libererà il povero, cioè il debole, dalle mani del potente; e povero tale che non ha chi l'aiuti.

Parcet pauperi et inopi, et animas pauperum salvas faciet. Perdonerà, cioè avrà pietà (miserebitur, come legge il caldeo) del povero e del bisognoso: ed egli avrà cura di salvare le anime di questi miserabili.

Ex usuris et iniquitate redimet animas eorum; et honorabile nomen eorum coram illo. Gli sgraverà dalle oppressioni (ab oppressione il


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caldeo, in vece di ex usuris) e dall'iniquità, cioè dall'ingiustizia; e il loro nome sarà onorevole, cioè gradito presso di lui.

Et vivet et dabitur ei de auro Arabiae, et adorabunt de ipso semper; tota die benedicent ei. E vivrà, cioè sarà perpetuo il suo regno, e gli sarà dato dell'oro di Arabia. Ma l'ebreo legge: vivet et dabit ei etc.; onde spiega il Maldonato: Il povero da lui liberato viverà e per gratitudine gli darà dell'oro dell'Arabia. Et adorabunt de ipso semper, cioè legge san Girolamo coll'ebreo: Orabunt de eo, idest pro eo, comenta Emanuel Sa, cioè pregheranno continuamente per lui i popoli e per la prosperità del suo regno, e tutto giorno lo benediranno.

Et erit firmamentum in terra in summis montium, superextolletur super Libanum fructus eius; et florebunt de civitate sicut foenum terrae. Il testo ebreo, s. Girolamo, il Bellarmino, il Mattei, il Lallemand e tutti gl'interpreti della compilazione di Venezia sui salmi dicono che qui firmamentum è posto in luogo di frumentum; e la spiegazione che fanno è questa: vi sarà un'abbondanza tale di frumento in terra e nelle stesse cime de' monti che il suo frutto si eleverà sopra il Libano, cioè le spighe s'innalzeranno sovra gli alberi del Libano; e gli abitanti della città di Dio (ch'è la chiesa) fioriranno o sia germoglieranno come il fieno sulla terra.

Sit nomen eius benedictum in saecula; ante solem permanet nomen eius. Sia benedetto sempre il nome di questo nuovo re: ante solem permanet nomen eius; l'ebreo ante solem legge coram sole, e s. Girolamo volta ultra solem; la parola poi permanet dallo stesso s. Girolamo, da Bossuet e Menochio ec. si legge in futuro; onde spiega: e il suo nome durerà più che il sole.

Et benedicentur in ipso omnes tribus terrae; omnes gentes magnificabunt eum. E saranno in lui benedette tutte le tribù della terra; e tutte le genti lo celebreranno.

Benedictus Dominus Deus Israel; qui facit mirabilia solus. Sia benedetto il Signore Dio d'Israello, il quale solo può operare tutte queste maraviglie.

Et benedictum nomen maiestatis eius in aeternum; et replebitur maiestate eius omnis terra; fiat, fiat. E sia benedetto sempre il nome della sua maestà; e tutta la terra sarà ripiena di questa sua maestà; così sia, così sia.

Salmo 5. (72. del salterio.)

In questo salmo parlasi della felicità infelice degli empj e della felice afflizione de' giusti; poiché molto diverso sarà il fine degli uni da quello degli altri. Giova per non farci maraviglia quando vediamo prosperati i cattivi e tribolati i buoni.

Quam bonus Israel Deus his qui recto sunt corde! Quanto è buono Dio ad Israello, cioè verso il popolo d'Israello! Il p. Lallemand l'ha posto in genitivo, ma nel greco vi è l'articolo che dinota il terzo caso: Quam bonus Israeli Deus; e nell'ebreo similmente sta: Certe est bonus Deus Israeli; e così spiega anche Bossuet con più altri.

Mei autem pene moti sunt pedes; pene effusi sunt gressus mei. Ma i miei piedi si sono quasi smossi, cioè la mia credenza ha quasi vacillato; ed i miei passi quasi sono usciti fuor di via per la confusione che mi ha preso.

Quia zelavi super iniquos; pacem peccatorum videns. Poiché mi sono


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adirato contra gl'iniqui (s. Girolamo, super iniquos, volta contra iniquos) in veder la pace in cui vivono i peccatori per la prosperità che godono o, per meglio dire, che si lusingano di godere.

Quia non est respectus morti eorum; et firmamentum in plaga eorum. Perché non fissano lo sguardo alla loro morte. S. Girolamo: Non cogitaverunt de morte sua. Et firmamentum in plaga eorum; questo passo è oscuro e diversamente si spiega dagl'interpreti. La maggior difficoltà sta sulla parola firmamentum; ma dice il Gordone che, se si replica la particola non, è facile il senso, dicendosi nec, in vece di et: Nec est firmamentum in plaga eorum, hoc est: si quod illis accidit malum, cito transit, leve est et sine firmamento. Onde la spiegazione più naturale sembra che sia questa: e nella loro piaga, cioè quando si sentono tormentati dal timore della morte, la loro afflizione non ha fermezza e poco dura.

In labore hominum non sunt; et cum hominibus non flagellabuntur. Non sono essi nel travaglio degli uomini, cioè vanno esenti dalla povertà, dalle fatiche e da altri mali che soffrono gli altri; in modo che non sono flagellati, cioè non patiscono, cogli altri uomini.

Ideo tenuit eos superbia; operti sunt iniquitate et impietate sua. Perciò si sono insuperbiti e coperti o sia vestiti d'ingiustizia e d'empietà.

Prodiit quasi ex adipe iniquitas eorum; transierunt in affectum cordis. La loro iniquità è stata prodotta dalla grassezza, cioè dall'abbondanza de' loro beni di terra, così Menochio: Transierunt in affectum cordis, secondo l'ebreo: Omnia contingunt illis supra spem; son giunti a superare i loro desiderj, ottenendo più di quel che desideravano.

Cogitaverunt, et locuti sunt nequitiam; iniquitatem in excelso locuti sunt. Han meditata e proferita la loro malvagità, cioè hanno impiegati i pensieri e le parole per metterla in esecuzione; e non si son vergognati di pubblicare la loro iniquità in excelso, come da un alto luogo, per farla nota a tutti.

Posuerunt in coelum os suum; et lingua eorum transivit in terra. Han posta la bocca anche contra del cielo, cioè contra Dio ed i suoi santi, come intende Bellarmino; e non si son risparmiati anche d'impiegar la lingua su questa terra contro gli uomini; quasi dicat: Nec Deo, nec hominibus parcunt; il Malvenda.

Ideo convertetur populus meus hic; et dies pleni invenientur in eis. Perciò questo mio popolo si volterà e vedrà che per questi empj, non ostante la loro malvagità, si trovano giorni pieni di contenti mondani; così il Bellarmino e Lallemand.

Et dixerunt: Quomodo scit Deus, et si est scientia in excelso? E dicono questi del mio popolo: Come può essere che Iddio, in cui vi è la scienza e la cognizione di quanto si fa sulla terra, lo sappia (e si può supplire) e lo permetta?

Ecce ipsi, peccatores et abundantes in saeculo, obtinuerunt divitias. Ecco che questi peccatori abundantes in saeculo, legge l'ebreo pacifici saeculi, abbondano di ricchezze in questo mondo, sì che sono stimati quei che godono pace in questa terra.

Et dixi: Ergo sine causa iustificavi cor meum? et lavi inter innocentes


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manus meas? Dunque indarno, io dissi (sine causa iustificavi cor meum, l'ebreo legge frustra mundavi cor meum), indarno ho purificato e giustificato il mio cuore? et lavi inter innocentes (cioè cum innocentibus) manus meas, ed ho purificate le mie mani insieme cogl'innocenti?

Et fui flagellatus tota die; et castigatio mea in matutinis. E con tutto ciò tutto giorno son flagellato, cioè sono afflitto da guai; e la mia afflizione comincia dalla mattina, dacché spunta il giorno.

Si dicebam: Narrabo sic, ecce nationem filiorum tuorum reprobavi. San Girolamo volta: Dixi: si narravero sic, ecce generationem filiorum tuorum reliqui. Ma poi io dicea: Se parlerò così, farò torto e verrò ad abbandondare la nazione de' vostri figli, cioè a disapprovare la religione de' vostri fedeli.

Existimabam ut cognoscerem hoc; labor est ante me. Stimava io di poter intendere questa condotta della vostra provvidenza; ma mi accorsi che inutile era la mia fatica; ante me, cioè era superiore al mio intendimento.

Donec intrem in sanctuarium Dei; et intelligam in novissimis eorum. Finché poi entrai per mezzo dell'orazione nel santuario di Dio (in sanctuarium, in arcanum, Bossuet, o pure in sacratiora adyta Dei, Malvenda), cioè nei segreti giudizj divini; ed allora intesi la fine de' peccatori; cioè l'infelice termine della loro felicità avuta in questa terra.

Verumtamen propter dolos posuisti eis; deiecisti eos, dum allevarentur. Non però per cagion degl'inganni da loro usati per innalzarsi, posuisti eos (dice Menochio: Subintellige mala, ut habent aliqui textus graeci), avete loro destinati i castighi, avete fatto mancar loro il piede e precipitare mentr'essi cercavano d'innalzarsi in potenza su questa terra.

Quomodo facti sunt in desolationem, subito defecerunt; perierunt propter iniquitatem suam. Ecco come si son ridotti in desolazione e rovina; subito sono mancati e son periti in pena della loro iniquità.

