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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO I

Dice il Signore: «Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris» (Ier. 15. 19). Chi sa segregare le cose preziose dalle vili, si rende simile a Dio, che sa riprovare il male ed eleggere il bene. Vediamo che bene sia la grazia e che male sia la disgrazia di Dio. Non intendono gli uomini il valore della divina grazia. «Nescit homo pretium eius».1 E perciò la cambiano per niente, per un fumo, per un poco di terra, per un diletto di bestia;2 ma ella è un tesoro infinito, che ci rende degni dell'amicizia di Dio. «Infinitus enim thesaurus est hominibus, quo qui usi sunt, participes facti sunt amicitiae Dei» (Sap. 7. 14). Sicché un'anima in grazia ella è amica di Dio. I gentili ch'eran privi della luce della fede, stimavano impossibile che la creatura potesse tenere amicizia con Dio; e parlando secondo il lume naturale, giustamente il diceano, perché l'amicizia (come dice S. Girolamo)3 rende gli amici eguali: «Amicitia pares aut accipit, aut facit». Ma Iddio ci ha dichiarato in più luoghi che noi per mezzo della sua grazia diventiamo suoi amici per l'osservanza della sua legge: «Vos amici mei estis, si feceritis quae praecipio vobis» (Io. 15. 14). «Iam non dicam vos servos... vos autem dixi amicos» (Ibid. 15). Onde esclama S. Gregorio:4 O bontà di Dio! non meritiamo noi d'esser chiamati neppure suoi servi, ed egli si degna di chiamarci amici: «Oh mira divinae bonitatis dignatio! Servi non sumus digni nominari, et amici vocamur».


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Come si stimerebbe fortunato chi avesse la sorte di aver per amico il suo re! Ma questa sarebbe temerità d'un vassallo pretendere di fare amicizia col suo principe. Ma non è temerità il pretendere un'anima di esser amica del suo Dio. Narra S. Agostino5 che ritrovandosi due cortigiani in un monistero6 di solitari, prese uno a leggere ivi la vita di S. Antonio Abate. «Legebat (scrive il santo) et exuebatur mundo cor eius». Leggeva, e leggendo il suo cuore si andava staccando dagli affetti del mondo. Indi rivolto al compagno gli parlò così: «Quid quaerimus? Maior ne esse potest spes nostra, quam quod amici imperatoris simus? Et per quot pericula ad maius periculum pervenitur? et quandiu hoc erit?» Amico, gli disse, pazzi che andiamo noi cercando? possiamo noi sperare più con servir l'imperadore, che di diventare suoi amici? e se a tanto giungessimo, ci porressimo7 a maggior pericolo della salute eterna. Ma no, che difficilmente arriveremo mai ad aver per amico Cesare. «Amicus autem Dei (così concluse) si voluero, ecce nunc fio». Ma s'io voglio, disse, essere8 amico di Dio, ora posso diventarlo.

Chi dunque sta in grazia di Dio, diventa amico di Dio. Di più diventa figlio: «Ecce Dii estis, et filii Excelsi omnes» (Ps. 3. 6).9 Questa è la gran sorte, che ci ha ottenuta l'amor divino per mezzo di Gesu-Cristo.


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«Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur, et simus» (Io. 3. 1).10 Di più l'anima in grazia diventa sposa di Dio: «Sponsabo te mihi in fide» (Os. 2. 20). E perciò il padre del figlio prodigo, ricevendolo nella sua grazia, ordinò che gli fosse dato l'anello in segno dello sposalizio:11 «Date annulum in manum eius» (Luca 15. 22). Dico di più,12 diventa tempio dello Spirito Santo. Suor Maria Dognes13 vide uscire un demonio da un bambino che ricevé il battesimo, ed entrarvi lo Spirito Santo con una corona d'angeli.

