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Sant’Alfonso Maria de Liguori
Affetti divoti a Gesù Cristo

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II. Affetti di confidenza.

 

Gesù mio, mi spaventa la vista de' miei peccati, ma più mi anima e consola la vista di voi crocifisso. Voi non mi negherete il perdono, giacché non mi avete negato il sangue e la vita. Piaghe di Gesù, voi siete la speranza mia.

 

Caro mio Redentore, nella morte mia, in quegli ultimi e più forti assalti che mi darà l'inferno, voi avete da essere il mio conforto. Spero che per la morte amara che voi avete sofferta per me, mi farete morire in grazia vostra e ardendo del vostro amore. E per quelle tre ore di agonia che patiste in croce, datemi la grazia di soffrir con rassegnazione e per amor vostro tutte le pene della mia agonia.

 

E voi, Maria, per quel dolore che aveste quando spirò Gesù vostro figlio, ottenetemi la grazia che l'anima mia spiri facendo un atto d'amore a Dio, per venirlo ad amare insieme con voi eternamente in paradiso.

 

Gesù mio, per li meriti vostri spero da voi il perdono di tutte le ingiurie che vi ho fatte. Ma come poss'io, amor mio crocifisso, temere del perdono, se voi siete morto per perdonarmi? Come temere della vostra misericordia, se questa vi ha fatto scendere dal cielo per venire a cercar l'anima mia? Come temere che mi negherete la grazia d'amarvi, se voi avete tanto patito per acquistarvi il mio amore? Come temere che i peccati commessi, de' quali mi pento con tutto il cuore, abbiano a privarmi della vostra grazia, se voi perciò avete sparso tutto il vostro sangue per lavare i peccati miei e così farmi ricuperare la vostra amicizia? Vedo che voi mi date abborrimento alle offese che vi ho fatte, mi date luce di conoscere la vanità delle cose del mondo, mi fate conoscere l'amore che mi avete portato, mi date desiderio di esser tutto vostro: tutti questi son segni che mi volete salvo: ed io voglio salvarmi


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per venir in cielo a lodare eternamente le vostre misericordie: Misericordias Domini in aeternum cantabo (Ps. LXXXVIII, 2). Stia sempre nel mio cuore fisso il tormento di avervi offeso, e fisso il desiderio di amarvi con tutto il mio cuore.

 

Amato mio Redentore e giudice mio, quando nel punto di mia morte sarò alla vostra presenza, deh, non mi discacciate dalla vostra faccia: Cum veneris iudicare, noli me condemnare.1 Non mi mandate all'inferno, perché all'inferno non vi posso amare. Deh, non fate che quelle piaghe che portate impresse, segni dell'amore che mi avete portato, abbiano ad essermi di tormento per sempre. Perdonatemi dunque prima che venga l'ora di giudicarmi. Fate che la prima volta ch'io vi vedrò, vi veda colla faccia tranquilla, non adirata: dichiaratemi allora per vostra pecorella eletta e non per capretto riprovato: Redemisti crucem passus, tantus labor non sit cassus.2 Non fate che il vostro sangue sia perduto per me.

 

Son peccatore, è vero; ma voi avete detto che non volete la morte del peccatore: Nolo mortem impii, sed Ut convertatur... et vivat (Ezech. XXXIII, 11). Io lascio tutto, rinunzio a tutti i beni di questa terra, diletti, ricchezze, dignità, onori: vedo che tutti son fango, bugie e veleno; e mi converto a voi, mio Dio. Gesù mio crocifisso, voi solo voglio e niente più.

 

Oh Dio, voi per darmi il paradiso, caro mio Redentore, avete data la vita; ed io per li gusti miei maledetti ho perduto il paradiso e voi, bene infinito! Io non merito di venire in quel regno di santi, ma il vostro sangue e la vostra morte mi danno animo a sperarlo. Sì che lo spero, e voglio il paradiso: lo voglio, Gesù mio, non per più godere, ma per più amarvi e per assicurarmi di amarvi per sempre.

 

Quando sarà, amor mio e mio tutto, che mi vedrò abbracciato a' piedi vostri, e bacerò quelle piaghe che sono state il pegno del vostro amore e la causa della mia salute?

 

Leggo, Gesù mio, nella mia coscienza la sentenza di morte che merito per le offese che vi ho fatte; ma leggo poi sulla vostra croce la sentenza di grazia che voi mi avete ottenuta


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colla vostra morte: In te, Domine, speravi; non confundar in aeternum (Ps. XXX, 2).

 

Caro mio Salvatore, spero che del passato mi abbiate perdonato. Io, ricordandomi dei tradimenti che vi ho fatti, temo dell'avvenire; ma questo medesimo timore mi accresce la confidenza, mentre, conoscendo la mia debolezza, vedo che non posso fidarmi più di me e de' miei propositi fatti; e però spero solamente da voi che mi darete la forza di esservi fedele.

 

Mi spaventa ancora il non sapere se sarò salvo o dannato; ma vedendovi, Gesù mio diletto, spirato sulla croce per ottenermi la salute, una dolce speranza mi conforta e mi dice ch'io vi amerò e non lascerò di amarvi né in questa vita né nell'altra: mi dice che un giorno mi troverò nel regno dell'amore, dove tutto e sempre arderò per voi senza timore di perdervi più.

 

Al presente neppure so se son degno del vostro amore o dell'odio vostro; ma sento in me un grande odio al peccato: mi sento disposto a soffrir ogni morte prima che perdere la vostra grazia: mi sento di più un gran desiderio d'amarvi e di essere tutto vostro: questi son tutti vostri doni, e segni che voi mi amate. Se dunque ho ragion di temere per causa de' miei peccati, ho molta più ragione di confidare nella vostra bontà per le misericordie che mi usate. Mi abbandono dunque nelle vostre mani, mani trafitte da' chiodi sulla croce, per redimermi dall'inferno: In manus tuas commendo spiritum meum; redemisti me, Domine Deus veritatis (Ps. XXX, 6).

 

Dice l'Apostolo: Qui etiam proprio Filio suo non pepercit, sed pro nobis omnibus tradidit illum: quomodo non etiam cum illo omnia nobis donavit? (Rom. VIII, 32). Se dunque, o Gesù mio, il vostro Padre vi ha donato a noi e vi ha mandato a morire per noi, come possiamo temere che abbia a negarci il perdono, la sua grazia, la perseveranza, il suo amore e 'l paradiso? Cum illo omnia, omnia, omnia nobis donavit. Sì, mio Redentore, io spero tutto al sangue che avete sparso per me: Tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti.3

 

O Regina del cielo, o Madre di Dio, o speranza nostra, o rifugio de' peccatori, abbiate di noi pietà. Spes nostra, salve. Refugium peccatorum, ora pro nobis.

 




1 Officium defunctorum, ad Matutinum, Responsorium 3. - Dicam Deo: Noli me condemnare. Iob, X, 2.

2 In Missa pro defunctis, Sequentia Dies irae.

3 Ex hymno Te Deum.




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