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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO II

Ma non solamente Iddio ci1 ha donate tante belle creature, Egli non si è chiamato contento, se non giungeva a donarci anche se stesso. «Dilexit nos, et tradidit semetipsum pro nobis» (Gal. 2. 20).2 Il peccato


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maledetto aveaci fatta perdere la divina grazia e 'l paradiso, e ci avea renduti3 schiavi dell'inferno; ma il Figlio di Dio facendo stupire il cielo e la natura, volle venire in terra a farsi uomo per riscattarci dalla morte eterna e farci ottenere la grazia e 'l paradiso perduto. Che maraviglia sarebbe vedere un monarca fatto verme per amore de' vermi? ma infinitamente maggiore dee essere in noi la maraviglia di vedere un Dio fatto uomo per amore degli uomini. «Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens, et habitu inventus ut homo» (Phil. 2. 7). Un Dio vestito di carne! «Et Verbum caro factum est» (Io. 1. 14). Ma cresce la maraviglia in vedere quel che poi ha fatto e patito per nostro amore questo Figlio di Dio. Bastava per redimerci una sola goccia del suo sangue, una lagrima, una semplice sua preghiera, poiché questa preghiera essendo d'una persona divina, era d'infinito valore, ond'era sufficiente a salvare tutto il mondo ed infiniti mondi. Ma no, dice il Grisostomo,4 quel che bastava a redimerci,


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non bastava all'amore immenso, che questo Dio ci portava: «Quod sufficiebat redemtioni, non sufficiebat amori».

Egli non solo volea salvarci, ma perché ci amava assai, voleva ancora essere amato assai da noi; e perciò volle scegliersi una vita tutta colma di pene, e di disprezzi, ed una morte la più amara fra tutte le morti, per farc'intendere l'amore infinito, del quale ardeva verso di noi. «Humiliavit semetipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis» (Phil. 2. 8). Oh eccesso dell'amore divino, che tutti gli uomini e tutti gli angeli non arriveranno mai a comprenderlo! Dico «eccesso», perché tale fu chiamato appunto da Mosè e da Elia sul Taborre, parlando essi della passione di Gesu-Cristo: «Dicebant excessum quem completurus erat in Ierusalem» (Luca 9. 31). «Excessus doloris, excessus amoris», dice S. Bonaventura.5 Se 'l Redentore non fosse stato Dio, ma un semplice nostro amico e parente, qual maggior segno d'affetto avrebbe potuto dimostrarci che di morire per noi? «Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut animam suam ponat quis pro amicis suis» (Io. 15. 13). Se Gesu-Cristo avesse avuto a salvare il suo medesimo Padre, che più avrebbe potuto fare per suo amore? Se, fratello mio, tu fossi stato Dio e 'l creatore di Gesu-Cristo, che altro avrebbe potuto egli fare per te, che sagrificar la vita in mezzo ad un mare di disprezzi e di dolori? Se il più vile uomo della terra avesse fatto per voi quel che ha fatto Gesu-Cristo, potreste vivere senz'amarlo?

Ma che dite? Credete voi all'incarnazione ed alla morte di Gesu-Cristo? Lo credete e non l'amate? e potete pensare ad amare altra cosa fuori di Gesu-Cristo? Forse dubitate, se egli v'ami? Egli, dice S. Agostino,6 a questo fine è venuto in terra a patire e morire per voi,


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per farvi sapere l'immenso amore che vi porta: «Propterea Christus advenit, ut cognosceret homo quantum eum diligat Deus». Prima dell'incarnazione potea dubitare l'uomo, se Dio l'amasse con tenerezza, ma dopo l'incarnazione e la morte di Gesu-Cristo, come può più dubitarne? E qual maggior tenerezza poteva egli dimostrarvi del suo affetto, che in sagrificar per voi la sua vita divina? Abbiam fatto l'orecchio a sentir nominare creazione, redenzione, un Dio in una mangiatoia, un Dio su d'una croce. Oh santa fede, illuminateci voi.

Affetti e preghiere

O Gesù mio, vedo che7 Voi non avete avuto più che fare per mettermi in necessità d'amarvi; vedo ch'io ho procurato colla mia ingratitudine di mettervi in obbligo di abbandonarmi. Sia sempre benedetta la vostra pazienza, che tanto mi ha sopportato. Io meriterei un inferno a posta per me, ma la morte vostra mi confidenza. Deh fatemi ben conoscere il merito che avete Voi, o immenso bene, d'essere amato, e l'obbligo che ho io d'amarvi. Io già sapeva che Voi, Gesù mio, siete morto per me, e poi come ho potuto, oh Dio, vivere per tanti anni scordato di Voi? Oh tornassi a vivere da principio gli anni che ho vivuti, vorrei, Signore8 mio, darli tutti a Voi. Ma gli anni non ritornano, deh fate che almeno questa vita che mi resta io la spenda tutta in amarvi e darvi gusto. Caro mio Redentore, io v'amo con tutto il cuore, deh9 accrescete Voi in me quest'amore; ricordatemi sempre quel che avete fatto per me e non permettete ch'io viva a Voi più ingrato. No, non voglio più resistere a' lumi che mi avete dati. Voi volete essere amato da me, ed io vi voglio amare. E chi voglio amare se non amo un Dio, ch'è infinita bellezza, infinita bontà? un Dio ch'è morto per me? un Dio che con tanta pazienza m'ha sofferto, ed invece di castigarmi come io meritava, ha mutati i castighi in grazie e favori? Sì, che v'amo, o Dio degno d'infinito amore, ed altro non sospirocerco, che di vivere tutto occupato in amarvi, e scordato di tutto ciò che non siete Voi. O carità infinita del mio Signore, soccorrete voi un'anima che anela d'esser tutta vostra.