Velut somnium surgentium, Domine; in civitate tua imaginem ipsorum ad nihilum rediges. S. Girolamo quasi somnium evigilantis. Signore, nella fine de' secoli i miseri si troveranno afflitti, come si affliggono quei che si sognano di essere gran signori, ma svegliandosi si trovano poveri quali erano: in civitate tua (Menochio in superna civitate) nella vostra città del cielo saranno onorati i vostri servi fedeli, ma essi ne saran discacciati, e la loro gran figura fatta nel mondo vedrassi ridotta a nulla.

Quia inflammatum est cor meum et renes mei commutati sunt; et ego ad nihilum redactus sum et nescivi. I settanta leggono: Laetatum est cor meum et renes mei dilatati sunt; e come scrive il Mattei, così leggesi presso s. Ambrogio, e si leggeva ancora nei salterj antichi; onde si spiega: Per tanto il mio cuore si è infiammato di gaudio e le mie reni si sono mutate per l'allegrezza, vedendo svaniti i miei timori; et ego ad nihilum redactus sum et nescivi; e nello stesso tempo io mi son ridotto a nulla, cioè mi sono accorto del mio nulla, ch'io prima ignorava.

Ut iumentum factus sum apud te; et ego semper tecum. Legge san Girolamo: et ego insipiens et nescius quasi iumentum; confesso che sinora


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sono stato come un giumento, ignorando la verità del mio nulla; onde da ogg'innanzi voglio star sempre unito con voi, che siete l'unico mio bene.

Tenuisti manum dexteram meam; et in voluntate tua deduxisti me; et cum gloria suscepisti me. Voi mi avete tenuta la destra mano, cioè mi avete mantenuto acciocché io non mi perdessi; voi mi avete condotto a vivere secondo la vostra volontà; voi mi avete colmato di gloria con farmi conoscere le occulte ragioni della vostra providenza, arcanas tuae providentiae rationes, così Bossuet con s. Girolamo.

Quid enim mihi est in coelo; et a te quid volui super terram? E che mi resta a desiderar nel cielo? e, fuori di voi, che altro voglio io sulla terra?

Defecit caro mea et cor meum; Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum. La mia carne e il mio cuore son venuti meno, cioè non posson più reggere ai tratti del vostro amore che mi tira a voi; o Dio del mio cuore, voi solo avete da possederlo in eterno, e voi solo avete da essere la mia parte ed ogni mio bene.

Quia ecce qui elongant se a te peribunt; perdidisti omnes qui fornicantur abs te. Quei che van lontani da voi finalmente periranno; poiché giustamente voi mandate in perdizione qui fornicantur abs te, quei che amano altri oggetti fuori di voi; così Menochio, Sa, Mariana e Tirino.

Mihi autem adhaerere Deo bonum est, ponere in Domino Deo spem meam. A me però l'unico mio bene è l'aderire ed unirmi tutto con Dio e il collocare in lui tutte le mie speranze.

Ut annuntiem omnes praedicationes tuas; in portis filiae Sion. E così spero un giorno, Signor mio, di pubblicare le vostre glorie in Gerusalemme, ch'è la figliuola di Sion.

Salmo 6. (73. del salterio.)

Nel salmo vi sono divote querele del popolo giudaico per la sua prigionia e per la distruzione del tempio, ed insieme preghiere per la loro religione e regno, rammentando i prodigj da Dio operati e i benefizj da lui ricevuti. Il Bellarmino ed altri vogliono che qui si parli della persecuzione di Antioco al tempo de' maccabei. Può servire il salmo contra le persecuzioni che patisce la chiesa da' suoi nemici.

Ut quid Deus repulisti in finem? iratus est furor tuus super oves pascuae tuae? Perché ci avete ributtati, o Dio, totalmente? perché siete così adirato sovra le pecorelle della vostra greggia?

Memor esto congregationis tuae; quam possedisti ab initio. Ricordatevi del vostro popolo, che voi dal principio avete posseduto. Ab initio. Menochio intende di quel tempo quando il popolo ebreo non avea altro re che Dio, nullum habuit regem ante te.

Redemisti virgam haereditatis tuae; mons Sion, in quo habitasti in eo. Redemisti virgam, cioè redemisti sceptrum, come spiegano s. Agostino, Teodoreto, Simmaco, Eutimio, il Bellarmino ed il Mattei: Voi avete redento lo scettro della vostra eredità (cioè il regno della terra promessa, col discacciarne i nemici che l'occupavano); ivi è il monte Sion, in cui vi degnaste di abitare per nostro bene.

Leva manus tuas in superbias eorum in finem; quanta malignatus est inimicus in sancto! Alzate le mani della vostra formidabil potenza, per abbattere in tutto le loro alterigie; voi sapete quanti mali ha recati questo popolo nemico nel luogo santo, cioè nella santa città o nel s. tempio.

Et gloriati sunt qui oderunt te;


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in medio solemnitatis tuae. Questi che vi odiavano si son gloriati delle loro insolenze fatte nel tempio nello stesso tempo che si solennizzava il vostro nome, idest dum sacra solemnia peragerentur, così Menochio.

Posuerunt signa sua, signa; et non cognoverunt sicut in exitu super summum. Han posti i loro segni, cioè le loro bandiere, sulla sommità del tempio; et non cognoverunt, spiegano s. Girolamo, Teodoreto, Tirino ecc., neque curarunt quantus honor deberetur templo tuo, e non hanno avuto riguardo di trattare il luogo sommo, cioè sacro, sicut in exitu, come una pubblica via; così il Mattei: o pure come il luogo più abbietto della città, spiega il Lallemand.

Quasi in silva lignorum securibus exciderunt ianuas eius in idipsum; in securi et ascia deiecerunt eam. Come se fossero stati nella selva a tagliar legna, così han tagliate le porte del tempio unitamente colle accette; colla scure e coll'ascia han buttate a terra le soglie.

Incenderunt igni sanctuarium tuum; in terra polluerunt tabernaculum nominis tui. Han dato alle fiamme il vostro santuario; ed han profanato il tabernacolo consacrato al vostro nome, rovesciandolo per terra.

Dixerunt in corde suo cognatio eorum simul: Quiescere faciamus omnes dies festos Dei a terra. Han detto nel loro cuore unitamente colla loro cognazione, ossia compagnia: Facciamo cessare in questo paese tutti i giorni festivi, consacrati ad onore di Dio.

Signa nostra non vidimus, iam non est propheta; et nos non cognoscet amplius. Non abbiamo più veduti i prodigj operati fra di noi, già non vi è più alcun profeta; e par che il Signore non voglia più riconoscerci per popolo suo.

Usquequo, Deus, improperabit inimicus? irritat adversarius nomen tuum in finem? E sino a quando, o nostro Dio, soffrirete che il nemico ci vituperi e provochi a sdegno il vostro nome sino all'estremo?

Ut quid avertis manum tuam et dexteram tuam de medio sinu tuo in finem? E perché tenete voi la vostra mano lontana, e quasi affatto oziosa nel vostro benefico seno, senza spargere su di noi le solite grazie?

Deus autem rex noster ante saecula; operatus est salutem in medio terrae. Ma Dio, ch'è il nostro re, già più secoli sono, operò la nostra salute in mezzo alla terra, cioè in tutta la terra: dice il nostro Mazzocchi che in medio terrae è un idiotismo ebreo che vale lo stesso che in terra.

Tu confirmasti in virtute tua mare; contribulasti capita draconum in aquis. (Qui comincia il salmista a narrare i prodigj operati a favor del suo popolo). Voi, colla vostra virtù, cioè colla vostra potenza, consolidaste il mare (prima diviso, mentre passavano gli ebrei); ed abbatteste, sommergeste in quelle acque le teste dei dragoni, cioè de' capi egiziani, come spiegano Eutimio ed altri.

Tu confregisti capita draconis; dedisti eum escam populis aethiopum. Voi frangeste la superbia del dragone, cioè di quel popolo nemico, che, restando sommerso, lo faceste esca e preda degli etiopi, che ne raccolsero le loro spoglie. Malvenda e Menochio col Bellarmino vogliono che per gli etiopi s'intendano propriamente gli arabi che abitano nei lidi


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del mar rosso e si chiamano etiopi.

Tu dirupisti fontes et torrentes; tu siccasti fluvios Ethan. Tu dirupisti fontes, il Bellarmino idest ex dirupta petra fecisti scaturire fontes. Voi da un'arida pietra rotta da Mosè faceste uscir fonti e torrenti di acque; voi faceste seccare (cioè nel passaggio del vostro popolo per il deserto) faceste seccare il fiume Ethan. Il Lallemand intende il fiume Giordano: ma il Mattei dice che invano cercasi qual sia questo fiume Ethan e che più presto questa voce è un aggettivo che dinota rapido; ed in fatti s. Girolamo volta flumina fortia. Del resto il Bellarmino, Menochio, Rotigni, Tirino, Panigarola e lo stesso Mattei, dicono che gl'interpreti maluerunt hanc vocem relinquere non interpretatam.

Tuus est dies et tua est nox; tu fabricatus es auroram et solem. Vostro è il giorno, vostra è la notte, cioè voi avete creato l'uno e l'altro. Voi avete fabbricata (cioè fatta) l'aurora e il sole.

Tu fecisti omnes terminos terrae; aestatem et ver; tu plasmasti ea. Voi avete determinati tutti i confini della terra, voi avete formata la state e la primavera. Per la state e la primavera s'intende tutto l'anno; perché anticamente (dicono gli eruditi) l'anno era diviso in verno e state; ed in fatti ove noi leggiamo aestatem et ver l'ebreo legge hyemem et aestatem.

