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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 54. De' ss. Ciriaco, Largo e Smeraldo.

1. L'imperator Diocleziano ebbe la vanità di fabbricarsi un palazzo che fosse una maraviglia del mondo; ed in fatti eresse questa gran fabbrica


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in Roma, dove fece collocare i bagni celebri, che poi furono denominati le Terme di Diocleziano, e sin oggi se ne vedono in Roma le vestigia. Avendo poi questo imperatore un odio intestino contro i cristiani, per cui desiderava e procurava di farli tutti perire ne' modi più barbari che sapea inventare la sua crudeltà, fra gli altri strazj con cui attese ad affliggere i fedeli, pensò di obbligarli a faticare nella struttura di questo suo palazzo. Onde si vide radunato colà un gran numero di servi di Dio a strascinar le pietre, a cavare l'arena, a portar la calce e l'acqua; e perché era intenzione di farli tutti morire, si costringevano tutti a faticar senza riposo e senza cibo sufficiente a sostentarsi.

2. Un certo signor romano chiamato Trasone, molto ricco e cristiano occulto, avendo compassione di quei confessori di Cristo, pensò di soccorrer loro per mezzo di tre zelanti cristiani suoi amici, Ciriaco, Largo e Smeraldo. Questi tre santi provvedeano ai loro bisogni, e nello stesso tempo gli animavano a patire per Gesù Cristo. Il papa s. Marcellino informato della loro virtù volle ordinare diacono s. Ciriaco, affinché potesse meglio provvedere ai bisogni dei fedeli. Un giorno questi santi furono da' pagani ritrovati carichi di viveri che portavano ai cristiani; onde furono arrestati ed anche essi condannati ad affaticarsi nella fabbrica. Eglino ben si distinsero allora fra tutti in aiutare e sollevare i più deboli; e perciò, essendo stati denunziati a Massimiano, compagno di Diocleziano, questi, che non era meno di lui crudele, li fece prendere e chiudere in una carcere, dove il Signore per loro mezzo operò molti prodigi. Fra gli altri fu quello che ad alcuni ciechi, essendo ricorsi a Ciriaco, egli col segno della croce restituì la vista; e quindi si mossero molti infermi a venire in quella prigione, e tutti restarono guariti, e non solo nel corpo, ma anche nell'anima; poiché i nostri santi con quella occasione non lasciarono di indurli ad abbracciar la fede cristiana, e così ne convertirono molti.

3. La fama di tali miracoli essendosi poi sparsa nella corte, vi fu una figliuola di Diocleziano nomata Artemia, la quale era molto maltrattata da un demonio che la possedeva, e dicea che non potea ella esserne liberata, se non per mezzo del diacono Ciriaco. L'imperatore, costretto dal grande amore che portava alla sua figliuola, s'indusse a far chiamare Ciriaco dalla carcere; il quale pregato a liberar quella principessa, comandò al demonio di uscire da quel corpo. Rispose il demonio: Ubbidisco, perché non posso resistere alla potenza di Gesù Cristo, ma anderò alla corte del re di Persia. Replicò s. Ciriaco: Tutto riuscirà a gloria di Cristo ed a tua confusione. Restò subito liberata la fanciulla, la quale si protestò di volere essere cristiana. Intanto la figlia del re di Persia nomata Giobia, si trovò allora invasata dallo stesso demonio, e quella si pose ad esclamare di non poter essere liberata che dal diacono Ciriaco che stava in Roma. Il re mandò subito un ambasciatore a pregar Diocleziano che subito gli mandasse Ciriaco, e Diocleziano glielo mandò insieme co' suoi amati compagni. Giunti in Persia, Ciriaco disse al re che per vedere sua figlia liberata come desiderava, facea d'uopo ch'egli credesse in Gesù


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Cristo. Il re promise tutto, e la fanciulla restò libera; onde il principe e la figliuola ricevettero il battesimo con 400. pagani. Il re avrebbe voluto che i nostri santi fossero rimasti in Persia; ma eglino vollero far ritorno a Roma, ove speravano il martirio.

4. Ritornati i santi in Roma, si applicarono a soccorrere e confortare i cristiani perseguitati. Diocleziano li tollerava, ma essendo egli poi andato lontano da Roma, Massimiano, che arrabbiava di odio contro i fedeli, fece arrestare i nostri santi, e fece loro intimare da Carpasio suo ministro che essi dovevano sacrificare agli dei, o essere agli dei sacrificati. I santi ributtarono con orrore la proposizione, e s. Ciriaco allora disse: Come possiamo sacrificare agli dei, che non sono che demonj dell'inferno? Carpasio gli fece versare pece bollente sul capo. Il santo soffrì quel tormento con pace, anzi si pose a lodare Gesù Cristo; onde il giudice per la rabbia lo fece stendere sul cavalletto e flagellare coi bastoni; ed in quel mentre s. Ciriaco disse che ringraziava Gesù Cristo che lo faceva degno di patire per la sua gloria. Massimiano, vedendo che nulla avrebbe guadagnato con quei santi eroi, li fece subito decapitare con venti altri martiri nel giorno 16. di marzo dell'anno 303. I loro corpi furono sotterrati in un luogo vicino al loro supplizio nella strada del sale, denominata Via salaria. Ma quelli dei nostri tre santi furono poco dopo trasportati da s. Marcello papa in una terra appartenente a Lucina dama cristiana nella strada di Ostia.




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