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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 6. Di s. Teodora e s. Didimo.

1. S. Teodora era di Alessandria d'una famiglia nobile e ricca, ed i suoi genitori erano cristiani. Ella venne al mondo verso la fine del terzo secolo. Teodora era di una rara bellezza, ma già nell'età di sedici in diciotto anni trovavasi aver fatto voto di verginità, per non avere altro sposo che Gesù Cristo; ond'ella era l'esempio delle altre vergini cristiane colle sue ammirabili virtù. Essendosi poi pubblicati gli editti di Diocleziano in Egitto contro i cristiani, ella sin d'allora cominciò a desiderare con grande ardenza di dar la vita per Gesù Cristo, e si preparò al combattimento colle orazioni e colle offerte replicate di se stessa a Dio. Cominciata la ricerca de' cristiani, Teodora fu accusata come una delle cristiane più fervorose, onde fu posta in carcere; ed indi, presentata che fu al giudice Procolo, egli mirandola restò preso dalla sua bellezza, e le dimandò chi fosse, e se fosse libera. Rispose la santa ch'era cristiana, e che Gesù Cristo, redimendola, aveala liberata dalla schiavitù del demonio, ma secondo il mondo era nata da genitori liberi. Avendo poi saputo il tiranno ch'ella era nobile, le richiese, perché non avesse voluto maritarsi. Rispose Teodora che non avea voluto marito, per vivere solamente a Gesù Cristo suo Salvatore. Ma non sapete voi, ripigliò il giudice, che sta ordinato dagl'imperatori che ognuno sacrifichi agli dei, altrimenti sarà condannato ai supplicj più infami? Rispose Teodora: Ma voi anche ben sapete che Dio ha cura di chi lo serve, e lo difende acciocché non sia contaminato. Procolo insistette a persuaderle di sacrificare agli dei, altrimenti aveano da eseguirsi gli editti imperiali. La santa gli fece la stessa risposta, e soggiunse ch'ella si era consacrata a Gesù Cristo, e che non l'avrebbe lasciato, ancorché l'avessero fatta in pezzi: Io non sono più mia, disse, ma sua; egli mi difenderà.

2. Ma cara, disse allora il giudice, vi costerà la vostra ostinazione. Che pazzia, aggiunse, è voler confidare in un uomo che non ha potuto liberar sé dal morire in croce! E voi sperate ch'egli vi liberi? - , risponde la santa, confido che Gesù


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Cristo che ha sofferta la morte solo per dare a noi la vita, egli mi preserverà da ogni male. Io non pavento né i tormenti, né la morte, anzi sospiro di morir per amore del mio Dio, ch'è morto per me. - Ma tu sei nobile, disse il giudice; non voler disonorare la tua famiglia con una infamia eterna. Rispose Teodora: La mia gloria è di confessare il nome del mio Signor Gesù Cristo, che mi ha dato l'onore e la nobiltà; egli sa custodire la sua colomba. - Or via, ripiglia Procolo, voi parlate troppo; sacrificate in questo punto a' nostri dei, non siate più stolta. - Sarei stolta, risponde Teodora, se io sacrificassi a' demonj ed agli dei di bronzo o di pietra. Irritato il giudice per tale risposta, la fece schiaffeggiare; e poi le disse: Voi ci colpate a ricevere questo disprezzo con aver disprezzati i nostri dei. - Ma io non mi lamento, disse la santa, anzi mi reco ad onore di aver sofferto questo affronto per amore del mio Salvatore. Orsù, riprese a dire il tiranno, vi do tre giorni di tempo a deliberare, dopo i quali sarò costretto a punirvi. Replicò la santa: Fate conto che questi tre giorni siano passati; io sempre dirò lo stesso. Passati i tre giorni, e trovandola costante nella sua fede, disse Procolo ch'egli doveva ubbidire all'imperatore, e perciò la fece condurre al postribolo.

3. Ma giunta la santa in quel luogo, di nuovo si raccomandò con fervore a Gesù Cristo, e che avvenne? S. Didimo vestitosi da soldato, e postosi fra la turba, si fece introdurre il primo nella camera della vergine. La santa vedendolo, cercò di ritirarsi negli angoli della stanza; ma s. Didimo le disse: Teodora, non temere di me; io non sono quel che mi credi; non sono venuto qui se non per salvarti l'onore, e per metterti in libertà e liberarti da ogni oltraggio. Mutiamo le vesti; tu prenditi le mie, ed io resterò qui colle tue. Se ne compiacque Teodora, e, vestita da soldato, uscì lieta da quel luogo infame; e, tenendo il capo coperto e la faccia inclinata alla terra, passò per mezzo a quella turba senza esser conosciuta.

4. Dopo qualche tempo essendo entrato un altro giovine in quella stanza, restò sorpreso in trovarvi un uomo in vece della vergine; onde attonito disse fra sé: Forse Cristo muta le donne in uomini? Ma s. Didimo gli svelò il mistero e disse agli idolatri: Non già Cristo mi ha cambiato da donna in uomo, ma mi ha data l'occasione di acquistarmi una corona. La vergine è lontana da qui; io son rimasto in suo luogo; fate di me quel che vi piace. Informato il prefetto di ciò, e fattosi condurre avanti Didimo, gli dimandò perché avesse ciò fatto? Rispose che così gli era stato ispirato da Dio. Indi gli comandò di sacrificare agli dei, e di palesare ove fosse Teodora. Rispose Didimo che in quanto a Teodora non sapea dove fosse; ed in quanto al sacrificare, ch'esso giudice avesse adempiti gli ordini degl'imperatori, poiché egli non mai sacrificherebbe a' demonj, ancorché lo facesse gittare nel fuoco. Il prefetto sdegnato ordinò che fosse decapitato, e 'l suo corpo fosse di poi bruciato.

5. Andò in fatti Didimo al luogo del supplicio, ma nello stesso tempo vi accorse anche Teodora e cominciarono tra loro a contendere a chi toccasse la morte. Dicea Didimo: Tocca


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a me, perché contro di me è stata promulgata la sentenza. Ma rispondea la santa: Io ho consentito che tu mi salvassi l'onore, ma non la vita; io abbominava l'infamia, ma non la morte. Se tu hai preteso di privarmi del martirio, tu m'hai ingannata. La conclusione fu che il giudice, avendo saputo quel contrasto, ordinò che ambedue fossero decapitati; e così ambidue conseguirono la corona. Gli atti originali di tal glorioso martirio son riferiti dal Ruinart.




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