Memor esto huius, inimicus improperavit Domino; et populus insipiens incitavit nomen tuum. Ricordatevi, Signore, di questo; alcuni riferiscono la parola huius al già detto, come si dicesse: Ricordatevi di queste opere vostre. Ma altri col Bellarmino più comunemente lo riferiscono a ciò che seguita appresso, come si dicesse: Abbiate innanzi gli occhi quel che sono per dirvi: Il nemico, Signore, vi ha oltraggiato; e questo popolo stolto ha bestemmiato il vostro nome.

Ne tradas bestiis animas confitentes tibi; et animas pauperum tuorum ne obliviscaris in finem. Non date in mano di queste bestie feroci, quali sono questi nemici, le vite de' vostri fedeli; e non vi dimenticate per sempre di noi vostri poveri servi.

Respice in testamentum tuum; quia repleti sunt qui obscurati sunt terrae domibus iniquitatum. Riguardate il vostro testamento, cioè il patto fatto co' nostri padri; considerate come questi uomini vili si sono ingiustamente impossessati (dominibus iniquitatum, scilicet repleti sunt dominus inique, Tirino ed altri) delle nostre case ed averi. Questa seconda parte del verso è oscurissima, come dicono il Mattei ed altri.

Ne avertatur humilis factus confusus; pauper et inops laudabunt nomen tuum. Non permettete, Signore, che il vostro popolo, prima così umiliato, resti confuso; egli si trova povero e bisognoso; ma sollevato da voi, ben saprà lodare il vostro nome e ringraziarvi.

Exurge, Deus, iudica causam tuam; memor esto improperiorum tuorum, eorum quae ab insipiente sunt tota die. Sorgete, o Dio, e giudicate la causa, non solo nostra, ma vostra, ricordatevi de' vostri improperj, cioè di quelle ingiurie che avete ricevute tutto giorno da questa gente stolta.

Ne obliviscaris voces inimicorum tuorum; superbia eorum, qui te oderunt, ascendit semper. Non vi dimenticate delle bestemmie de' vostri nemici; la superbia di costoro che vi odiano cresce di giorno in giorno.


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Salmo 7. (74. del salterio.)

Questo salmo contiene una preghiera a Dio, acciocché presto sovvenga i buoni e punisca i cattivi. Sembra che sia composto il salmo come un dialogo tra Dio e il suo popolo prigioniero. Giova a rincorare i giusti ed a spaventare gli empj.

Confitebimur tibi, Deus; confitebimur et invocabimus nomen tuum. Si, vi loderemo, o nostro Dio; non mai cesseremo di lodarvi e d'invocare il vostro nome.

Narrabimus mirabilia tua; cum accepero tempus, ego iustitias iudicabo. Narreremo i vostri prodigj: cum accepero tempus (questi ora è Dio che parla), quando prenderò il tempo, cioè quando sarà giunto il tempo, io giudicherò le giustizie, cioè determinerò quel che è giusto, quod iustum est decernam: così s. Girolamo e Teodoreto presso il Tirino.

Liquefacta est terra et omnes qui habitant in ea; ego confirmavi columnas eius. Allora, cioè nel tempo della mia vendetta, la terra si discioglierà (dissolvetur terra, s. Girolamo), e tutti i suoi abitatori si discioglieranno per lo spavento; ma io ristabilirò le colonne di quella, cioè la sua fermezza. Il verso è oscuro, e chi l'intende di un modo e chi di un altro.

Dixi iniquis: Nolite inique agere; et delinquentibus: Nolite exaltare cornu. Io ho detto agli empj (altri vogliono che qui seguiti a parlare Iddio; ma Lallemand più verisimilmente dice che parla il salmista): Cessate di essere iniqui; non vogliate esaltare, cioè gloriarvi della vostra superbia; cornu superbiam significat, il Bellarmino.

Nolite extollere in altum cornu vestrum; nolite loqui adversus Deum iniquitatem. Non vogliate alzare in alto (cornu vestrum, il caldeo gloriam vestram), non v'insuperbite per la vostra gloriaparlate più iniquamente contro Dio.

Quia neque ab oriente neque ab occidente neque a desertis montibus; quoniam Deus iudex est. Poiché neque ab oriente (supple, veniet vobis auxilium, dice Bossuet e si uniforma il Mattei), né dall'oriente né dall'occidente né da' monti deserti verrà a voi soccorso in tempo del castigo. Altri spiegano così: Poiché in vano spererete di rifugiarvi nell'oriente ec., mentre Dio, ch'è vostro giudice, è in ogni luogo. Ma è più comune e più mi piace la prima spiegazione, perché Dio è giudice, e niuno può impedire i suoi giudizj.

Hunc humiliat et hunc exaltat: quia calix in manu Domini vini meri plenus mixto. Egli or questo abbassa, or questo innalza; poiché in mano del Signore vi è un calice di puro vino pieno, cioè di giustizia ed insieme di misto, cioè di pietà, temperando la misericordia colla giustizia, come scrive s. Girolamo1.

Et inclinavit ex hoc in hoc; verumtamen faex eius non est exinanita; bibent omnes peccatores terrae. Legge l'ebreo: Et effundat ex hoc, e di questo calice così temperato ne versa scambievolmente sovra gli uomini, dando loro ora grazie ora castighi, verumtamen faex eius non est exinanita, bibent omnes peccatores terrae; ma sappiano i peccatori che la feccia, cioè la parte più amara di tal calice, non è evacuatafinita; di questa beveranno tutti gli empj. Spiega il Bellarmino che a' peccatori, oltre le pene di questa vita, la maggior parte di esse è lor riserbata nel giorno del giudizio.

Ego autem annuntiabo in saeculum;


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cantabo Deo Iacob. Ma io non lascerò mai di pubblicare questa giustizia riservata a' peccatori; e sempre canterò le glorie del Dio di Giacobbe.

Et omnia cornua peccatorum confringam; et exaltabuntur cornua iusti. E procurerò di reprimere e abbattere la superbia de' peccatori; ed all'incontro predicherò la gloria de' giusti che saranno esaltati.

Salmo 8. (75. del salterio.)

In questo salmo il popolo ebreo loda e ringrazia Dio per la vittoria ottenuta contro i nemici. Alcuni padri lo riferiscono alla vittoria contra gli assirj nella disfatta dell'esercito di Sennacherib, essendovi il titolo nella volgata: Canticum ad assyrios. Ma Grozio e il Mattei credono che Davide l'abbia cantato dopo la vittoria degli ammoniti e che poi Ezechia l'abbia recitato nella vittoria degli assirj. Può servire il salmo a' cristiani per ringraziamento a Dio in averci liberati da' nostri nemici.

Notus in Iudaea Deus; in Israel magnum nomen eius. Nella Giudea Iddio è ben conosciuto, e grande è il suo nome in Israello.

Et factus est in pace locus eius; et habitatio eius in Sion. L'ebreo legge: Et factus est in Salem; la voce Salem significa ancora pace, ma qui significa la città di Gerusalemme; onde Lallemand ben traduce con altri; Egli ha eletto il suo domicilio in Gerusalemme; e la sua abitazione è sul monte di Sionne.

Ibi confregit potentias arcuum, scutum, gladium et bellum. Ivi infranse le potenze degli archi (cioè degli archi delle potenze nemiche), e gli scudi e le spade e tutte le forze de' nemici che faceano la guerra.

Illuminans tu mirabiliter a montibus aeternis, turbati sunt omines insipientes corde. In vece delle parole, a montibus aeternis, gli interpreti moderni quasi tutti leggono in montibus praedae o sia rapinae, come sta nell'ebreo, e si uniforma s. Girolamo, che legge in montibus captivitatis. Onde si spiega: Voi, Signore, avete fatto risplendere maravigliosamente un lume dai monti della preda, cioè ove il nostro esercito predò le spoglie de' nemici; e così gli stolti di cuore restaron turbati. Ma s. Girolamo in vece di turbati sunt omnes insipientes corde, legge superbi spoliati sunt, i superbi restaron vinti e spogliati di tutto.

Dormierunt somnum suum; et nihil invenerunt omnes viri divitiarum in manibus suis. Tutti costoro, benché ricchi, nondimeno percossi dal sonno della morte non han trovato più nulla nelle loro mani; così il Lallemand. Ma secondo questo senso a me piacerebbe di tradurre così questo verso: Ai ricchi della terra in morte tutte le ricchezze avute sembrano un sogno, mentre allora niente si trovano più nelle loro mani1.

Ab increpatione tua Deus Iacob; dormitaverunt, qui ascenderunt equos. In virtù dell'ira vostra (o del vostro castigo), o Dio di Giacobbe, furon percossi dalla morte anche quei che si credean più valenti, essendo montati a cavallo.

Tu terribilis es; et quis resistet tibi ex tunc ira tua? Signore, voi siete terribile; e chi resisterà alla vostra potenza, ex tunc ira tua, nel punto che arde la vostra collera? Cum ira tua fuerit commota? così Estio ed altri.


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De coelo auditum fecisti iudicium; terra tremuit et quievit. Dal cielo ci avete fatta udire la sentenza del castigo fulminato contro i nemici; tremò la terra per lo spavento, et quievit, ma subito succedé la calma. Ma l'ebreo, in vece di quievit legge siluit, cioè gli uomini della terra tremarono e tacquero per lo terrore.

Cum exurgeret in iudicium Deus; ut salvos faceret omnes mansuetos terrae. Nel vedere alzarsi Dio a far giudizio o sia giustizia, affin di salvare tutti gli uomini mansueti, cioè gli umili suoi servi.

