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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO II

Risorti che saranno gli uomini, sarà loro intimato dagli angeli che vadano tutti alla valle di Giosafat, per essere ivi giudicati: «Populi, populi in valle concisionis, quia iuxta est dies Domini» (Ioel. 3. 14). Radunati poi che saranno ivi, verranno gli angeli e segregheranno i reprobi dagli eletti. «»Exibunt angeli, et separabunt malos de medio iustorum» (Matth. 13. 49). I giusti resteranno alla destra e i dannati saran cacciati alla sinistra. Che pena sarebbe a taluno il vedersi discacciato dalla conversazione o dalla chiesa! Ma quale altra pena sarà allora il vedersi discacciare dalla compagnia dei santi: «Quomodo putas impios confundendos, quando, segregatis iustis, fuerint derelicti!» (Auct. op. imperf. hom. 54). Dice il Grisostomo1 che se i dannati non avessero altra pena, questa sola confusione basterebbe a fare il loro inferno: «Et si nihil ulterius paterentur, ista sola verecundia sufficeret eis ad poenam» (In Matth. cap. 54). Il figlio sarà separato dal padre, il marito dalla moglie, il padrone dal servo: «Unus assumetur, et alter relinquetur» (Matth. 24. 40).2 Dimmi, fratello mio, qual luogo pensi che allora ti toccherà? Vorresti trovarti alla destra? lascia dunque la via, che ti porta alla sinistra.

Ora in questa terra son tenuti per fortunati i principi, i ricchi, e son disprezzati i santi, che vivono poveri ed umili. O fedeli, che amate Dio, non vi accorate, in vedervivilipesi e tribolati in questa terra: «Tristitia vertetur in gaudium» (Io. 16. 20). Allora voi sarete chiamati i veri fortunati, e avrete l'onore di esser dichiarati della


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corte di Gesu-Cristo. Oh che bella figura che farà allora un S. Pietro di Alcantara,3 il quale fu vilipeso quasi apostata! un S. Giovanni di Dio,4 che fu trattato da pazzo! un S. Pietro Celestino,5 che avendo rinunziato il papato, morì dentro una carcere! Oh quali onori avranno allora tanti martiri straziati da' carnefici! «Tunc laus erit unicuique a Deo» (1. Cor. 4. 5). Ed oh che figura orribile all'incontro farà un Erode, un Pilato, un Nerone! e tanti altri grandi della terra, ma dannati! Oh amanti del mondo, alla valle, alla valle vi aspetto. Ivi senza dubbio muterete sentimenti. Ivi piangerete la vostra pazzia. Miseri, che per fare una breve comparsa sulla scena di questa terra, avrete poi a far ivi la parte di dannati nella tragedia del giudizio. Gli eletti dunque saran collocati alla destra; anzi per loro maggior gloria (secondo dice l'Apostolo) saranno sollevati in aria sovra le nubi, per andare cogli angeli ad incontro a Gesu-Cristo, che ha da venire dal cielo: «Rapiemur cum illis in nubibus obviam Domino in aëra» (1. Thess. 4. 6). E i dannati come tanti capretti destinati al macello, saran confinati alla sinistra, ad aspettare il loro giudice, che dovrà far la pubblica condanna di tutti i suoi nemici.

Ma ecco già si aprono i cieli, vengono gli angeli ad assistere al giudizio, e portano i segni della passione di Gesu-Cristo: «Veniente Domino ad iudicium (dice S. Tommaso),6 signum crucis, et alia passionis indicia demonstrabuntur» (Opusc. 2. c. 244). Specialmente comparirà la croce: «Et tunc parebit signum Filii hominis in coelo, et tunc plangent omnes tribus terrae» (Matth. 24. 30). Dice Cornelio7


