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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 28. Di s. Nicola Studita.

1. Nacque s. Nicola nella città di Canea in Candia da padri nobili e pii che lo mandarono per l'educazione da fanciullo a Costantinopoli nel monasterio detto di Studio (donde il santo poi prese il nome di Studita) sotto la cura di s. Teodoro, che lo governava. S. Teodoro prima lo pose a vivere cogli altri fanciulli che ivi educavansi in un luogo separato; ma vedendo poi i progressi che facea Nicola nelle virtù, l'ammise alla professione religiosa, benché fosse in età assai tenera. Ed allora Nicola diede a conoscere di essersi dato da vero tutto a Dio. Ubbidiva a tutti della casa, ma fuori del tempo in cui era occupato ad eseguire ciò che venivagli imposto da' superiori, tutto l'altro l'applicava all'orazione. Onde divenne di tanta edificazione il suo esempio, che i monaci lo rispettavano come loro superiore, ed essi pregarono s. Teodoro ad innalzarlo al sacerdozio, cui prese il santo per ubbidire al suo maestro.

2. Sopravvenne allora la persecuzione mossa da Leone l'Armeno, che avea tolto l'imperio a Michele I., per la guerra dichiarata contro le sacre immagini; e perciò procurava il nuovo imperatore di tirare al suo partito i vescovi e gli abati principali del suo dominio; ma essendo stato chiamato alla corte s. Teodoro, ed avendo ripugnato al principe, fu mandato in esilio, e Nicola volle accompagnare il suo santo abate per servirlo in quell'esilio.

3. Giunti che furono al luogo del loro esilio, che fu il castello di Masope, furono chiusi in una carcere oscura, dalla quale dopo un anno furon cacciati per far loro soffrire cento percosse col nerbo, che li ridusse ad esser mezzo morti; e così maltrattati furono rimessi in prigione, dove li faceano morire di fame. Furono poi di trasportati al castello di Bonito, ove venne un ministro dell'imperatore a domandar loro se essi aveano scritta una lettera in cui si tacciava l'ingiusta pretensione del principe contro il culto delle immagini. Nicola affermò allora ch'esso avea scritta la lettera, onde quel ministro lo fece sospendere in aria insieme con s. Teodoro, e li fece battere crudelmente per lungo tempo; e poi comandò ch'essi nudi com'erano ed impiagati fossero lasciati esposti al freddo, che in quel tempo era molto rigido, acciocché morissero in tal supplicio. Ma non morirono. Furono i due santi ricondotti alla carcere, ove stettero chiusi per tre anni, e vi soffrirono fame, freddo e più altri disagi. Di furono trasportati in altra prigione a Smirne, in cui furono anche battuti con crudeltà; e poi furono legati per li piedi ad un palo, e stettero così per venti mesi, tormentati di più in quello stato con replicate torture.

4. Dopo sette anni di tanti strazj questi santi furono posti in libertà dall'imperator Michele il Baldo, che nella stessa notte di Natale fece uccidere


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Leone Armeno dentro la chiesa. Onde Nicola se ne tornò al suo monasterio di Studio, dove però stette poco tempo; poiché volle insieme con s. Teodoro ritirarsi a far vita solitaria in un'isola vicina a Calcedonia, in cui, essendo poi morto s. Teodoro, egli volle restarsi a vivere vicino al sepolcro di quel santo suo maestro. Ma sopravvenne una nuova persecuzione, eccitata dall'imperator Teofilo, succeduto a Michele suo padre nell'anno 829. Onde gli bisognò fuggire di , e andar ramingo per diversi luoghi, finché una pia e nobile donna lo ricevette in una sua casa di campagna, ove il santo stette ritirato in esercizj di pietà sino all'anno 842., in cui morì il nuovo imperatore. Ed ivi seguì a dimorare; ma essendo morto il b. Naucrazio, abate del monasterio di Studio, quei monaci lo vollero in ogni conto per loro superiore. Governò egli per tre anni quella comunità; ma non potendo vedersi superiore, mentre egli bramava di esser l'ultimo di tutti, rinunziò la carica ad un altro santo prete chiamato Sofronio, ed egli se ne tornò a quella casa di solitudine datagli dalla dama mentovata di sopra.

5. Poco però poté godere di quel suo ritiro, poiché essendo morto dopo quattro anni l'abate Sofronio, i monaci a forza di lagrime di nuovo lo costrinsero a prendere il governo del monasterio. Ma allora ebbe nuove traversie: perché Michele III. avendo associato all'imperio Barda suo zio, uomoscandaloso che per un pubblico incesto s. Ignazio patriarca di Costantinopoli dovette scomunicarlo; perciò il santo fu scacciato dalla sua sede, e vi fu intruso il perfido Fozio. Onde Nicola, per non comunicare con Fozio, andò ad abitare in un ospizio appartenente al monasterio di Studio. Allora, perché il nostro santo ben avea dimostrato con tal partenza l'errore dell'imperatore in discacciar s. Ignazio, l'imperatore insieme con Barda per quietare il popolo andarono a trovar s. Nicola al suo ritiro, per tirarlo ad approvar l'operato. Ma il santo invece di approvarlo, rinfacciò apertamente a Barda i suoi eccessi. Dal che irritati i due principi gli proibirono di dimorare in alcun luogo di pendente dal monasterio di Studio. Pertanto dovette il santo di nuovo andar ramingo in più luoghi, finché un uomo per compassione gli comprò una casetta in Costantinopoli, ove s. Nicola si rinchiuse. Ma sapendo ciò l'imperatore, non lasciava di tirarlo al suo partito; onde il santo se ne andò in Tracia a vivere nell'isola di Chersoneso. Ma quivi dopo due anni fu preso dall'imperatore, e rinchiuso in prigione nello stesso monasterio di Studio, ove stette il santo per due intieri anni legato le mani e i piedi.

6. Dopo questo tempo, essendo succeduto all'imperio Basilio per la morte di Michele, quegli lo pose in libertà; e restituendo la sede a s. Ignazio, ne discacciò l'empio Fozio, e costrinse s. Nicola a prender la terza volta il governo del monasterio di Studio: dove finalmente morì il nostro santo nell'anno 868. in età di 75. anni, consumato da fatiche e maltrattamenti, per cui portava ancora nel corpo le cicatrici delle piaghe sofferte per difendere la fede e la giustizia. Sicché s. Nicola, se non fu martire di sangue, fu nondimeno martire di pazienza.




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