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Soccorretemi Voi, o gran Madre di Dio Maria, colla vostra intercessione; pregate Gesù che mi faccia tutto suo.




1 [29.] ci) ti NS7.



2 [31.] Eph., 5, 2: «Dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis». Gal., 2, 20: «Dilexit me et tradidit semetipsum pro me».



3 [2.] Resi.



4 [15.] Il testo è molto discusso: chi l'attribuisce al Crisostomo e chi al Crisologo. PACIUCCHELLI A., Discorsi morali sopra la Passione di N. S. Gesù Cristo, l. II, disc. 3: Venezia 1664, 108: «E se voi domandate: E perché tante pene, e tanto sangue, se una sola goccia, un solo dolore bastava per redimere il mondo. Vi risponde S. Gio. Crisostomo: Quod sufficiebat redemptioni, non sufficiebat amori (Ser. 128). È vero, che bastava per la redenzione, ma non era già bastevole per contentare l'amor di Cristo». MANSI, op. cit., tr. IV, disc. XI, n. 13; I, Venetiis 1703, 132 scrive parimenti: «Ad hoc porro aliud responderi nequit nisi quod Chrysostomus respondit: Quod sufficiebat redemptioni, non satis erat amori». Nota invece MARCIANO G., Settimana sanguinosa, cons. VII, Napoli 1712, 236: «Ma se bastante ella era alla redenzione, non bastava al suo ardore, il quale voleva manifestare con un diluvio di sangue, qual fu quello che sparse nel Calvario: Satis erat saluti, sed non amori, quod sufficiebat redemptioni non satis erat amori...» (P. 252): «Mentre bastando per tua redenzione spargerne sol una goccia, volle con tutto ciò spargerlo tutto per la ragione che ti apporta s. Pier Crisologo dicendo che quod sufficiebat redemptioni, non satis erat amori». E così ripete anche FINETI B., Riflessioni di spirito, c. 40, n. 3; Opere, IV, Venezia 1720, 198: «Risponde s. Pier Crisologo: Quod satis fuit redemptioni, non satis fuit dilectioni». S. Alfonso nell'Amore dell'anime, c. II, n. 3; Napoli 1751, 25: Opere Ascetiche, V, Roma 1934, 27, sembra copiare il Paciucchelli; nel suddetto testo dell'Apparecchio alla morte omette il riferimento, e nei Sermoni compendiati, ser. IV, n. 2; Napoli 1771, 18, perplesso circa la vera paternità dice: «il Crisostomo o altro autore antico». L'idea non manca negli scritti genuini del Crisostomo, come nella Hom. in parab. decem millia talent.; PG 51, 17: «Dilectionis enim natura satietatem non novit». Si legge pertanto presso PS. PETRUS DAMIANUS, Sermo 47 de exaltatione s. Crucis; PL 144, 762: «Apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio (Ps. CXXIX, 7). Prorsus copiosa, non stricta; quia largiter unda sanguinis de corpore Christi per quinque partes emanavit. Sufficeret ad redemptionem orbis vel una pretiosissimi sanguinis gutta; sed data est copia ut virtus diligentis in beneficii redundatione clarescat». L'Autore è NICOLAUS di Clairvaux (cfr. Glorieux, 60). LOHNER T., op. cit., tit. CXI; III, Venetiis 1708, 261: «S. Bonav. fer. VI in Paradiso: Suffecisset ad redemptionem humani generis minutissima gutta sanguinis Christi, sed data est copia, ut ex inundatione beneficii virtus innotesceret diligentis». Vedi anche GIARDINA A., op. cit., 39, n. 85.



5 [13.] S. BONAVENTURA, Comment. in Evang. Lucae, in c. IX, 31, n. 54: Opera, VII, Ad Claras Aquas 1895, 234: «Excessus recte nominat Passionem, quia in ea fuit excessus humilitatis… Fuit etiam excessus paupertatis... Fuit excessus doloris... Fui etiam excessus amoris».



6 [27.] S. AUGUST., De cathechizandis rudibus, lib. unus, c. IV, n. 8; PL 40, 315: «Maxime propterea Christus advenit, ut cognosceret homo quantum eum diligat Deus».



7 [12.] e vedo) vedo, om. «e» NS7.



8 [20.] Signore) Signor VR BR1 BR2.



9 [23.] deh) ma VR BR1 BR2.






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