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a Lapide: Oh come allora al veder la croce piangeranno i peccatori, che in vita non fecer conto della loro salute eterna, che tanto costò al Figlio di Dio! «Plangent qui salutem suam, quae Christo tam cara stetit, neglexerint». Allora dice il Grisostomo:8 «Clavi de te conquerentur, cicatrices contra te loquentur, crux Christi contra te perorabit» (Hom. 20. in Matth.). Assisteranno ancora come assessori a questo giudizio i santi Apostoli e tutti i loro imitatori, che insieme con Gesu-Cristo giudicheranno le genti: «Fulgebunt iusti, iudicabunt nationes» (Sap. 3. 7). Verrà ancora ad assistere la Regina de' santi e degli angeli, Maria Santissima. In fine verrà l'eterno giudice in un trono di maestà e di luce. «Et videbunt Filium hominis venientem in nubibus coeli, cum virtute multa et maiestate» (Matth. 24. 31). «A facie eius cruciabuntur populi» (Ioel. 2. 6). La vista di Gesu-Cristo consolerà gli eletti, ma a' reprobi ella apporterà più pena che lo stesso inferno: «Damnatis (dice S. Girolamo)9 melius esset inferni poenas, quam Domini praesentiam ferre». Dicea S. Teresa:10 Gesù mio, datemi ogni pena, e non mi fate vedere la vostra faccia sdegnata con me in quel giorno. E S. Basilio:11 «Superat omnem poenam confusio ista». Allora avverrà quel che predisse S. Giovanni che i dannati pregheranno i monti a cader loro sopra e nasconderli dalla vista del loro giudice irato: «Dicent autem montibus: Cadite super


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nos, et abscondite nos a facie sedentis super thronum, et ab ira Agni» (Apoc. 6. 6).12

Affetti e preghiere

O caro mio Redentore, o agnello di13 Dio, che siete venuto al mondo, non già a castigare, ma a perdonare i peccati, deh perdonatemi presto, prima che venga quel giomo, in cui mi avete da essere14 giudice. Allora la vista di Voi agnello, che avete avuto tanta pazienza con me in sopportarmi, se mai mi perdessi, sarebbe l'inferno del mio inferno. Deh replico, perdonatemi presto, cacciatemi colla vostra mano pietosa dal precipizio, dove mi trovo caduto per li miei peccati. Mi pento, o sommo bene, di avervi offeso, e tanto offeso. Vi amo giudice mio, che tanto mi avete amato. Deh per li meriti della vostra morte datemi una grazia grande, che mi muti da peccatore in santo. Voi avete promesso di esaudir chi vi prega: «Clama ad me et exaudiam te» (Iob. 33. 3). Io non vi chiedo beni di terra, domando la grazia vostra, il vostro amore, e non altro. Esauditemi, Gesù mio, per quell'amore, che mi portaste morendo per me sulla croce. Amato giudice mio, io sono il reo, ma un reo che vi ama più di se stesso. Abbiate pietà di me.

Maria Madre mia, presto, aiutatemi presto, ora è tempo che potete aiutarmi. Voi non mi avete abbandonato, quando io vivea scordato di Voi e di Dio, soccorretemi ora che sto risoluto di volervi sempre servire, e di non offendere più il mio Signore. O Maria, Voi siete la speranza mia.




1 [14.] PS. CHRYSOST., Opus imperfectum in Matthaeum, hom. 54; PG 56, 943: «Quomodo putas impios confundendos in die iudicii, quando ante conspectum angelorum, segregatis iustis, fuerint derelicti? Nonne, etsi nihil ulterius paterentur illa sola verecundia sufficeret eis ad poenam?» Questo scritto trovasi in Appendice delle opere del Crisostomo, ma non è suo (cfr. Clavis, 70). Cfr. CHRYSOST., In Matth., hom. 23 (al. 24), n. 7; PG 57, 317: «Novi certe multos ex gehennae tantum nomine horrere: ego tamen multo graviorem esse poenam duco a gloria illa excidere quam gehennam subire».



2 [19.] Matth., 24, 40: «Unus assumetur, et unus relinquetur». Luc., 17, 34: «Unus assumetur, et alter relinquetur».



3 [1.] Acta SS. Bollandiana, 56 (die 19 oct.), Parisiis 1865, 759: «Iniuriis atque conviciis lacessitus, habitu spoliari atque pro more religionis tamquam apostata fragris caedi iubetur. Quae ille humiliter perferre paratus».



4 [2.] Acta SS. Bolland., 7 (die 8 mart.), Parisiis 1865, 836: «Invenit Granatae promissam sibi crucem, ubi ad Magistri Avilae praedicationem in alium plane hominem mutatus, suique abiiciendi summo incensus studio, simulatae dementiae fidem fecit poenasque gravissimas tulit, tum a vulgo petulanti per fora plateasque, tum in regio hospitali a degentium istic insanorum ministris».



