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S. Alfonso Maria de Liguori Dissertazione sulla povertà IntraText CT - Lettura del testo |
Introduzione
L’operetta presenta la questione se possedere beni in comune vada contro la perfezione religiosa. S. Alfonso si sentiva attratto dalla ideale povertà francescana.
Suor Maria Celeste Crostarosa afferma nella sua autobiografia di aver avuto il 3 ottobre 1731 una visione di Nostro Signore accompagnato da S. Francesco d’Assisi. Il giorno dopo, festa di S. Francesco, per divina ispirazione ella vide che lo stile di vita del nuovo istituto missionario, di cui Alfonso doveva essere il superiore, doveva accordarsi alla nuova regola adottata dalle monache di Scala, ma che i membri avrebbero dovuto vivere in apostolica povertà", proprio come S. Francesco: "Gli esercitij giornali e spirituali erano i medesimi notati nelle regole già scritte [per le monache]; così il vestire similmente. In tutto come era prescritto nelle consapute regole. Ma che i congregati tutti dovessero vivere in povertà apostolica, siccome quel amato suo servo [di] quel giorno si celebrava la festa".
Nelle note autografe più antiche di Alfonso, fatte in vista di una elaborazione di Regola per la sua Congregazione, era stata adottata l’idea della povertà apostolica francescana "Mai capitali, né rendite. Ma denari o limosine annuali come i francescani". Sembra, comunque, che Alfonso subito realizzò che una simile idealistica concezione di completa povertà non costituiva una solida base per il suo istituto. Così lasciò cadere l’idea, se mai egli l’abbia fatta propria.
Il Sampers è dell’idea che la questione nel contesto è: S Alfonso volle segnalare che la povertà francescana non è la sola forma di apostolica povertà, ma piuttosto una forma eccezionale, e che il possesso in comune non va contro la perfezione religiosa.
Questo significa che il trattato dovette essere composto intorno al 1732-1733, quando la questione della natura e dello stile di vita del nuovo istituto era in discussione.
Negli Acta Doctoratus questo trattato è inserito nella lista delle opere morali (Cf pag. 83), sotto l’anno 1760, ma non ne viene dato il perché. Il De Meulemeester nella sua opera bibliografica lo cita tra le opere inedite senza la data di composizione.
Comunque, la data di composizione del breve trattato non viene indicata né sul manoscritto, né è accertabile con sicurezza da criteri interni: in quale tempo o in quale occasione della sua lunga vita ebbe particolare interesse alla questione, a prima vista trascurabile, se possedere beni in comune andasse contro la perfezione religiosa.
Oltre all’autografo alfonsiano del breve trattato, nell’Archivio Generale vi sono due copie del XIX secolo.
La prima copia, scritta da mano sconosciuta, porta l’imprimatur in data 11 luglio 1842 del Maestro del Sacro Palazzo Apostolico P. Domenico Buttaoni; è rilegato insieme ad altre copie di altri trattati inediti e lettere di Alfonso, che qualcuno si preparava a pubblicare col parere del P. Giuseppe Mautone CSsR.
L’altra copia fu fatta dal P. Edward Douglas CSsR, probabilmente su richiesta del P. Federico Kuntz CSsR, che aveva in mente di pubblicare questo e altri brevi scritti alfonsiani, presumibilmente nel periodo in cui preparava l’edizione delle Lettere del Santo, che apparve negli anni 1887-1890. Infatti questo manoscritto fu ritrovato insieme ad altri trattati alfonsiani tra le carte lasciate dal Kuntz alla sua morte (1905). Kuntz aggiunge al manoscritto il titolo "Dissertazione sulla povertà" e note in cui data il testo nel 1733, senza dare ragione della scelta di questa data.
Comunque, c’è accordo tra l’opinione di Kuntz e quella di Sampers circa la data di composizione.
(Cf André Sampers in Spicilegium Historicum 30 (1982) pp. 292-297)