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S. Alfonso Maria de Liguori
Del sacrificio di Gesù Cristo

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PARTE I -Della preparazione che si fa a piè dell'altare.

I. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, amen. Per sagrificare a Dio la vittima bisogna avere un dritto sulla vita di quella, e perché solo Dio ha dritto sopra il suo Figliuolo incarnato, ch'è la vittima del sacrificio della Messa, perciò affinché il sacerdote possa offerire a Dio Gesù Cristo vi bisogna l'autorità divina; e pertanto investito di questa autorità, dice con Gesù Cristo medesimo, ch'è il principal offerente, In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, significando ch'egli sagrifica coll'autorita di tutte le tre divine Persone.

II. Indi prosiegue il sacerdote a dire: Introibo ad altare Dei, col salmo Iudica me, Deus, etc., dove implora da Dio soccorso contro i nemici che lo perseguitano. Indi spiega la sua tristezza in vedersi come rigettato dal Signore; e lo prega ad assisterlo colla sua luce e colle grazie promesse che lo consoleranno, conducendolo nel suo tabernacolo. Rimprovera finalmente il suo spirito, perché si conturbi, avendo Dio in cui dee confidare. Porta il Lambertini -che fu poi Benedetto XIV- che questo salmo costumavasi recitarsi nella Messa prima di cinquecento anni2 e ciò vien confermato da Innocenzo III Papa (Lib. II, de myster. Miss., c. 13).3


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III. Termina poi il salmo col Gloria Patri etc. Il Gloria Patri fu ordinato da S. Damaso in fine di ogni salmo,4 ma dicesi essere stato istituito dal Concilio Niceno, anzi dagli Apostoli, come scrive il Baronio5 con S. Basilio6 (ann. 325), poiché il Niceno aggiunse le sole parole, sicut erat etc.

IV. Adiutorium nostrum etc. Il sacerdote atterrito dalla grandezza dell'azione che va a fare, e dalla sua indegnità, domanda aiuto a Dio in nome di Gesù Cristo; ed accusandosi delle sue colpe si confessa reo, non solo davanti a Dio, ma anche alla B. Vergine ed a tutt'i santi, che nel giorno finale dovranno giudicare i peccatori.

V. Deus tu conversus vivificabis nos. Il peccatore resta morto, se Dio non si volta per sua bontà a restituirgli la vita della grazia. Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam. Domine, exaudi orationem meam. Siegue il sacerdote ad implorare da Dio la sua misericordia e lo prega ad esaudirlo. Quindi rivolto al popolo dice: Dominus vobiscum, pregando Gesù Cristo ad ottenere a sé ed al popolo l'effetto delle preghiere fatte, e 'l ministro dicendo et cum spiritu tuo, prega lo stesso per lo sacerdote; e ciò significa la mutua comunione tra il sacerdote ed i fedeli nella fede di Gesù Cristo.

VI. Aufer a nobis etc. Dopo ciò il sacerdote salendo all'altare, ed approssimandosi al Sancta Sanctorum, prega il Signore che lo liberi da tutte le sue iniquità, acciocché con mente pura possa accostarsi al Sancta Sanctorum, cioè a perfezionare il gran sacrificio.


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VII. Oramus ad te, Domine, per merita sanctorum tuorum etc. Il sacerdote asceso già all'altare, lo bacia, intendendo con tal bacio di unirsi a Gesù Cristo rappresentato dall'altare, e lo prega che per lo merito de' santi martiri -le cui reliquie ivi sono rinchiuse -si degni di perdonargli tutte le sue colpe. Sin da' tempi antichi ha costumato la Chiesa di offerire il sacrificio eucaristico sopra i sepolcri de' martiri, i quali han sacrificate a Dio le loro vite, e perciò la Chiesa gli ha onorati sempre con modo particolare; ed anticamente non vi erano altre feste se non quelle dei misteri di Gesù Cristo, della B. Vergine, e degli anniversari de' martiri: Nos in isto loco non aram fecimus Stephano, sed de reliquiis Stephani aram Deo; così scrisse S. Agostino (Serm. 318, de S. Steph.).7 Colle quali parole c'insegnò il santo dottore, che gli altari non si erigono ai santi, ma solamente a Dio.




2 “Quidam existimant non admodum antiquam esse disciplinam recitandi Psalmum Iudica me, Deus in principio Missae... Qui vetera monumenta diligentius excusserunt, ea documenta proferunt quibus luculenter ostenditur. Psalmum hunc in principio Missae dici consuevisse saeculo septimo et octavo”. Prosperus LAMBERTINUS,  Opera Omnia, t. VIII, De Sacrosancto Missae Sacrificio, lib. II, cap. III, n. 9, Prati, 1843.



3 “Quia iustus vero in principio sermonis accusator est sui (Prov. 18), pontifex ad altare perveniens et ad seipsum revertens, antequam ordiatur sacrum officium, de peccatis suis cum astantibus confitetur, psalmum illum praemittens, qui manifeste per totum sibi ad hoc dignoscitur pertinere et convenire: Iudica me, Deus etc.” INNOCENTIUS III PAPA, De sacro Altaris Mysterio, cap. XIII, ML 217-806.



4 BREVIARIUM ROMANUM, die 11. decem. In festo S. Damasi Papae, lect. VI.



5 “Ariani sicut baptismi formam, ita quoque glorificationis hymnum corruperant ut dicerent: “Gloria Patri per Filium in Spiritu Sancto”: Catholici vero more usitato et antiquitus tradito, canerent: “Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto”: id ex praescripto verborum Domini ad suos dicentis: Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. At ex Concilio Nicaeno ad eiusdem hymnum glorificationis illud accessit addimentum, ut post “Gloria Patri” etc. diceretur: “Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen” BARONIUS, Annales Ecclesiastici, Anno Christi 325, n. 173. - “Illud in primis monendum putamus eiusmodi hymnum glorificationis, sic a maioribus dictum, nequaquam inventum esse a Nicaeno Concilio: sed ab ipsis Apostolorum temporibus fideles, cum in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti baptizarentur, eosdem tres Personas Sanctissimae Trinitatis eiusmodi hymno glorificare coepisse.” Ibid., n. 174.



6 “Proinde quod a maioribus nostris dictum est, et nos dicimus, gloriam videlicet communem esse Patri ac Filio: quapropter cum Filio glorificationem Patri persolvimus.” S. BASILIUS, Liber de Spiritu Sancto, cap. VII, MG 32-95.



7 S. AUGUSTINUS, Sermo CCCXVIII n. 1, ML 38-1438.






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