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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO II

Bisogna uniformarci non solo in quelle cose avverse che ci vengono direttamente da Dio, come sono le infermità, le desolazioni di spirito, le perdite di robe o di parenti; ma anche in quelle che ci vengono anche da Dio, ma indirettamente, cioè per mezzo degli uomini, come le infamie, i dispregi, le ingiustizie e tutte l'altre sorte di persecuzioni. Ed avvertiamo che quando siamo offesi da taluno nella roba, o nell'onore, non vuole già Dio il peccato di colui che ci offende, ma ben vuole la nostra povertà e la nostra umiliazione. È certo che quanto succede, tutto avviene per divina volontà: «Ego Dominus formans lucem et tenebras, faciens pacem, et creans malum» (Is. 45. 7). E prima lo disse l'Ecclesiastico: «Bona et mala, vita et mors a Deo sunt» (Eccli. 11. 14). Tutti1 in somma vengono da Dio, così i beni, come i mali.


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Si chiamano mali, perché noi li chiamiamo così, e noi li facciamo mali; poiché se noi l'accettassimo, come dovressimo2 con rassegnazione dalle mani di Dio, diventerebbero per noi non mali, ma beni. Le gioie che rendono più ricca la corona de' santi, sono le tribolazioni accettate per Dio, pensando che tutto viene dalle sue mani. Il santo Giobbe, quando fu avvisato che i Sabei si avevan prese le sue robe, che rispose? «Dominus dedit, Dominus abstulit» (Iob. 1. 21). Non disse già, il Signore mi ha dati questi beni, ed i Sabei me l'han tolti; ma il Signore me l'ha dati, e 'l Signore me l'ha tolti. E perciò lo benediceva, pensando che tutto era avvenuto per suo volere: «Sicut Domino placuit, ita factum est, sit nomen Domini benedictum» (Ibid.). I santi martiri Epitetto ed Atone,3 quando erano tormentati con uncini di ferro e torce ardenti, altro non diceano: «Signore, si faccia in noi la vostra volontà!» E morendo, queste furono l'ultime parole che dissero: «Siate benedetto, o Dio eterno, poiché ci date la grazia di adempire in noi il vostro santo beneplacito». Narra Cesario4 (lib. 10. cap. 6) che un certo monaco, con tutto che non facesse vita più austera degli altri, nondimeno facea molti miracoli. Di ciò maravigliandosi l'Abbate, gli domandò un giorno, quali divozioni egli praticasse? Rispose che egli era più imperfetto degli altri, ma che solo a questo era tutto intento, ad uniformarsi in ogni cosa alla divina volontà. E di quel danno (ripigliò il superiore) che giorni sono ci fece quel nemico nel nostro podere, voi non ne aveste alcun dispiacere? No, padre mio, disse, anzi ne ringraziai il Signore, mentr'egli tutto fa o permette per nostro bene. E da ciò l'Abbate conobbe la santità di questo buon religioso.

Lo stesso dobbiamo far noi, quando ci accadono le cose avverse, accettiamole tutte dalle divine mani, non solo con pazienza, ma con allegrezza, ad esempio degli apostoli, che godeano nel vedersi maltrattati per amore di Gesu-Cristo: «Ibant gaudentes a conspectu concilii, quoniam digni habiti sunt pro nomine Iesu contumeliam pati» (Act. 5. 41). E che maggior contento che soffrire qualche croce e sapere


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che abbracciandola noi diamo gusto a Dio? Se vogliamo dunque vivere con una continua pace, procuriamo da ogg'innanzi5 di abbracciarci col divino volere, con dir sempre in tutto ciò che ci avviene: «Ita, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te» (Matth. 11. 26). Signore, così è piaciuto a Voi, così sia fatto. A questo fine dobbiamo indrizzare tutte le nostre meditazioni, comunioni, visite e preghiere: pregando sempre Dio che ci faccia uniformare alla sua volontà. Ed offeriamoci sempre dicendo: Mio Dio, eccoci, fatene di noi quel che vi piace. S. Teresa6 almeno cinquanta volte il giorno si offeriva a Dio, acciocché avesse di lei disposto come volea.

Affetti e preghiere

Ah divino mio Re, amato mio Redentore, venite e regnate voi solo da oggi avanti nell'anima mia. Prendetevi tutta la mia volontà sicché ella non desideri, né voglia se non quello che volete Voi, Gesù mio. Per lo passato io v'ho tanto disgustato opponendomi a' vostri santi voleri; ciò mi maggior pena, che se avessi patito ogni altro male: me ne pento, me ne dispiace con tutto il cuore. Merito il castigo, io non lo ricuso, l'accetto; liberatemi solo dal castigo di privarmi del vostro amore, e poi fate di me quel che vi piace. V'amo, caro mio Redentore, v'amo, mio Dio; e perché v'amo voglio fare tutto quello che volete Voi. O volontà di Dio, Voi siete l'amor mio. O sangue del mio Gesù, Voi siete la speranza mia; da Voi spero da ogg'innanzi7 di star sempre unito alla divina volontà: ella sarà la mia guida, il mio desiderio, il mio amore e la mia pace. In quella voglio sempre vivere, e riposare. «In pace in idipsum dormiam, et requiescam».8 Dirò sempre in tutto ciò che mi avverrà: Dio mio, così avete voluto Voi, così voglio io: Dio mio, voglio solo quel che volete Voi; si faccia in me sempre la vostra volontà, «fiat voluntas tua». Gesù mio, per li meriti vostri concedetemi la grazia ch'io vi replichi sempre questo bel detto d'amore: «Fiat voluntas tua, fiat voluntas tua».


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O Maria madre mia, beata Voi che adempiste sempre ed in tutto la divina volontà; impetratemi Voi, che da oggi avanti l'adempisca io ancora. Regina mia, per quanto amate Gesu-Cristo, impetratemi questa grazia: da Voi la spero.




1 [28.] Tutti) Tutte VR BR1 BR2.



2 [2.] Dovremmo.



3 [11.] SANGIURÉ G., Erario della vita cristiana e religiosa, p. III, sez. VII. Venezia 1737, 208: «Epitetto ed Atone generosi martiri di Cristo nella persecuzione di Diocleziano... ne' loro tormenti, altro non esclamavano che: Domine Iesu, tua voluntas semper in nobis fiat: Signore G. Cristo, adempiasi sempre in noi la vostra volontà». Cfr. Vita SS. Epicteti presbyteri et Astionis monachi, cc. XIII-XVII; PL 73, 402 ss.



4 [16.] RODRIGUEZ A., op. cit., tr. VIII, c. 8; I, Venezia 1686, col. 479-480. Cfr. CAESARIUS, Dialogus miraculorum, dist. X, c. 6; Antverpiae 1604, 603.



5 [2.] da ogg'innanzi) d'ogg'innanzi VR.



6 [8.] S. TERESA, Ricordi, 30; Op. spirituali, II, Venezia 1643, 353: «Farai ogni dì 50 offerte a Dio di te, e questo farai con gran fervore e desiderio di Dio». Cfr. Avisos, in Obras, VI, Burgos 1919, 51.



7 [23.] da ogg'innanzi) d'ogg'innanzi VR.



8 [26.] Ps., 4, 9.






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