Quoniam cogitatio hominis confitebitur tibi; et reliquiae cogitationis diem festum agent tibi. Il testo è oscuro. Lallemand lo spiega così: Poiché i vostri servi, pensando al favor ricevuto, ve ne ringrazieranno; e la memoria di quello farà lor celebrare feste in vostro onore. Ma altri più comunemente, come il Maldonato, Malvenda, Grozio, Mariani, Rotigni, Mattei ec., appoggiati al testo ebreo, che in vece di cogitatio, legge ira: Quoniam ira hominis confitebitur tibi, spiegano così: Poiché il furore dell'uomo nemico sarà causa che lodiamo la vostra bontà e potenza, vedendolo disfatto. Et reliquiae etc., e gli avanzi del furore del nemico serviranno a voi di festa, mentre ci moveranno a voi di festa, mentre ci moveranno a celebrare una festa in vostro onore per lodarvi e ringraziarvi.

Vovete et reddite Domino Deo vestro, omnes qui in circuitu eius affertis munera. Fate pur de' voti a Dio vostro Signore per gratitudine, e poi siate fedeli in adempirli, voi tutti che circondando il suo altare siete venuti ad offerirgli de' doni.

Terribili et ei qui aufert spiritum principum; terribili apud reges terrae. Portate doni a questo Dio terribile, che toglie la vita a' principi (o pure che doma l'orgoglio de' principi, come legge l'ebreo Coercet spiritum principum) e che si fa temere anche da' re della terra.

Salmo 9. (76. del salterio.)

Sembra a più interpreti che questo salmo sia una preghiera del popolo di Dio prigioniero in Babilonia: del resto può molto giovare ad ogni anima tribolata che sospira (come dice s. Agostino) di uscire da questo esilio e andare alla patria.

Voce mea ad Dominum clamavi; voce mea ad Deum et intendit mihi. Ho gridato forte al Signore ed al mio Dio, ed egli si è degnato di esaudirmi: et intendit mihi, legge l'ebreo et aures mihi praebuit, e s. Girolamo et exaudivit me.

In die tribulationis meae Deum exquisivi, manibus meis nocte contra eum; et non sum deceptus. Nel giorno della mia afflizione ho cercato Dio, e di notte l'ho pregato, stendendo le mani verso di lui; e non mi sono ingannato nella mia speranza.

Renuit consolari anima mea; memor fui Dei et delectatus sum et exercitatus sum; et defecit spiritus meus. L'anima mia immersa nel dolore ricusava ogni consolazione; ricordandomi di Dio, questa memoria mi ha riempito di allegrezza; nondimeno il pensiero de' mali miei mi ha fatto ricadere nell'avvilimento; così il Lallemand. Ma gli altri, come Malvenda, Maldonato, Rotigni e il Mattei seguono il testo ebreo, che, in vece di memor fui Dei et delectatus sum, legge conturbatus sum; e così anche l'intende s. Girolamo, che nel suo commentario scrive: Memor fui Dei et conturbabor; qui olim, quamvis afflictus, audito Dei nomine, respirabam, nunc nimis territus divini nominis recordatione conturbor. Onde, seguendo


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questo senso, che sembra più accettato con s. Girolamo, si spiega il verso così. Mi son ricordato di Dio e, in vece di consolarmi, mi sono più turbato. Exercitatus sum, volta s. Girolamo loquebar in memetipso, e l'ebreo legge et anxius fui prae tristitia; e parlando tra di me, son rimasto inquieto per la mestizia; et defecit spiritus meus, in modo che mi è venuto meno lo spirito.

Anticipaverunt vigilias oculi mei; turbatus sum et non sum locutus. Gli occhi miei hanno anticipata la vigilia, viene a dire sono stato senza poter dormire tutta la notte, per cagione del turbamento patito senza dir parola.

Cogitavi dies antiquos; et annos aeternos in mente habui. Ho pensato ai giorni antichi ed ho avuti in mente i secoli passati (annos aeternos, l'ebreo legge, con s. Girolamo, annos saeculorum). Richiamava Davide alla sua memoria per confortarsi le grazie prima ricevute da Dio e i beneficj fatti al suo popolo.

Et meditatus sum nocte cum corde meo; et exercitabar et scopebam spiritum meum. Meditatus sum nocte eum corde meo, legge l'ebreo recordabar cantici mei, e s. Girolamo psalmorum meorum; ho meditato di notte nel mio cuore quel tempo nel quale io cantava cantici; e così mi esercitava e scopava il mio spirito, cioè esaminava la mia coscienza. Scopebam spiritum meum, s. Agostino a' tempi suoi leggeva et perscrutabar spiritum meum.

Numquid in aeternum proiiciet Deus? aut non apponet ut complacitior sit adhuc? Dunque Iddio mi rigetterà per sempre? e non si applicherà ad esser più compiacente o sia più placato e propizio? come legge l'ebreo e come legge s. Girolamo: et non propitiabitur ultra? e così anche l'intendono Bellarmino, Bossuet ecc.

Aut in finem misericordiam suam abscindet a generatione in generationem? Oppure Dio rimoverà da sé la sua misericordia per sempre, col non aver più di noi pietà?

Aut obliviscetur misereri Deus? aut continebit in ira sua misericordias suas? Ovvero si scorderà di aver compassione di noi? o forse chiuderà nell'ira sua le sue misericordie, sicché lo sdegno fermerà il corso alle misericordie?

Et dixi: Nunc coepi; haec mutatio dexterae Excelsi. Haec mutatio, altri intendono questa mutazione rispetto a Dio, e così l'intendono Bossuet ed altri con s. Girolamo, che volta: Et dixi: imbecillitas mea est, cioè: Ho detto: la mia debolezza, ossia la mia malvagità è causa della mutazione della destra dell'Altissimo, mentre da clemente si è mutato in severo. Ma altri, come Lallemand con s. Agostino, intendono che la mutazione fu a rispetto del salmista, che parla: Et dixi: nunc coepi, ho detto che ora comincio a respirare per mezzo della speranza; oppure, secondo altri, ora ho stabilito di mutar vita, e questo cangiamento è opera della destra dell'Eccelso, cioè della grazia divina, dispellentis (scrive s. Agostino) priorem nebulam et caliginem, che, liberandomi dalla primiera oscurità, con nuova luce a sé mi tira. S. Antonio abbate imponeva a' suoi discepoli che ogni mattina, rinnovando il proposito di darsi tutti a Dio, dicessero: Et dixi: Nunc coepi.

Memor fui operum Domini, quia memor ero ab initio mirabilium tuorum. Mi son ricordato delle opere del Signore; quia (l'ebreo certe), e certamente


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seguirò a ricordarmi delle cose mirabili che voi, mio Dio, sin dal principio del mondo avete operate.

Et meditabor in omnibus operibus tuis, et in adinventionibus tuis exercebor. E mediterò sempre queste vostre opere: et in adinventionibus tuis exercebor, s. Girolamo adinventiones tuas loquar, mi eserciterò a lodare le invenzioni amorose della vostra sapienza, dirette alla nostra salute. Sapientiae tuae ad salutem nostram excogitata consilia scrive il Bossuet.

Deus, in sancto via tua, quis Deus magnus sicut Deus noster? tu es Deus, qui facis mirabilia. O gran Dio, le vostre vie son sante (viae tuae sanctae, Bossuet), cioè i vostri disegni ed operazioni son tutte sante, come spiega il Bellarmino; e dove trovasi un Dio così grande come il nostro? Voi siete quel Dio che operate cose meravigliose.

Notam fecisti in populis virtutem tuam, redemisti in brachio tuo populum tuum, filios Iacob et Ioseph. Voi avete manifestata a' popoli la vostra potenza; mentre col vostro braccio avete riscattato da mano de' nemici il vostro popolo; che sono i figliuoli di Giacobbe e di Gioseffo.

Viderunt te aquae, Deus, viderunt te aquae; et timuerunt et turbati sunt abyssi. Vi mirarono le acque, o Dio onnipotente, e si atterrirono e per riverenza ritiraronsi sino agli abissi, cioè sino al fondo. Spiega ciò il Bellarmino delle acque del mar rosso, che al comando di Dio si divisero per dare il passaggio agli ebrei.

Multitudo sonitus aquarum, vocem dederunt nubes. Si udì allora un gran suono, cioè gran fremito delle acque del mare, quando si rovesciarono sovra gli egiziani; e le nubi diedero anche la loro voce, piovendo con istrepito sovra i nemici.

Etenim sagittae tuae transeunt, vox tonitrui tui in rota. Il Lallemand traduce: Scoppiano i fulmini da ogni lato, e il vostro tuono spezza le ruote dei carri nemici. Ma altri, valendosi del testo ebreo, che in vece di sagittae tuae legge lapilli tui, meglio traducono: le grandini come saette ferivano; e la voce del vostro tuono, cioè il tuono facea tale strepito che sembrava una ruota che stride per cagione del rapido moto che riceve: Bossuet, instar rotae rapide discurrentis; e così anche lo spiegano il Maldonato e il Mariana.

Illuxerunt coruscationes tuae orbi terrae; commota est et contremuit terra. I vostri lampi apparvero così accesi sovra la terra, che la medesima ne restò scossa e spaventata.

In mari via tua et semitae tuae in aquis multis; et vestigia tua non cognoscentur. Voi nel mare vi trovaste la via, camminando per quelle grandi acque, come fossero strade battute; et vestigia tua non cognoscentur, s. Girolamo col caldeo, et vestigia tua non sunt agnita, e le vostre vestigia, cioè del vostro popolo che passò a piedi asciutti, non furon conosciute dai nemici, che restaron sommersi.

