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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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MED. II. Nella domenica di passione

GESÙ FA ORAZIONE ALL'ORTO

 

Sapendo Gesu-Cristo essere già venuta l'ora della sua passione, dopo aver lavati i piedi a' suoi discepoli, e dopo aver istituito il SS. Sagramento dell'altare, in cui ci lasciò tutto se stesso, se ne va all'orto di Getsemani, ove sapea già dover venire i nemici a prenderlo. Ivi si mette ad orare, ed ecco che si trova assalito da un gran timore, da un gran tedio e da una grande mestizia, "Coepit pavere, taedere, et maestus esse" (Marc. 14. et Matth. 26).1 L'assalì primieramente un gran timore della morte amara, che dovea fare sul Calvario, e di tutte le angosce2 e desolazioni, che doveano accompagnarla. Nel processo della sua passione i flagelli, le spine, i chiodi e gli altri tormenti lo afflissero ad uno ad uno, ma nell'orto vennero tutti insieme colla loro memoria a cruciarlo. Tutti egli l'abbraccia per nostro amore! ma nell'abbracciarli trema ed agonizza. "Factus in agonia prolixius orabat" (Luc. 22).3


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In oltre l'assalta un gran tedio di quel che dovea patire, onde prega il Padre a liberarnelo: "Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste" (Matth. 26).4 Egli pregò così per insegnarci che nelle tribolazioni ben possiamo chiedere a Dio che ce ne liberi; ma nello stesso tempo dobbiam rimetterci alla sua volontà e dire come allora disse Gesù: "Verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu".5

Sì, Gesù mio, non si faccia la mia, ma la vostra volontà. Io abbraccio tutte le croci, che volete mandarmi. Voi innocente avete tanto patito per amor mio, è giusto ch'io6 peccatore reo dell'inferno patisca quanto voi disponete per vostro amore.

 

L'assalì ancora una mestiziagrande che bastava a farlo morire, se non avesse egli stesso trattenuta la morte, affin di morire per noi crocifisso dopo aver più patito. "Tristis est anima mea usque ad mortem" (Marc. 14).7 Questa gran mestizia fu ella cagionata dal vedere l'ingratitudine futura degli uomini, che in vece di corrispondere a tanto suo amore, avean8 da offenderlo con tanti peccati, la vista de' quali gli fe' sudar vivo sangue. "Et factus est sudor eius, sicut guttae sanguinis decurrentis in terram" (Luc. 22).9

Sicché, Gesù mio, non sono stati già crudeli i carnefici, i flagelli, le spine, la croce, crudeli sono stati i miei peccati, che tanto vi afflissero nell'Orto. Datemi dunque parte di quel dolore ed aborrimento, che nell'Orto voi ne provaste, acciocch'io10 pianga amaramente sino alla morte i disgusti che v'ho11 dati. Io v'amo, o Gesù mio; accogliete un peccatore che vuol amarvi.

O Maria, raccomandatemi a questo Figlio afflitto e mesto per amor mio.

 




1 [22.] Marc., 14, 33: «Coepit pavere et taedere»; Matth., 26, 37: «Coepit contristari et maestus esse».

2 [24.] angosce) angoscie ND V B B1 B2.

3 [29.] Luc., 22, 43.

4 [3.] Matth., 26, 39.

5 [6.] Matth., 26, 39.

6 [9.] ch'io) che io B B1 B2.

7 [14.] Marc., 14, 34.

8 [16.] avean) aveano B B1 B2.

9 [18.] Luc., 22, 44.

10 [22.] acciocch'io) acciocché io B B1 B2.

11 [23.] v'ho... v'amo) vi ho... vi amo B B1 B2.




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