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S. Alfonso Maria de Liguori
Canzoncine spirituali

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- 248 -


Canzoncina sulla Passione di Gesù1.

 

O fieri flagelli, che al mio buon Signore

Le Carni squarciate con tanto dolore,

Non date più pene

Al caro mio Bene,

Non più tormentate l'amato Gesù,

Ferite quest'alma, che causa ne fu.

 

O spine pungenti, che al mio buon Signore2

La testa pungete con tanto dolore3,

Non date più pene

Al caro mio Bene,

Non più tormentate l'amato Gesù4,

Ferite quest'alma che causa ne fu.

 

O chiodi crudeli5, che al mio buon Signore6

Le mani passate con tanto dolore,

Non date più pene

Al caro mio Bene,

Non più tormentate l'amato Gesù,

Ferite quest'alma che causa ne fu.

 

O lancia tiranna, che al mio buon Signore7

Il fianco trafiggi con tanto furore,

Ti bastin le pene


- 249 -


Già date al mio Bene,

Non più straziare l'amato Gesù,

Trafiggi quest'alma, che causa ne fu8.

 

RECITATIVO

sulla Passione di Gesù1.

 

Giudice ingiusto e iniquo,

Dopo che tu più volte

Dichiarasti innocente il mio Signore,

Or così lo condanni

A morir da ribaldo in una croce!

Barbaro, a che serviva

Condannarlo a' flagelli,

Se condannarlo a morte2

Poi lo volevi?

Meglio, alle prime voci

De' suoi nemici

Condannato l'avessi a questa morte3,

A cui malvagio lo destini e mandi.


- 250 -


Ma oimè qual misto

D'armi, di grida e pianti

Rumor confuso io sento!

E quale mai è questo4

Suono ferale e mesto?

Ahimè! quest'è la tromba

Che forse pubblicando

Va la condanna

Del mio Signore a morte.

Ma oh Dio, ecco, ahi dolore!5

Il mio Gesù, che afflitto6

Scorrente sangue e con tremante passo7

Appena oimè può camminare, e intanto

Del suo Divino Sangue

Segna la terra, dove posa il piede.

Una pesante Croce

Preme le sue piagate

E tormentate spalle;

E barbara corona

D'acute spine intesta8

Il venerando suo capo circonda.

Ah mio Signor, l'amore

Re ti fece di scherno e di dolore!


- 251 -


Duetto tra un'anima e Gesù.

Anima. Dove, Gesù, ten vai?

 

Gesù. Vado a morir per te9.

 

Anima. Dunque per me a morire

Ten vai, mio caro Dio!

Voglio venire anch'io,

Voglio morir con Te.

 

Gesù. Tu resta in pace e intendi

L'amore che ti porto;

E quando sarò morto,

ricordati di me.

 

Restane dunque, o cara,

E in segno del tuo amore,

Donami tutto il core

E serbami la .

 

Anima. Sì! mio Tesor, mio Bene,

Tutto il mio cor ti dono;

E tutta quanta io sono,

Tutta son tua, mio Re.




1 [0.] - N.B.) Questa Canzoncina manca della prima strofa nell'Edizione Sarnelliana: è riportata nel «Mondo Riformato», di cui consultiamo l'ed. del 1849 (vol. II, tomo V, p. 338), non avendo potuto rintracciare l'antica.



2 [7.] «O spine crudeli, che al mio buon Signore» («Op. Spir.» 1758, Venezia; Reuss, 1896).



3 [8.] «La fronte pungete con tanto dolore» (Sarn. «Mondo Riform.», 1849).



4 [11-12.] «Non più trafiggete chi tanto patì,

Pungete quest'alma che Cristo ferì» (Sarn. «Mondo Riform.», 1849).



5 [13.] «O chiodi spietati, che al mio buon Signore» («Op. Spir.» 1758, Venezia; Reuss, 1896).



6 [13-18.] «O chiodi crudeli, che a quel sommo Sol - Le carni squarciate con tant'empio duol, - Venite a me rio, lasciate il mio Dio: - Non più tormentate l'amato Gesù: - Piagate il mio petto, che causa ne fu» (Sarn. «Mondo Riform.», 1849).

7 [19-24.] «O lancia spietata che al gran Re del Ciel

Il fianco trapassi sì fiera e crudel

Deh, corri al mio seno di falli ripieno,

Non più straziare l'amato Gesù!

Deh, piaga il mio cuore, che ingrato gli fu!». (Sarn. «Mondo Riform.» 1849).



8 [23.] Questo verso manca nell'Ed. del 1769 (Canz. Spir.): l'errore tipografico è chiaro, poiché trovasi nell'edizioni susseguenti dell'opuscolo (1774 - 1788 - 1796...).



1 [0.] - N.B.) L'Ed. XI delle Canzoncine (Napoli, 1785, Paci) ha per titolo: «Condanna e viaggio di Gesù al Calvario».



2 [8-9.] «Se condannarlo a morte poi volevi» (Reuss, 1896; Di Coste, 1932): lezione erronea. Il Manoscritto del 1760, l'Ed. delle Canzoncine del 1774 e del 1796 recano 2 versi e non uno.



3 [12.] «Condannato l'avessi a quella morte» («Canz. Spir.» Ed. IX, 1774).

4 [17-18.] «E qual'è questo tuono ferale e mesto?» («Canz. Spir.» Ed. IX, 1774; Ed. XI, 1796, Migliaccio).



5 [23.] «Ma oh! ecco: ahi dolore!» («Canz. Spir.» 1774; 1796).



6 [24.] «Il mio Signor, che afflitto» (Reuss, 1896; Di Coste, 1932). È una lezione favorita soltanto dalla XI Ed. delle Canzoncine Spirituali del 1785. Il manoscritto, l'edizioni delle Canzoncine del 1774 e del 1796, ci danno quella riportata sopra.



7 [25.] «Scorrendo sangue e con tremante passo» («Canz. Spir.» Ed. XI, 1785; Reuss, 1896 e il dipendente Di Coste, 1932).



8 [33.] «D'acute spine in testa». Questa lezione, seguita dal Reuss e dal Di Coste trovasi eziando nell'Ed. delle Canzoncine del 1774, del 1785, del 1796. Pare che sia un'interpretazione inesatta del Manoscritto musicale. Il Berthe legge «intesta» e noi ugualmente, per evitare la ripetizione dello stesso pensiero: assumiamo quindi «intesta» come aggettivo verbale equivalente ad «intrecciata». Non è una forma lessicale: è un latinismo.

9 [2.] «Vado per te a morir». (Reuss, 1896; Di Coste, 1932). L'ed. delle Canzoncine del 1774, del 1785, del 1796, il Rispoli (1816) favoriscono la nostra lezione, la quale corrisponde al IV verso d'ogni strofa che termina con la medesima rima tronca. Il Manoscritto del 1760 ha al principio la lezione del Reuss e nell'intreccio del dialogo la nostra. Nell'autografo si vede chiaro che il Poeta scrisse prima «vado a morir per te» e poi per ragioni musicali cancellò e mise «vado per te a morir». Ciò non toglie che il Poeta abbia voluto conservare intatto il testo poetico, stampandolo a parte.




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