Deduxisti sicut oves populum tuum, in manu Moysi et Aaron. Guidaste il vostro popolo, come tante pecorelle, per man di Mosè e di Aronne, sicuro al deserto.

Salmo 10. (77. del salterio.)

Questo salmo è un breve racconto di quanto operò il Signore a favor del suo popolo dal tempo di Mosè fino a quello di Davide. Vi si loda la divina beneficenza e si detesta l'ingratitudine degli ebrei.

Attendite, popule meus, legem meam; inclinate aurem vestram in verba oris mei. Ascolta, popolo mio,


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la mia legge, cioè i miei ammaestramenti; ed applicate le vostre orecchie a sentir le parole della mia bocca.

Aperiam in parabolis os meum; loquar propositiones ab initio. Dice il nostro dottissimo Mazzocchi1 che nelle scritture la voce parabola s'intende per ogni sorta di componimento poetico; onde si spiega: Aprirò la mia bocca a cantar verseggiando. Loquar propositiones ab initio; s. Girolamo loquar aenigmata antiqua, il che si uniforma al vangelo di s. Matteo, ove si traducono le parole Aperiam in parabolis os meum, così: Eructabo abscondita a constitutione mundi; vi dichiarerò i misteri de' fatti antichi, avvenuti dal principio del mondo2.

Quanta audivimus et cognovimus ea, et patres nostri narraverunt nobis. L'ebreo e s. Girolamo per Quanta audivimus, leggono Quae audivimus; vi dirò quanto ho inteso e saputo e quanto i nostri padri ci han riferito.

Non sunt occultata a filiis eorum in generatione altera. Non sunt occultata a filiis, l'ebreo legge: Non occultabimus filiis etc. Non terremo celato a' loro figliuoli, ma l'annunzieremo alla generazione de' posteri; l'ebreo sed generationi posterae narrabimus.

Narrantes laudes Domini et virtutes eius et mirabilia eius quae fecit. Ad essi narreremo le glorie del Signore e le maraviglie che la sua potenza ha operate in lor favore.

Et suscitavit testimonium in Iacob; et legem posuit in Israel. Et suscitavit, s. Girolamo statuit. Iddio stabilì il patto in Giacobbe, cioè nella progenie di Giacobbe, e pose, cioè diede la sua legge scritta al popolo d'Israele.

Quanta mandavit patribus nostris nota facere ea filiis suis; ut cognoscat generatio altera. Quanta (l'ebreo Quae etc.): Le quali cose ordinò a' nostri padri che le avessero comunicate ai loro figliuoli, acciocché l'altra progenie, cioè i posteri le avessero sapute.

Filii qui nascentur et exurgent; et narrabunt filiis suis. Ordinò che i loro figliuoli le narrassero a coloro che nasceranno e sorgeranno in appresso; e questi parimente le comunicassero ai loro figli.

Ut ponant in Deo spem suam, et non obliviscantur operum Dei; et mandata eius exquirant. Affinché tutti collocassero in Dio la loro speranza e non si dimenticassero delle di lui opere fatte a beneficio del popolo; e così cercassero con diligenza d'intendere i suoi comandamenti per eseguirli.

Ne fiant sicut patres eorum; generatio prava et exasperans. Acciocché non diventino simili ai loro padri, gente perversa e provocante a sdegno; l'ebreo generatio amara et rebellis; s. Girolamo declinans et provocans, incostante ed irritante.

Generatio quae non direxit cor suum; et non est creditus cum Deo spiritus eius. Gente la quale non ebbe mai il cuor retto; e il di cui spirito non confidò mai nel suo Dio. S. Girolamo non credidit Deo spiritus eius.

Filii Ephrem, intendentes et mittentes arcum, conversi sunt in die belli. Quei della tribù di Efraim, così bene intendenti di tirare le saette coll'arco, han voltate le spalle a' nemici nel giorno della battaglia.

Non custodierunt testamentum Dei; et in lege eius noluerunt ambulare.


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Non osservarono il patto di Dio e ricusarono di camminar secondo la di lui legge.

Et obliti sunt benefactorum eius et mirabilium quae ostendit eis. Posero in oblio i suoi beneficj ed i prodigi ch'egli avea loro dimostrati.

Coram patribus eorum fecit mirabilia in terra Aegypti, in campo Taneos. Iddio operò cose mirabili dinanzi a' loro padri nella terra di Egitto e specialmente nel campo di Tanis, cioè nella città capitale dell'Egitto, qual era Tanis; così Menochio.

Interrupit mare et perduxit eos; et statuit aquas quasi in utre. Divise il mare e li condusse sicuri; e collocò, cioè raccolse le acque come in un otre o come in un mucchio o monticello; l'ebreo quasi cumulum, e s. Girolamo quasi acervum.

Et deduxit eos in nube diei; et tota nocte in illuminatione ignis. E li guidò con una nuvola di giorno (il caldeo e s. Girolamo per diem); e per tutta la notte colla illuminazione del fuoco (l'ebreo in luce ignis), cioè colla luce della colonna di fuoco di cui si parla nell'Esodo c. 16.

Interrupit petram in eremo et adaquavit eos, velut in abysso multa. Ruppe per mezzo una pietra nel deserto; et adaquavit eos (l'ebreo potavit eos), e ne fe' scaturire un abisso, cioè un gran torrente di acque, ac si esset aqua profunda; Menochio e Bossuet.

Et eduxit aquam de petra; et deduxit tamquam flumina aquas. Fu tale l'acqua uscita dalla pietra che sembrava quasi un fiume.

Et apposuerunt adhuc peccare ei; in iram excitaverunt excelsum in inaquoso. L'ebreo iterum peccaverunt, e s. Girolamo addiderunt ultra peccare ei. E pure seguitarono a peccare contro Dio e provocarono ad ira l'Altissimo in quell'arido deserto, come legge il caldeo, in arido deserto.

Et tentaverunt Deum in cordibus suis; ut peterent escas animabus suis. Tentarono Dio ne' loro cuori, cercando cibi in quel deserto, quali ambivano le loro anime. Nel salmo dell'invitatorio (v. 4, pag. 624) stanno spiegate le parole che qui si leggono: Et tentaverunt eum in cordibus suis; poiché gli ebrei, domandando a Dio in quel deserto pane e carne1, vollero tentarlo con esperimentare se egli era potente a provvederli di tali cibi in quel luogo sprovveduto di tutto.

Et male locuti sunt de Deo; dixerunt: Numquid poterit Deus parare mensam in deserto? E parlarono malamente di Dio, dicendo: Forse potrà Iddio prepararci in questo deserto una mensa qual noi la desideriamo?

Quoniam percussit petram ed fluxerunt aquae; et torrentes inundaverunt. Poiché già egli ha percossa la pietra, e ne sono sgorgati torrenti di acque che ne hanno allagata la terra.

Numquid et panem poterit dare? aut parare mensam populo suo? Ma potrà forse darci del pane ed apparecchiare al popolo suo una mensa compita?

Ideo audivit Dominus et distulit, et ignis accensus est in Iacob, et ira ascendit in Israel. Pertanto il Signore udì queste voci, et distulit (il Mattei l'intepreta distulit implere, lasciò di compir le promesse); ma parmi meglio dire: Sospese di far bene a questi ingrati; si accese il fuoco dell'ira contra Giacobbe, cioè contra la progenie di Giacobbe.

Quia non crediderunt in Deo,


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nec speraverunt in salutare eius. Egli li punì per non aver essi confidato in Diosperato con appoggiarsi al di lui salutare aiuto.

Et mandavit nubibus desuper; et ianuas coeli aperuit. E comandò alle nuvole del cielo ed aprì nel cielo le porte. Dicesi ianuas coeli aperuit per dinotare l'abbondanza della manna che venne dal cielo.

Et pluit illis manna ad manducandum; et panem coeli dedit eis. Fe' piovere loro la manna, che loro servisse di cibo, e diè ad essi il pane del cielo.

Panem angelorum manducavit homo: cibaria misit eis in abundantia. Sicché l'uomo si nutrì del pane degli angeli, che loro mandò il Signore in abbondanza per cibarsene. La manna si chiamò pane del cielo, perché venne dal cielo, e pane degli angeli perché fu formata per opera degli angeli. Scrive il Bellarmino che la manna si dinominò così dalla maraviglia che fece il popolo vedendo la terra coperta di quell'insolito cibo: Man Hu significa quid hoc? Aggiunge il Bellarmino che la manna era simile al seme di coriandro.

Transtulit austrum de coelo: et induxit in virtute sua africum. Lallemand traduce così: Fe' cessare l'austro, vento orientale, e fe' soffiare l'africo. Ma il Bellarmino scrive che l'austro orientale (cioè l'euro) non è opposto all'africo, ma gli è congiunto; e perciò Teodoreto, Eutimio ed altri non intendono per la voce transtulit cessare fecit, ma stare fecit et transtulit de coelesti thesauro questi due venti (come espone s. Agostino); ed a questi due venti ordinò che adducessero le coturnici, come sta nel verso seguente.

Et pluit super eos sicut pulverem carnes; et sicut arenam maris volatilia pennata. E fe' piovere sovra di essi gli uccelli in tanta copia com'è la polvere che cuopre la terra e l'arena che sta nel lido del mare.

Et ceciderunt in medio castrorum eorum; circa tabernacula eorum. E questi uccelli caddero in mezzo del loro campo e dintorno alle loro tende.

