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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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MED. VI. IL DESIDERIO CHE HA GESU-CRISTO DI UNIRSI CON NOI NELLA SANTA COMUNIONE

 

"Sciens Iesus, quia venit hora eius" (Io. 13. 1). Quest'ora che Gesù chiamò "ora sua", fu appunto l'ora di quella notte, in cui dovea darsi principio alla sua passione. Ma come un'ora così funesta egli la chiamò l'ora sua? Sì, perché questa fu l'ora da lui sospirata in tutta la sua vita, mentre in quella notte avea stabilito di lasciarci la santa Comunione, con cui volea unirsi tutto coll'anime sue dilette, per le quali dovea tra breve dare il sangue e la vita. Ecco come parlò in quella


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notte a' suoi discepoli: "Desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum".1 Parole, con cui volle fare intendere il desiderio e l'ansia, che avea di congiungersi con noi in questo Sagramento d'amore. "Desiderio desideravi", tali voci (dice S. Lorenzo Giustiniani2) furon3 voci, che uscirono dal Cuore di Gesù acceso d'immenso amore: "Flagrantissimae caritatis est vox haec". Or la stessa fiamma, che allora ardea nel Cuore di Gesù, arde al presente e lo stesso invito, che fece allora a' suoi discepoli di riceverlo, fa oggi a tutti noi: "Accipite, et comedite, hoc est corpus meum" (Matth. 25).4 E per allettarci a riceverlo con affetto, ci promette il paradiso: "Qui manducat meam carnem, habet vitam aeternam" (Io. 6. 54). E se ricusiamo riceverlo, ci minaccia la morte: "Nisi manducaveritis carnem Filii hominis, non habebitis vitam in vobis" (Io. 6. 53). Quest'inviti, promesse e minacce nascono tutte dal desiderio, che ha Gesu-Cristo di unirsi con noi nella santa Comunione, per l'amore che ci porta. "Non si trova ape (disse un giorno il Signore a S. Metilde5) che con tanto impeto si gitta6 sopra de' fiori per succhiarne il mele,7 con quanto io vengo all'anime, che mi desiderano". Gesù, perché ci ama, vuol esser amato da noi; e perché ci desidera, vuol esser desiderato. "Sitit sitiri Deus", scrisse S. Gregorio.8 Beata quella anima, che si accosta alla comunione con gran desiderio di unirsi con Gesu-Cristo!


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Affetti e preghiere

 

Adorato mio Gesù, a voi non resta di darci maggiori pruove d'amore, per farc'intendere9 che ci amate. Voi avete data la vita per noi. Voi vi siete lasciato nel Sagramento, acciocché veniamo a cibarci delle vostre carni, e tanto desiderate che vi riceviamo; e come poi possiamo noi sapere tante vostre finezze amorose e non ardere per voi d'amore? Andate affetti di terra, partite dal mio cuore; voi siete quelli, che m'impedite di non ardere per Gesù, com'egli10 arde per me. E quali altri contrassegni d'affetto aspetto io, o mio Redentore, più di quelli che voi m'avete dati?11 Voi avete sagrificata per amor mio tutta la vostra vita: voi per amor mio avete abbracciata una morte così amara e vituperosa. Voi per amor mio vi siete ridotto quasi ad annichilarvi, riducendovi in cibo nell'Eucaristia per darvi tutto a me. Ah Signore, non permettete ch'io12 viva più ingrato a tanta bontà. Vi ringrazio che mi date tempo di piangere i disgusti che v'ho13 dati e di amarvi ne' giorni che mi restano di vita. Mi pento, o sommo bene, di aver per lo passato così disprezzato il vostro amore. V'amo, bontà infinita. V'amo,14 tesoro infinito. V'amo, amore infinito, degno d'infinito amore. Deh aiutatemi Gesù mio a discacciar dal mio cuore tutti gli affetti che non sono per voi, acciocché d'oggi innanzi io non brami, non cerchi, non ami altro che voi. Amato mio Signore, fatevi sempre da me trovare, fatevi sempre amare. Prendetevi tutta la mia volontà, affinché io non voglia mai altro che il vostro compiacimento. Dio mio, Dio mio, e chi voglio amare, se non amo voi che siete ogni bene? Sì, che voi solo voglio, e niente più.

 

O Maria, madre mia, prendetevi voi il mio cuore, e riempitelo di puro amore verso Gesù.

 




1 [2.] Luc., 22, 15. 

2 [4.] S. LAURENT. IUSTIN., De triumphali Christi agone, c. 2; Opera, Lugduni 1628, 278: «Vulnerati cordis et flagrantissimae caritatis est vox haec».

3 [4.] furon) furono B B1 B2.

4 [9.] Matth., 26, 26.

5 [16.] gitta) getta B B1 B2.

6 [16.] G. LANSPERGIO, Libro della spiritual grazia, delle rivelazioni e visioni della B. Metilde vergine, l. II, c. 4; Venezia 1710, 59-60: «Svegliandosi una notte dal sonno questa sposa di Cristo e salutando con tutto il suo amore il Signore, vide quello che dal palazzo del cielo a lei veniva, e applicava il suo divin cuore al cuore dell'anima, dicendole: Niuna ape giammai si getta tanto avidamente ne' verdeggianti prati per eleggere i dolci fiori, siccome me sono parato di venire all'anima tua, quando mi chiami». Ora: Matilde.

7 [17.] Oggi: miele.

8 [19.] Da SIMONE BAGNATI, op. cit., ser. XII; Venezia 1725, 165: «Sitit sitiri Iesus, così parla meco il Nazianzeno, cum a Deo beneficium petitur, beneficio affici se putat. Nazianz. in sanctum baptisma». Cfr. S. GREGORIUS NAZIANZENUS, Poemata moralia, XXXIII tetrastichae sententiae, sent. 37, vers. 145-48; PG 37, 938-39: «Dei solius rerumque divinarum insatiabilis esto, qui accipientibus etiam plus elargitur, sitiens sitiri, largiter semper fluens: in ceteris vero superari non sit molestum».

9 [3.] farc'intendere) farci intendere B B1 B2.

10 [8.] com'egli) come egli B B1 B2.

11 [10.] m'avete) mi avete B B1 B2.

12 [14.] ch'io) che io B B1 B2.

13 [15.] v'ho) vi ho B B1 B2.

14 [18.] v'amo) vi amo B B1 B2.




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