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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 39. Di s. Lucio e de' suoi compagni.

1. La storia di questi santi è composta parte da una lettera scritta dagli stessi martiri, e parte da ciò che ne scrisse un cristiano testimonio oculare del loro martirio. Essi patirono nell'Africa nell'anno 158. sotto la persecuzione dell'imperator Valeriano. Dopo la morte di Galerio Massimo governatore dell'Africa, il presidente della provincia, che comandava sino all'arrivo del nuovo governatore, fece arrestare Lucio, Montano, Flaviano, Giuliano, Vittorico, Primolo, Remo e Donaziano, tutti cristiani e discepoli di s. Cipriano, ma Primolo e Donaziano erano ancora catecumeni. La lettera scritta da' medesimi santi martiri (la quale, per esser molto lunga, qui si mette in succinto) dice così: Dopo che noi fummo arrestati, fummo custoditi presso gli officiali del quartiere, e di condotti in prigione, dove l'orrore ed il puzzo non ci spaventò, ma ci rallegrò, come fossimo entrati in cielo. Ivi ci vennero a visitare i cristiani nostri fratelli, che colle loro parole e sollievi faceanci scordare delle pene che pativamo. Indi ci condussero al presidente; ma quegli senza esaminarci per allora ci rimandò in carcere, nella quale molto soffrimmo per la fame e per la sete, poiché anche agl'infermi era negato un bicchiere


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di acqua fresca: ma il Signore in quelle angustie non lasciava di consolarci co' suoi celesti ristori.

2. Furono i santi martiri trattenuti molti altri mesi in prigione, fra il qual tempo morirono due di loro, l'uno appena dopo aver ricevuto il battesimo, e l'altro prima di riceverlo, ma dopo aver confessato Gesù Cristo. Furono di poi presentati al governatore, avanti di cui i parenti e gli amici di Flaviano, per salvargli la vita, dissero ch'egli non era diacono, come avea confessato; giacché per li secolari non vi era la pena di morte. Egli pertanto fu rimandato in prigione, e gli altri furono condannati, i quali andavano tutti allegri al supplicio. Lucio, perché era malato, e perché temeva egli di essere oppresso dalla folla, e così non ottenere l'onore di spargere il sangue insieme cogli altri per Gesù Cristo, si fece condurre avanti degli altri. Quei che l'accompagnavano gli diceano: Lucio, ricordatevi di noi, ed esso rispondeva per umiltà: Anzi voi ricordatevi di me.

3. Montano, stando prossimo al martirio, ripeteva ad alta voce: Chi sacrifica ad altri dei, fuori del vero Dio, dal Signore sarà esterminato. Esortava ancora gli eretici di ritornare alla chiesa, dicendo loro che doveano riconoscerla per vera, almeno per li tanti martiri che per quella aveano data la vita. Pregava i peccatori a far penitenza, e gli altri a star costanti, ed inculcava finalmente a tutti l'osservanza de' divini precetti. Prima di ricevere il colpo della morte alzò le mani al cielo, e pregò Dio che Flaviano lo seguisse nel terzo giorno, come in fatti seguì, e, come certo della grazia, divise il fazzoletto che tenea per bendarsi gli occhi, e disse che l'altra parte l'avessero serbata per Flaviano, e così compì il suo martirio.

4. Flaviano intanto, mentr'era condotto in prigione, stava afflittissimo in vedersi separato da' suoi fratelli, che già morivano per Gesù Cristo, e si consolava solo colla volontà di Dio che così disponesse; e sua madre, la quale stava anche afflitta per vedere che il figlio non riceveva il martirio come gli altri, cercò di consolarla come meglio poté. Ma giunto alla carcere confidava alla preghiera fatta per lui da Montano di morire nel terzo giorno della di lui morte, e fu consolato; poiché venuto il terzo giorno, il governatore se lo fece di nuovo presentare. Mentr'era condotto, alcuni pagani ch'erano stati suoi amici, lo pregarono a sacrificare agli dei, dicendo essere pazzia il preferire la morte alla vita presente. Flaviano rispose che quantunque non fossimo noi obbligati a venerare quel Signore che ci ha creati, e quantunque non vi fosse premio per coloro che gli sono fedeli, pure sarebbe cosa indegna l'adorare per dei legni e pietre. Il governatore gli domandò perché dicesse di esser diacono, quando non l'era? Egli rispose ch'esso confessava la verità. Il popolo, che per questo mezzo volea salvargli la vita, domandò ch'ei fosse posto alla tortura acciocché dicesse il vero; ma il governatore pronunziò contro di lui la sentenza di morte. Mentre andava al supplicio sopravvenne una gran pioggia; onde il martire ritirato in un albergo ebbe la comodità di parlare e licenziarsi da' suoi fratelli cristiani che l'accompagnavano. Giunto poi al luogo della sua morte, raccomandò ai


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medesimi di conservare fra di loro la pace; e finito ch'ebbe di parlare, si bendò gli occhi colla metà del fazzoletto lasciatogli da Montano, e posto inginocchioni, facendo orazione, ricevette il colpo e consumò il suo martirio.




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