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S. Alfonso Maria de Liguori
La vera Sposa di Gesù Cristo

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Avvertimenti alla maestra delle novizie.

I. La maestra delle novizie dee avere molto spirito e prudenza, mentre tutto il bene del monastero dipende dall'educazione delle novizie, le quali appresso hanno da governarlo.

Molti degli avvertimenti dati per la badessa convengono anche a voi; come del dar buon esempio in tutte quelle virtù in cui istruite colla voce le vostre novizie: del non esser parziale con alcuna, lodandola sempre, o sempre tenendola accanto, o regalandola con ammirazione e disturbo dell'altre: del correggere con dolcezza senza adirarvi; e perciò è bene che leggete quel che si è detto negli avvertimenti alla badessa al num. III, IV, V. Circa nonperò del correggere, la maestra di novizie dee essere più rigorosa che la badessa: voi non dovete far passar difetto senza correzione.

II. Ma oltre de' mentovati avvertimenti, vi sono due avvertimenti particolari per l'officio vostro. - Il primo è che siate


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discreta, e non pretendiate tutto insieme da quelle povere giovinette, che son tenere nello spirito. Bisogna che procurate di perfezionarle a poco a poco, secondo le forze che in esse scorgete. Non già dovete usar parzialità, come s'è detto, ma la santa prudenza vuole che non tutte si trattino di un modo: con alcune, che sono più timide, bisogna usar più dolcezza; con altre poi, che sono più altiere e dure di bocca, più rigore. Badate che alcune le quali son troppo vereconde, passan pericolo di occultare i difetti anche al confessore: alcun'altre son troppo affezionate, e queste passan pericolo di attaccar amicizie perniciose. E così in cose simili procurate allontanarle dal pericolo del male, in cui ciascuna più facilmente può incorrere.

III. Il secondo avvertimento è che non permettiate mai che le novizie abbiano familiarità colle monache o colle educande, e tanto meno tra di loro; e perciò non permettete loro d'andar vagando per lo monastero senza l'assistenza o vostra o d'altra. Di più proibite loro la lettura di libri profani, le vanità nel vestire, e specialmente lo scrivere lettere a persone sospette. Narra il P. Leonardo da Porto Maurizio che in un monastero vi era una giovane, la quale avendo presa amicizia con un altro giovine per via di lettere, cadde la misera in un peccato grave di pensiero. Ebbe poi rossore di confessarlo, e fece molti sagrilegi; e colta finalmente da un'infermità mortale, se ne morì impenitente. Dopo morta comparve a sua zia e le disse: Ecco, zia mia, quella che voi custodiste con tanta cautela, eccola dannata per un peccato di pensiero non detto al confessore; e sparve.22 Per tanto voi


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spesso inculcate alle figliuole, che avete sotto la vostra guida, che sieno chiare in dire i loro peccati al confessore; e da quando in quando narrate loro qualche esempio funesto simile al poco fa riferito. Come anche spesso ricordate loro le massime eterne in brevi parole, verbi grazia: O presto o tardi s'ha da morire. Che sarà di noi nel giorno del giudizio? Ogni cosa finisce. Povero chi si danna! e simili. - Raccomandate anche loro spesso la divozione alla Passione di Gesù Cristo ed alla sua divina Madre, se vogliono farsi sante.

IV. Inculcate alle novizie sovra tutto l'osservanza delle regole, sulle quali è vostro officio principale d'istruirle spesso; poiché, come si disse nel primo Tomo, l'osservanza delle regole è l'unica via per cui si ha da far santa la religiosa.




22 «Narrasi da autore moderno d' una fanciulla posta in educazione da' suoi maggiori in un monistero sotto la custodia d' una sua zia religiosa di gran zelo e pietà, qualmente invaghitosi di lei un giovinastro, le inviò una lettera in cui le scopriva la sua passione e l' affetto che le portava per le sue belle qualità. Tanto bastò per accendere nel cuore della giovinetta incauta un gran fuoco. Ella subito ci corrispose, mantenendo per via di lettere una continua corrispondenza, non ad altro scopo al principio che di collocarsi in matrimonio; ma, impossessatosi del di lei cuore il demonio, cominciò a suggerirle pensieri impuri, finchè la meschina diede il consenso. E' vero che non vi fu altro male che di semplice pensiero; ma pure fu peccato grave.» Il peggio fu che ebbe rossore di confessarsi: ne seguì una gran catena di sacrilegi. Colta da fiera malattia, morì. «Dopo morte... comparve alla sua zia tutta cinta di fiamme, e disse: «Ecco, zia mia, quella che voi custodite con tanto studio e cautela: eccola dannata per un peccato di pensiero non manifestato al confessore.» E sparve.» S. LEONARDO DA PORTO MAURIZIO, Manuale sacro, parte 2, § 14. Roma, 1734, pag. 145, 146. Opere, Venezia, 1868, pag. 319.






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