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S. Alfonso Maria de Liguori
Canzoncine spirituali

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- 235 -


A Gesù Sacramentato

CHIUSO NELLA SACRA CUSTODIA1

 

Fiori felici voi, che notte e giorno

Vicini al mio Gesù sempre ne state;2

Né vi partite mai, finché d'intorno

Tutta la vita al fin non vi lasciate.

Oh potess'io far sempre il mio soggiorno3

In questo luogo bel dove posate!4

Ahi qual sorte saria la mia, qual vanto,

Finir la vita alla mia Vita accanto!


- 236 -


Faci beate voi, che così ardete5

In onore del vostro e mio Signore;

Vorrei mirare un , come voi siete

Tutto luce ed ardor fatto il mio core;

E insiem con voi, che tutte vi struggete,

Struggermi anch'io vorrei di Santo Amore.

Quanto v'invidio, oh Dio, quant'io saria

Lieto in mutar con voi la sorte mia!6

 

Sacro Vasello, tu più fortunato,

In te nascondi e chiudi il mio Diletto:

Chi più nobil di te, chi più beato,

Che giungi a dare al tuo Signor ricetto!

O se l'officio tuo fosse già dato

Per un sol giorno al mio povero petto,

Tutto fuoco ed amor sarebbe il core,

Fatto casa del fuoco e dell'Amore.

 

Ahi che fiori! che faci! Ahi che vasello!7

Quanto di voi felice più son io,

Quando l'Amato mio sen vien da Agnello8

Pien d'affetto e pietà nel petto mio:

Ed io misero verme accoglio in quello

Picciolo Pan tutto il mio Bene e Dio.9

Ahimè perché non ardo allor, non moro,10

Che tutto mio si rende il mio Tesoro!

 


- 237 -


Anima vanne, e alla tua Luce amata11

Qual farfalla d'intorno ognor t'aggira,12

Vanne di Fede e Amor tutt'infiammata,

E a vista del Diletto ardi e sospira.

E quando giunge poi l'ora bramata,

Che a te si Quello che 'l Cielo ammira,

Stringilo teco, e con divoto ardore

Digli ch'altro non vuoi, che Amore, Amore!13

 




1 [0.] - N.B.) Nella prima pubblicazione (1740) questa Canzoncina era intitolata «Amore al Ss.mo Sacramento». Nel 1749 l'Autore le diede quest'altro titolo: «Altra Canzoncina del Santissimo Sacramento».



2 [2.] «Così vicino al mio Gesù ne state» (Sarn. «Consideraz. su l'Incarn.» 1740).



3 [5-6.] «Potessi, oh Dio, ma senza vostro scorno

Rubarvi il luogo bel, che voi vantate». (Sarn. «Cons. su l'Incarn.» 1740; «Visite» Ed. V, 1751, Paci).



4 [6.] «In questo luogo bel che voi vantate» («Op. Spir.», Ed. X, 1758, Venezia; «Op. Spir.» 1769, Firenze; «Op. Spir.», 1781, Roma; «Op. Spir.» 1784, Bassano).

5 [9.] «Faci beate e voi che sempre ardete» (Sarn. «Cons. su l'Inc.» 1740).

«Faci beate e voi, che così ardete» («Visite» 1748, Paci, «Op. Spir.» 1758, Venezia; «Op. Spir.» 1769, Firenze; Roma, 1781; Bassano, 1784; Rispoli, 1816; Reuss, 1896).



6 [16.] «Lieto in cangiar con voi la sorte mia» («Visite» 1748, Paci).



7 [25.] «Ahi che fiori? che faci? ahi che vasello?» («Op. Spir.» Ed. XVI, Bassano, 1784).

«Ahi che fiori? che faci? ahi che vasello!» («Op. Spir.» 1769, Firenze).



8 [27.] «Allorché il mio Giesù sen vien da Agnello» (Sarn. «Consider.» 1740).



9 [30.] «Piccol boccon tutto il mio Bene e Dio» («Visite» 1759, Roma).Questa Variante sembraci apocrifa: l'ha soltanto l'edizione Romana.



10 [31.] «Ma, oimè, perché non ardo? allor non moro» (Sarn. «Consider.» 1740).

11 [33-34.] «Alma mia vanne, e alla tua Luce amata

Qual farfalla d'intorno ognor ne gira» (Sarn. «Consider.» 1740).



12 [34.] «Qual farfalla d'intorno ognor ne gira» («Visite» 1748, Paci).



13 [40.] - N.B.) Nell'edizione Sarnelliana come nelle prime Edizioni Napoletane delle «Visite» la parola «Gesù» è scritta quasi sempre con l'i cioè «Giesù». In seguito ometteremo di notare questa piccola variante, usuale nella scrittura della prima metà dell'700 a Napoli tra i pii Scrittori.






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