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S. Alfonso Maria de Liguori Via della salute IntraText CT - Lettura del testo |
IL PECCATORE NEGA A DIO L'UBBIDIENZA
Faraone allorché Mosè gli annunciò l'ordine di Dio che lasciasse in libertà il suo popolo, rispose il temerario: "Quis est Dominus, ut audiam verbum eius? nescio Dominum" (Exod. 5. 2).1 Chi è questo Signore, disse, ch'io debbia2 ubbidirlo? io non lo conosco. Lo stesso
dice il peccatore, quando la coscienza gl'intima il precetto divino, che gli proibisce di fare quel peccato, ed egli risponde: Ora in questo fatto io non conosco Dio: so ch'egli è il mio Signore, ma non voglio ubbidirlo.
Così vi ho detto più volte, o mio Dio, quando ho peccato. Se voi non foste morto per me, o mio Redentore, non avrei animo neppure di cercarvi perdono; ma voi stesso dalla croce questo perdono mi offerite, se io lo voglio. Sì che lo voglio; mi pento di avervi disprezzato, o sommo bene. Prima morire che mai più offendervi.
"Confregisti iugum meum, dixisti, non serviam" (Ier. 2. 20).3 Già intende il peccatore, quando è tentato a peccare, la voce di Dio, che gli dice: Figlio, non ti vendicare, non ti prender questo infame piacere, lascia questa roba, che non è tua. Ma egli peccando risponde: Signore, non vi voglio servire. Voi non volete che io faccia questo peccato, ed io voglio farlo.
Ah mio Signore e Dio, quante volte io temerario, non colle parole, ma col fatto e colla volontà vi ho detto così! Deh non mi scacciate dalla vostra faccia. "Ne proiicias me a facie tua".4 Ora conosco il torto, che vi ho fatto in cambiare la vostra grazia co' miserabili miei gusti. O fossi morto prima, e non vi avessi mai offeso!
Gran cosa! Iddio è il Signore di tutte le cose, perché egli l'ha create. "In ditione tua cuncta sunt posita, quia tu creasti omnia" (Esther 13. 9).5 Tutte le creature ubbidiscono a Dio, i cieli, il mare, la terra, gli elementi, i bruti; e l'uomo, che più di tutte queste creature è stato amato e beneficato da Dio, l'uomo non vuole ubbidirlo! e non si cura di perdere la sua grazia!
Vi ringrazio, mio Dio, di avermi aspettato. Che ne sarebbe di me, se mi aveste fatto morire in una di quelle notti, nelle quali io stava in disgrazia vostra? Ma giacché mi avete aspettato, è segno che volete perdonarmi. Su perdonatemi, Gesù mio. Io mi pento sopra ogni male di avervi tante volte perduto il rispetto. Ma allora io non vi amava, ora v'amo più di me stesso, e son pronto a perdere mille volte la vita, prima che perdere la vostra amicizia. Voi avete detto che amate chi v'ama: "Ego diligentes me diligo". Io v'amo, amatemi ancor voi,
e datemi la grazia di vivere e morire nel vostro amore per amarvi in eterno.
Maria, rifugio mio, a voi6 spero d'esser fedele a Dio sino alla morte.