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S. Alfonso Maria de Liguori
Consid. ed affetti sovra la Passione

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§ XIV - Gesù è crocifisso.

Appena che fu arrivato Gesù sul Calvario, tutto addolorato e stanco, subito gli danno a bere il vino misto col fiele, solito darsi a' condannati alla croce per render meno acerbo in essi il sentimento del dolore; ma Gesù che volea morir senza sollievo, appena lo gustò e non volle bere: Et dederunt ei vinum bibere cum felle mixtum, et cum gustasset, noluit bibere (Matth. XXVII, 34). Indi fattosi un circolo di gente dintorno a Gesù, i soldati gli tolgono le vesti le quali, stando attaccate a quel corpo tutto impiagato e lacero, nell'essergliele tolte, ne portan seco molte parti di carne; e poi lo gittano sulla croce. Gesù stende le sagre mani ed offerisce all'Eterno Padre il gran sagrificio di se stesso, e lo prega ad accettarlo per la nostra salute.

Ecco, già prendono con furia i chiodi e i martelli, e, trafiggendo le mani e i piedi del nostro Salvatore, l'attaccano alla croce. Il suono delle martellate rimbomba per quel monte e si fa sentire anche da Maria, che giunta ivi già era, seguendo il Figlio. -O mani sagrate, che col vostro tatto sanaste tanti infermi, perché ora vi trafiggono in questa croce? O piedi sagrosanti, che tanto vi stancaste per andar cercando noi pecorelle perdute, perché ora v'inchiodano con tanto dolore?

Nel corpo umano appena che venga punto un nervo, è sì acuto il dolore che cagiona tramortimenti e spasimi di morte; or quale sarà stato il dolore di Gesù in essergli trapassati con que' chiodi le mani e i piedi, luoghi pieni di ossa e di nervi? -O mio dolce Salvatore, e quanto vi costò la mia salute e 'l desiderio di acquistarvi l'amore di me misero verme! Ed io tante volte ingrato vi ho negato l'amor mio e v'ho voltate le spalle!

Ecco come si alza la croce insieme col Crocifisso e si fa cadere con violenza nel buco fatto nel sasso. Si ferma poi con pietre e legni, e resta Gesù trafitto in quella tra due ladri a lasciarvi la vita: Et crucifixerunt eum, et cum eo alios duos hinc et hinc, medium autem Iesum (Io. XIX, 18); siccome avea


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già predetto Isaia (LIII, 12): Et cum sceleratis reputatus est. Stava sulla croce appeso il cartello in cui leggeasi scritto: Gesù Nazzareno Re de' Giudei. Voleano i sacerdoti che si mutasse un tal titolo; ma Pilato mutar nol volle, perché Dio voleva che tutti sapessero che gli Ebrei faceano morire il vero loro Re e Messia, da essi stessi per tanto tempo aspettato e sospirato.

Gesù in croce! Ecco la prova dell'amore di un Dio. Ecco l'ultima comparsa che fa su questa terra il Verbo incarnato. La prima fu in una stalla, quest'ultima è in una croce; l'una e l'altra dimostrano l'amore e la carità immensa ch'egli ha per gli uomini. S. Francesco di Paola contemplando un giorno l'amore di Gesù Cristo nella sua morte, stando in estasi e sollevato da terra, esclamò a gran voce tre volte: O Dio carità! o Dio carità! o Dio carità! 1 Volendo con ciò il Signore farci istruire dal santo che noi non mai sarem capaci di comprender l'amore infinito che ci ha dimostrato questo Dio nel voler tanto patire e morire per noi. -Anima mia, accostati umiliata intanto e intenerita a quella croce, bacia pur quell'altare dove muore || per te qual vittima d'amore |2 il tuo amante Signore. Mettiti sotto i suoi piedi, e fa che scorra sovra di te quel sangue divino, e prega l'Eterno Padre dicendo, ma in altro senso di quello in cui lo diceano i Giudei: Sanguis eius super nos (Matth. XXVII, 25): Signore, scenda questo sangue sovra di noi, e ci lavi da' nostri peccati. Questo sangue non vi dimanda vendetta, come chiedeva il sangue di Abele, ma vi cerca per noi pietà e perdono. Così ci fa animo a sperare il vostro Apostolo, mentre ci dice: Sed accessistis ad... mediatorem Iesum, et sanguinis aspersionem melius loquentem quam Abel (Hebr. XII, 24).