Et manducaverunt et saturati sunt nimis, et desiderium eorum attulit eis; non sunt fraudati a desiderio suo. Essi ne mangiarono e ne furon saziati appieno; il Signore li contentò, e il loro desiderio non fu lor negato.

Adhuc escae eorum erant in ore ipsorum; et ira Dei ascendit super eos. Ma avendo ancora in bocca quelle carni loro date, l'ira di Dio si alzò sovra di essi. Già si spiegò di sovra che quando il fuoco dell'ira è grande la fiamma si alza in alto; e perciò dicesi ascendit.

Et occidit pingues eorum; et electos Israel impedivit. E il Signore fe' morire pingues eorum, il Bellarmino traduce i più voluttuosi, Lallemand i più robusti: Et electos Israel impedivit, il Lallemand traduce: uccise la più scelta gioventù d'Israele; ma il Bellarmino traduce che i più forti di essi furono da Dio impediti di fuggir la morte.

In omnibus his peccaverunt adhuc; et non crediderunt in mirabilibus eius. Con tutti questi castighi non cessarono di peccare; né tali prodigi poterono indurli a temere il Signore e confidare in esso.

Et defecerunt in vanitate dies eorum; et anni eorum cum festinatione. E così consumarono essi inutilmente i loro giorni nel deserto; e lor furono abbreviati gli anni.


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Cum occideret eos, quaerebant eum; et vertebantur et diluculo veniebant ad eum. Mentre Iddio li facea morire, essi lo ricercavano e ritornavano a lui; e di buon mattino andavano a ritrovarlo, implorando pietà.

Et rememorati sunt quia Deus adiutor est eorum; et Deus excelsus redemptor eorum est. Ed allora ricordavansi de' soccorsi che Dio avea lor dati e de' mali da cui li avea liberati.

Et dilexerunt eum in ore suo; et lingua sua mentiti sunt ei. E promisero di amarlo colla bocca; ma si trovarono mentitori a Dio di ciò che gli avean promesso colla loro lingua.

Cor autem eorum non erat rectum cum eo; nec fideles habiti sunt in testamento eius. Poiché il lor cuore non era retto col Signore; poiché non furono trovati fedeli secondo il patto con lui fatto.

Ipse autem est misericors, et propitius fiet peccatis eorum; et non disperdet eos. Egli non però volle usar pietà, volle compatire i loro peccati e non distruggere tutto il suo popolo, secondo meritavano.

Et abundavit, ut averteret iram suam; et non accendit omnem iram suam. Volle abbondare in misericordia, divertendo, cioè temperando la sua collera, col non accenderla tutta come meritavano le loro colpe.

Et recordatus est quia caro sunt; spiritus vadens et non rediens. Si ricordò, cioè considerò ch'essi erano uomini di carne, infermi e deboli; la vita de' quali è come un vento che poco dura, perché va e non ritorna indietro; il giovine passa ad esser vecchio, ma non torna più alla gioventù.

Quoties exacerbaverunt eum in deserto; in iram concitaverunt eum in inaquoso! Quante volte essi l'inasprirono nel deserto, e stando sitibondi in quel luogo arido, l'incitarono a sdegno!

Et conversi sunt et tentaverunt Deum; et sanctum Israel exacerbaverunt. Ed appena ch'erano a lui convertiti, ritornarono a tentarlo; e di nuovo amareggiarono questo Dio santo d'Israele.

Non sunt recordati manus eius; die qua redemit eos de manu tribulantis. Non si sono ricordati della mano divina, che li salvò in quel giorno, quando li liberò dalle mani del nemico, cioè di Faraone che li affliggeva.

Sicut posuit in Aegypto signa sua; et prodigia sua in campo Taneos. Non si son rammentati de' prodigi operati da Dio in Egitto e propriamente nel campo di Tanis. Tanis era la città capitale e regia d'Egitto.

Et convertit in sanguinem flumina eorum et imbres eorum, ne biberent. Quando il Signore mutò le acque de' loro fiumi ed anche delle piogge in sangue, cioè in colore di sangue; in modo che aveano orrore di beverne. Per flumina, dice il Bellarmino, s'intendono i rami del Nilo che scorrono per l'Egitto; e per imbrem s'intende l'acqua del Nilo che allaga, perché in Egitto non suole vedersi la pioggia.

Misit in eos caenomyam et comedit eos; et ranam et disperdidit eos. Mandò loro una moltitudine di mosche, da cui eran quasi mangiati; e di rane che tutto consumavano. È questione se si debba scrivere caenomya, che significa mosca comune, o cinomya, mosca canina: la volgata ammette la prima, ma i greci più


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comunemente vogliono la seconda. S. Girolamo è vario.

Et dedit aerugini fructus eorum; et labores eorum locustae. E diede i loro frutti e fatiche a' bruchi ed alle locuste che divorano l'erbe, come spiega s. Girolamo, a modo di ruggine.

Et occidit in grandine vineas eorum; et moros eorum in pruina. E distrusse le loro vigna colla grandine e gli alberi colla brina: in pruina; dice il Mattei che secondo la voce ebrea pruina significa la grossa gragnuola: s. Girolamo poi moros volta sycomoros; chiamati in lingua nostra seccomori; e san Gregorio spiega: Sycomorus, quippe ficus fatua dicitur1.

Et tradidit grandini iumenta eorum; et possessionem eorum igni. La grandine uccise ancora i loro giumenti, e il fuoco consumò i loro poderi. Ma il Mattei verisimilmente per lo fuoco intende il ghiaccio, che ancora brucia i campi, per non descrivere una nuova piaga in Egitto dal fuoco, non riferita da Mosè.

Misit in eos iram indignationis suae; indignationem et iram et tribulationem; immissiones per angelos malos. Fece indi passare l'effetto del suo sdegno e della sua indegnazione sovra le loro persone, con afflizioni e castighi per mano degli angeli mali, fatti esecutori della sua vendetta divina.

Viam fecit semitae irae suae, non pepercit a morte animantibus eorum; et iumenta eorum in morte conclusit. Fe' correre o, come meglio traduce il Mattei, aprì le porte alla sua collera, non perdonando alle lor vite né a quelle de' loro giumenti.

Et percussit omne promogenitum in terra Aegypti; primitias omnis laboris eorum in tabernaculis Cham. Percosse di più colla morte nelle case d'Egitto tutti i loro primogeniti, ch'erano le primizie delle loro fatiche. Gli uomini molto faticano per allevare i loro primogeniti, e perciò questi chiamansi primizie delle loro fatiche. L'Egitto poi si chiama Cham, perché Cham, figlio di Noè, dopo il diluvio popolò l'Egitto.

Et abstulit sicut oves populum suum; et perduxit eos tamquam gregem in deserto. E così tolse il suo popolo, cioè lo campò dalla schiavitù di Egitto; e come una greggia di pecore lo condusse nel deserto.

Et deduxit eos in spe et non timerunt; et inimicos eorum operuit mare. E li trasse pieni di fiducia e senza timore, poiché nel mar rosso erano stati già sommersi i loro nemici; e così ebbe fine la schiavitù degl'Israeliti.

Et induxit eos in montem sanctificationis suae; montem quem acquisivit dextera eius. E gl'introdusse nel monte della sua santificazione, cioè nella terra promessa (come spiega il Bellarmino), terra montuosa che Dio si avea eletta per essere ivi onorato dal suo popolo: monte o sia terra ch'egli acquistò colla sua destra; poiché Dio fe' tanti miracoli affinché gl'israeliti vincessero e di scacciassero gl'idolatri.

Et eiecit a facie eorum gentes; et sorte divisit eis terram in funiculo distributionis. Ed in apparire il suo popolo in quelle parti ne discacciò le genti nemiche; ed indi divise e distribuì a sorte quel paese distintamente agli ebrei; si dice in funiculo, perché la distribuzione de' terreni si fece colla misura delle funicelle, come allora si costumava.


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Et habitare fecit in tabernaculis eorum tribus Israel. E fe' abitare le tribù d'Israele nelle case de' loro nemici.

Et tentaverunt et exacerbaverunt Deum excelsum; et testimonia eius non custodierunt. Ma essi ingrati non lasciarono di tentare Iddio e di sdegnare l'Altissimo col disubbidire a' suoi precetti.

Et averterunt se et non servaverunt pactum; quemadmodum patres eorum, conversi sunt in arcum pravum. E si scostarono da lui e non osservarono il patto; diventando essi un arco guasto ed inutile, siccome eran diventati i loro padri.

In iram concitaverunt eum in collibus suis; et in sculptilibus suis ad aemulationem eum provocaverunt. Sicché in quelle colline del Signore, destinate al suo culto, irritarono il di lui sdegno e lo provocarono, posponendolo agl'idoli che adorarono, con pareggiarli a Dio.

Audivit Deus et sprevit; et ad nihilum redegit valde Israel. Ascoltò Iddio le ingiurie che gli fecero, ed allora disprezzò Israello; e molto adirato lo ridusse a niente.

Et repulit tabernaculum Silo; tabernaculum suum, ubi habitavit in hominibus. Ed abbandonò il tabernacolo che stava in Silo, e dove era l'arca, e dove Iddio in certo modo abitò fra gli uomini; mentre di dava loro le risposte.

Et tradidit in captivitatem virtutem eorum, et pulchritudinem eorum in manus inimici. E permise che l'arca (come spiegano il Bossuet, Lallemand e Menochio con s. Agostino), la quale era la fortezza e lo splendore d'Israele, restasse in preda del nemico.

