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S. Alfonso Maria de Liguori
Avvertim. per la lingua toscana

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Capo V - DEGLI ACCENTI

 

Gli accenti, secondo l'uso moderno, non si pongono se non dove son necessarj per esprimer il suono della voce, v. gr. verrò, perciò, acciò. Onde son discacciati dalle voci monosillabe, come tu, fu, ha, re, no, fa, ec., eccettoché quando son voci che possono equivocarsi con diversi significati, come , è, , , né, sé. Le parole acciocché, perocché, affinché, sicché, cosicché, tuttoché, comeché, benché, oltreché e simili da alcuni autori si trovano scritte (almeno alcune di loro) senz'accento; ma è meglio accentarle, e lo stesso han praticato il Segneri e 'l Muratori nella parola perché.

 

Le parole ciò, può, e più, quà, quì, giù alcuni le scrivono senza accento, ma più universalmente si trovano accentate, e così insegna doversi fare il Buommattei.

 

Si può dire sì che, né pure, come che, ec. ed ancora sicché, neppure e comeché. Quando si uniscono dunque le due parole e la prima è accentata, si hanno da raddoppiare sempre le lettere con fare acciocché, sicché, neppure, perocché, ec.; ma quando la prima parola non è accentata, si scrive senza raddoppiar la lettera, come poiché, comeché, oltreché. Sebbene dice Facciolati che anche possono raddoppiarsi le lettere, scrivendo comecché, oltrecché, ec.; ma è meglio e più usato il non raddoppiarle.

 




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