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S. Alfonso Maria de Liguori
Dissertazioni teologiche-morali

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§. 1. Della verità del futuro giudizio universale.

 

1. È di fede che vi sarà il giudizio finale, dove ciascun uomo, dopo che tutti saranno risorti, dovrà comparire avanti a Cristo giudice per essere esaminato di tutte le sue opere, e ricever la sentenza della vita eterna o dell'eterna morte. Ciò lo prova s. Tommaso3 con molte scritture del vecchio e nuovo testamento, specialmente di s. Matteo: Cum autem venerit Filius hominis in maiestate sua... Et statuet oves quidem a dextris suis, haedos autem a sinistris etc.4. E di s. Paolo: Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi, ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit, sive bonum sive malum5. Quindi scrivono i vangelisti, che Iddio nella prima venuta non mandò il Figlio a giudicare, ma a salvare il mondo: Non enim Deus misit Filium suum in mundum, ut iudicet mundum, sed ut salvetur mundus per ipsum6. Ma nella seconda venuta disse Gesù medesimo, che nel giudizio finale egli verrà a giudicare tutti gli uomini: Sermo quem locutus sum, ille iudicabit eum in novissimo die7. Onde scrisse s. Agostino8, che questa verità del giudizio universale è così chiara nelle divine scritture, che niuno ne dubita, se non quegli che, negando la fede alle divine scritture, non crede.

 

2. La ragione di questo universale giudizio già fu da noi accennata, parlando del giudizio particolare; ed è quella che spiega s. Tommaso nel luogo citato, cioè affinché sia manifesta a tutti la divina giustizia che al presente spesso è nascosta, poiché Iddio dispone di taluno ad utile


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degli altri; altrimenti di quel che sembra ch'esigano le sue opere manifeste; molti peccatori si vedono prosperati, e molti sani si vedono afflitti, e speso non si conosce chi sia buono e chi sia cattivo. E benché poi ciascuno dopo la morte riceverà secondo i suoi meriti il premio o la pena, nondimeno ciò al presente dagli altri non si conosce; e pertanto acciocché a tutti sian note tutte le disposizioni della giustizia divina, è necessario che il tutto sia manifesto a tutti nella fine del mondo. All'incontro, perché al presente molte opere sembrano buone o male, perché è ignoto il loro fine; allora il Signore scoprirà la verità. E benché allora non sarà più tempo di meritare, nondimeno Iddio darà allora a' buoni il premio accidentale colla lode o col vituperio degli altri, a cui sarà manifestato il vero.

 




3 Part. 3. suppl. q. 88. a. 1.



4 Matt. 25. 31.



5 2. Cor. 5. 10.



6 Io. 3. 17.



7 Io. 12. 48.



8 L. 20. de civ. Dei c. 30.




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