Oh Dio, e quanto patisce sulla croce il nostro moribondo Salvatore! Ogni membro è addolorato, e l'uno non può soccorrere


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l'altro, mentre le mani e i piedi stanno tutti inchiodati. Oimè che in ogni momento egli soffre dolori di morte; sicché può dirsi che in quelle tre ore di agonia soffrì Gesù tante morti, quanti furono i momenti in cui stette in croce. Su quel letto di dolore non ebbe l'afflitto Signore un momento di sollievo o di riposo. Ora si appoggiava su i piedi or sulle mani; ma dove si appoggiava cresceva il dolore. Quel corpo sagrosanto in somma stava sospeso sovra le sue medesime piaghe, sicché quelle mani e piedi trafitti dovean sostenere il peso di tutto il corpo. -O caro mio Redentore, s'io vi miro da fuori, non vedo che piaghe e sangue; se poi vi osservo nell'interno, vedo il vostro Cuore tutto afflitto e sconsolato. Leggo3 su questa croce che voi siete re; ma quale insegna mai avete già voi di re? Io non vedo altro soglio che questo legno d'obbrobrio; non vedo altra porpora che la vostra carne insanguinata e lacera; non altra corona che questo fascio di spine, che tanto seguita a tormentarvi. Ah che tutto vi dichiara re non già d'onore, ma re d'amore: questa croce, questo sangue, questi chiodi e questa corona, sì che tutte sono insegne d'amore.

Quindi Gesù dalla croce non tanto cerca da noi la nostra compassione, quanto il nostro affetto. E se chiede compassione, la chiede solo acciocché quella c'induca ad amarlo. Egli per la sua bontà merita già tutto il nostro amore, ma ora par che almeno per compassione cerchi da noi d'essere amato. Ah Gesù mio, ben aveste voi ragion di dire, prima del tempo della vostra Passione, che innalzato sulla croce vi avreste tirati tutti i nostri cuori: Cum exaltatus fuero, omnia traham ad meipsum (Io. XII, 32). 4 Oh quali saette di fuoco voi mandate a' nostri cuori da cotesto trono d'amore! Oh quante anime felici da cotesta croce avete a voi tirate, liberandole dalle fauci dell'inferno! Datemi dunque licenza di dirvi: Con ragione, Signor mio, vi han collocato a morire in mezzo a due ladri, mentre voi col vostro amore avete santamente rapite a Lucifero tante anime, che per giustizia a lui spettavano a causa de' loro peccati. Ed una di queste rapite spero d'essere io. O piaghe del mio Gesù, o belle fornaci d'amore, ricevetemi tra voi ad ardere non già del fuoco dell'inferno da me meritato,


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ma di sante fiamme d'amore per quel Dio che consumato da' tormenti ha voluto morire per me.

I carnefici, dopo aver crocifisso Gesù, si giocano le sue vesti, secondo predisse già Davide: Diviserunt sibi vestimenta mea, et super vestem meam miserunt sortem (Ps. XXI, 19). E poi si mettono a sedere aspettando la sua morte. -Anima mia, siedi tu ancora a' piedi di quella croce, e sotto la di lei ombra di salute riposa in tutta la tua vita, affinché possi dire colla sua Sposa: Sub umbra illius, quem desideraveram sedi (Cant. II, 3). - Oh che bel riposo è quel che trovano l'anime amanti di Dio ne' tumulti del mondo, nelle tentazioni dell'inferno e ne' timori de' divini giudizi, a vista di Gesù crocifisso!

Stando Gesù moribondo, colle membra così addolorate e col Cuore così desolato e mesto, cercava chi lo consolasse. Ma no, mio Redentore, non v'è chi vi consoli. Almeno vi fosse chi vi compatisse e con lagrime accompagnasse la vostra amara agonia. Ma oimè! sento che altri v'ingiuriano, altri vi deridono, altri vi bestemmiano. Chi vi dice: Si filius Dei es, descende de cruce (Matth. XXVII, 40); chi vi dice: Vah qui destruis templum Dei, salvum fac temetipsum (Marc. XV, 29); 5 chi vi dice: Alios salvos fecit, seipsum non potest salvum facere (Matth. XXVII, 42). Oh Dio, qual condannato s'è veduto mai esser caricato d'ingiurie e di rimproveri, nello stesso tempo che sta sul patibolo morendo?




1 «Fu udito tal volta in questi rapimenti gridare con empito di voce e d'affetto, tutto acceso di fiamme, pendente in aria: «O Dio Carità, o Dio Carità! » ISIDORO TOSCANO DI PAOLA, Vita, Venezia, 1691, lib. 4, cap. 3. - «Pendente un giorno in aria, acceso di volto, infocato nel petto, per isfogo del trattenuto ardore, e per indizio della fiamma che traspariva, sentivasi dolcemente gridare: «Oh Dio Carità! oh Dio Carità! » PERRIMEZZI, Vita, Milano, 1715, lib. 5, cap. 1. - Non dicesi espressamente che questa estasi l'abbia avuta il Santo nel contemplare l'amore di Cristo nella sua morte.



2 Queste parole non s'incontrano più nelle edizioni posteriori a quella del 1761.

3 «Leggo scritto» (Ediz. del 1761, Napoli, Di Domenico).



4 Et ego si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum. Io. XII, 32.



5 Vah qui destruis templum Dei, et in triduo reaedificas, salva temetipsum. Matt. XXVII, 40. - Vah qui destruis templum Dei, et in tribus diebus reaedificas, salvum fac temetipsum. Marc. XV, 29, 30.




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