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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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L'ANIMA PRESENTATA AL GIUDIZIO

 

Alcuni rei in esser presentati a' giudici si son veduti talvolta sudar freddo e tremare; e questi ben si lusingavano, o che i loro delitti restassero occulti, o che i giudici mitigasser1 le pene loro dovute. Oh Dio quale sarà il terrore di un'anima rea, quando sarà presentata innanzi a Gesu-Cristo il quale giudica con rigore, ed al quale niente è nascosto! "Ego sum Iudex et testis" (Ier. 29. 23). Le dirà egli allora: Io sono il tuo giudice, ed io il testimonio di tutte l'ingiurie, che mi hai fatte.

Così meritava io di sentire, o Gesù mio, dalla vostra bocca, se fosse per me arrivato il giudizio. Ma ora mi fate sentire che se io mi pento d'avervi offeso, volete scordarvi di quanti disgusti v'ho dati: "Omnium iniquitatum non recordabor" (Ez. 18. 22).


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È sentenza comune de' Dottori2 che nello stesso luogo, dove l'anima si divide dal corpo, ella vien presentata al giudizio, e si decide la sua causa o di vita o di morte eterna. Ma s'ella sarà spirata in peccato, che dirà l'infelice, quando Gesu-Cristo le ricorderà le misericordie usate gli anni conceduti, le chiamate fatte e tanti mezzi che l'ha3 dati per salvarsi?

Gesù mio Redentore, voi condannate i peccatori ostinati, ma non quelli che v'amano e si pentono d'avervi offeso. Io son peccatore, ma v'amo più di me stesso, e mi dolgo sopra ogni male d'avervi disgustato; deh perdonatemi, prima che avete a giudicarmi.

 

"Qua hora non putatis, Filius hominis veniet" (Luc. 12. 40). Quando dunque, o Gesù mio e giudice mio, avrete a giudicarmi dopo la mia morte, le vostre piaghe mi saranno di spavento, rimproverandomi l'ingratitudine mia all'amore, che m'avete portato, patendo e morendo per me; ma ora elle mi danno animo e confidenza di sperare il perdono da voi, mio Redentore, che per non condannarmi avete voluto essere impiagato e crocifisso per amor mio. "Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti".4

Deh Gesù mio, abbiate pietà d'una vostra pecorella, per cui avete sparso il vostro sangue divino. Se per lo passato vi ho disprezzato, ora vi stimo ed amo sopra ogni cosa. Fatemi conoscere i mezzi, che ho da prendere per salvarmi, e datemi forza di eseguire la vostra volontà. Non voglio no abusarmi della vostra bontà. Troppo voi mi avete obbligato, non mi fido5 di vivere più lontano da voi, e privo del vostro amore.

O Madre di misericordia Maria, abbiate compassione di me.

 




1 [24.] mitigasser) mitigassero B B1 B2.  

2 [1-3.] È possibile che il brano provenga da lettura del libro del p. N. DE RUGGIERO, Pio Operaio, Primo indirizzo alla vita spirituale, med. VI, punto I, Napoli 1725, 130: «Considera come nell'istesso istante che l'anima si separa dal corpo nel punto della morte, viene presentata innanzi al tribunale di Dio». Riteniamo però che sant'Alfonso si riferisca ai teologi che ne hanno trattato. Cfr. V. L. GOTTI, Theol. scholastico-dogmatica iuxta mentem D. Thomae Aquinatis, q. IV de iudicio particulari, dub. II, §. 3; XVI, Bononiae 1735, 349: «Locus in quo anima in egressu a corpore iudicanda sit, an nempe in loco corporis, an deferenda sit ad iudicem, ut ab eo iudicetur, incertus est. Communius tamen creditur, quod cum iudicium ex dictis fiat in eo instanti, in quo anima primo est extra corpus, fiat iudicium in loco corporis, nec alio transferatur, ut ibi iudicetur». Ibid., dub. I, §. 2: «Datur iudicium particulare, quo anima in egressu a corpore iudicatur sive ad praemium sive ad poenam».

3 [5.] l'ha) le ha B1 B2.

4 [18.] Hymnus, Te Deum.

5 [24.] Non mi fido: non ho forza.




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