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S. Alfonso Maria de Liguori
Virtù e pregi di S. Teresa

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CONSID. V. Dell'umiltà di S. Teresa.

I cuori umili sono il bersaglio delle saette del divino amore; anzi, come diceva s. Maria Maddalena de' Pazzi, l'unico esercizio per ottenere il dono del divino amore è l'umiliarsi. Perciò Dio si compiacque di unire nel cuor di Teresa tanti tesori di grazie, perché lo trovò molto umile. E narra la santa di se stessa, che le maggiori grazie di cui fu arricchita dal Signore, le ricevé nel punto in cui attualmente si stava umiliando avanti a Dio.

Fu in effetto così umile la nostra santa, che benché il Signore la trattasse da sua sposa diletta, come s'è considerato di sopra, ella però non trattava col suo Signore, se non come se fosse stata una sposa ingrata e traditrice. E perciò per quanti favori Gesù le facesse e per quante lodi le dessero gli uomini, non poteva mai arrivare a persuadersi d'essere buona. E benché venisse da Dio medesimo assicurata che quelli non erano inganni, ma favori del suo amore, sicché mentre li ricevea non potea dubitare che non fossero di Dio, nulladimeno poi il concetto ch'ella avea di se stessa era così basso, che sempre la fece temere d'essere ingannata, non potendosi dare a credere che Dio favorisse tanto un'anima così indegna com'ella si stimava. Andando un giorno la santa alla fondazione di Burgos, un religioso le palesò la fama che correa della sua santità; ed ella gli rispose: «Tre cose si son dette della mia vita: che fanciulla io era di buona indole e ch'era discreta, ora alcuni dicono che son santa: le due prime cose un giorno le credetti e mi son confessata d'aver dato credito a questa vanità; ma nella terza non mi son mai ingannata tanto che sia arrivata a crederla.

Nella relazione poi della sua vita al confessore parlando delle grazie che Dio le faceva dice così: «Avanti mi parea alle volte che fosse affronto, che si sapessero di me; ma ora non mi pare per questo essere migliore, ma più cattiva; poiché sì poco m'aiuto


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con tante grazie; e perciò per tutte le parti mi pare che non vi sia stata al mondo peggiore di me. Non altro (disse in un altro luogo) che ricevere grazie senza servire, come se fossi la più inutil cosa del mondo: tutti fanno frutti, io non sono buona a nulla». Una persona vedendola così favorita da Dio e così acclamata dal mondo per santa: Madre, le disse, si guardi dalla vanagloria. Ed ella meravigliata rispose: Vanagloria? non so di che: farò assai, vedendo chi sono, a non mi disperare.

La gran luce con cui Dio le faceva vedere la grandezza della sua maestà e l'amore insieme che le portava le facea tenere per delitti gravi quei piccoli difetti che commettea e che noi neppur per difetti li sapremmo condannare. Ond'ella così si confondeva ed esclamava: Ponete, Signore, ponete termine a tanti favori: così presto vi siete scordato delle mie ingratitudini? Scrivendo la relazione di sua vita al confessore, lo mandò una volta a pregare che pubblicasse da per tutto i suoi peccati: Acciocché, diceva, io non inganni più il mondo, pensando che si trovi in me qualche bene. E quando, dichiarando ella ad alcuno la sua mala vita, quegli non volea tenerla per quella ch'ella si teneva, ricorreva al suo sposo, e gli diceva lagnandosi: Signore, perché non ha da credere a me questa gente? Pensateci voi; io non so più che mi fare. Il solo pensiero all'incontro che dovessero sapersi da altri le grazie che Dio le faceva l'affliggeva tanto, che (come scrive nella sua vita) le faceva desiderare di essere sepolta viva, per non più comparire al mondo: ond'ella stessa narra che una volta il Signore per quietarla in questa pena le disse: Teresa, di che temi? Con sapere gli uomini le grazie ch'io ti fo, non possono far altro, che o lodare me o mormorare di te. E così la s. scrive che si quietò.

Non era poi la nostra santa di quella sorta di umili, che benché pensino talvolta bassamente di se stessi e talvolta lo confessino innanzi agli altri, non posson però soffrire ch'altri li pubblichino per difettosi e li dispregino. No, che la santa, come fanno i veri umili, da vile si teneva e da vile desiderava di essere tenuta e trattata da tutti. Arrivava a dire che non vi era musica più dolce per lei, che quando si sentiva rinfacciare i suoi difetti. Si trovò più volte a vedersi vilipesa e maltrattata: e allora l'anima sua umilissima assai più godeva di quei dispregi, che nel vedersi onorata e lodata. Quante volte, mentre andava fondando i monasteri con tanta gloria di Dio, fu ingiuriata per ipocrita, per bugiarda, per superba ed illusa! sin da sopra i pulpiti e in sua presenza, come le avvenne una volta. Giunse il nunzio del Papa sdegnato a comandarle che si ritirasse in un monastero e più non uscisse, dicendo ch'era una femmina inquieta e vagabonda. Ed ella in pace si chiuse ubbidiente senza difendersi, tutta contenta del suo dispregio e confusione.

Fu altra volta accusata all'inquisizione per maliarda e fattucchiera. Intese ancora che un certo padre diceva gran male di lei; ella rispose: Se questo padre mi conoscesse, altri mali maggiori avrebbe potuto dire di me. Quando entrò in Siviglia, sul principio fu disprezzata e mormorata, e allora ella disse: Benedetto sia Dio che qui mi conoscono chi sono. Colle persone (scrive in altro luogo) che dicevano male di me non solo io non stava


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male, ma parmi che io ponessi in loro un nuovo amore. Nella fondazione di Burgos, passando la s. per un passo stretto dove stava una donna, le cercò licenza; e quella vedendola in abito così povero, passi la santocchia, le disse; e poi le diede una grande spinta e la fece cadere nel fango del torrente. Le compagne della santa volevano riprendere la donna, ma ella loro lo proibì dicendo: Tacete, figlie mie, che questa donna ha fatto molto bene. Stava un'altra volta in una chiesa, e volendo passare alcuni, non avvertì ella ad alzarsi subito, e quelli la cacciarono con calci e così la mandarono all'altra parte. Un'altra donna avendo perduta una pianella, e pensando che la santa glie l'avesse rubata, coll'altra pianella ebbe l'ardire di percuoterla in faccia, ed ella tutto accettava in pace; più contenta di que' dispregi, che non sarebbe un mondano de' primi onori del mondo. Anzi la sagra ruota attesta, che quelli che più l'offendevano più la spingevano ad amarli: Quinimmo offensiones amoris ipsi escam ministrabant. Tanto che solevano dire che chi voleva essere amato da Teresa bisognava che l'ingiuriasse ed umiliasse.




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