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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Appunti per l'Enchiridio mistico

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Testo1

 


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«Alla pag. 19, in principio ove finisce: Supplere. Si aggiunga nella aridità naturale occuparsi a pregare perché allora inetta a fare atti buoni.

Alla stessa pag. 19. Spiegare più distintamente l'aridità sopranaturale sensibile e la sopranaturale spirituale, o sia essenziale. Ambedue sono purga, la prima del senso, la seconda dello spirito. Iddio suol dare la soprannaturale sensibile per render l'anima atta alla contemplazione, la soprannaturale spirituale per renderla atta all'unione.

I segni poi per distinguere l'una dall'altra sono questi. Nell'aridità sensibile soprannaturale l'anima patisce un'oscurità molto più grande, e lunga di quella, che si patisce nella sensibile naturale. L'anima si sente più distaccata dalle creature, e più risoluta di amarlo con tutte le sue forze; all'incontro si sente fatta


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amabile a far cosa di buono, e perciò si vede come renduta odiosa a Dio. Nell'aridità poi soprannaturale spirituale l'anima si vede illuminata da una luce divina, che li fa conoscere la grandezza di Dio, e le sue miserie. Onde nello stesso tempo che sta più risoluta di vincersi per dar gusto a Dio sì come discacciata da Dio per le sue ingratitudini. E facendo le orazioni, comunioni ecc. con somma pena, le sembra che tutto merita castigo. In tale tempo avvengono spesso tentazioni contro la fede, contro la purità, di scostumeria e d'ingiurie a Dio; e talvolta anche contro Dio stesso, onde l'anima oppressa da' timori patisce agonie di morte2.

In quanto poi alla guida di queste anime già vedo che sta lungamente dimostrato nel Cap. 18. E veramente l'anime in questo stato han bisogno di una grande assistenza del Direttore, mentre stanno in gran pericolo di svoltare, e lasciar tutto. Mi piace... 44. Contro quegli Autori, che consigliano l'ozio, o sia la contemplazione acquisita mentale, coll'orazione, o sia contemplazione soprannaturale. La contemplazione acquisita naturale è (come Ella dice bene) in costoro, che col lungo uso di meditare la verità eterna, con una sola occhiata senza discorso vedono già quella verità che li tocca e muove.

Seguire lo stesso affetto, per esempio di amore, contrizione, ringraziamento, desiderio di vedere Dio. Se dopo letto il punto ecc. si sente tirare ad altro punto differente anche spirituale, questo [deve] seguirsi ecc. Ubi erat impetus ecc. Certe anime credono di errare se escono dalla meditazione che si è letta, e restano aride, e niente gustano ecc.

Pag. 96, qu. 69, n. I, infine parlando del raccoglimento infuso: avvertite, che l'anima non si fermi a riflettere a quel che allora sente; ed a compiacersi di quella dilettazione spirituale, perché in ciò vi commetterà molti difetti di gola spirituale, secondo la chiama S. Giovanni della Croce; ed in tal difetto è facile che molte di queste anime favorite vi cadano. E il Signore poi in pena le priva per più tempo di tali favori. Allora dee togliere il guardo da sé, e da quel che prova, ma occuparsi a stringersi più con Dio con offrirsi a patire quanto a lui piace, e proponere altre cose di maggior perfezione a cui prima era restia. In tale raccoglimento ben son facili i suddetti atti; ma nei gradi ulteriori di quiete e sonno spirituale, per fare questi atti, dovrebbe l'anima fare un grande sforzo, e questo sforzo non conviene, come si dirà.

Parlando del volo di spirito nella q. 106, pag. 103, par che dovesse spiegarsi più chiaro, che il volo di spirito consiste nel sentirsi l'anima rapirsi con gran violenza come fuori del corpo, e condotta con gran timore ove non sa di esser condotta. E che in questi voli di spirito talvolta il Signore fa intendere all'anima qualche segreto divino. Ma qui si fa il dubio, come l'anima può intendere, e ricordarsi di quel segreto rivelato, se in tal volo tutte le potenze stanno sospese? Rispondono i mistici, che quando il Signore in tale attrazione vuole far conoscere all'anima alcun mistero, rimette alquanto la luce affinché l'anima possa conoscere, e ricordarsi di quel che Dio ha voluto fargli intendere. E ciò batte a quel che si dice nella qu. III.


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Parlandosi dell'unione sovrannaturale e passiva mi pare bene di inculcare a' Direttori, che non lascino di ammonire le anime, che camminano per la perfezione, che per farsi santa non è necessaria l'unione passiva, ma bensì l'attiva, che è la perfetta uniformità alla volontà di Dio come dice S. Teresa. La vera unione dell'anima con Dio è l'unione della volontà colla volontà divina. Concetti dell'amor divino. Concet. 3... dice la Santa in altro luogo che l'anime le quali hanno la sola unione attiva potrà essere che abbiano molto più merito, perché è con loro travaglio, e le conduce il Signore come forti, e serba tutto quello che qua non godono, per darlo poi loro tutto insieme, giova ciò per alcune anime, che pensano non poter giungere alla santità senza queste grazie soprannaturali.

Scrive il Card. Petrucci, che ognuno altro non deve desiderare e cercare a Dio, che lo faccia stare perfettamente unito alla sua volontà.

Nella ristampa bisogna meglio aggiustare i numeri dell'indicazione de' Capi, perché non chiamano giusto.

Io non trovava nel libro la differenza che vi è fra lo Sponsalizio, e il Matrimonio Spirituale, cioè che nello Sponsalizio restano sospese le potenze in tutto e tutte, ma nel Matrimonio restano in tutto libere. Ma già l'ho trovato poi nella qu... p... dove leggo esservi anche le opinioni che nel Matrimonio anche talvolta restano sospese le potenze, almeno le esterne. Ma più mi piace

 




1 Il titolo è del copista ed è posto in testa alla terza pagina. Si tratta di appunti del Santo su un testo datogli in visione da autore ignoto per la riedizione o ristampa.

Lo scritto non è datato ma, per gli argomenti trattati, è da ritenersi posteriore al 1757, cioè dopo la pubblicazione della "Praxis Confessarii" e dell'Istruzione e pratica per li confessori.

Il testo inizia con "V. Gesù Maria G. T.", mentre in margine si legge: «Chiarezza. Lingua latina. Che ammirare, ed imparare. Solo certe coselle .... per far vedere che ho letto il libro, le quali più saranno nel libro, ma perché non ne ho chiara memoria».

Cf Spicilegium Historicum 1 (1953), pp. 190-197; AGHR, SA M. III, pp. 305-307.



2 S. Alfonso ripete e conferma quanto già scritto nell'Istruzione e pratica per li confessori, cf Ed. Napoli 1871, p. 793, n. 121.




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