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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO I

Per questo verme che non muore, spiega S. Tommaso1 che s'intende il rimorso di coscienza, dal quale eternamente sarà il dannato tormentato nell'inferno. Molti saranno i rimorsi2 con cui la coscienza roderà il cuore de' reprobi, ma tre saranno i rimorsi3 più tormentosi: il pensare al poco per cui si son dannati: al poco che dovean fare per salvarsi: e finalmente al gran bene che han perduto. Il primo rimorso4 dunque che avrà il dannato sarà il pensare per quanto poco s'è perduto. Dopo che Esaù ebbesi cibato di quella minestra di lenticchie, per cui avea5 venduta la sua primogenitura, dice la Scrittura che per lo dolore e rimorso della perdita fatta si pose ad urlare: «Irrugiit clamore magno» (Gen. 27. 34). Oh quali altri urli e ruggiti darà il dannato pensando che per poche soddisfazioni momentanee e avvelenate si ha perduto un regno eterno di contenti, e si ha da vedere eternamente condannato ad una continua morte! Onde piangerà assai più amaramente, che non piangeva Gionata, allorché videsi condannato a morte da Saulle suo padre, per essersi cibato d'un poco di mele.6 «Gustans gustavi paulum mellis, et ecce morior» (1. Reg. 14. 43). Oh Dio, e qual pena apporterà al dannato il vedere allora la causa della sua dannazione? Al presente che cosa a noi sembra la nostra vita passata, se non un sogno, un momento? Or che pareranno a chi sta nell'inferno quelli cinquanta, o sessanta anni di vita, che avrà vivuti in questa terra, quando si troverà7 nel fondo dell'eternità, in cui saranno già passati cento e mille milioni d'anni, e vedrà che la sua


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eternità allora comincia! Ma che dico cinquanta anni di vita? cinquanta anni tutti forse di gusti? e che forse il peccatore vivendo senza Dio, sempre gode ne' suoi peccati? quando durano i gusti del peccato? durano momenti; e tutto l'altro tempo per chi vive in disgrazia di Dio, è tempo di pene e8 di rancori. Or che pareranno quelli momenti di piaceri al povero dannato? e specialmente che parerà quell'uno ed ultimo peccato fatto, per lo quale s'è perduto? Dunque (dirà) per un misero gusto brutale ch'è durato un momento, e appena avuto è sparito come vento, io avrò da stare ad ardere in questo fuoco, disperato ed abbandonato da tutti, mentre Dio sarà Dio per tutta l'eternità!

Affetti e preghiere

Signore, illuminatemi a conoscere l'ingiustizia che v'ho usata in offendervi, e 'l castigo eterno che con ciò mi ho meritato. Mio Dio, sento una gran pena di avervi offeso, ma questa pena mi consola; se Voi mi aveste mandato all'inferno, come io ho meritato, questo rimorso sarebbe l'inferno del mio inferno, pensando per quanto poco mi son dannato; ma ora questo rimorso (dico) mi consola, perché mi animo a sperare il perdono da Voi, che avete promesso di perdonare chi si pente. Sì, mio Signore, mi pento di avervi oltraggiato, abbraccio questa dolce pena, anzi vi prego ad accrescermela e a conservarmela sino alla morte, acciocché io9 pianga sempre amaramente i disgusti che v'ho dati. Gesù mio, perdonatemi; o mio Redentore, che per avere pietà di me, non avete avuta pietà di Voi, condannandovi a morire10 di dolore, per liberarmi dall'inferno, abbiate pietà di me. Fate dunque che il rimorso di avervi offeso mi tenga continuamente addolorato, e nello stesso tempo m'infiammi tutto d'amore verso di Voi, che tanto mi avete amato, e con tanta pazienza mi avete sofferto, ed ora invece di castighi, mi arricchite di lumi e di grazie; ve ne ringrazio, Gesù mio, e v'amo; v'amo più di me stesso, v'amo con tutt'il cuore. Voi non sapete disprezzare chi v'ama. Io v'amo, non mi discacciate dalla vostra faccia. Ricevetemi dunque nella vostra grazia, e non permettete ch'io v'abbia da perdere più.


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Maria Madre mia, accettatemi per vostro servo, e stringetemi a Gesù vostro Figlio. Pregatelo che mi perdoni, che mi doni il suo amore e la grazia della perseveranza sino alla morte.




1 [5.] S. THOMAS, Suppl. III partis, q. 97, a. 2, c.: «Unde vermis qui in damnatis ponitur, non debet intelligi esse materialis, sed spiritualis qui est conscientiae remorsus: qui dicitur vermis, in quantum oritur ex putredine peccati et animam affligit, sicut corporalis vermis ex putredine ortus affligit pungendo».



2 [7.] rimorsi) morsi VR BR1 BR2.



3 [8.] rimorsi) morsi VR BR1 BR2.



4 [10.] rimorso) morso VR BR1 BR2.



5 [13.] avea) aveva VR BR1 BR2.



6 [20.] Oggi miele.



7 [26.] troverà) ritroverà VR BR1 BR2.



8 [5.] e, om. VR.



9 [22.] acciocché io) acciocch'io VR BR1.



10 [25.] morire) morir VR BR1 BR2.






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