Et conclusit in gladio populum suum; et haereditatem suam sprevit. Permise di più che il suo popolo fosse circondato da per tutto dalle spade de' nemici; e così ebbe a disprezzare quel popolo che aveasi eletto in eredità, cioè in un popolo suo particolare e proprio.

Iuvenes eorum comedit ignis, et virgines eorum non sunt lamentatae. Il fuoco della guerra e più dell'ira divina consumò i loro giovani: Et virgines eorum non sunt lamentatae; alcuni spiegano quel lamentatae in senso attivo, ma, come dicono meglio il Bellarmino, il Mattei e il Lallemand, dee spiegarsi in senso passivo, cioè: essendo stati uccisi quei giovani, le vergini loro spose non ebbero chi piangesse la loro mala sorte; poiché nella comune strage ciascuno, in vece di piangere i danni altrui, piangeva quelli delle proprie case: e ciò ben si accorda col testo ebreo, che, in vece di non sunt lamentatae, legge non sunt eiulatae; con s. Girolamo, il quale volta: Et virgines eius nemo luxit.

Sacerdotes eorum in gladio cediderunt: et viduae eorum non plorabantur. I loro sacerdoti (che furono Ofni e Finees figli di Eli) nella medesima strage caddero sotto le spade nemiche; e così parimente le loro vedove non plorabantur, s. Girolamo non sunt defletae, cioè non furono consolate e neppur compatite, poiché tutti erano occupati a pianger la morte de' loro congiunti.

Et excitatus est tamquam dormiens Dominus; tamquam potens crapulatus a vino. Ma il Signore finalmente si svegliò, come svegliasi un forte soldato che preso dal vino, dopo la crapula dorme in un profondo


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sonno; così Menochio, Gordone, Bellarmino e Lallemand: e dicono che quando Dio non castiga gli scellerati sembra che dorma in un profondo sonno. Ma il Mattei giustamente dice che il paragone di un ubbriaco che si alza dal sonno poco conviene a Dio: onde scrive che il verso contiene non una, ma due comparazioni; la prima è del destarsi dal sonno, excitatus tamquam dormiens, la seconda poi è del rivolgersi che fece Dio contra i nemici, come un forte guerriero, invigorito da una tazza presa di vino, va contra il nemico, tamquam potens miles exhilaratus a vino: e ciò si accorda col testo ebreo, che, in vece di crapulatus, legge ovans ossia exhilaratus.

Et percussit inimicos suos in posteriora, opprobrium sempiternum dedit illis. E percosse i suoi nemici in posteriora (cioè in secretiore parte natium1), con piaghevergognose che loro furon di un perpetuo rossore.

Et repulit tabernaculum Ioseph, et tribum Ephraim non elegit.

Sed elegit tribum Iuda, montem Sion, quem dilexit. E ripudiò il tabernacolo di Giuseppe, dov'era l'arca, che stava in Silo, città nella tribù d'Efraim, il quale fu figlio di Giuseppe; e ributtò la tribù di Efraim ed elesse quella di Giuda; e per suo tabernacolo si scelse il monte Sion, che amò, preferendolo a tutti gli altri luoghi della Giudea.

Et aedificavit, sicut unicornium, sanctificium suum in terra quam fundavit in saecula. Ed in questo monte Sion, cioè in Gerusalemme, terra ch'egli stabilì per durare in eterno, si elesse il suo santuario fermo e forte com'è forte il corno del liocorno. In quelle parole in terra quam fundavit in saecula dice il Bellarmino che per Gerusalemme, che di poi fu distrutta, fu figurata la chiesa, che dovea persistere sino alla fine del mondo. Aggiunge il Mattei che il monte Sion fu comparato al liocorno perché ivi fu il tempio, che fu l'unico della Giudea.

Et elegit David servum suum; et substulit eum de gregibus ovium; de post foetantes accepit eum.

Pascere Iacob servum suum et Israel haereditatem suam. Ed elesse David suo servo, traendolo, dall'esser pastore di gregge e dall'andare seguendo le pecore parturienti, a prender lo scettro di re e il governo del suo popolo composto de' figli di Giacobbe suo servo, e la cura d'Israello, ch'era la sua eredità.

Et pavit eos in innocentia cordis suis; et in intellectibus manuum suarum deduxit eos. E Davide li governò con retto cuore e li resse con consiglio e prudenza in tutte le opere che fece in beneficio del popolo.

Salmo 11. (78. del salterio.)

In questo salmo descrive lo stato miserabile del popolo giudaico nella persecuzione di Antioco Epifane al tempio de' maccabei. E ciò si ricava dal 1. Mach. 1. 17., dove l'autore di quel libro allega come un vaticinio allora avverato il secondo verso di questo salmo. Ma s. Agostino l'accomoda alle persecuzioni della nostra chiesa sofferte dagl'imperatori pagani.

Deus, venerunt gentes in haereditatem tuam; polluerunt templum sanctum tuum; posuerunt Ierusalem in pomorum custodiam. Mio Dio, ecco che i gentili son venuti contro il vostro popolo, ch'è la vostra eredità; han profanato il vostro santo tempio ed han ridotta Gerusalemme come fosse una pagliaia o sia tugurio di villani che custodiscono i frutti di un orto. S. Girolamo coll'ebreo, in vece


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di pomorum custodiam, leggono in acervum lapidum, in un mucchio di pietre. Ed in fatti così si legge nel libro primo de' Maccabei, c. 3. ove sta scritto: Et Hierusalem non habitabatur, sed erat sicut desertum.

Posuerunt morticina servorum tuorum, escas volatilibus coeli; carnes sanctorum tuorum bestiis terrae. Hanno esposti i cadaveri de' vostri servi ad esser pascolo degli uccelli dell'aria; e le carni de' vostri santi ad esser cibo delle bestie della terra.

Effuderunt sanguinem eorum tamquam aquam in circuitum Ierusalem; et non erat qui sepeliret. Fecero scorrere il loro sangue come acqua dintorno a Gerusalemme; e non vi era chi desse loro sepoltura.

Facti sumus opprobrium vicinis nostris; subsannatio et illusio his qui in circuitu nostro sunt. Siam divenuti l'obbrobrio a' nostri vicini; e l'oggetto della derisione e dello scherno a costoro che ci stanno dintorno; questi erano i moabiti, gl'idumei, gli ammoniti ed altri gentili.

Usquequo, Domine, irasceris in finem? accendetur velut ignis zelus tuus? Sino a quando, o Signore, starete sempre adirato con noi? in finem, l'ebreo e il caldeo in perpetuum; e fino a quando il vostro sdegno (zelus, idest indignatio, Tirino) sarà acceso contra noi come il fuoco? il quale non si estingue, finché non riduce ogni cosa in cenere: Crescere solet in immensum et in cinerem omnia redigere, Bellarmino.

Effunde iram tuam in gentes quae te non noverunt; et in regna quae nomen tuum non invocaverunt. Più presto sfogate l'ira vostra contra questi gentili che non vi han voluto conoscere; e contra quei regni che non hanno mai invocato il vostro nome.

Quia comederunt Iacob; et locum eius desolaverunt. Eglino si han divorati i figli di Giacobbe, cioè il vostro popolo; ed han desolata la loro patria, oppure il loro tempio, come legge l'ebreo.

Ne memineris iniquitatum nostrarum antiquarum; cito anticipent nos misericordiae tuae, quia pauperes facti sumus nimis. Signore, non vi ricordate delle nostre antiche iniquità (volta il Bellarmino: Non ci punite per le colpe commesse), ma presto anticipate, cioè prevenite colla vostra misericordia le ruine che ci minacciano i nemici; poiché noi siam diventati troppo miserabili.

Adiuva nos, Deus salutaris noster, et propter gloriam nominis tui, Domine, libera nos; et propitius esto peccatis nostris propter nomen tuum. Salutaris noster, l'ebreo Deus salutis nostrae: O Dio della nostra salute, soccorreteci e liberateci per la gloria del vostro nome dalle miserie in cui ci ritroviamo; e non per li meriti nostri, ma per la stessa gloria vostra soccorreteci e perdonateci i peccati che ci han tirata sovra questa persecuzione.

Ne forte dicant gentes: Ubi est Deus eorum? et innotescat in nationibus coram oculis nostris.

Ultio sanguinis servorum tuorum qui effusus est; introeat in conspectu tuo gemitus compeditorum. Acciocché non dicano le genti: E dov'è ora il loro Dio, in cui tanto fidavano? Deh Signore, fate che sia manifesta per tutto la vostra giustizia in vendetta del sangue sparso de' vostri servi; ed entrino pure alla vostra presenza i gemiti di coloro che si trovan tra' ferri.

Secundum magnitudinem brachii


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tui; posside filios mortificatorum. Deh, secondo la gran potenza del vostro braccio, possedete, cioè conservate i figliuoli degli uccisi che sono scampati dalla strage.

Et redde vicinis nostris septuplum in sinu eorum: improperium ipsorum, quod exprobraverunt tibi, Domine. E rendete a questi nemici che ci stan da vicino (altri intendono gli assiri, altri gli antiocheni seguaci di Antioco, come il Bellarmino), septuplum in sinu eorum, a doppia misura nell'intimo de' loro cuori tutti gl'improperj che han proferiti contra di voi, Signore.

Nos autem populus tuus et oves pascuae tuae; confitebimur tibi in saeculum.

In generationem et generationem annuntiabimus laudem tuam. Del resto noi che siamo il vostro popolo e le pecorelle della vostra greggia, sempre pubblicheremo per tutti i secoli le vostre lodi.

