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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 19. Di s. Febronia.

1. Nella persecuzione di Diocleziano era nella Siria in Sibapoli un celebre monasterio di vergini, ch'erano più di cinquanta religiose, unicamente occupate alle divine lodi. La superiora chiamata Brienna nobile e di molta virtù aveva appresso di sé una nipote nominata Febronia, che si aveva allevata sin dall'età di tre anni, ed era allora nell'età di anni 19. Febronia era di una rara bellezza; ma quel che la rendea più bella, erano le grandi virtù che l'adornavano; onde la zia la tenea custodita con tanta cura, che non lasciava vederla ad alcuno.

2. Febronia sin dalla sua infanzia avea risoluto di non avere altro sposo che Gesù Cristo; per lo che, fatta religiosa, menava una vita tutta santa. Digiunava quasi tutto l'anno, ed i suoi


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cibi non erano che di pane e radici o legumi, e spesso passava due giorni senza cibo. Dormiva su d'una tavola molto stretta, e sovente anche sulla nuda terra. Sapevasi che vi era nel monastero una giovane di gran bellezza e di una rara virtù; onde più persone aveano tentato di vederla e parlarle, ma sempre in vano. Ma una giovane vedova di gran nobiltà chiamata Ieria, ch'era ancor catecumena, tanto pregò e pianse a' piedi della superiora, che la medesima le promise di farla parlar seco; ma perché Febronia difficilmente si sarebbe indotta a parlare ad una persona secolare, vestirono Ieria con abito da monaca; e così Febronia le parlò con tanto spirito di amor divino, che Ieria dopo quel discorso subito prese il battesimo, e fece battezzare tutta la sua famiglia, e rinunziando alle seconde nozze, a cui prima pensava, non pensò più che a vivere solo a Dio.

3. Dopo ciò giunse la nuova che l'imperatore Diocleziano mandava a Sibapoli il prefetto Lisimaco con Seleno suo zio, con ordine di esterminare tutti i cristiani. Lo spavento dei fedeli fu grande; onde il vescovo vedendo il pericolo delle vergini, se fossero restate nel monasterio, permise loro di uscirne; ed in fatti tutte uscirono, spargendo gran lagrime in separarsi tra di loro. Ma la superiora disse che, sebbene lasciava a tutte la libertà di uscire, ella volea non però restar nel convento ad aspettar ivi il suo martirio. Disse poi piangendo: Che sarà di Febronia? E che sarà di me? rispose Febronia: Resterò qui anch'io, mia zia. E poi disse: E qual sorte migliore posso io sperare, che dare il sangue per Gesù Cristo?

4. Lisimaco per altro, essendo figlio di una madre cristiana, favoriva i cristiani; nondimeno l'imperator Diocleziano l'aveva destinato proconsole in Oriente insieme con Seleno suo zio, nemico mortale de' cristiani, onde dové dare il comando delle truppe al conte Primo, con ordine però di seguire i consigli di Seleno. L'ordine prima fu eseguito in Palmira colla morte d'innumerabili cristiani. Indi i pagani avvisarono Seleno che vi era quel monasterio di vergini cristiane; onde subito fu spedita una compagnia di soldati, i quali avendo aperte a forza le porte del convento, Febronia subito si gettò a' loro piedi, pregandoli a farla la prima vittima di Gesù C. Nello stesso tempo vi accorse il comandante Primo, ed avendo mirata la bellezza di Febronia, andò a trovar Lisimaco, il quale era giovine di venti anni, e gli disse di avere trovata nel monasterio una giovine molto vaga che all'aria sembrava nobile; onde la stimava molto atta per sua sposa. Ma nel mentre faceano questo discorso, un soldato che l'intese andò a dire a Seleno che Primo trattava di ammogliar suo nipote con una vergine cristiana: onde Seleno ordinò subito che gli fosse condotta Febronia. Venne la santa donzella carica di catene: voleano seguirla al martirio le altre monache sue compagne, ma i soldati nol permisero. La buona sua zia in licenziarsi da lei, le disse abbracciandola: Andate, mia figlia, e fatevi conoscere degna sposa di Gesù Cristo. Presentata che fu s. Febronia a Seleno, ed interrogata s'ella fosse libera: No, rispose, io sono schiava. E quegli: Chi è il vostro padrone? Rispose: È Gesù Cristo mio Salvatore e Dio. Replicò Seleno ch'era un gran danno il trovarsi ella ingannata con


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questa setta; onde la pregò a disingannarsi, ed a sacrificare agli dei, che erano per renderla fortunata; poiché così avrebbe contratte le nozze con Lisimaco suo nipote, e sarebbe diventata una delle prime dame dell'imperio. La santa allora tenendo le catene colla mano: Signore, vi prego, disse, non mi private di queste gioie, le più belle che abbia portate in mia vita. In quanto poi alle nozze che mi proponete, io sono consacrata al mio Dio; onde non occorre offerirmi i giovani della terra. Sono poi cristiana; come posso venerare i demonj? E sappiate che per la mia fede son pronta a soffrire tutti i tormenti.

5. Seleno adirato ordinò allora che la santa fosse straziata co' flagelli, e fu straziata già in tal modo, che il suo corpo non compariva che una sola piaga; ma in quel mentre Febronia non fece altro che continuamente benedire Dio. Seleno, credendosi con ciò insultato dalla santa, la fece stendere sovra una graticola di ferro, dove la fece bruciare a fuoco lento. Gli astanti, anche i pagani, a quella crudeltà si ritirarono; ma la santa intrepida non faceva altro che ringraziar Gesù Cristo di farla degna di patir per suo amore. Il tiranno, non contento di quei tormenti, le fece inoltre spezzar tutti i denti, e poi strappare dal petto le mammelle. Ma non avendo tutti quei supplizj indebolita la costanza di Febronia, finalmente il tiranno, per più non soffrirla, fecele troncar la testa; e così la santa compì il suo martirio a' 25. di giugno verso il principio del quarto secolo.

6. Mentre poi Primo e Lisimaco discorreano della vittoria della santa, fu loro portato l'avviso che Seleno, divenuto subito furioso, avevasi da se stesso infranto il capo ad un pilastro, ed in quel punto era spirato. Andarono alla stanza di Seleno, e lo trovarono già morto; onde Lisimaco ordinò al conte Primo che avesse fatto chiudere il corpo di s. Febronia in una ricca cassa, e le avesse data onorevol sepoltura. Compito quest'atto pietoso, Primo e Lisimaco ebbero la sorte di abbracciar la fede, e la loro conversione fu seguita da molti altri.




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