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S. Alfonso Maria de Liguori
Vita...Suor Teresa Maria de Liguori

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12. Favori speciali ricevuti da Dio.

 

Ma dopo questa fiera tempesta cominciò suor Teresa a godere una pace tranquilla, ed una grande unione con Dio, come attestò ella medesima in una lettera al suo direttore, dove gli scrisse: La tempesta si è cambiata in una gran pace. Sol mi turba il timore di posarmi troppo in tal godere; e benché io mi protesti di volere solamente quel che vuole Dio, con tutto ciò il timore non cessa di tormentarmi. Io cercherei al Signore patimenti, perché allora sarei sicura; ma l'ubbidienza datami da V.R. di non cercarli mi trattiene. Scorgasi con qual delicatezza di spirito camminava quest'anima alla perfezione, temendo di qualche propria compiacenza nelle stesse grazie che le compartiva il Signore. Onde in un'altra lettera scrisse al medesimo suo padre spirituale, che godeva intendere, che le sue dolcezze spirituali eran meno sensibili, perché così le parea che potesse acquistare il suo spirito più fermezza con Dio.

 

Era suor Teresa divotissima della nascita di Gesù Cristo; e perciò sin dal primo anno dopo la sua professione, oltre la novena, in cui facea molti esercizj divoti, nella notte poi del santo Natale dimandava sempre al direttore la licenza di vegliarla, per trattenersi a corteggiare il suo amato Bambino. Ma tal licenza non le fu mai concessa,


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essendole ordinato che almeno vestita sul letto si prendesse quattro ore di riposo. Nel primo anno le dimandò poi il padre spirituale se in quella notte avea fatta l'ubbidienza e se avea dormito? rispose: Ho fatta l'ubbidienza e mi son posta a giacere per dormire; ma non ho potuto dormire, perché il Bambino m'ha tenuta sempre svegliata. Lo stesso le avvenne nel secondo anno, ed interrogata similmente dal direttore se avea preso sonno in quella notte: Padre mio (disse), e com'è possibile in tal notte poter dormire? Nel terzo anno ricevé poi nella medesima notte un favore più speciale, poiché fu rapita in una dolcissima contemplazione dell'amore dimostrato agli uomini dal Verbo eterno nella sua incarnazione, con una comunicazionepiena di Dio, che nel dichiararla al direttore, altro non seppe dire che queste parole: Padre mio, mi pareva in quel tempo che l'anima mia riposasse in Dio. E quella comunicazione non solo tennela vigilante tutta quella notte, ma ben anche in tutto il giorno seguente unita e rapita in Dio.

 

Nell'orazione mentale poi e nella comunione provava similmente una grande unione con Dio; e lo stesso le avvenne più volte nel recitar l'officio, in cui si ritrovava così rapita in Dio, che restavane indi con iscrupolo di non averlo soddisfatto. Anche trattenendosi in ricreazione con altre religiose, talvolta trovavasi talmente astratta in Dio, che ritornata in sé non sapea di che si fosse parlato; ed allora assalivala il timore che le compagne si fossero accorte della sua celeste alienazione. Lo stesso le avvenne parlando con sua zia, tanto che non sapendo poi rispondere a quel che la zia aveale detto, quella la sgridava, chiamandola stordita ed insensata. Ritrovasi di più notato nelle memorie della sua vita, che, trattenendosi ella una volta nel coro, da più religiose fu veduta sollevata notabilmente in alto dal luogo ove sedeva. Non lasciava però Iddio tra questi favori di farle soffrire di quando in quando timori ed angoscie. Queste sono le spirituali vicende, colle quali il Signore va purgando insieme e tirando l'anime sue dilette al suo perfetto amore, ora manifestandosi ed ora nascondendosi, per farsi cercare con maggior desiderio ed affetto.

 




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