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S. Alfonso Maria de Liguori Considerazioni...stato religioso IntraText CT - Lettura del testo |
Consid. VI. La pace che Dio fa godere a' buoni religiosi.
Le promesse di Dio non possono venir meno. Dio ha detto: Omnis qui reliquerit domum vel fratres aut sorores aut patrem aut matrem…aut agros propter nomen meum, centuplum accipiet, et vitam aeternam possidebit 3. Cioè il centuplo in questa terra e la vita eterna nel paradiso. La pace dell'anima è un bene che vale più di tutti i regni del mondo. E a che serve avere il dominio di tutto il mondo senza la pace interna? È meglio
essere il villano più povero della terra ed esser contento, ch'esser signore di tutto il mondo, e vivere inquieto. Ma chi può donare questa pace? il mondo? no. La pace è un bene che solo da Dio si ottiene. Deus, implora la s. chiesa, da servis tuis illam, quam mundus dare non potest, pacem. Perciò egli si chiama il Dio di tutta la consolazione. Ora se Dio è il solo dispensator della pace, a chi pensiamo noi che Dio conceda questa pace, se non a coloro che lasciano tutto e si distaccano da tutte le creature per donarsi intieramente al loro Creatore? E perciò poi si vede che vivono più contenti i buoni religiosi chiusi nelle lor celle, benché mortificati, disprezzati e poveri, che i grandi del mondo con tutte le loro ricchezze, pompe e spassi che godono.
Diceva s. Scolastica che se gli uomini intendessero la pace che provano i buoni religiosi, tutto il mondo diventerebbe un convento. E s. Maria Maddalena de' Pazzi diceva che tutti, se ciò capissero, darebbero la scalata per entrare ne' monasteri. Il cuore umano, creato per un bene infinito, non lo possono già contentare tutte le creature che sono beni finiti e scarsi; solo Dio ch'è bene infinito può farlo contento. Delectare in Domino, et dabit tibi petitiones cordis tui 1. No che non invidia un buon religioso unito con Dio tutti i principi della terra che possedono regni, ricchezze ed onori. Divitias suas (egli dirà con s. Paolino) habeant sibi divites, regna sua reges: mihi Christus regnum et gloria est. Vedrà egli quelli del mondo pazzamente gloriarsi nei loro fasti e vanità; ma egli cercando di sempre più staccarsi dalle cose terrene, per sempre più stringersi col suo Dio, anderà in questa vita contento, dicendo: Hi in curribus et hi in equis, nos autem in nomine Domini invocabimus 2. Diceva s. Teresa che vale più una stilla di consolazioni celesti, che tutte le delizie del mondo. Il p. Carlo di Lorena (della casa dei principi di Lorena) fattosi religioso, diceva che Dio per un momento di quei contenti che gli faceva provare nella religione ben gli pagava soprabbondantemente tutto quello ch'esso aveva lasciato per Dio. Ond'era alle volte tanto il suo giubilo, che stando solo nella sua cella non poteva trattenersi di mettersi a danzare. Il b. Serafino d'Ascoli laico cappuccino diceva, che non avrebbe cambiato un palmo del suo cordone con tutti i regni del mondo.
Oh che contento ad uno che ha lasciato tutto per Dio è il poter dire con s. Francesco Deus meus et omnia! E con ciò vedersi libero dalla servitù del mondo, dalle suggezioni del secolo e dagli affetti della terra. Questa è la libertà che godono i figli di Dio, quali sono i buoni religiosi. È vero che a principio il distaccamento dalle conversazioni e da' passatempi del mondo, le osservanze della comunità, le regole, sembrano spine: ma poi queste spine, come disse il Signore a s. Brigida, a chi ne soffrirà con coraggio e con amore le prime punture, diventeranno tutte fiori e delizie di paradiso; e proverà egli in terra quella pace che (come dice s. Paolo) avanzerà tutte le soddisfazioni de' sensi, e tutto il godimento de' festini, de' conviti e de' diletti del mondo: Pax Dei quae exsuperat omnem sensum 3. E qual maggior pace, che sapere di dar gusto a Dio?