5 [3.] Acta SS. Bolland., 16 (die 19 maii), Parisiis 1866, 427: «Volens autem de curia recedere et ad eremum transire, fugam iniit, sed Bonifatius post ipsum nuntios seu veredarios transmittit ad ipsum detinendum; et inventum ipsum reducunt, ac in custodia ponitur et tenetur, pro cavendo scandalo romanae Ecclesiae».



6 [21.] S. THOMAS, Compendium Theologiae ad Fr. Reginaldum, opusc. II, c. 244; Opera, XVII, Romae 1570, f. 44, col. 2. Cfr. Opusc. theol., op. I Comp. Theologiae, c. 244, n. 539; I, Taurini 1954, 125.



7 [24.] CORNELIUS A LAPIDE, Comment. in Matthaeum; XV, Parisiis 1860, 515: «Omnes reprobi et damnandi plangent, quod salutem suam, quae Christo tam cara stetit, ut crucifigi debuerit, neglexerint».



8 [4.] Per questo testo vedi la Cons. antecedente XXIV, nota marginale p. 230: [10.] V. BELLOVACENSIS, Speculum morale, l. II, p. 2, dist. IX; Venetiis 1591, f. 143, col. 2-3: «Chryso. Non erit tunc defensionis locus, ubi videbunt Christum… Quid facies aut quid dices, o peccator homo, cum contra te loquetur conscientia propria, accusabunt elementa, cum armabitur contra te omnis creatura: Crux Christi contra te perorabit, Christus per vulnera sua contra te alligabit, cicatrices contra te loquentur, clavi de te conquerentur». Cfr. MANSI, Bibl. mor. praedicabilis, tr. XLI, disc. 13, n. 12; III, Venetiis 1703, 921, col. 2, attribuisce al Bellovacense il detto: «Dicente Bellovancense: Crux Christi contra te perorabit, si ad Redemptoris confugeris plagas… Christus per vulnera sua contra te alligabit, cicatrices contra te loquentur, clavi de te conquerentur».



9 [15.] GISOLFO P., La guida de' peccatori, p. I, disc. 13, Napoli 1694, 376: «Il che assai meglio disse ancora s. Girolamo: Damnatis melius esset inferni poenas quam Domini praesentiam ferre». Anche ROSIGNOLI C. G., Il buon pensiero, c. VIII; Opere, III, Venezia 1713, 380 attribuisce a s. Girolamo il predetto testo, che non s'incontra però nelle opere genuine. Cfr. SYLVEIRA, Commentaria in Apocal., c. VI, q. 35; I, Lugduni 1700, 424, ha una frase simile: «Ut ipsi [damnati] potius eligant tartarea tormenta, quam talem praesentiam ferre».



10 [16.] S. TERESA, Esclamazioni o meditazioni dell'anima a Dio, escl. XIV; Opere spir., II, Venezia 1678, 201: «Già sapete Signore mio, che molte volte più timore mi cagionava il ricordarmi, se avevo io da vedere il vostro divino volto adirato contro di me in questo spaventoso giorno del giudizio finale, che tutte le pene e furie dell'inferno, che mi si rappresentavano; e vi pregavo che m'aiutasse la vostra misericordia, liberandomi da cosa tanto dolorosa per me; e così anco ve ne supplico ora, Signore». Cfr. Obras, IV, Burgos 1917, 288.



11 [18.] GISOLFO P., op. cit., ibid.: «Perché come nota S. Basilio, questa confusione, che sentiranno è maggiore di tutte le pene dell'inferno: Superat aeternam poenam confusio ista». Cfr. S. BASILIUS M., Hom. in Ps. 33, n. 4; PG 29, 359: «Et fortassis ea confusio, in qua in aeternum vivent peccatores, horrenda est magis quam tenebrae et ignis aeternus».



12 [2.] Apoc., 6, 16: «Et dicunt montibus et petris», etc.



13 [4.] o agnello) o angeli ND3: err. tipografico evidente.



14 [6.] essere) esser VR BR1 BR2.






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