Affetti e preghiere

Dunque mio Dio, l'anima mia, allorché felice stava in grazia vostra, ella era vostra amica e figlia,14 sposa e tempio, ma poi peccando tutto perdé, e diventò vostra nemica e schiava dell'inferno. Ma vi ringrazio che ancora mi date tempo di ricuperare la vostra grazia, o mio Dio. Mi pento sopra ogni male di avervi offeso, o bontà infinita. E v'amo sopra ogni cosa. Deh ricevetemi di nuovo nella vostra amicizia. Per pietà non mi sdegnate. So bene che meriterei d'esser da Voi discacciato, ma merita Gesu-Cristo che Voi di nuovo mi riceviate pentito, per amore del sacrificio, ch'egli vi fece di se stesso sul Calvario. «Adveniat regnum tuum».15 Padre mio, (così mi ha insegnato il vostro Figlio a chiamarvi): Padre mio, venite colla vostra grazia a regnar nel mio cuore; fate ch'egli a Voi solo serva, per Voi solo viva, Voi solo ami. «Et ne nos inducas in tentationem». Deh non permettete a' nemici che m'abbiano a tentare in modo ch'io resti da essi vinto. «Sed libera nos a malo». Liberatemi dall'inferno, ma prima liberatemi dal peccato, che solo può condurmi all'inferno.

O Maria, pregate per me, e liberatemi da questo gran male ch'io abbia a vedermi in peccato, e privo della grazia del vostro e mio Dio.




1 [11.] Iob, 28, 13.



2 [12.] di bestia) da bestia VR BR1 BR2.



3 [18.] HIER., Commentaria in Michaeam, l. II in c. VII, vv. 5-7; PL 25, 1219: «Amicitia pares aut accipit, aut facit: ubi inaequalitas est, et alterius eminentia, alterius subiectio, ibi non tam amicitia quam adulatio est».



4 [24.] S. GREGORIUS M., In Evangelia, hom. 27, n. 4; PL 76, 1206: «O quanta est misericordia Conditoris nostri! Servi digni non sumus, et amici vocamur. Quanta est dignitas hominum esse amicos Dei!».



5 [4.] S. AUGUST., Confess. l. VIII, c. 6, n. 15; PL 32, 755-56: «Unde incidit, ut diceret nescio quando se et tres alios contubernales suos, nimirum apud Treveros, cum imperator pomeridiano circensium spectaculo teneretur, exisse deambulatum in hortos muris contiguos atque illix, ut forte combinati spatiabantur, unum secum scorsum et alios duos itidem seorsum pariterque digressos; sed illos vagabundos irruisse in quamdan casam, ubi habitabant quidam servi tui spiritu pauperes, qualium est regnum caelorum, et invenisse ibi codicem, in quo scripta erat vita Antonii, quam legere coepit unus eorum et mirari et accendi et inter legendum meditari arripere talem vitam et relicta militia saeculari servire tibi. Erant autem ex eis, quos dicunt agentes in rebus. Tum subito repletus amore sancto et sobrio pudore iratus sibi coniecit oculos in amicum et ait illi: Dic, quaeso te, omnibus istis laboribus nostris quo ambimus pervenire? quid quaerimus? cuius rei causa militamus? maiorque esse poterit spes nostra in palatio, quam ut amici imperatoris simus? et ibi quid non fragile plenumque periculis? et per quot pericula pervenitur ad grandius periculum? et quando istuc erit? amicus autem Dei, si voluero, ecce nunc fio. Dixit hoc et turbidus parturitione novae vitae reddidit oculos paginis: et legebat et mutabatur intus, ubi tu videbas, et exuebatur mundo mens eius, ut mox apparuit». Cfr. CSEL 33, 182-83.



6 [5.] monisterio) monastero BR2.



7 [13.] Porremmo invece della forma antiquata: porressimo.



8 [16.] essere) esser BR2.



9 [19.] Ps. 81, 6: «Ego dixi: Dii estis, et filii excelsi omnes».



10 [2.] I Ioan., 3, I.



11 [5.] sposalizio) sponsalizio ND1 BR2.



12 [6.] Dico di più) Di più ND1 VR ND3 BR1 BR2; di, om. NS7.



13 [7.] Acta SS. Bollandiana, XXV (die 23 iunii), Parisiis 1867, 563, col. I: «Aliquando enim cum esset in quadam villula, quae dicitur Itere iuxta Nivellam, et praesente ipsa [B. Maria Ogniacensi] puer quidam ad ostium ecclesiae catechizaretur; vidit immundum spiritum a parvulo cum magna confusione recedentem. Cumque ipsum puerum de sacro fonte levarent, aperti sunt oculi eius, viditque Spiritum sanctum in animam pueri descendentem, sanctorumque Angelorum circa renatum infantem multitudinem». Giacomo da Vitry scrisse la vita della mistica brabantina B. Maria d'Oignies (1177-1213).



14 [11.] e figlia, om. «e» nelle altre edizioni napoletane e venete.



15 [19, 22, 24.] Matth., 6, 10 e 13.






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