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S. Alfonso Maria de Liguori
Virtù e pregi di S. Teresa

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CONSID. IV. Del dono di perfezione ch'ebbe s. Teresa.

Due cose son necessarie per giungere alla perfezione; un gran desiderio ed una gran risoluzione.

Primieramente un gran desiderio della santità è un gran principio per farsi santo; mentre da una parte Dio non fa abbondar le sue grazie, se non in quelle anime che ne hanno gran fame, come cantò Maria ss. nel suo sapientissimo cantico: Esurientes implevit bonis: e dall'altra è necessario a noi questo desiderio, acciocché


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possiamo durare nella fatica che bisogna porre per acquistare il gran tesoro della perfezione. Poiché quel che poco si desidera poco si stenta per ottenerlo; quando all'incontro per giungere all'acquisto di quel che molto si desidera riesce facile e dolce ogni fatica. Perciò chiama Dio beati coloro che non solo han desiderio, ma di più han fame cioè desiderio grande della santità: Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam.

I nostri pensieri sieno grandi, ci lasciò scritto la nostra celeste aquila Teresa, a cui i gran desiderj del perfetto piacere a Dio ben servirono d'ali per far gran voli alla perfezione; i nostri pensieri siano grandi, che di qua verrà il nostro bene. Ed in altro luogo: Non bisogna avvilire i desiderj, ma confidare in Dio che sforzandoci noi a poco a poco potremo arrivare dove colla sua grazia arrivarono molti santi. Dicea che sua maestà divina è amica d'anime generose, purché vadano diffidate di loro stesse: ed ella attestava per esperienza di non aver veduto alcun'anima codarda che in molti anni avesse camminato tanto, quanto queste altre animose in pochi giorni. Poiché, diceva, il Signore si compiace talmente de' desiderj, come se fossero eseguiti.

Oh quanto grandi furono poi in effetto i desiderj ch'ella ebbe di gradire al suo Signore! Non dubitava di asserire di sé, ch'ella benché fosse tutta imperfezione, nulladimeno era grande e perfetta ne' desiderj. Mi vengono, scrisse in un altro luogo, alcuni desiderj di servire a Dio con certi empiti che non gli so esprimere: parmi che niun travagliomortemartirio io non sopporterei con facilità. In fatti non vi fu cosa per difficile che fosse, e ch'ella avesse inteso essere di gusto di Dio che non l'avesse intrapresa e condotta a fine. E ciò ella stessa l'attestò nella relazione che scrisse di sua vita: «Non vi è cosa per grave che sia la quale mi si ponesse davanti, che coraggiosamente non l'incontrassi». Onde la santa per esperienza di se stessa scrisse poi così: «Resto atterrita del molto che giova nel cammino spirituale il farsi animo a cose grandi: che quantunque l'anima non abbia subito forze, nondimeno un generoso volo e arriva molto avanti». E qui diede quel grande insegnamento, non essere umiltà il non pretendere di farsi santo: «Vada innanzi l'umiltà, ella insegnò, ma bisogna intendere che 'l demonio procura che paia superbia l'aver desiderj grandi e voler imitar i santi».

Ma in oltre per giungere alla perfezione non basta averne il solo desiderio, bisogna averne ancora una stabile risoluzione; altrimenti il desiderio senza la risoluzione resterà inutile; come avviene a tante anime che sempre desiderano, sempre si pascono di desiderj e mai non si risolvono di metter mano all'opera, e così restano nella loro tepidezza senza mai avanzarsi. Io vorrei, scrisse a questo proposito la santa, vorrei orazione di poco tempo che cagiona effetti grandi, più tosto che quella di molti anni, in cui l'anima non finisce di risolversi di far cosa che sia di qualche valore per Dio.

S. Bernardo dice, che molti non si fanno santi per non farsi animo. E questo era quello che piangea anche la santa, dicendo: Anche molti se ne restano a piè del monte che potrebbero salire alla cima. All'incontro ella prometteva che quando un'anima, solo


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per dar gusto a Dio, intraprende qualche opera risolutamente, arriva facilmente a tutto. Ben qui (scrisse nelle sue fondazioni) fa a proposito, Signore, il detto del vostro profeta, che fingete fatica nella vostra legge, atteso che io non ve la vedo: né so come sia stretta la via che conduce a voi. Ho sperimentato (soggiunge) in molte cose che chi al principio si aiuta a risolversi di fare alcuna cosa, per difficile che sia, se si fa per dar gusto a Dio non vi è che temere. E 'l demonio (dicea) ha gran paura d'anime risolute, attesoché, quanto trama per danneggiarle risulta a profitto loro.

E tale fu la s. madre, quale appunto insegnava ad essere agli altri. Ella quando fu chiamata a darsi tutta a Dio, si diede senza riserba; e con tanta risoluzione, che affine di legarsi a cercare il maggior gusto del suo diletto giunse ad obbligarsi con quel gran voto che ha fatto stordire i santi, voto chiamato dalla sacra ruota, Maxime arduum votum, di far sempre quel che avesse conosciuto di maggior perfezione. Con che diede a vedere l'animo grande e risoluto con cui ella pretese di giungere alla più alta perfezione cui potesse giungere un'anima qui in terra per fine di piacere a Dio con tutte le sue forze.




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