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S. Alfonso Maria de Liguori
Breve dissertazione… opinione probabile

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11. Lettera di F.Carlo de Moya

 

(La lettera seguente è del reverendissimo p. maestro f. Carlo Domenico Moya, reggente del ven. collegio di S. Bonaventura in Roma.)

 

La somma gentilezza colla quale V.S. illustriss. ha voluto favorirmi l'apologia che ha ultimamente fatta stampare per la giusta difesa della sua dissertazione sopra l'uso del probabile m'obbliga a renderle le maggiori grazie che posso. Le confesso con tutta ingenuità che mi è stato di molta consolazione il vedere l'esatta maniera colla quale ha trattato l'argomento, non lasciando cosa alcuna interessante che non sia illustrata e confermata. E mi è piaciuta assai, ma assai, quella particolar modestia ed ecclesiastica prudenza che fa risplendere nello sciogliere le opposizioni del suo avversario, senza ricorrere a quelle improprie maniere di scrivere solite ad usarsi da coloro i quali, avendo minor ragione, hanno maggior ardire.

 

Avendo poi V.S. illustriss. rischiarato quell'oscuro ch'erasi fatto nascere e dissipato il dubbio promosso circa la condanna del foglio in cui contengonsi le tesi sostenute dal parroco di Avisio, ha consolato


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molti che, sorpresi dalla franchezza di chi spacciava condannato il sistema del probabilismo ancor moderato, ritrovavansi per varie ragioni disturbati ed angustiati. Chi rifletterà seriamente a quanto ella ha scritto su un tal proposito non avrà più coraggio, in virtù della condanna del consaputo foglio, d'insultare i difensori del moderato probabilismo, ch'ella con tanta moderazione difende, e di prevenire con vani clamori i giudizj della santa Chiesa. Quanto farebber bene certi troppo rigidi censori dell'altrui morale, se, in vece di gridar tanto contro la medesima, procurassero di emendare la loro! E quanto farebbero meglio, se, in vece di sforzarsi con razionicj incerti e fallaci a dedurre da' decreti che non le contengono, proibizioni di quella sentenza che non è proibita, eseguissero puntualmente quanto ha comandato il S. Pont. Innocenzo XI nell'ultimo paragrafo del solenne suo decreto emanato ai 2 di marzo 1679, nel qual paragrafo, com'ella m'insegna, senza verun raziocinio, è chiaro e certo quello che a proposito dell'apologia di lei viene loro proibito di fare. Ma V.S. illustriss. comprende meglio di me queste cose, e le sa spiegare con dignità e particolare chiarezza. E con profondissimo ossequio mi protesto

Roma 13 settembre 1765.

Umiliss. e devotiss. servitore

F. Carlo Domenico de Moya min. conv.

 




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