Salmo 12. (79. del salterio.)

Il senso letterale di questo salmo esprime le preghiere de' giudei prigionieri in Babilonia per la loro liberazione. In senso poi mistico il salmo esprime le suppliche degli antichi fedeli, con cui pregavano Dio a mandar presto il Messia a liberarli dalla schiavitù dell'inferno.

Qui regis Israel, intende; qui deducis velut ovem Ioseph. L'ebreo legge O pastor Israel, e s. Girolamo Qui pascis Israel. O Dio, che qual pastore reggete e pascete il popolo d'Israello; intende, s. Girolamo ausculta, udite voi che guidate come vostra greggia la progenie di Giuseppe. Ovem, ma la voce ebraica, benché singolare, dinota moltitudine, come scrive Menochio. Dicesi anche Ioseph, ma Tirino e Menochio recano le ragioni, che per Ioseph s'intendono tutti i giudei, ch'eran figli o cognati di Giuseppe.

Qui sedes super cherubim, manifestare coram Ephraim, Beniamin et Manasse. Voi che sedete sovra i cherubini, cioè, cui servono di trono i primi angeli del cielo, manifestare, l'ebreo splende, inclaresce, manifestatevi, fare risplender la vostra potenza a vista di tutto il popolo israelitico, per cui s'intendono nominate le tribù di Efraim, Beniamino e Manasse, come scrive il Bellarmino con altri.

Excita potentiam tuam et veni; ut salvos facias nos. Excita, s. Girolamo suscita fortitudinem tuam; fate sorgere, Signore, la vostra potenza (che parea sopita nel permettere che i nostri nemici tanto ci affliggessero, come chiosa il Bellarmino) e venite a salvarci con liberarci da questa cattività.

Deus, converte nos; et ostende faciem tuam, et salvi erimus. O Dio potente, converte nos, l'ebreo reduc nos, fateci ritornare in libertà; guardateci con faccia allegra, e saremo salvi. Ecco come ben traduce questo verso il signor Mattei:

Signor, da queste carceri

Deh per pietà richiamaci!

Un sol tuo sguardo bastaci,

E sarem salvi e liberi.

Domine Deus virtutum, quousque irasceris super orationem servi tui? O Dio, Signore onnipotente, e sino a quando mostrerete di avere a sdegno la preghiera del vostro servo, cioè del vostro popolo? come intendono il Bossuet ed altri con s. Girolamo.

Cibabis nos pane lacrymarum? et potum dabis nobis in lacrymis in mensura? Sino a quando ciberete noi di lagrime in vece di pane? e ci darete delle stesse lagrime un'abbondante bevanda? Dice il Bellarmino che mal intendono alcuni in mensura


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con moderazione; poiché la voce ebrea falis significa una cosa grande, cioè una misura molto piena.

Posuisti nos in contradictionem vicinis nostris; et inimici nostri subannaverunt nos. Ci avete esposti agl'insulti de' popoli nostri vicini; sì che noi siamo divenuti la derisione de' nostri nemici.

Deus virtutum, converte nos; et ostende faciem tuam, et salvi erimus. O Dio onnipotente, rimetteteci in libertà; riguardateci con occhio benigno, e resteremo salvi.

Vineam de Aegypto transtulisti; eiecisti gentes et plantasti eam. Voi dall'Egitto trasportaste la vostra vigna (che siamo noi) nella terra promessa; da cui discacciaste i gentili, e vi piantaste quella cioè la sinagoga, che fu già figura della chiesa cristiana.

Dux itineris fuisti in conspectu eius; plantasti radices eius, et implevit terram. Voi foste condottiere di questa vigna nel viaggio senza perderla di vista; così il Lallemand. Ma altri più comunemente sieguono l'allegoria e il testo ebreo che dice: Praeparasti locum coram ea, con s. Girolamo che volta praeparasti ante faciem eius. Onde traducono: Voi avete preparata questa terra a questa vigna; plantasti radices etc., e l'avete fatta sì ben radicare che ella ha riempiuta tutta quella terra.

Operuit montes umbra eius; et arbusta eius cedros Dei. Questa vigna talmente è cresciuta che l'ombra sua ha coperti i monti, ed i suoi alberi son giunti a pareggiare i cedri del Libano; cedros Dei, idest altissimas, come erano i cedri del Libano; così Bellarmino e Lallemand.

Extendit palmites suos usque ad mare; et usque ad flumen propagines eius. E questa vigna (cioè la chiesa ha stesi i suoi tralci sino al mare e le sue propagini sino al fiume. Per lo mare intendono il Mediterraneo, e per il fiume l'Eufrate dell'altra parte; così Bellarmino, Lallemand ed altri.

Ut quid destruxisti maceriam eius; et vindemiant eam omnes qui praetergrediuntur viam? Ma perché poi, Signore, avete distrutto il suo recinto; sì che tutti quei che passano per quella strada se la vendemmiano?

Exterminavit eam aper de sylva; et singularis ferus depastus est eam. Un cignale (nell'ebreo manca la voce aper cignale, e perciò fu posto aper de sylva) uscito dal bosco l'ha devastata. Per lo cignale intendono Nabuccodonosorre, il Mattei, il Bellarmino, Malvenda ed altri. Ed allegoricamente s'intende il demonio, come dicono s. Girolamo ed Eutimio; et singularis ferus depastus est eam, e questa fiera singolare l'ha tutta divorata. Il Bellarmino, il Mattei ed altri dicono che per singularis ferus s'intende l'istesso cignale secondo la frase ebrea.

Deus virtutum, convertere: respice de coelo et vide et visita vineam istam. O Dio onnipotente, volgete gli occhi verso di noi, guardate dal cielo, considerate le nostre miserie e visitate colla vostra pietà questa vigna così rovinata.

Et perfice eam, quam plantavit dextera tua; et super filium hominis, quem confirmasti tibi. Ristoratela voi, giacché la vostra mano l'ha piantata; ve ne preghiamo per amore del figliuolo dell'uomo, cioè per lo messia (propter regem Christum, il caldeo) che voi vi avete confermato, cioè stabilito, in figliuolo: così spiegano


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s. Girolamo, s. Agostino, Teodoreto, Eutimio, Bellarmino ec.

Incensa igni et suffossa; ab increpatione vultus tui peribunt. Ecco che la vostra vigna già si trova incendiata e sradicata: ab increpatione vultus tui peribunt, questa metà del verso altri, come Estio, Sa e Bossuet, la spiegano così: Ma quei che così l'han devastata periranno per la collera della vostra faccia sdegnata. Ma altri più comunemente riferiscono il senso delle suddette parole al popolo giudaico, e spiegano così: Durando il volto minaccevole di voi adirato, periranno tutti quei che appartengono alla sinagoga; così Malvenda, Menochio, Rotigni, Tirino e Mattei con Vatablo, Genebrardo, Maldonato e Mariana.

Fiat manus tua super virum dexterae tuae; et super filium hominis, quem confirmasti tibi. Fate conoscere la vostra potenza sovra l'uomo della vostra destra; e sovra il figliuol dell'uomo che voi avete stabilito per gloria vostra mandare a ristorare la vostra vigna.

Et non discedimus a te, vivificabis nos et nomen tuum invocabimus. L'ebreo non discedemus a te; il caldeo non recedemus etc. E così non mai ci dipartiremo da voi, mentre voi darete a noi vigore di servirvi; e noi non lasceremo d'invocare il vostro nome.

Domine Deus virtutum, converte nos; et ostende faciem tuam; et salvi erimus. Convertiteci dunque, o Dio Signore onnipotente; guardateci benignamente e saremo salvi.




1 53. 11.



1 Avvi gran disparità di pareri sulla parola vellus. Malvenda, Menochio, Bellarmino, Tirino ed altri intendono il vello di Gedeone o sia pelle coperta di lana, sovra cui cercava che si unisse tutta la rugiada che cadea dal cielo. Ma altri , come Maldonato, Mariana, Bossuet, il Mattei con Marino e il p. Lallemand, vogliono che il vello significhi una cosa recisa o tosata; onde il Lallemand traduce così: Sarà come una pioggia che adacquerà un prato nuovamente falciato. Ma la prima spiegazione meglio si uniforma a quella di s. Ambrogio, di Ruperto e Procopio, che per lo vello intendono la divina Madre e per la rugiada intendono il Verbo divino, che qual rugiada discese tranquillamente nell'utero della vergine Maria per opera dello Spirito santo: E questa spiegazione più connette ancora col versicolo seguente: Orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis etc. Il che certamente s'intende della venuta del Messia.



1 In Malach. 3.



1 Altri spiegano questo verso in senso tutto differente dalle spiegazioni ivi fatte, seguendo il testo ebreo, ove in luogo di divitiarum leggesi fortitudinis; onde spiegano così: Si addormentarono, e destandosi nulla trovarono di fortezza nelle loro mani, cioè si trovaron perdute le forze. Monsig. Bossuet un'altra spiegazione: Parte exercitus caesa et somnum mortis dormiente, reliqui conterriti, nec pugnare potuerunt; restando molti uccisi, gli altri spaventati, non si trovarono atti alla pugna. Ciò non ostante io non mi partirei dal primo senso; né osta la parola fortitudinis dell'ebreo, perché gli uomini terreni stimano che le ricchezze sieno la loro fortezza. Ma ciò va detto secondo la lezione ebrea.



1 Spicil. bibl. in c. 3. Num.



2 Matth. 13. 35.



1 Exod. 16. 3, et Num. 11. 4.



1 Lib. 27. Mor. c. 27.



1 1. Reg. 5.






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